giovedì 29 novembre 2007

Cobblestone Jazz - 23 Seconds

Recentemente ho scritto una bozza di recensione di questo album capolavoro di Mathew Jonson e soci, che poi non ho finito per questioni di tempo e che probabilmente non finirò, visto che sempre per questioni di tempo ho dovuto abbandonare il progetto di cui faceva parte...per cui, siccome mi scoccia che quello che ho scritto vada del tutto perduto, direi che lo incollo qui :)

Non tutti i produttori techno possono definirsi dei musicisti a tutti gli effetti; molti, pur esendo in grado di confezionare ottime tracce sia dal punto di vista tecnico e di design dei suoni che da quello dell'impatto sul pubblico, mancano di quella sensibilità musicale in grado di dar vita ad arrangiamenti piu' complessi, a strutturazioni piu' ramificate nell'arco della stessa traccia, insomma a un risultato che si avvicini piu' alla dimnsione artistica della musica che non ad un mero esercizio tecnico.

Spesso e volentieri i produttori in possesso di questa sensibilita' la devono a un solido background di musica "tradizionale", e i Cobblestone Jazz non fanno eccezione, dato che Mathew Jonson, il leader del gruppo nonche' unico componente ad aver riscosso un discreto sucesso anche come solista, e' un pianista classico.

Lo stile dei Cobblestone Jazz, gia' noto dagli EP precedenti a questo primo album come "India In Me", rappresenta quindi un'ottima sintesi tra la (spesso solo apparente) semplicita' strutturale caratteristica delle produzioni techno e i virtuosismi compositivi di cui solo musicisti classici con un solido background sono capaci.

Il risultato, nonostante la fusione di radici cosi' diversi, e' un prodotto di altissima qualita': non a caso, infatti, "W", la traccia che apre l'album dopo una breve intro, e' stata scelta dal papa' di tutti i dj, herr Sven Vath, per la Cocoon Compilation di quest'anno, insieme a tracce di altri artisti come Audion che rappresentano la direzione verso cui il filone techno si dirigera' nel futuro prossimo.

La stessa "W", inoltre, e' probabilmente la traccia dell'album col maggior impatto sul dancefloor, se non l'unica ad averne: il resto dell'album infatti e' costituito da tracce molto piacevoli all'ascolto "da fermi", ma mancano un po' di quella carica necessaria a scuotere un pubblico danzante, risultando adatte al massimo per situazioni dal sapore quasi lounge.

E' questo il caso, in particolare, delle tracce “PBD” e "Slap The Back", e proprio quest'ultima rappresenta anche un'ottimo esempio di un altro tratto distintivo del trio canadese: l'improvvisazione di stampo jazzistico (a cui, peraltro, devono anche parte del nome).

Tutte le tracce dell'album, come pure gli EP precedenti, sono state infatti registrate suonando "live" anziche' programmandone l'esecuzione da parte dei macchinari, fatto assolutamente inusuale in ambito techno, il che conferisce ulteriore spessore alla dimensione di musicisti "reali", in grado di utilizzare l'elettronica in maniera veramente artistica, di Jonson e compagni.

In definitiva, quindi, questo "23 Seconds" sancisce la definitiva consacrazione dei Cobblestone Jazz al rango superiore di musicisti techno anziche' a quello di semplici produttori, anche sulla lunga distanza di un album intero; probabilmente non avra' un gran successo commerciale per via della sua scarsa danzabilita', ma soddisfera' sicuramente tutti i palati fini che nelle produzioni techno cercano anche emozioni piu' raffinate.

domenica 25 novembre 2007

Presentazioni ispiranti

La presentazione di Marco Montemagno (boss di Blogosfere) all'Interactive Advertising Bureau Forum 2007, in cui racconta i tipici luoghi comuni di Infernet e le opportunità che offre, oltre ad essere estremamente interessante dal punto di vista dei contenuti, è genio puro dal punto di vista dell'abilità di presentazione "pura".

Lui ha dichiarato esplicitamente di essersi ispirato ai dettami di Presentation Zen, ed effettivamente si vede :)

giovedì 22 novembre 2007

Rimedi infallibili

Problema: bisogna preparare la lezione di Business Analysis di venerdì mattina, e un paio d'ore in più farebbero molto comodo data la settimana pienissima come al solito.

Soluzione: lavando la macchina il lunedì, ci si assicura 3 giorni di pioggia a dirotto per cui l'allenamento del giovedì salta, garantendo le ore in più di cui sopra per preparare la lezione con tutta calma.

Ammetto di non averlo fatto apposta, ma col senno di poi devo riconoscere di essere veramente un genio :)

lunedì 19 novembre 2007

Lunedì, reloaded

Non so per quale motivo, il lunedì mattina sono particolarmente in vena di consigli musicali...per cui, dopo il doppio cd di Allevi live di settimana scorsa, il consiglio musicale di oggi è la discografia completa di Mathew Jonson, leader dei Cobblestone Jazz oltre che ottimo produttore anche da solo; in particolar modo le sue prime cose su Itiswhatitis sono veramente splendide e fittano abbastanza bene col mood da lunedì mattina, essendo molto melodiche e raffinate...

In questo preciso istante sto sentendo Marionnette, la traccia con cui è diventato famoso, in cui si vede chiarissimo il background da musicista classico (è un pianista, come Allevi :)) perchè riesce a trasformare un giro di synth tutto sommato abbastanza semplice in un'opera complessa lunga 12 minuti che riesce a non risultare praticamente mai ripetitiva pur essendo comunque estremamente ipnotica...le vere perle, ad ogni modo, a mio avviso sono Followed by angels e, soprattutto, Typerope, che mi trovo a suonare ancora spesso e volentieri perchè ha anche un bel tiro, oltre a essere moooolto classy :)

giovedì 15 novembre 2007

Palinsesti...

Ok, so che parlare male della programmazione dei palinsesti italiani (e in particolare di quelli Mediaset) è come sparare sulla croce rossa, però a sto giro Canale 5 ha fatto una mossa veramente bislacca: ieri sera ha trasmesso l'ultimo episodio della terza stagione di dr. House, contenente un season finale abbastanza drastico - i 3 collaboratori di House abbandonano l'ospedale, chi per dimissioni chi per licenziamento - e subito dopo il secondo episodio della seconda stagione, in cui Foreman, Chase e Cameron sono ancora al loro posto.

A parte il disordine mentale che immagino abbia provato lo spettatore medio (ma non se ne erano andati?), immagino cosa succederà quando verrà trasmessa, immagino l'anno prossimo, la prima puntata della quarta stagione, in cui effettivamente i 3 non sono più nel team di House (che fine hanno fatto?)...

Si sa, House in questo momento è la gallina dalle uova d'oro di Mediaset, prova ne è anche lo spostamento da Italia 1 all'ammiraglia Canale 5, ma volerla spremere così snaturando il "continuum temporale" della serie mi ha veramente irritato...che poi, perchè non trasmettere il primo episodio della seconda stagione ma subito il secondo? Voglio sperare che, ora che non c'è materiale nuovo da trasmettere, Mediaset non adotti l'approccio "greatest hits" trasmettendo episodi sparsi e mandando definitivamente a farsi fottere il senso delle trame che durano più di un singolo episodio...cmq, io da domani mi scarico le puntate nuove della quarta stagione (sperando che lo sciopero della WGA non faccia troppi danni) e affanculo la tv generalista italiana una volta di più :)

lunedì 12 novembre 2007

Lunedì

So che è un po' che trascuro i miei affezionati lettori e me ne scuso...cmq ho un paio di post in sospeso su argomenti interessantissimi (avoglia) che arriveranno presto, appena avrò tempo di scriverli...cmq, passo di sfuggita di qui per segnalare l'ascolto perfetto per il lunedì mattina, quando non si ha testa per nulla di troppo impegnativo e quello che serve è un adeguato sottofondo che possibilmente stimoli senza affaticare:


Il doppio cd live di Allevi è veramente meraviglioso, non ci sono cazzi.

martedì 6 novembre 2007

Tutto il mondo è paese?

I più affezionati lettori di questo blog sapranno sicuramente che non perdo mai occasione per scagliarmi contro il malcostume dell'italiano medio in situazione da club, ma bisogna ammettere che situazioni come questa pubblicata da ResidentAdvisor qui da noi non si verificano: Gunman kills four, injures five at Carl Cox gig

venerdì 2 novembre 2007

Movement 2007, Torino: il report

Confesso che per un po', praticamente tutto ieri, sono stato indeciso se scrivere o no questo report, visto che l'ultima volta che ho parlato veramente male di un evento e dello staff che lo organizza è successo un gran casino per il fatto che anche io faccio parte di uno staff che organizza eventi e la cosa mi rende quindi, in qualche modo, una sorta di personaggio pubblico...tuttavia, data la portata dell'evento e, soprattutto, della delusione, mi è parso giusto raccontarne lo stesso, indossando ovviamente i panni del cliente quale ero mercoledì sera e non quelli dell'organizzatore di eventi.

Allora, prima di tutto vediamo di chiarire quello di cui si sta parlando: la riedizione del memorabile evento dell'anno scorso nel foyer del Palaisozaki, a Torino, che quest'anno vedeva come ospiti di punta gli Underground Resistance, Derrick May e Stacey Pullen.
L'evento dell'anno scorso, con lo stesso May e Kevin Saunderson, è stato senza ombra di dubbio la cosa migliore che abbia mai visto qui in Italia: location meravigliosa, atmosfera splendida e musica chettelodicoaffare, per cui una volta saputo che si sarebbe ripetuto quest'anno ho deciso di andarci immediatamente, anche perchè non avevo ancora mai visto un live degli UR.
L'evento dell'anno scorso, però, era effettivamente una cosa irripetibile, se non altro perchè lo scarso afflusso (si parla di circa 1500-2000 persone in un posto che ne tiene più del doppio) probabilmente non ha consentito di rientrare delle spese, per cui quest'anno è evidentemente stato necessario prestare maggior attenzione al budget e al ritorno dell'investimento...e si sa, in questi casi, il rischio svendita è sempre dietro l'angolo.
Quando poi per esigenze economiche si scende a compromessi con la gentaglia, il disastro è servito, e se poi questa gentaglia sono i Krakatoa, ecco la catastrofe.
Sinceramente sapevo già prima della serata che sarebbe finita così, non mi aspettavo nient'altro da un party di Halloween organizzato da uno staff che ha notoriamente un seguito minorenne, ma la delusione per come è stato rovinato l'evento dell'anno scorso brucia eccome...comunque, veniamo al report della serata: prima ancora di entrare devo già faticare per resistere alla tentazione di tornare a casa, dopo aver visto l'anarchia che regna sovrana in coda alla cassa...come CAZZO è possibile tenere aperta solo una cassa per le prevendite quando ne hai già vendute così tante? Lo scopo delle prevendite è proprio sapere in anticipo quanta gente verrà, per cui un'organizzazione sensata, sapendo quante prevendite sono state vendute, dovrebbe riuscire a dimensionare le casse in maniera opportuna per evitare le code e le risse di cui sono stato testimone, ma questo non succede in Italia...comunque, fortunatamente sono riuscito a risparmiarmi un po' del merdaio della coda grazie all'eroico KK e sono entrato dopo "solo" 40 minuti pressato come una sardina.
Una volta entrato e una volta realizzato che la musica di merda che sento è "merito" di Dan Ghenacia, l'infiltrato di turno, che da buon dj Circoloco sta suonando le solite minimalate senza senso per la gioia del pubblico minorenne...per fortuna dura poco, giusto il tempo di salutare qualche amico, e poi torna da dove era venuto lasciando il posto agli UR.
Lo show degli UR, graziaddio, vale non solo il prezzo del biglietto (tra l'altro, alzato all'ultimo minuto da 20 a 30 euro, in pieno italian-style), ma anche la trasferta e la sofferenza di vedersi circondati da bambini maranza che fischiano e insultano delle leggende della musica: più che un live set, è una lezione di storia, che passa per tutto ciò che ha dato origine alla techno di oggi, dall'hip-hop all'electro (Numbers dei Kraftwerk rifatta da loro è qualcosa di memorabile) e dal funk al rock.
Altra delusione della serata, ma neanche poi così pesante, è notare che lo show degli UR viene seguito dalle prime 3-4 file di persone e completamente ignorato dalle altre 2-3000 persone, ma d'altronde non si poteva pretendere molto di meglio da uno show iniziato dicendo tipo "we're going to take you on a journey away from the mainstream music you're used to hear"...perle ai porci.
Per la gioia dei pochi in grado di apprezzare il live, comunque, la performance è veramente unica nel suo stile così profondamente "umano" nell'esecuzione, interamente dal vivo senza ausilio di artifici tecnologici e proprio per questo un po' meno pulito, ma molto, molto più caldo ed emozionante.
Solo un'ora di live che passa come se durasse 5 minuti, e i mostri sacri cedono il posto a gente che non c'entra assolutamente nulla, ma che dato l'orario (le 2) e il feedback della gente è l'effettivo headliner della serata, ovvero il cantante e il...boh? Che lavoro fa Pisti?
Ora, ti sei improvvisato dj poco più di un anno fa e pretendi di suonare 2 ore, dalle 2 alle 4 relegando Derrick May e Stacey Pullen a fine serata (mi rifiuto di credere che l'ordine della lineup sia stato deciso in maniera cosciente e motivata), almeno abbi la decenza di suonare qualcosa che c'azzecca un minimo con chi suona prima e dopo di te, non le minimalate modaiole.
Bisogna dire, comunque, ad onor del vero, che i due Krakatoi hanno mostrato dell'innegabile talento, in primo luogo come intrattenitori del pubblico che si trovavano di fronte, fomentatissimo a ogni togli la cassa-metti la cassa, unica feature del set, e in secondo luogo per la ricerca musicale, visto che io seguo quotidianamente le uscite e dischi brutti così non riesco proprio a trovarne.
Dopo due ore di tortura, finalmente, con atto di gentilezza i Krakatoi cedono il posto al povero vecchietto che deve suonare dopo di loro, e come per magia l'età media della platea si impenna, complice anche il fatto che ormai sono le 4 e la maggioranza del pubblico evidentemente non può star fuori fino a tardi...da questo momento, in pratica, inizia un altro party, tutta un'altra musica, non solo in senso letterale.
Tutti i miei amici hanno trovato il set di Derrick May un po' loffo e svogliato, ma io sinceramente devo dire che l'ho preferito rispetto a quello dell'estate scorsa a Le Jardin, visto che l'ho trovato meno soulful e più movimentato: i cantati femminili e i violini hanno ceduto il posto alle percussioni pur mantenendo la forte impronta melodica che caratterizza i set di The Innovator, risultando in una techno abbastanza carica ma comunque molto aperta e solare che ho apprezzato davvero molto.
Nel mondo parallelo dei parties italiani, comunque, accade una bizzarria dopo l'altra e così succede che i Krakatoa suonino due ore e Derrick May solo una, lasciando il posto alle 5 a Stacey Pullen, che ne suonerà una e mezza (non sto scherzando, è tutto vero!) cambiando radicalmente passo e proponendo il set che non ti aspetteresti da lui: non più melodie e atmosfere solari, ma una sassata dietro l'altra :)
Purtroppo le 2 ore di ignoranza mi avevano spossato e non sono stato in grado di godermi appieno il set di Stacey Pullen, ma ripensandoci ieri ha veramente crepato i muri con un set carichissimo sfoderando anche perle d'annata come Ambulance di Robert Armani che, come il vino, migliorano con gli anni.
In definitiva, il live degli UR e i set di May e Pullen valevano la sofferenza, che è stata davvero tanta, e la delusione per l'ennesima occasione sprecata, ma d'altronde ammetto anche la mia colpa...non ha molto senso lamentarsi di un evento Krakatoa in un prefestivo, visto che era assolutamente prevedibile che sarebbe finito così.