giovedì 31 luglio 2008

Compiti delle vacanze

Dato che domani sera parto e starò almeno una settimana senza una connessione seria, mi pare giusto lasciare a voi, miei affezionati lettori, dei compiti per le vacanze, che correggerò con gioia al mio ritorno (ma che leggerò in realtime, visto che i commenti arrivano sul cellulare).

Oggi sono stato qui per un'intervista sul web sociale durante la quale mi sono divertito come un pazzo, visto che parlare di social web mi piace quasi quanto parlare di musica, ma una domanda mi ha particolarmente colpito (vado a memoria):

"Com'è la persona che si conosce leggendo i tuoi tweet?"

E per estensione, allora, com'è anche quella che si conosce leggendo questo brog, ovviamente.

Io ho fatto veramente fatica a rispondere, perchè conosco troppo bene l'omino che c'è dietro i miei post e i miei tweet e non riesco ad analizzarlo separatamente da quello che scrive, ma mi piacerebbe veramente sapere che genere di individuo è quello che traspare da qui e dal resto della mia attività online.

Magari, mi piacerebbe sapere anche, da quelli che passano di qua e che mi conoscono anche davèro (i miei, Silvia, Fede, tanto per non fare nomi) se gli scritti di questo brog, i tweet etc. etc. corrispondono al "vero" Raibaz e, se no, in cosa differiscono.

Mi raccomando, eh, che poi dò i voti :)

Aaaaaah, gli eventi organizzati all'italiana

Come ha titolato Frequencies, giochiamo a "scopri le differenze" nelle lineup del Mugello dance festival:

Lineup annunciata

28/8: Josh WINK + DUBFIRE + UNDERWORLD (Live)

29/8: Juan ATKINS + FRANCOIS K + Kenny LARKIN + Derrick MAY + Stacey PULLEN + COLDCUT

30/8: BEAT PHARMACY + Danny TENAGLIA + THE ORB

31/8: Adam BEYER + Joseph CAPRIATI + Dave CLARKE + Chris LIEBING

Lineup ufficiale

sabato 30 agosto 2008
the orb live concert
boy george special performance
ilario alicante
joseph capriati
cadenza showcase:
thomas melchior
mirko loco
alejandro vivanco

domenica 31 agosto 2008
fischerspooner live concert
coldcut live concert presents “journey trought vjs”
speedy j live
dave clarke
chris liebing
adam beyer
rino cerrone & markantonio “4 deck and 2 mixers”
lucio Aquilina

Nel giro di un mese scarso sono spariti:
  • Wink
  • Tenaglia
  • Gli Underworld
  • Atkins
  • May
  • Pullen
  • Larkin
oltre a due giorni buoni di festival dopo che le prevendite, comprese quelle per tutti e 4 i giorni a prezzi ovviamente modici (una centaglia di euro, cose così) erano già in vendita da giugno.

Tanto per ricordarci che l'Italia è e rimane il terzo mondo della club culture, che magari uno ogni tanto se ne dimentica.

Per inciso, manca ancora un mese esatto al festival, per cui non mi stupirei se Beyer, Clarke e Liebing venissero sostituiti da Emanuele Inglese, Tiziano Ferro e Mino Reitano...

Io non ho nulla contro chi ha già scoreggiato via dei soldi nella prevendita per una truffa del genere o contro chi ci andrà lo stesso perchè "in Italia eventi del genere sono rari" e sarà felice di sentire il set di Ralf in mezzo ai soliti mostri da eventone italiano........perchè tanto ho già prenotato il volo per il Green & Blue.

Buon festival a tutti.

Echo2, aka "Swing su web"

Nel progetto a cui sto lavorando, oltre a Castor per il marshaling/unmarshaling dell'xml (di cui ho già parlato qui), si usa Echo2 per la GUI.

In maniera concettualmente simile a quello che fa Google web toolkit, Echo2 funziona che si scrive in Java e lui, in maniera completamente invisibile a noi programmatori, produce il codice HTML + Javascript + AJAX; a differenza di GWT, però, Echo2 produce il codice "al volo" in una servlet anzichè essere compilato "a bocce ferme"...non che faccia sta differenza abissale comunque, visto anche che GWT può essere eseguito in hosted mode che funziona circa come Echo2 ma con un browser apposito.

Ad ogni modo, la figata di Echo2 è che quasi tutte le classi dei componenti si chiamano esattamente come quelle di Swing, per cui del codice come questo:
Button update = new Button("Update");
update.setToolTipText("Update");
update.addActionListener(new ActionListener() {
public void actionPerformed(ActionEvent e) {
doUpdate();
}
});
Valido in Swing, è perfettamente valido anche in Echo2, a patto ovviamente di importare le classi dai package giusti.

Come in Swing, ci sono praticamente tutti i componenti GUI più comuni (e alcuni di quelli meno utili ma presenti in quasi ogni framework, tipo l'AccordionPane) e tutti hanno performances assolutamente ottime, il che è una cosa positiva visto che il pannellino di "please wait" che compare quando una richiesta AJAX ci mette troppo tempo a ricevere risposta è aberrante e neppure troppo semplice nè flessibile da customizzare.

Di fatto, quindi, Echo2 consente di realizzare applicazioni web con interfaccia grafica molto, ma proprio molto simile a quella delle applicazioni desktop, mascherando praticamente tutti gli sbattimenti della programmazione web tipo:
  • Casini dovuti alla discordia tra i browser web e Internet Explorer
  • Casini dovuti alla difficoltà di implementare in HTML + Javascript comportamenti standard delle GUI desktop, tipo il drag & drop
  • Casini per noi sviluppatori Java alle prese con un linguaggio spesso criptico come Javascript
Oltre a tutto ciò, ha anche una serie di cazzimmine carine pensate proprio per le applicazioni web, tipo il meccanismo di server push, che è fondamentalmente una richiesta AJAX nascosta che continua a interrogare il server, dando all'utente l'impressione che sia il server ad aggiornargli il client spontaneamente anzichè su richiesta come previsto dall'HTTP, o tipo la gestione integrata del download di file sul client.

Per chi volesse lucidarsi un po' gli occhi, qui c'è la demo che fa vedere un po' tutto quello che si può fare e, ora che ci lavoro da qualche mese, mi sento in grado di dire che non è neanche esageratamente incasinata ma anzi è roba che si può rifare in pochissimo tempo.

Unico difetto non di poco conto, essendo un framework di nicchia la documentazione non è nè molta nè esaustiva (in pratica c'è solo il support forum sul sito ufficiale) e la situazione non è destinata a migliorare, visto che Echo3 è già in beta e consente di sviluppare anche direttamente in Javascript mantenendo la stessa API del Java lato server, per cui c'è il rischio che all'uscita della nuova versione la community di sviluppatori si concentri sulla parte client-only e trascuri quella Java; tuttavia, lo scope del framework è abbastanza ristretto, dato che si limita alla GUI, per cui anche lo scope di possibili problemi è piuttosto limitato.

mercoledì 30 luglio 2008

Soundcloud, il social network dei musicisti

Era un po' che non mi capitava di imbattermi in un social network così ben fatto e che mi interessasse così tanto.

In mezzo al proliferare di social networks che partono focalizzati e poi diventano merdai general-purpose buoni solo come fonte di spam (myspace e facebook su tutti, che ormai hanno come unica ragione di vita i commenti di "grazie dell'add" e i poke e cagate simili), finalmente uno che fa solo quello che promette e non ti intasa di mille gadgettini-widgettini-applicazioncine tanto carini quanto inutili.

Se poi quello che promette è roba che mi interessa, come nel caso di Soundcloud, siamo a cavallo: l'idea di base è consentire ai musicisti di condividere con altri musicisti la propria musica nel modo più rapido possibile, evitando i passaggi di link ai vari rapidshare, zshare et similia via email e bisogna dire che è realizzata in maniera ottima.

Sul profilo di ogni utente, infatti, compare un playerino per ciascuna delle tracce che ha uploadato, con tanto di visualizzazione della waveform e, gran pregio, possibilità di inserire i commenti temporizzati: spesso e volentieri capita che sentendo una traccia si voglia fare un commento tipo "il synth che entra verso metà della traccia andrebbe reso più evidente"...e il povero musico che lo riceve deve scervellarsi per capire dove sia "verso metà della traccia" e di che synth si stia parlando.

Su Soundcloud, invece, si può commentare in maniera puntuale ogni momento delle tracce, semplificando l'inserimento di commenti dettagliati, e anche, ovviamente l'intera traccia se si vuole fornire un parere più generico; oltre a questo c'è una serie di opzioni di configurazione bella estesa per ciascuna traccia caricata, che va dalla configurazione di chi può ascoltare e/o scaricare le tracce a una serie di info più "da musico", tipo i bpm o la tonalità di ciascuna traccia e un ottimo servizio di statistiche che consente di tenere traccia di quanti ascolti e download ha avuto ciascuna delle tracce che sono state caricate.

Il playerino associato a ciascuna traccia, poi, come è ormai prassi per ogni playerino 2.0 che si rispetti, è embeddabile in altri pezzi di HTML al di fuori di Soundcloud, e il risultato è questo, che playa il promo mix di cui parlavo qui:


Cosa veramente indispensabile da cui si capisce che veramente è un servizio pensato per chi di musica ne sente a quintali, il playerino consente di skippare, a differenza di quelle porcate tipo muxtape o last.fm che ti impongono di sorbirti le tracce intere rubandoti il controllo delle tue orecchie.

Come ogni servizio 2.0 che si rispetti, poi, c'è anche l'API pubblica per sviluppare applicazioni che si appoggino sul servizio core di Soundcloud e lo estendano; è praticamente una prassi ormai, ma fa sempre piacere averla.

Ultima caratteristica, che però è il vero grosso pregio di Soundcloud, è che è solo a inviti, e non per questioni di beta ma come parte della mission, per cui c'è da aspettarsi che rimanga abbastanza "puro" e non si smerdi di spam come il resto dei social network; se qualcuno è interessato, a me avanzano 2 inviti, tra l'altro.

lunedì 28 luglio 2008

L'ultimo di Stephen King, Duma Key, ma non solo

E' tempo di letture estive, valide per passare il tempo senza tenere la testa troppo impegnata sotto l'ombrellone in metro andando in ufficio; uno degli autori di questo genere che preferisco è Stephen King, di cui Sperling & Kupfer ha pubblicato il nuovo libro con un tempismo perfetto.



In realtà, rispetto ai libri di King che ho letto in precedenza, c'è una differenza sostanziale: nell'arco di tempo tra il libro precedente e questo, ho letto i 7 libri della Torre Nera.

Lo Stephen King letto pre-torre nera e quello letto conoscendo la vicenda di Roland Deschain sono due scrittori profondamente diversi, tanto che appare evidente perché King stesso consideri La Torre Nera la sua opera più importante, alla quale ha lavorato, a puntate, per tutta la carriera da scrittore fino a pochi anni fa.

King letto dopo la torre nera cambia perché ci si accorge che in realtà quasi tutti i suoi personaggi non sono altro che Roland, Eddie, Susannah e Jake, e King stesso non si sforza più di tanto a nasconderlo, tra nomi simili (il protagonista di Duma Key si chiama Edgar, ma nella sua vita precedente era soprannominato Eddie e il più giovane dei 4 protagonisti si chiama Jack) e indizi evidenti a chi sa, tipo che il saggio dei 4 è quello che sa sparare e l'unica donna è su una sedia a rotelle, ma il recupero dei personaggi, che non è nulla più di un inside joke, non è l'unico valore aggiunto dato alle altre opere dalla lettura della torre nera.

Ce ne sono altri due, molto più rilevanti, e riguardano entrambi la poetica di King in senso lato: il primo è legato a un tema che King tratta spessissimo, se non quasi sempre, quello del potere creatore dell'immaginazione.

In maniera un po' peterpanesca, perché qualcosa esista serve che ci sia qualcuno che ci crede e quindi, per estensione, ciò che esiste è solo ciò che i personaggi vedono esistere: il mondo che li circonda è come loro credono che sia, per cui a far paura è solo ciò che si pensa faccia paura, che può essere sconfitto immaginando che non sia più così spaventoso.

In tutto questo, nei romanzi di King compare sovente un personaggio dall'immaginazione particolarmente potente, un grado di rendere reale ciò che pensa: ne l'acchiappasogni era il bambino ritardato, ma molto più spesso è l'artista, che con la propria creazione artistica vede un mondo diverso e riesce a realizzarlo.

Sia in Duma Key che nel finale de La Torre Nera è il pittore che rende reale ciò che disegna e fa sparire ciò che cancella, ma appare evidente che in tutti questi romanzi King stesso si identifica con l'artista, al punto da includersi personalmente nella vicenda della torre nera: il mondo 'reale' e quello raccontato dall'artista si intersecano fino a diventare una cosa sola, in cui Roland viaggiando tra mondi soccorre Stephen King che è appena stato investito da un camioncino, fatto realmente accaduto, almeno in parte.

Alla luce di questo, King appare non solo un ottimo scrittore di romanzi da ombrellone, ma anche uno scrittore in grado di indagare il misterioso processo che sta dietro ogni creazione artistica, frutto della mente dell'autore ma anche di qualcosa che trascende l'umano sentire, che lo si chiami musa, talento, ispirazione o che altro.

Oltre a questo, aver letto La Torre Nera fino in fondo consente anche di comprendere il motivo del più grande limite di quasi tutti i romanzi di King: ogni volta che si inizia uno dei suoi libri si viene scaraventati per qualche centinaio di pagine in un turbine impazzito di eventi reali, verosimili e completamente immaginari che tengono il lettore incollato alle pagine (anche grazie a un uso sapiente di qualche trucchetto, tipo che ogni volta che due personaggi si salutano non sapevano che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro...King è campione mondiale di uso dell'ellissi)...fino alle ultime 30.

Irrimediabilmente, dopo averti tenuto col fiato sospeso per un buon 300 pagine, King fa sempre finire le vicende con un miserrimo 'plof' che lascia l'amaro in bocca: il megacattivone finale di Duma Key viene rinchiuso in una torcia piena d'acqua nel giro di 10 righe, Roland viaggia tra N mondi per 7 libri e risolve lo scontro finale con un colpo di gomma da cancellare, per poi arrivare alla destinazione che agognava da più di 1000 pagine...e ripartire dal via.

Prima di leggere la torre nera ero convinto che fosse un grosso limite, un'incapacità di dare alle vicende un finale degno, con fuochi d'artificio e triccheballacche - d'altronde, gli horror o pseudotali con un buon finale si contano sulle dita di una mano, per cui non ci avevo mai dato troppo peso: in realtà, nella postfazione alla torre nera, King dice esplicitamente che lui dei finali se ne frega intenzionalmente, perchè ciò che conta veramente è il viaggio e non la destinazione.

Sarà paraculaggine per nascondere un proprio limite, sarà una scelta reale e ponderata, fatto sta che King è il mio scrittore da ombrellone preferito, che dopo aver letto la torre nera guadagna un sacco e che sto Duma key non è affatto male, ovviamente fino alle ultime 30 pagine che fanno cagare come al solito ma che rispetto alle altre 400 sono poca cosa.

Le scarpe per eccellenza

Silvia, come credo ogni donna che si rispetti, ha l'ossessione delle scarpe, che per me significa ore e ore davanti a vetrine tra sandali, sabot, polacchetti, tronchetti e cazzimme assortite per concludere ogni volta, invariabilmente, che "non c'è niente che mi piace".

Ho sperimentato più volte la frustrazione che si prova nel sentirsi dire, all'uscita da un negozio con delle scarpe nuove in mano, "mi servono delle scarpe".

Forse per reazione nei confronti di tutto ciò, ho comprato il mio quarto paio di scarpe (quasi) uguali:

 
Ho avuto, in ordine:
  • Il modello senza stringhe
  • Il primissimo modello, con lo swoosh rosso, recentemente pensionato
  • Il modello nuovo, con la suola più bassa
  • Quelle nella foto sopra con lo swoosh azzurro
Sarò abitudinario, sarò sempliciotto, ma campo da anni con un paio di Silver e uno di Stan Smith (più qualche altro paio di scarpe marginali che uso di rado), che periodicamente ricompro quasi uguali ogni volta che si disfano.

Cosa ci posso fare, sono scarpe perfette, valide un po' per ogni occasione e che si intonano da dio alla mia personcina :)

domenica 27 luglio 2008

Plagi passati inosservati

A suo tempo ero troppo piccolo (e non è che seguissi Sailor Moon con troppa attenzione), ma mi pare impossibile che nessuno si sia mai accorto dell'evidente somiglianza:



venerdì 25 luglio 2008

Milestones

IL motore di ricerca, quello con la G, ha raggiunto quota un trilione (1,000,000,000,000) di pagine indicizzate, e commenta con giusto un filino di spocchia, peraltro giustificatissima, la grandezza dei dati:
Today, Google downloads the web continuously, collecting updated page information and re-processing the entire web-link graph several times per day. This graph of one trillion URLs is similar to a map made up of one trillion intersections. So multiple times every day, we do the computational equivalent of fully exploring every intersection of every road in the United States. Except it'd be a map about 50,000 times as big as the U.S., with 50,000 times as many roads and intersections.

As you can see, our distributed infrastructure allows applications to efficiently traverse a link graph with many trillions of connections, or quickly sort petabytes of data, just to prepare to answer the most important question: your next Google search.
 Auguri per il traguardo, anche se il gogool di pagine indicizzate è ancora lontano :)

Lo spot delle olimpiadi sulla BBC



Realizzato da Damon Albarn e Jamie Hewlett, ossia le menti che stanno dietro ai Gorillaz, e semplicemente meraviglioso.

A noi se va bene capitano Mazzocchi e Galeazzi :)

Brutte notizie

E' morto Randy Pausch.

:(

giovedì 24 luglio 2008

Il Fabric di Luciano, alla fine

Eh, alla fine, che te lo dico a fare, signoramia.

Quasi sicuramente il cd che aspettavo con più ansia del 2008, come dicevo qui, e devo dire che dopo averlo sentito supera ogni aspettativa più rosea.

Non ci sono cazzi, Luciano è il dj più in forma del momento, è nel pieno della sua maturità artistica e il caso ha voluto che la cosa capitasse in un momento in cui lo stile che va per la maggiore è proprio il suo, fatto di percussioni latineggianti e richiami house fortissimi, per cui è assolutamente legittimo che stia dominando la scena.

I maligni dicono che fa sempre lo stesso set, e può anche darsi che non abbiano proprio tutti tutti i torti, visto che tipo l'organo degli M83 e l'acapella di Brothers Vibe li suona sempre e comunque, ma è vero anche che c'è gente che negli ultimi 3-4 anni si è fatta crescere la barba come unica modifica alla propria linea musicale e sulla propria etichetta stampa pattume, eppure ha successo quasi più di Luciano perchè fa i party col magico cubo e la tessera rfid, per cui è una critica che lascia un po' il tempo che trova.

Ad ogni modo, sperando che Luciano riesca ad evolversi in futuro, il suo Fabric è proprio quel set, praticamente sempre uguale, che i maligni gli rinfacciano ultimamente: tantissimi Cadenza, vecchi, nuovi e non ancora usciti tipo quel suo remix dei Los Updates hit sicura quando uscirà (credo in autunno) e tanta house, sia del nuovo filone neo-house tipo Johnny D, che, soprattutto, di quella vecchia scuola che era stata dimenticata ma sta tornando in auge in maniera potentissima...fino a poco tempo fa, chiunque fosse andato in giro a dire che suonava i Defected o gli Strictly Rhythm sarebbe stato coperto di sputi, mentre ora la stessa cosa succede a chi suona i Minus (e vista la qualità degli ultimi.....vabbè ci siamo capiti).

Probabilmente, come è normale che sia nell'eterna ruota che gira dell'evoluzione musicale, tra qualche anno i set (o il set, a voler essere maligni) di Luciano suoneranno datati come i Minus adesso, ma quello che conta è che adesso, questo Fabric è un eccellente specchio della situazione musicale attuale e che quindi resterà valido anche negli anni a venire come ricordo di "cosa ascoltavamo nel 2008", e per questo merita un plauso sia Luciano stesso che i ragazzi del Fabric, che nell'ultimo anno hanno sfornato una compilation favolosa dopo l'altra.

mercoledì 23 luglio 2008

Ordini di dischi, #4

Nonostante la stagione estiva, che di solito è piuttosto avara di uscite interessanti, anche per luglio il solito paccottone ricolmo di dischi è arrivato a casa Raibaz: parliamone.

Innanzitutto, mi son comprato un po' di hit estive, tipo l'area remote blu di Yann Solo che suonano un po' tutti o il remix esagerato di Luciano su History Elevate, uno dei meglio dischi di questa stagione; alla voce "hit", poi, ci sono anche l'ottimo Intacto di D'julz, "Yo momo" e l'ultimo Ovum di Wink, che non sbaglia un disco da tempo immemore, a cui fanno compagnia il Supernature di Nick Curly col bel remix di Pier Bucci e, sorpresa, l'ultimo Great Stuff, "Shingaling", che mi ha ricordato perchè non compravo Great Stuff da un sacco, visto che fa abbastanza cagare.

Per la serie "acquisti a scatola chiusa", ho preso il followup del primo Masomenos, che per forza di cose non poteva essere bello come il primo ma non è cmq malaccio (anche se il terzo pare sarà meglio di entrambi) e il Cadenza dei Los Updates che richiede una gran dose di gayezza per essere suonato e che quindi probabilmente consumerò :)

Acquisti praticamente obbligati anche i due ep di remix dell'album di Mathias Tanzmann, che hanno praticamente tutti un loro perchè ma tra i quali direi che spiccano quello di Samim, quello di Pedro e quello di un Guido Schneider ormai definitivamente tornato in auge dopo un periodo di silenzio, sia con Galluzzi che da solo.

A scatola chiusa anche il Lomidhigh rumeno di Boola con una trombetta veramente 90s, primo dell'etichetta veramente suonabile e non comprato solo per rivenderlo su ebay bullandosi delle 200 copie limitate, aspettando quello di Ray Okpara che pare fantastico; sullo stesso filone neo-house con suoni old school, il Circle di Alex Flatner con un edit di Reboot veramente à la page, l'original che penso piacerà anche a Naph e Carlo e un remix di Damian Schwartz che è la prima traccia carina di quella cricca lì di spagnoli nel 2008.

Ancora, acquisti prevedibili di roba neo-house: molto Kreon e molto Lemos, il primo su Resopal red, il secondo come remixer per Ali Kuru su 8-bit (di cui però è quasi meglio l'original) e la coppia su Be Chosen, con un disco bello malinconico e non nuovissimo (è il primo del catalogo che è già tipo al 4); già che c'ero, ho preso anche il Plak di Ali Kuru che è sullo stesso stile di neohouse minimaleggiante e raffinatissima senza essere troppo gay e che probabilmente ci limonerà di gran carriera.

Sempre per la serie "nomi noti, etichette note", il Sushitech Purple di Lauhaus & David Labeij aka i Polder, che è "solo" il solito groovone esagerato buono un po' dappertutto, il Cecille numbers 2 di uno sconosciuto Robert Dietz col vocal filtrato come impone il filone neohouse e tante belle percussioni rotolanti e l'Oslo di Nekes raffinatissimo come di consueto per l'etichetta di Molinari.

Siccome sono una persona abitudinaria (oppure, a voler essere ottimisti, ho uno stile ben definito), ci sono molti altri nomi che si leggono spesso sulle pagine di questo brog, tipo Tom Ellis sulla Minibar di Cabanne col solito clickino funkettonissimo perfetto per passare da atmosfere houseggianti a suoni un po' più movimentati e Brett Johnson sulla Cynosure di Mike Shannon, utilizzabile praticamente nello stesso contesto e perfettamente in linea con lo stile dell'etichetta; stesso stile anche per il Trenton di un ignoto Theodor Zox, mentre sul fronte più melodico e deepeggiante, invece, il Mobilee di GummiHz, raffinatissimo, e il Liebe detail di Mathias Meyer e Stimming che hanno sfornato rispettivamente un deep house lento da tramonto e un bassone cupissimo dall'effetto ipnotico garantito.

Nomi noti + roba lenta = Cassy: i suoi dischi sono praticamente sempre un loop su cui lei vocalizza, ma a me danno un'ipnosi mai vista, tra la ripetitività dei suoni e la sua voce suadente, per cui li suono sempre volentierissimo.

Roba comprata quasi sulla fiducia e deludente, invece, l'ultimo Immigrant: non riesco veramente a catalogare l'etichetta, che passa senza soluzione di continuità dai John Tejada melodicissimi e ricercati alle minimalate più ignoranti, come quest'ultimo di un tal Z@p che finisce immediatamente sullo scaffale, mentre percorso inverso fa la Safari, che notoriamente di solito schifo e che invece si sta un po' risollevando, grazie anche all'ultimo di Anthony Collins, che non è niente di innovativo e anzi è un po' "saliamo sul treno neohouse prima che sia troppo tardi", ma si lascia ascoltare volentieri.

Conclude la serie di dischi di nomi noti il remix di Kaden per Decimal su Material, percussivo e groovissimo come solo Mathias sa fare, mentre per la serie "sorprese", invece, il Cray1 Labworks di Soulrack: l'avevo bellamente ignorato perchè il remix dei Microfunk è una mezza cagata, ma poi ho sentito l'original suonato da Alpha V alla festa della musica e ho deciso che andava comprato lo stesso, visto che "la" traccia è proprio quest'ultima.

Dischi di gente che di solito ignoro o schifo pure più dei Safari, invece, sono l'Heimatmelodie di Mirco Violi, carino ma un po' troppo minimal-anonimo e che quindi probabilmente finirà sullo scaffale, e soprattutto il Metatron di Johannes Heil / Extrawelt / Gregor Tresher; il primo, di Heil da solo, era molto bellino, e questo non è da meno, almeno sul lato a cui hanno messo mano gli Extrawelt, gran viaggione con un basso che sull'impianto giusto ti fa vibrare le viscere, visto che quello di Gregor Tresher è la solita maranzata alla Gregor Tresher.

A sto giro, pochi backstock: solo un Dj Dozia del 2001 su Ovum, purtroppo non Pop Kulture ma comunque valido, e un Brothers Vibe su Deep Vibes che, come suggerisce il nome dell'etichetta, è vera deep house vecchio stampo.

Invece, tanti dischi di gente sconosciuta nel pacco di luglio: un tal Soulclap su Air drop abbastanza anonimo ma non malaccio, uno di quei dischi che normalmente non ti viene in mente di suonare ma che se li suoni comunque non ti deludono del tutto, un altrettanto ignoto Martin Woerner su Hertz ist trumpf che però è sensibilmente meglio e merita l'utilizzo in fase di apertura grazie a un paio di ripartenze molto azzeccate su un generico mood lento e da preserata e un tal Sean Palm su Railyard con un bel remix loungeggiante di Simon Flower, già noto per una bella traccia su un VA della Dessous.

Per la serie "chissà che cazzo avevo in testa", un tal Morgenklang su FTW, davvero inutile, che più che occupare posto sullo scaffale non farà, mentre al contrario un mai sentito Daniel Soave su una mai sentita Circus si rivela mica male, bella techno quadrata, semplice ma d'effetto, roba che mi tornerà probabilmente molto utile al Gasoline.

Ignoti loro ma non la traccia, invece, The may vs. Racso, che hanno sfornato un edit molto carino e quasi sicuramente non autorizzato di Love will tear us apart, lento e minimaleggiante con la melodia della versione originale che conferisce al tutto un'atmosfera un po' tra Ripperton e la Border Community dei tempi migliori (da un lato, almeno...l'altro è un'electrata orripilante).

Se sei un ignoto e ti presenti con un adesivone che recita "Russia's finest elektro" sulla copertina, le premesse non sono delle migliori, ma per fortuna il KDB records di tali sconosciuti Access Denied delude le atroci aspettative almeno con 2 tracce su 4 di buona minimale che scuote senza essere eccessivamente banale, mentre le altre due sono effettivamente "Russia's finest elektro", che è un po' come dire "una fetenzia".

Ultimo disco del paccone, un unknown - white su una fantomatica Wax, che decks.de vendeva a una copia sola per ordine tanto per creare un po' di hype, e che probabilmente avrei comprato anche senza tutto sto mistero, visto che è dell'ottima neo-Detroit di stampo dub eccellente per le aperture ma validissima un po' dappertutto in contesti con la raffinatezza alle stelle.

Il pacco di agosto probabilmente sarà un po' meno nutrito causa ferie, ma direi che con questo di luglio mi sono dato da fare a dovere :)

Google apre Knol

Annunciato qualche mese fa, apre oggi il nuovo servizio made in Google, Knol, appunto.

Cos'è?

Devo ancora capirlo a dovere, ma la tagline del post sull'official Google blog pare davvero interessante:

Everyone knows something. See what people are writing about, then tell the world what you know
Detta così, e da quel poco che ho capito sfarfugliandolo rapidamente, pare una specie di ibrido tra Wikipedia e Yahoo answers: ogni knol è una spiegazione di un argomento da parte di un esperto che volontariamente ha contribuito col suo sapere, sottoponendosi a un prevedibile processo di ranking e di commenti al proprio knol da parte degli utenti.

Ce n'era bisogno?

Forse no, dato che Wikipedia e Yahoo answers coprono ottimamente il settore enciclopedico e quello più pratico dello scibile umano, senonchè:
  • Un anello mancante tra i due ambiti che risponda in maniera immediata e non troppo astratta a quesiti un po' più importanti di "come faccio a smacchiarmi le mutande dal succo di ciliegia" fa comunque comodo
  • Più che altro, ne sentiva il bisogno Google stessa, imho, visto che Yahoo answers ha un pagerank bello alto ed è spesso e volentieri nei primi risultati per le ricerche relative a problemi pratici (almeno, per quelle relative ai miei), ma usa un sistema di pubblicità che non è Adsense, per cui capisco che Google volesse inserirsi in una nicchia che pare piuttosto fertile
Anyway, a me come idea in sè non dispiace, anche se come in tutti i progetti community-based serve una user base bella grossa perchè abbia un'utilità...comunque, visto che c'è dietro Google, la cosa non dovrebbe essere un problema.

Fasi di un progetto

Credo sia una cosa comune un po' a tutti, ma ai freelance capita in maniera particolarmente evidente per via della storia degli orari flessibili e del lavoro anywhere.

Ogni volta che si presenta un lavoro da fare, lo svolgimento si articola sempre, invariabilmente, nelle seguenti fasi:
  • Fase 1: "Vediamo com'è sta roba"
    In cui si gioca un po' con gli strumenti nuovi, si fa qualche hello world e si constata che gli stessi, in quanto nuovi, sono divertenti.
  • Fase 2: "Vediamo in cosa consiste il lavoro"
    In cui, fomentati dalla novità del lavoro stesso, lo si completa all'80% in un terzo del tempo totale previsto.
  • Fase 3: "Delirio di onnipotenza"
    "Ok, il grosso è fatto, cazzeggio di gran carriera, tanto è praticamente finito": shopping, musica, navigazione random, hobbies qualsivoglia.
  • Fase 4: "Panico"
    In cui si realizza che il tempo rimasto dopo il cazzeggio non è sufficiente per finire il 20% rimanente, che nella maggior parte dei casi è anche la parte più noiosa e/o impestata del lavoro.
  • Fase 5: "Crunch time"
    Ore (o giorni) di lavoro ininterrotto in cui non si va neanche in bagno, non si mangia e non si parla con nessuno per finire tutto in tempo, ore in cui il mondo è una merda ma non si ha tempo per stare a pensarlo.
  • Fase 6: "Preghiere"
    Sei miracolosamente sopravvissuto al crunch time, ora c'è da pregare che il lavoro consegnato vada bene.
La sequenza si ripete invariabilmente per qualunque tipo di lavoro, indipendentemente dalle sue dimensioni e dalla sua complessità.

Io sono appena uscito da un crunch time bello grasso da un paio di giorni, quindi ora le ferie mi sembrano più vicine, e oggi gioisco :)

lunedì 21 luglio 2008

Commenti da bar sport

Nel weekend appena passato ho fatto una full immersion di volley, tra tornei di Silvia e nazionale maschile a Monza, totalizzando un invidiabile score 3 partite in 3 giorni dopo il quale mi sento di poter fare un po' di commenti sull'esperienza da spettatore, altrimenti noti come "Perchè non mi diverto mica troppo a guardare il volley".

Premessa: io a volley ho giocato, ma veramente poco e a scuola, per cui, di fatto, non ci ho giocato; i miei commenti sono quelli dello spettatore inesperto, per cui molto facilmente l'appassionato hardcore di volley si risentirà (Silvia l'ha fatto)...non dite che non vi avevo avvertito.

Grosso Problema #1: i tempi morti.
Succede a basso livello (il torneo dell'oratorio che ha fatto Silvia) tra timeout tecnici, intervalli assortiti e scambi che generalmente durano meno del tempo tra uno scambio e l'altro, ma a livello di nazionale è veramente tremendo, visto che a ogni punto (durata massima 45 secondi, cose così) i fortunati schiavi di turno passano un paio di minuti buoni ad asciugare le pozze di sudore lasciate dagli atleti: morale che su un paio d'ore di partita, di gioco effettivo si rasenta la mezz'ora a esser larghi.
Finchè sei a casa, sul divano, col telecronista che ti tira in mezzo e qualche replay per far passare tutto sto tempo morto, ancora ancora, ma dal vivo va a finire che a fine partita hai la sensazione di aver pagato per vedere la gente pulire il pavimento.

Grosso Problema #2: l'eccessiva importanza degli schemi.
Più del 90% del gioco si regge sugli arcani gesti fatti con le dita sul culo dal palleggiatore prima del servizio avversario, gesti che, mi pare di aver intuito, sono abbastanza standardizzati e universali...se non che, anche se dalla tribuna li si intravede, capire il reale svolgimento del gioco non è come dirlo.

Alla luce dei due Grossi Problemi, quindi, il volley mi ha dato la sensazione di assomigliare molto allo sport Noioso per eccellenza, il football americano, in cui si sta per ore a discutere di schemi per giocare mezzo minuto scarso e poi rimettersi a discutere...coinvolgimento per lo spettatore meno di zero.

Poi oh veder giocare la nazionale è cmq piacevole, eh, ma più per il fascino delle sassate che volano che per un reale coinvolgimento nel gioco, che anzi è piuttosto criptico nei suoi aspetti più importanti: come funzionano i fondamentali lo spettatore medio (che poi sarei io) lo capisce senza problemi, ma quasi tutto il resto mi risulta completamente oscuro.

Grosso Problema #3: un'idea di sportività un po' bislacca
Non è mica troppo chiaro perchè sia lecito e considerato pratica standard esultare quando un avversario sbaglia una battuta, una schiacciata o simili: io alleno lo sport più antisportivo di tutti, il calcio, e se uno dei miei bambini si azzarda a fare una cosa del genere lo sostituisco immediatamente e non gli faccio rimettere piede in campo neanche se piange.
Eppure, è considerato antisportivo esultare davanti all'avversario dopo avergli schiacciato in faccia o dopo avergli stampato un muro.
Mah.

Grosso Problema #4: l'assenza del contatto
Sarà che io bene o male ho sempre fatto sport in cui c'era il contatto diretto con l'avversario, ma proprio non riesco a concepire uno sport in cui il rapporto umano con l'avversario è così ridotto al minimo: non ci si può insultare (vedi Grosso Problema precedente), oltre a non potercisi ovviamente toccare...a sti punti tanto vale giocare a golf.
Tanto per capirci, per me uno sport bello da vedere è questo:



Morale, sarà la sovraesposizione recente, ma al di là dell'aspetto affettivo quando gioca Silvia o della spettacolarità del singolo gesto quando gioca la nazionale, a me pare che guardare il volley sia una palla mortale.

Spero vivamente di ricredermi, visto che adesso che Silvia ha ricominciato a giocare sul serio temo che mi aspetti un gran numero di partite da spettatore :)

sabato 19 luglio 2008

Scempi italiani: The big bang theory

La storia che noi italiani siamo i migliori doppiatori del mondo ormai è definitivamente diventata una cazzata: a parte che la concorrenza non è niente di che, visto che nei paesi civili film e telefilm si vedono in originale sottotitolato con implicazioni sociologiche non di poco conto (tipo che un po' ovunque il cittadino medio parla un inglese almeno decente tranne qui e in Francia, dove guardacaso i film vengono doppiati), negli ultimi tempi traduzione, adattamento e doppiaggio, soprattutto delle serie, rasentano l'atrocità più totale.

Sull'aberrazione compiuta con Lost, con Sayid che invece che come un iracheno parla come Aldo di Aldo Giovanni e Giacomo e l'intercalare di Hurley, "dude", tradotto con un improbabile "coso" mi sono già espresso...a sto giro il casus belli è The big bang theory, di cui ho parlato in termini entusiastici in altri post.

La versione originale fa letteralmente ammazzare dal ridere, soprattutto a continui riferimenti e prese in giro alla sottocultura nerd e al linguaggio estremamente originale di Sheldon, uno dei protagonisti...la versione italiana, invece...semplicemente, non fa ridere.

Si percepisce in maniera evidente, grazie alla perfezione dei tempi comici degli attori, il momento in cui si dovrebbe ridere, ma la sensazione generale è più "huh?"

Tanto per capirci, un esempio, preso da questo esaurientissimo post:

Leonard: I think we should be good neighbors and invite her over, make her feel welcome.
Sheldon: We never invited Louie-slash-Louise over.
Leonard: And that was wrong of us. We need to widen our circle.
Sheldon: I have a very wide circle. I have 212 friends on MySpace.
Leonard: Yes, and you’ve never met one of them.
Sheldon: That’s the beauty of it.
Leonard: I’m gonna invite her over. We’ll have a nice meal and… chat.
Sheldon: Chat? We don’t chat. At least not offline.
Leonard: It’s not difficult. You just listen to what she says and then you say something appropriate in response.
Sheldon: To what end?


E' uno dei dialoghi della prima puntata: è appena arrivata Penny, la vicina di casa gnocca che sconvolte l'equilibrio dei protagonisti, al posto del travestito ciccione che c'era prima, e Leonard e Sheldon si chiedono se sia il caso di farci amicizia...in italiano diventa:

Leonard: Dobbiamo essere dei bravi vicini, farla sentire a suo agio a casa nostra.
Sheldon: Non invitavamo mai il pachiderma che abitava lì prima.
Leonard: Infatti è stato un grosso errore, dobbiamo fare delle nuove amicizie.
Sheldon: Ti pregherei di guardare più in là del tuo pianerottolo. Io ho gia’ 210 amici nel mio sito.
Leonard: Peccato tu non ne abbia mai incontrato uno.
Sheldon: Io direi che questa è la parte migliore.
Leonard: Beh, io invece la voglio invitare. Per mangiare e… per parlare.
Sheldon: Per parlare? E dire: ciao, come va, bene, ciao?
Leonard: Non arrenderti alle prime difficoltà, in fondo, per lei siamo due sconosciuti che hanno l’arduo compito di metterla a suo agio.
Sheldon: Fino a che punto?


A me qui pare evidente il desiderio di rendere il dialogo molto più nazionalpopolare, alla portata della casalinga di Voghera che, secondo l'eretico adattatore non ha idea di cosa sia MySpace, e fin qui ci può stare, volendo essere molto pessimisti, ma la battuta sui nerd che preferiscono chattare online che offline non mi pareva così ostica.

Morale, con l'intento di rendere The big bang theory una serie alla portata di tutti si è scelto un adattamento che ne stravolge quasi completamente la natura, allontanando completamente il target principale a cui la serie si rivolge, il che probabilmente porterà a risultati terrificanti in termini di Auditel, un po' come è successo con Heroes, che qui non si è cagato nessuno anche per scelte terrificanti in fase di adattamento e doppiaggio.

Quando mi trovo davanti a fenomeni di questo tipo, l'unica reazione che riesco ad avere è "per fortuna c'è bittorrent"; per quanto mi riguarda la televisione intesa "all'italiana" ha più di un piede nella fossa, se non per programmi trash tipo i reality che val la pena guardare solo per ridere dell'intristimento dell'italiano medio.

venerdì 18 luglio 2008

Mi nuevo raton

Come da twit dei giorni passati, il mio splendido mouse Logitech VX Revolution ha tirato le cuoia dopo più di un anno di onoratissimo lavoro più di 8 ore al giorno.

Di gran corsa dopo una giornata atroce passata a lavorare col touchpad del portatile, quindi, mi sono lanciato a comprargli un sostituto, la cui scelta è stata praticamente obbligata, data la soddisfazione che mi aveva dato il predecessore: il mio nuovo mouse, quindi, è il fratello maggiore del VX, l'MX Revolution.



Features in più rispetto al mouse precedente:
  • L'insulso appoggiapollice, che non è un boost così esagerato ma non è cmq male
  • La rotella per il pollice, che di default scorre tra le finestre aperte tipo alt-tab (comodissima)
  • I due tastini sul pollice, su cui ho mappato immediatamente copia e incolla, anche loro di una comodità mai vista
La vera bbòmba in più, però, è la gestione dello scrolling della rotella: dove il VX aveva un interruttore sul lato inferiore che consentiva di scegliere tra scrolling a scatti e scrolling continuo, l'MX ha la stessa scelta configurabile via software e con un sacco di opzioni in più.

Per dire, si può dirgli di scrollare a scatti se la rotazione è sotto una certa velocità e continuamente se la si supera, oppure di switchare dallo scrolling a scatti a quello continuo schiacciando la rotella stessa...favoloso.

Svantaggi: a parte che l'ho pagato veramente un fottio, per cui mi sentirei di consigliarlo solo a chi ne fa un uso veramente hardcore come me, è un mouse pensato per i pc desktop anzichè per i portatili, per cui non ha, come aveva il VX, lo slot per inserire la chiavettina usb con cui si collega al portatile quando non lo si usa e anzichè essere alimentato a pile stilo ha la batteria interna che si ricarica col suo cradle...tra qualche tempo saprò dire se la cosa è uno svantaggio grave, ma direi di no.

Cmq, è veramente un gran mouse, sono soddisfatto del mio acquisto :)

giovedì 17 luglio 2008

Cocoon compilation h, un mese dopo

Ovvero, 'sorprendersi della propria maranzaggine'.

Qualche tempo fa avevo espresso giudizi, anche abbastanza articolati, sulla rituale compilation di casa vath, basandomi solo sulla tracklist e sui prelisten di decks.de; a circa un mese di distanza, è bello vedere come alcuni di quei giudizi sommari fossero centrati e altri sorprendentemente sbagliati.

Per dire: mai e poi mai avrei detto, e credo di non esser l'unico, che LA traccia del gruppo sarebbe stata quella di papa Sven e Roman Flugel...e invece la loro 'trashbindance' è un gran bel rotolone, semplicissimo eppure di gran effetto grazie a un lead con la ritmica bella lunga che quindi da una bella sensazione di varietà e con un paio di ripartenze davvero ben studiate.

La cosa, a pensarci bene, fa veramente strano: papa Sven non è mai stato famoso come produttore, anzi, le sue tracce nelle Cocoon Compilation vecchie facevano veramente ribrezzo, e allo stesso modo Roman Flugel, pur avendo alle spalle una carriera lunghissima sia da solo che come metà degli Alter Ego negli ultimi anni (da Gets Noch, anch'essa parte di una Cocoon Compilation, in poi) ha sfornato una maranzata dietro l'altra, per cui dall'accoppiata non mi aspettavo altro che una sequela di peti e cacofonie assortite...in realtà la traccia, pur non essendo comunque il massimo della raffinatezza, ha un gran tiro ed entra in testa quasi immediatamente, per cui è a buon diritto la mia preferita del pacchetto.

Piacevolissime conferme invece la traccia di Tolga Fidan, in gran forma ultimamente, che ha sfornato un bel neohouse estivissimo e melodico dal successo garantito e quella di Joris Voorn, eccezionalmente cupo e carico di bassate, mentre un'altra sorpresa è la traccia di Gui Boratto, che per una volta lascia perdere le electrate del cazzo e confeziona un delizioso neo-Detroit che suona quasi Aril Brikha nel suo essere melodico e più da ascolto che da pista.

Note dolenti il solito terzinato, a sto giro colpa di Mark August, che non si capisce perchè Sven includa praticamente tutti gli anni e che abbassa notevolmente il livello medio, ma soprattutto la traccia di Raudive aka Oliver Ho, che è praticamente "ho passato un pomeriggio a fare una cassa secchissima ma poi avevo finito le idee e quindi nella traccia non c'è nient'altro"...ad ogni modo, nelle Cocoon Compilation ci sono sempre state almeno un paio di tracce veramente brutte, per cui anche questa non fa eccezione: le tracce belle però, a sto giro sono piuttosto carine, per cui sto seriamente meditando l'acquisto, ovviamente del cd, visto che i 56 euro di scatolotto da 6 vinili colorati mi paiono proprio eccessivi.

mercoledì 16 luglio 2008

Friendfeed pure qua

E' con somma gioia che vi annuncio che ho messo il widgettino che riporta il mio feed di Friendfeed pure su questo brog, che funge un po' da finestrina su quello che succede in rete nella cricca dei miei amicici su Friendfeed.

Non mi fa impazzire esteticamente, per cui se trovo qualcosa di migliore lo cambio al volo, ma intanto mi andava di metterlo e l'ho messo :)

Cuba, ma senza Gibson Brothers

Di tutti i posti e le culture del mondo, non è che provi una particolare attrazione per Cuba: ci sono N altri posti in cui mi piacerebbe andare prima che a Cuba e N altre culture che vorrei studiare prima di quella cubana.

Il Cuba, inteso come cocktail, come tutti i derivati del rum, mi fa discretamente schifo, oltre a essere la scelta più banale sulla faccia della terra, per cui credo di non averne mai preso uno intero in vita mia, anche se essendo una scelta banale il 90% delle volte che qualche amico mi offre un sorso del suo cocktail è un sorso di Cuba.

Tuttavia, oggi pare essere un po' un Cuba-day: non solo oggi in ufficio ho scoperto che Tomas Milian in realtà è cubano (non lo sapevo), ma soprattutto Buzzparadise mi ha invitato a una campagna proprio sulla cultura cubana, sponsorizzata da Havana club per promuovere il sito havana-cultura.com, dedicato proprio alla cultura cubana.

Ora, ok che imparare cose su Cuba non è proprio la prima delle mie priorità, ma non mi andava di tirarmi indietro di fronte alla possibilità di imparare roba nuova, un po' come è successo per la precedente campagna a cui ho partecipato, quella del libro di Nick Hornby, di cui non avevo mai letto niente e di cui, grazie a Buzzparadise che me l'ha fatto conoscere, non credo leggerò mai più nient'altro (diciamo che "Tutto per una ragazza" non mi ha proprio fatto impazzire); oltretutto, a sto giro il bonus culturale è musicale, visto che l'omaggio gentilmente offerto dai ragazzi di Buzzparadise è un album di "musica latina/jazz"...non proprio la mia tazza di tè, ma faccio davvero fatica a rifiutare della musica nuova, è più forte di me :)

Fabric 42 - Ame

Quando si dice "from better to better"...non è ancora uscito il 41, che attendo spasmodicamente, di Luciano, che già i signori del Fabric annunciano la compilation numero 42, mixata dagli Ame.

Nonostante il grande pubblico li conosca per la megahit di qualche anno fa, Rej, pur bellissima, in realtà sono in giro da un bel pezzo e, da sempre, sono sinonimo di deep house melodica di qualità esagerata, al pari di Dixon, che li ha scoperti sulla sua Innervisions e di Henrik Schwarz: secondo la mininews di ResidentAdvisor, il loro mixato per la compilation del Fabric sarà però "a bit more electronic and experimental than some people may expect.", il che non può che far piacere, soprattutto se la tracklist si presenta così:

01. Linkwood – Hear The Sun
02. Even Tuell – Untitled B1
03. Minilogue & KAB - That’s A Nice Way To Give Me Feedback
[Wighnomy Brothers Quintenzirkel Remikks]
04. Jens Zimmerman – Moddodblubbblub
xx. Moondog - Moondog Monologue
05. Mixworks – Berlin Dub
06. Armando – Don’t Take It [Thomos Edit]
07. STL – Something Is Raw
08. Edward Ft. Justus– Raw Structure
xx. Those Guys Ft Ras Baraka – An American Poem
09. 76-79 – Six Ten
10. Henrik Schwartz/Âme/Dixon – D.P.O.M.B [Version 1]
11. Matthew Styles – We Said Nothing
12. KB Project – The Symphony
13. Gowentgone - M.A.M. (Marcel Dettmann Remix)
xx. Broken Compass – Australiapella 2
14. LFO vs Fuse – Loop [Fuse Mix] – Plus 8
 
A parte la presenza di artisti che mi piacciono un sacco tipo STL e i Whignomy bros. (e il missile oldschool di LFO vs. Richie Hawtin!), la mia personale curiosità è stimolata da un sacco di nomi che non conosco minimamente, il che già basta per farmi drizzare le antenne, oltre che dalle tracce segnate come xx, che penso siano acapella o comunque vocal aggiunti sopra le tracce, per cui, tanto per cambiare, can't wait pure per questa, come per un po' tutte le ultime compilation del Fabric.

Noticina polemica a piè di pagina: qualche anno fa, prima che il Fabric infilasse sto filotto di compilation eccelse, il mondo delle compilation seriali era dominio assoluto dei Global Underground, che hanno regalato perle firmate Deep Dish, Danny Howells e James Lavelle, tanto per citarne alcuni che all'epoca erano in periodo di grazia...perchè le uscite attuali su GU sono maranzate tipo quella di Adam Freeland e quella di Felix da Housecat o noiose tipo quella di Layo e Bushwacka?

Rivoglio i GU stupendi di qualche anno fa, e magari rivorrei i Deep Dish a fare musica decente, anche se ormai Dubfire è lanciatissimo a produrre minimalate commerciali...

martedì 15 luglio 2008

Guida al personal branding coi social media

Scopro da Pandemia quest'ottima guida alla costruzione e alla protezione di una reputazione online usando i social media; di per sè è già un argomento molto interessante, visto che la reputazione online di fatto ormai influisce in maniera pesante anche su quella 'reale', ma il documento acquisisce particolare interesse nel momento in cui si pone in questo modo fin dall'introduzione:

Questa breve guida NON è destinata ai “geek”, agli esperti di Web2.0 o ai professionisti del Social Media (anche se sempre è possibile scoprire qualcosa di nuovo), ma a chiunque utilizzi o voglia utilizzare flickr, YouTube, FaceBook, Gmail o LinkedIn, magari ha un suo Blog personale o una pagina MySpace e voglia scoprire come possano essere usati per aumentare la sua visibilità e gestire la sua reputazione online.

E’ destinata anche a coloro che ne sanno poco o niente e vogliono capire meglio e in maniera pratica le potenzialità e l’utilità dell’ormai sempre più ampio scenario del Web sociale.

In 96 pagine, quindi, Luigi Centenaro spiega in maniera semplice a cosa serva avere un blog, usare Twitter e fare tutte quelle cazzimme che faccio spesso anch'io sui siti social duepuntozzèro.

La pagina ufficiale della guida, da cui si può anche scaricare il pdf, rilasciato sotto Creative Commons, è questa...have fun :)

lunedì 14 luglio 2008

Il Blogger T-shirt summer contest di Catepol: vota Raibaz!

Catepol ha indetto un contest estivo per la t-shirt più fica e il tenutario del qui presente brog partecipa con uno dei pezzi più pregiati della sua invidiabile collezione, ossia la maglietta "Get the real me, not at myspace".

Se hai voglia di conferirmi del prestigio e magari farmi vincere il contest, sei cortesemente invitato/a a votare per me qui, sapendo che i voti sono aperti fino alla mezzanotte del 16, quindi c'è da sbrigarsi :)

(Un giorno scriverò un post sulla mia collezione di magliette bislacche, è in gestazione già da un po' e aspetta solo di essere finalizzato...)

domenica 13 luglio 2008

X-press 2 - Raise your hands - The greatest hits

Ashley, Rocky e Diesel sono tre produttori che hanno scritto pagine veramente importanti della storia della house inglese; di questi tempi in cui suonare e ascoltare house è estremamente à la page, un greatest hits che faccia da lezione di storia per le nuove leve e da piacevole amarcord per i più anziani capita proprio a fagiuolo.

Quasi tutte le tracce contenute nel primo dei due cd sono state anthem al momento dell'uscita: su tutte svetta, come traccia più famosa di tutti i tempi del trio, la storica collaborazione con David Byrne, "Lazy", che è entrata di diritto nel ristrettissimo novero delle produzioni dichiaratamente danzerecce che riescono a sfondare anche presso il pubblico mainstream, diventando una megahit planetaria, ma non ci vuole una memoria storica esagerata per aver sentito almeno una volta nella vita tracce come "Muzikizum" o "Smoke machine" e per vedere la lampadina che si accende risentendole ora.

La cosa che lascia piacevolmente sorpresi di questo greatest hits, tuttavia, è la scoperta di come la stragrande maggioranza delle tracce siano invecchiate benissimo: non solo le tracce già citate, ma anche altre perle storiche come "Muzik xpress" o "AC/DC" si incastrano alla perfezione in mezzo ai dischi neohouse recenti, e non a caso sono ricomparse nelle borse dei top dj capitani del revival house come Luciano o gli RPR, oltre che nella borsa del sottoscritto :)

Come se un palmares così invidiabile non fosse abbastanza, poi, i tre inglesotti danno prova di essere ancora in grado di sfornare tracce valide: "Kill 100", dell'anno scorso, ne è un ottimo esempio, nonostante la versione originale sia stata praticamente oscurata da quel capolavoro che è il remix di Carl Craig (ma c'è anche una versione dei Lost heroes che a mio avviso vale più delle altre due, unendo il meglio delle altre versioni ad atmosfere latine alla Villalobos), ma anche l'inedito, ovviamente presente come in ogni greatest hits che si rispetti, è validissimo.

Tenendo fede alla tradizione che li vede collaborare con vocalist d'eccezione come il già citato David Byrne, per la traccia di quest'anno hanno tirato in mezzo uno degli artisti universalmente accreditati tra gli inventori del movimento legato alla musica elettronica da ballo, Afrika Bambaataa: a voler essere onesti, "Fire" è una spanna sotto le altre tracce, ma c'è da scommettere che una produzione pubblicata come "X-press 2 feat. Afrika Bambaataa" diventerà automaticamente una hit.

Ad ogni modo, questo "Raise your hands" vale assolutamente l'acquisto, non solo per la lezione di storia contenuta nel primo cd, ma anche per l'ottimo secondo cd di remix :)

Tracklist:
CD1
1.Lazy
2. London Xpress
3. Smoke Machine
4. Kill 100
5. AC/DC
6. Muzikizum
7. Give It
8. Muzik Xpress
9. Rock 2 House
10. Fire
11. Witchi Tai To
CD2
1. Lazy (Freeform Five Remix)
2. Kill100 (Carl Craig Remix)
3. Supsasong (Soul Mekanik Remix)
4. Call That Love (Radioslave Remix)
5. Muzikizum (Superchumbo Remix)
6. Give It (Switch Remix)
7. Lazy (Norman Cook Remix)
8. Don’t Make Me Wait (Diesel Remix)
9. Enjoy The Ride (Ashley Beedle Remix)
10. Fatboy Slim - Star 69 (X-Press 2 Remix)
11. Missy Elliot - We Run This (X-Press 2 Remix)
12. Nitzer Ebb - Join In The Chant (X-Press 2 Remix)
13. Kelis - Milkshake (X-Press 2 Remix)

venerdì 11 luglio 2008

Domini di un certo livello

Appena finito di dire che sono fan di Google, e mi ero scordato di dire che ieri mi son comprato tramite loro e Godaddy il dominio www.raibaz.com, sul quale ho prontamente spostato il blog, che per 3 mesi dovrebbe essere accessibile sia all'indirizzo nuovo che a quello vecchio (http://raibaz.blogspot.com).

Al momento c'è caso che dia un po' di puttanaio intanto che si assesta il tutto, per cui se doveste avere qualche problema ad accedere a questo brog vi chiedo cortesemente di pazientare, stiamo lavorando per avere un dominio enormemente più scenografico :)

Oltretutto, se siete persone sensate e leggete questo brog via RSS, feedburner dovrebbe pensare a tutto quanto e non farvi accorgere di niente.

Passato questo periodo di assestamento, aspettatevi un post in cui racconto a dovere per filo e per segno tutte le cazzimme che Google Apps mette a disposizione, tipo ovviamente le mail @raibaz.com basate su gmail, il calendar, i docs e la igoogle per gli utenti registrati su raibaz.com, oltre a google sites per fare i siti di una intranet aziendale...non che me ne faccia moltissimo, per ora, ma a 10 dollari all'anno è veramente grasso che cola.

Adesso vediamo se riesco a far andare anche Google Analytics col dominio nuovo...

Googlemania

Splendida presentazione dei Googlisti che riassume un po' tutto quello che Google significa sia in termini di servizi che di filosofia: molte cose sono note (o almeno, lo sono a me che sono loro fan), ma fa sempre comodo vederle tutte assieme e ben presentate :)

Era ora di registrare un promo mix

Negli ultimi tempi, complice il cambio di lavoro, non ho avuto praticamente mai tempo di suonare un po' a dovere; il 21 giugno alla festa della musica ho fatto un set un po' così così, praticamente senza ascoltatori, e da lì non ho mai avuto un paio d'ore libere per fare un set decoroso.

La notizia è che finalmente l'altra sera ho trovato il tempo :)

Il risultato dice:

Adam Marshall - Chrod Training (Mike Shannon Rmx) (Kuji)
Stimming - Madeleine (Diynamic)
Dj Rolando - Jaguar (Sebastien Leger Rmx) (Mistakes)
AN-2 - Road through the rain (Was not was)
Nake Sharco - Python Cowgirls (Nacho Marco rmx) (Was not was)
Joris Voorn - (Rejected bling bling rmx) (Green)
Situation two - Way2Tite (Rip)
Luna City Express - Seven (Moon harbour)
St. Germain - Rose rouge (Tak-su & Rhadoo & Luciano rmx) (Freebase)
Masomenos - Le poulet ep (Welcome to masomenos)
The field - Sun & Ice (Kompakt)
Sven Uk & Andomat 3000 - Mores (Platzhirsch)
Tale of us - Sunset at dawn (Not on label)
Mirco Violi - Movida (Ali Nasser ce dracu Rmx) (Be chosen)
Minimono - House in the house (Loveletters from Oslo)
Ralph Sliwinski - Resilience ep (Below)
Paperclip people - Throw (Planet E)
Martinez - Retrospective ep (3rd Eye)
Beanfield - Tides (Ripperton rmx) (Compost)
Jay shepherd - Compost black label #34 (Compost)
Laurent Garnier - The man with the red face (Mark Knight rmx)
Inner City - Good life (Virgin)
Luciano & Serafin - Funk Excursion (Cadenza)
Mikael Stavostrand - Q fresa (Andomat 3000 rmx) (Sushitech)
Mikael Stavostrand - Housedays (Sushitech)
Marlow & Dehlia - Movin (Mathias Tanzmann rmx) (Moon Harbour)
James Holden - A break in the clouds (Border Community)

In pratica, 2 ore secche di house piuttosto lenta, non esageratamente carica ma nemmeno loffa, l'ideale da portarsi in giro in vacanza.

Edit: finalmente sono riuscito a uploadare il mixato su beatbank.it, per cui ora il link da cui scaricarlo è questo :)

giovedì 10 luglio 2008

I film dello Studio Ghibli al cinema

La notizia di ieri è l'accordo tra lo Studio Ghibli e la Lucky Red per la distribuzione in Italia di tutti i film di Hayao Miyazaki.

Esauriti i commenti di stampo "era ora", visto che il Leone d'oro alla carriera a Venezia Miyazaki l'ha preso nel 2005 e l'Oscar per "la città incantata" l'ha vinto addirittura nel 2001, si può esultare duro fino a mattina.

Nonostante abbia già visto gli ultimi, sono ansioso di rivederli per via del nuovo adattamento che dovrebbe tradurre i dialoghi direttamente dalla versione originale anzichè dalla traduzione americana, rendendoli così più fedeli, ma soprattutto sono ansioso di vedere il primo film che sarà distribuito, che è uno dei pochi che mi mancano: Tonari no Totoro, aka Il mio vicino Totoro.

Grave lacuna mia, lo ammetto, visto che a detta di molti è il film più rappresentativo del corpus di Miyazaki, uscirà nei cinema italiani il 14 novembre: Silvia può considerarsi avvisata, non ammetterò scuse e appena uscito andrò a vederlo a ogni costo, anche da solo :)

Di seguito il trailer:



Se dopo Totoro Lucky Red distribuisce anche Porco Rosso, che è l'unico altro film "importante" di Miyazaki che mi manca, sono veramente a posto :)

mercoledì 9 luglio 2008

Giovanni Allevi - La musica in testa

Dopo il post-scandalo che ha rivelato al mondo che quando ci si appassiona a qualcosa in adolescenza, la passione non muore neanche davanti all'evidenza (per dire, io adoro i Daft punk nonostante Human after all perché quando è uscito Homework avevo tipo 13 anni), ecco che torno sul luogo del delitto: l'argomento libri.

Il libro del giorno, nonché l'ultimo che ho letto, è l'autobiografia di Allevi:


(Che tra l'altro, sarà stato qualche anno che non leggevo due libri di autori italiani di fila)

Partiamo dalla conclusione: Allevi è un geek nel senso originale del termine, ossia è uno che ha una passione cosi forte e totalizzante che non riesce a pensare ad altro e che quindi influenza pesantemente il suo carattere e la sua vita di relazione...lui poi è uno di quei fortunati che con la propria passione non solo ci campano, ma ci diventano pure famosi, per cui merita stima.

Come tutti i geek famosi e di successo, però, attira gli insulti degli altri geek: lui più volte nel libro parla della pessima accoglienza che gli riserva(va)no i parrucconi accademici a cui dà fastidio il suo modo di ibridare musica classica, jazz e pop, ma io stesso ho sentito gente disprezzarlo perché fa musica troppo facile, con l'atteggiamento schifato di chi ascolta tipo folk kazako suonato in 7/8 contaminato coi violini del sudan e schifa qualunque cosa che si riesca ad ascoltare per più di un minuto senza desiderare di guardare marzullo pur di scappare.

Morale, Allevi ha la grave colpa di aver portato all'attenzione delle masse entità dimenticate o relegate dall'immaginario collettivo nel mondo dei vecchi, tipo il pianoforte o il compositore diplomato al conservatorio, o il concerto in un teatro con la gente seduta, per di più usando come veicolo della musica leggera nel senso etimologico del termine...gravissimo, eh?

Oltretutto, per via di questa sua geekiness esagerata e conseguente timidezza ai limiti del patologico, mi è istintivamente simpatico: mi dà l'idea di quel tipo che magari incontri spesso e con cui non vai mai oltre la conversazione di circostanza, ma che poi appena gli parli di musica si illumina d'immenso e ti attacca una pezza infinita...ok, ammetto che in questo provo dell'empatia nei suoi confronti.

Con un carattere così e una carriera così, era naturale che la sua autobiografia fosse anche la biografia del suo rapporto con la musica: essendo un personaggio pop, però, molti tecnicismi vengono tralasciati e il fulcro del libro, oltre a una serie di aneddoti divertenti su 'come Giovanni Allevi è diventato Giovanni Allevi', è il modo in cui la musica, che Allevi considera un'entità dotata di vita propria, entra quotidianamente nella sua vita e nella sua testa senza che lui faccia alcunché.

Così, nel libro, racconta di come, se gli appaiono in mente due o tre note mentre fa la spesa al supermercato, queste assorbono completamente tutti i suoi pensieri rendendolo una sorta di zombie che, automaticamente, paga la spesa e torna a casa di corsa per scavare come un archeologo attorno a quelle due o tre note e portare allo scoperto il resto della composizione, che esiste già e ha solo bisogno di essere trascritto.

Molto del libro, particolarmente gli aneddoti, è bello romanzato e vorrebbe far apparire Allevi come il miglior musicista italiano in circolazione, o almeno il miglior pianista, oltre che l'unico vero cultore della musica in un mondo di ignoranti, ma da un'autobiografia alla fine ci può anche stare: comunque, la mia idea di come sia veramente Allevi, più che dal libro, è stata forgiata dalla parodia di mai dire martedì, che mi sa di più vero del vero:



Se Allevi dal vero fa ridere anche solo un decimo di questo, non si può non volergli bene :)

lunedì 7 luglio 2008

Il massimo del relax

Data la caldanza imperante degli ultimi tempi, ultimamente cerco di passare i weekend impegnandomi in attività acquatiche.

Qualche settimana fa sono stato a villa Litta, che è una via di mezzo tra una villa rinascimentale e Gardaland, ma sabato scorso mi sono davvero superato: sono stato qui:


Luogo: parco termale di Villa dei cedri, Colà di Lazise (VR).

In pratica è un megaparco, davvero gigantesco e pieno di alberi secolari e rari, soprattutto i cedri del titolo ma anche pioppi, palme, cipressi e chi più ne ha più ne metta: la vera attrattiva del parco, però, sono i due laghi termali a 37 °C, roba che all'inizio metti il piedino nell'acqua e dici "minze, scotta", poi ci entri dentro, ti acclimati nel giro di mezzo secondo e, stando nell'acqua calda fino alle spalle, ti refrigeri di gusto.

Il bello poi è che disseminati per entrambi i laghi ci sono idromassaggi assortiti, spruzzini più o meno larghi e più o meno potenti che ti solleticano & massaggiano, vaschini di acqua ancora più calda, fino a 39 °C, megageyser d'acqua gelata e pure una grotta con idromassaggi dappertutto, in cui ti siedi e contempli le rocce mentre ti fai massaggiare dall'acqua termale...i miei personali highlights sono l'idromassaggio a 39 °C con conseguente tuffo nell'acqua a 37 e sensazione di frescura assoluta e, soprattutto, la permanenza sotto il geyser freddo: la combo acqua calda giu - acqua fredda su è roba veramente esagerata, con l'unica pecca che il geyser è bello alto e l'acqua che cade dopo un po' fa male alla testa, soprattutto a chi come me non ha la protezione dei capelli.

Non è tutto: aggiungendo qualche eurino, dal parco si può andare anche alla piscina, sempre termale e sempre a 37°C, che è un vero e proprio tripudio di idromassaggi in ogni direzione e con ogni intensità possibile e che, nottetempo, viene illuminata e diventa così:



La piscina chiude a mezzanotte e mezza, per cui usciti da qui si fa ancora a tempo a fare un altro giro nel lago che rimane aperto fino alle 2, e che nottetempo, illuminato più no che si è veramente il massimo della suggestione: venticello, fa quasi freschino, e in acqua invece fa un bel calduccio e ci si rilassa veramente da dio.

Come se non bastasse, ci si arriva in un'ora e uno sputo da Milano e l'accesso solo al lago costa relativamente poco (19 euro) rispetto a quello che offre: promosso con lode e sicura meta di un ritorno a breve.

Se poi uno è veramente ricco e vuole concedersi anche del lusso, ci sono anche gli appartamenti in loco, con tanto di vasca idromassaggio termale inclusa, in cui pernottare...alla modica cifra di 240 euro a notte, che non è proprio poca roba, ma è veramente un pregio assoluto :)

domenica 6 luglio 2008

Regali che contano

Fatto noto: fare un regalo non è mica così banale e dice un sacco su quello che pensi del destinatario.

Dice quanto il mittente aveva voglia di sbattersi a cercare qualcosa per te che lo ricevi e quanto il mittente ti conosca bene e sappia interpretare i tuoi gusti.

Ora, regalare un disco a un dj può sembrare una stronzata, visto che ne ha tanti, eppure ci sono poche cose al mondo che ci fa più piacere ricevere, perchè nella propria collezione ogni disco è associato a uno o più ricordi, e un disco regalato ne ha sicuramente di positivi.

Tra i dischi regalati che conservo con più affetto ci sono una copia di Higher state of consciousness di Wink, regalata (e firmata) da Etoy la sera del nostro primissimo party al Cantiere, praticamente la sera in cui è nato Beatbank e il primo disco di Naph, pure quello firmato, con tanto di dedica, ma soprattutto, fino a ieri, c'era questo:


Non c'entra assolutamente un cazzo con quello che suono, ma lo considero uno dei pezzi più pregiati della mia collezione, sia perchè è effettivamente un capolavoro che perchè è un souvenir di un viaggio a Londra di Silvia, il che, come detto, gli conferisce un valore ulteriore oltre a quello musicale e collezionistico.

Fino a ieri era lui il disco col maggior valore affettivo sui miei scaffali, ma da ieri è stato soppiantato da lui:


Dicevo che un regalo dice molto su chi lo fa: se qualcuno si sbatte a cercare delle copie intatte di un disco di 20 anni fa e non ne trova solo una, ma ne cerca pure un'altra perchè la prima non è perfetta, e poi ne cerca pure una terza perchè è un'altra versione con dietro un remix di Big Fun, beh...io non ho veramente parole, ecco.

(Che poi venerdì vado a sentirlo, Saunderson, e almeno una copia me la faccio firmare, così raggiungo il massimo possibile immaginabile del valore affettivo :))

sabato 5 luglio 2008

Sulle atroci tariffe degli operatori per l'iPhone

Ci sono casi in cui hai in mente tutto quello che vorresti scrivere per commentare la notizia del giorno, poi leggi che qualcuno ha già scritto esattamente quello che pensavi e ti risparmi la fatica.

A sto giro tocca a Suzukimaruti, di cui sottoscrivo in pieno ogni parola, che però ha scritto un post veramente lunghissimo, per cui provo a farne un breve riassunto qui.

Il senso del discorso è veramente semplice: Vodafone e Tim hanno annunciato le tariffe che praticheranno per gli abbonamenti con iPhone in comodato d'uso.

Queste tariffe sono più alte rispetto agli abbonamenti equivalenti con degli altri telefoni (come evidenzia lo schemino riassuntivo di Suzukimaruti stesso).

Ora, visto che pare abbastanza improbabile che il traffico generato dagli iPhone costi agli operatori più di quello generato dagli altri telefoni, il motivo di questo sovrapprezzo è assolutamente evidente: il target a cui punta il cartello (perchè di cartello si tratta) Tim-Vodafone-Apple è il fanboy Apple che già ho schifato varie volte su questo stesso blog, disposto a pagare qualunque cifra pur di avere l'ennesimo gadget ubercoolische con la mela e usarlo per chiamare la mamma e mandare sms alle tipe, e in quanto fanboy va spremuto.

Hai voglia a far notare, come fa Suzukimaruti, che a conti fatti conviene - e non poco - comprare un iPhone unlocked con investimento iniziale di 569€ e montarci sopra un abbonamento da telefono standard: il fanboy, per etimologia stessa, è un pischello, e 569€ da spendere al volo non li ha nè ha la pazienza necessaria ad aspettare Natale per farsi regalare il gadgettino dai genitori, per cui è giusto e sacrosanto che venga impalato con tanto di sabbia dal cartello.

Tra l'altro, la vera malvagità del cartello è evidente anche nella scelta della data di lancio: come ci arrivo io a capire che il target è il pischello, ci arriva evidentemente anche la perfida triade...e settembre è un momento ideale, data l'equidistanza da Natale e dalla fine della stagione di studi, per disincentivare un regalo oneshot da parte dei genitori e indirizzare la clientela verso l'abbonamento-truffa.

La conclusione a cui arriva Suzukimaruti è la stessa mia: chi compra un iPhone si fa fregare, e visto che la cosa è abbastanza evidente, se lo merita.

La cosa peggiore di questo atteggiamento del cartello, è che in tutto ciò il ruolo dei cattivi, per l'utente medio italiano, ce l'hanno Tim e Vodafone, mentre Apple, da sempre venerata in maniera religiosa, non ha nessuna colpa...chissà però a chi vanno i 20€/mese di sovrapprezzo per gli abbonamenti iPhone? Probabilmente a quelli che vendono l'iPhone agli operatori solo con politiche di revenue sharing, ma a cui tutto il mondo deve essere infinitamente grato a vita perchè ci ha regalato dei computer che "non si piantano" e una serie di costosi soprammobili abilmente cammuffati da gadget tecnologici per casalinghe di Voghera.

Anche a me, come a Suzukimaruti, basta e avanza il Blackberry, per cui anche se le tariffe fossero state competitive non avrei comprato l'iPhone che comunque, per l'uso che ne faccio io, dai Blackberry prende una pista e mezza (visto che non me ne frega un cazzo di vedere le foto che girano quando giro il telefono), ma resta il fatto che chi lo compra si merita la truffa a cui va incontro.

Tra gli altri commenti interessanti, Axell ha un iPhone craccato e riconosce che per comprarlo dal cartello Tim-Vodafone-Wind bisogna essere gonzi e Destynova sposta l'attenzione sulla colossale occasione che un prodotto di massa come l'iPhone avrebbe avuto per introdurre anche in Italia tariffe sensate per il traffico dati in mobilità, occasione prontamente sprecata.

Ma qua siamo in Italia, e ci piace chiacchierare, per cui il traffico dati è roba di nicchia rispetto a quello voce e sms, e quindi se lo vuoi lo strapaghi.

venerdì 4 luglio 2008

Quelle cose che fanno divertire noi nerd

Friendfeed, essendo duepuntozzèro, ha ovviamente il proprio feed che raccoglie tutto quello che pubblichi sui servizi che aggreghi con Friendfeed.

I servizi che aggreghi parlano con Friendfeed tramite un feed.

Se ai feed dei servizi che aggreghi aggiungi quello di Friendfeed, divertimento: ogni volta che pubblichi qualcosa, Friendfeed aggiunge un'entry al suo feed.

Friendfeed, che si sta aggregando da solo, si accorge che hai aggiunto un'entry a uno dei feed che aggrega, e quindi aggiunge un'entry al suo feed.

Ricorsione infinita, per la gioia di chi è iscritto al tuo Friendfeed.

(Noi nerd ci divertiamo veramente con poco, eh).

Breaking news

Come avevo detto qualche giorno addietro, stasera avrei dovuto suonare a Le Jardin assieme a Xpansul.

Se non che, in pieno stile italiano, nell'organizzazione del party sono coinvolti Nmila staff, e giustamente ognuno reclama dello spazio in console, così noi come Beatbank abbiamo tipo tre quarti d'ora in tre.

Dato che alla festa della musica, per lo stesso motivo e per una serie di coincidenze del tutto impreviste e imprevedibili, io ho suonato poco meno di un'ora e Naph e Carlo invece mezz'ora in due, ho spontaneamente deciso di lasciare a casa la borsa dei dischi.

Sarò comunque presente, sia per sentire Naph, Carlo e Xpansul (oltre agli altri, tipo Converso e gli Electricalz) che meritano molto, sia perchè ho proprio bisogno di una serata all'aperto con della buona musica, per cui ci vediamo lì :)

giovedì 3 luglio 2008

Friendfeed: prime impressioni

Qualche giorno fa mi son creato un account sul servizio più hyped di questi ultimi giorni, Friendfeed.

In poche parole, è un servizio che consente di riunire in un unico, macrofeed, tutti i feed rss che riguardano ogni utente: un feed di Friendfeed, quindi, può contenere:
  • Blog
  • Tumblr
  • Status message di GTalk
  • Shared items di GReader
  • Twitter
  • Flickr
  • Linkedin
  • Wishlist di Amazon
  • Playlist di last.fm
Il claim del progetto è qualcosa tipo "if it has a feed, it can be friendfeeded", per cui, almeno in teoria, è possibile inserire nel proprio feed di friendfeed quasi qualunque cosa (anche se in realtà ieri leggevo che tipo Anobii dà problemi).

Lo scopo del gioco, quindi, è avere in una botta sola tutte le attività online delle persone al cui feed ci si è subscribati: oltre a ciò, Friendfeed ha anche un suo sistema di commenti interno che consente di commentare direttamente in loco gli item pubblicati dai propri amici e, volendo, di far apparire il commento anche sul servizio interessato (ma solo su alcuni, tipo Twitter, che permette di far apparire il commento come @reply).

Devo ancora capire, onestamente, se la possibilità di avere tutte le attività online dei propri contatti riunite in un posto solo semplifichi la vita oppure aggiunga solo del rumore di fondo (per dire, a me degli status di GTalk generalmente non frega un cazzo); devo ammettere però che, nel giro di qualche ora da quando ho iniziato a seguire attivamente il mio Friendfeed ho appreso, come usanza comune della rete in nettissimo anticipo rispetto alle fonti ufficiali, una notizia importante come quella della liberazione di Ingrid Betancourt (btw: olè!).

Stamattina, invece, sempre grazie a FF, ho scoperto un link veramente esilarante, per cui per ora la mia esperienza è assolutamente positiva, anche grazie all'ottimo gadget per iGoogle, sviluppato internamente a FF stesso e che offre tutto quello che serve, nulla di più e nulla di meno, per usare in maniera appropriata il servizio.

Consigliato, quindi :)

mercoledì 2 luglio 2008

Francesco Gungui - Nel catalogo c'è tutto. Per chi va o torna a vivere da solo

In ogni liceo che si rispetti, non può mancare l'impegnato.

L'impegnato è una delle figure più popolari della scuola.

Perché quando c'è assemblea d'istituto, è lui che parla.

Perché quando c'è manifestazione è fuori da scuola che arringa le folle e quando c'è occupazione è uno di quelli che l'hanno organizzata.

Perché è candidato rappresentante d'istituto e ovviamente vince le elezioni grazie a discorsi noiosissimi e sinistrorsissimi sulla globalizzazione, la sinistra storica, i ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri e la carta igienica nei bagni.

Nei licei normali, questi figuri si trovano un lavoro esattamente come gli altri, magari con un po' più di fatica perché, spinti dall'impegno politico, si sono iscritti a sociologia.

Io - momento spocchia - non ho fatto un liceo normale, ho fatto il liceo della zanzara e dell'allagamento, quello dove vanno gli pseudogiornalisti di studio aperto a intervistare gli studenti l'ultimo giorno di scuola e dopo le prove della maturita.

Ai tempi dei miei genitori, l'opportunità di carriera più probabile per un impegnato uscito dal Parini erano le brigate rosse, mentre al giorno d'oggi pare che l'indirizzo migliore sia il caso editoriale.

Qualche anno fa, mio padre mi mostra un articolo di panorama, con foto in cui riconosco uno studente impegnato di un paio d'anni più vecchio di me, che parla appunto di un brillante esordio da scrittore, con un manuale di cucina per single: all'epoca non avevo ancora in mente di andare a vivere da solo, per cui archivio la notizia come 'orgoglio pariniano' e passo oltre.

Se non che, il ragazzo pare avere davvero del talento, per cui dopo l'esordio scrive un altro libro (che poi scoprirò essere altri tre), il cui titolo colpisce Silvia per via della mia imminente situazione di solovivente e che quindi mi viene prontamente regalato:


Finito di leggere stamattina in metro, devo dire che in effetti merita molto.

Sarà perchè siamo quasi coetanei e la situazione lavorativa descritta è abbastanza simile alla mia, fatto sta che mi riconosco in molte delle situazioni e degli aneddoti del libro, vuoi per averle sperimentate in prima persona o perchè sono capitate a qualche amico, per cui posso far tesoro degli insegnamenti relativi a tutto quello che non mi è ancora capitato, tipo quelli di balconaggio (il giardinaggio da balcone) o quelli sulla spesa al supermercato.

Al di là del contenuto, particolarmente interessante per me visto che mi tocca da vicino, lo stile è quello che ti aspetteresti da uno uscito dal miglior liceo classico di Milano (e vai di modestia): scorrevolissimo, dinamico, ggiovane senza essere sciatto, articolato ma senza essere troppo ampolloso.

Tra l'altro, girellando sul suo blog, ho scoperto che gli altri libri che ha scritto non sono più manuali ma romanzi, per cui magari me li compro per vedere come se la cava...intanto, questo è un acquisto consigliato non solo a chi come me sta per andare a vivere da solo, ma un po' a tutti, grandi e piccini, perchè è comunque molto divertente :)