domenica 30 novembre 2008

Neanche il tempo di dirlo

In un commento al post sull'album dei Prodigy ho affermato di aspettarmi a breve un ritorno di Fatboy Slim, nell'ottica del revival degli anni 90 ormai definitivamente arrivato.

Tempo un paio di giorni e ResidentAdvisor mi dà ragione: il 3 febbraio, il giorno dopo il mio compleanno, uscirà "I think we're gonna need a bigger boat", nuovo album di Norman Cook col suo nuovo alias, Brighton Port Authority, esattamente dieci anni dopo Palookaville.

La figata dell'album è che ci sono un sacco di featuring altisonanti, tipo David Byrne, Dizzee Rascal e Iggy Pop, ma anche un sacco di partecipazioni importanti della scena da club, tipo Ashley Beedle e Justin Robertson, che fanno sperare benissimo sia per il potenziale da hit dell'album che per quello da dancefloor :)

Tracklist:

01. He's Frank (ft. Iggy Pop)
02. Dirty Sheets (ft. Pete York)
03. Jumps the Fence (ft. Conan)
04. Should I Stay or Should I Blow (ft. Ashley Beedle)
05. Island (ft. Justin Robertson)
06. Local Town (ft. Jamie T)
07. Seattle (ft. Emmy the Great)
08. Spade (ft. Martha Wainwright)
09. Superman (ft. Simon Thornton)
10. Superlover (ft. Thom Gandey)
11. Toe Jam (ft. David Byrne and Dizzee Rascal)
12. So It Goes (ft. Olly Hite)

Vedremo se il Big beat è pronto a tornare con il suo esponente più famoso o se l'ex bassista degli Housemartins ha deciso di prendere strade nuove :)

sabato 29 novembre 2008

Report: Laurent Garnier @ Magazzini Generali, 29/11/08

Due settimane fa, dopo quasi due anni di assenza, ho rimesso piede ai magazzini per un party di venerdì: c'era Marco Carola, protagonista di un set di una noia mortale, c'era troppa gente e ci si muoveva a fatica, ma tutto sommato ho decretato che avrei potuto tornarci per uno dei party più attesi di questa stagione invernale, quello di ieri sera, appunto.

A dir la verità, ieri ho avuto una giornata di merda per cui non ero molto in condizione ed ero tentato di stare a casa, ma fortunatamente ho realizzato che non avrei potuto mancare l'appuntamento con uno dei più grandi geni della musica contemporanea.

Laurent Garnier, alla fine della fiera, non è nient'altro: non è uno che mette due dischi in fila, schiaccia due tasti, togli-la-cassa-metti-la-cassa e tutti a casa, è semplicemente un fottutissimo genio oltre che uno dei migliori dj del mondo, forse addirittura il migliore.

E' un genio perchè in tre ore di set ha preso per mano tutte le persone che c'erano ieri ai magazzini, una per una, e le ha portate dove voleva lui, in un giro in ottovolante lungo tre ore; lo vedi ballare, fare delle facce assurde, lo vedi che si diverte persino più di tutti quelli che gli stanno davanti, ipnotizzati dalle sue magie, eppure vedi che è sempre, comunque, pienamente in controllo di tutto quello che succede, non comanda solo i cdj e il mixer ma comanda anche le emozioni di tutta la pista.

Non è da tutti riuscire a stabilire un legame con la pista, quel legame di cui parla anche Coccoluto nel suo libro , quel momento in cui ti accorgi che hai in pugno tutta la gente che hai davanti e che la puoi portare dove vuoi: se sei bravo, in un set ti capitano due, tre dischi che portano la gente in quel "higher state of consciousness" che dalla console riesci a percepire e che, per "noi", è la massima soddisfazione possibile.

Laurent Garnier è uno che ti porta in questo stato coi primi due dischi e ti ci tiene per le tre ore successive.

Quando Laurent Garnier suona, se Laurent Garnier decide che la pista salta, la pista salta; se decide che la pista piange, la pista piange; se decide che la pista ride, la pista ride; e la cosa più incredibile è che in tre ore, lui decide tutte queste cose senza soluzione di continuità.

E' così che ieri è partito suonando deep techno dal fortissimo sapore oldschool, seguendo un continuo crescendo che ha reso la situazione più techno che deep, ma sempre con la classe di quello che ti guarda dall'alto in basso e ti dice "a regazzì, io suonavo techno che tu ancora non eri nato" e che fa sì che noi comuni mortali lo si possa solo guardare, ammirati, mentre si diverte come un bambino al parco giochi che noi si salti con lui, perchè alla fine non vorrai mica star fermo con tutto sto ben di dio musicale che sta sfoderando.

E il crescendo continua, Lorenzo si prende cura del pubblico femminile mantenendo sempre il livello di funkettonaggine piuttosto elevato e, ovviamente, evitando le maranzate, ma siamo su un ottovolante, per cui appena ti giri un attimo Lorenzo ha cambiato radicalmente genere senza che tu te ne accorga: ti distrae con una melodia, poi però attenzione! appare una 303 dal nulla e pimpumpam ecco che siamo a Londra, ad un party acid.

Giusto il tempo di due acidate e Lorenzo decide che è ora di far venire giu lo stadio con una giocata da campione: mette a sedere gli ultimi difensori, quei due o tre che ancora non si stavano strappando i capelli e arrampicandosi sul soffitto, e insacca il remix di Mark Knight di The man with the red face, questo, per intenderci:



(Che poi, parliamone: io se fossi Mark Knight e sapessi che Garnier anzichè suonare il suo original suona il mio remix potrei pure andare in pensione contento, eh)

Quando la folla riconosce il lead (e mi ha stupito vedere quanta gente l'abbia riconosciuto, a Milano), è davvero finita, non ce n'è più per nessuno: è arrivato quel momento in cui, definitivamente, Lorenzo potrebbe anche mettersi a suonare i dischi di Califano e la gente lo seguirebbe lo stesso.

Ma stiamo parlando di Laurent Garnier, mica di un Gino Salamella qualunque: il manovratore dell'ottovolante non vuole che sudiamo troppo, che fuori fa freddo e poi ci ammaliamo, e decide che dopo il massimo del fomento raggiunto con la faccia rossa (io ho perso la voce, cazzo!) ci fa tirare un attimo il fiato, e sfodera dei bonghettini di VERA HOUSE, come diceva un mio amico, che tanto piacciono alle donzelle...ma non basta: giro della morte sull'ottovolante e la bonghetteria si trasforma in una ritmica spezzata, la vera house prende la piega più jazzeggiante possibile e ci troviamo teletrasportati a un aperitivo in spiaggia al tramonto.

Io, notoriamente, non mi drogo e ormai non bevo quasi più, fatto sta che tutto questo è successo nella prima ora e mezza circa di set e, dell'ora successiva, mi ricordo solo che Lorenzo ci ha regalato un altro crescendo, non schiacciando il pedale della techno ma schiacciando quello della melodia, per cui ora delle 5 meno 20 i suoni erano quelli della neotrance più intelligente resi famosi da James Holden e Nathan Fake.

Edit a posteriori: grazie alle domande di Fede, mi sono ricordato che ha suonato anche "I'm waiting for the man" dei Velvet Underground, che nella confusione mentale della gioia massima di oggi avevo dimenticato ma che ieri sera ha fatto scompiglio :)

Mancherebbero - in teoria - 20 minuti alla chiusura, Lorenzo decide che è ora di un finale pirotecnico e ci riporta a houselandia, tra le trombette e i vocal femminili ultragay...ma non basta.

Le luci si accendono, la cassa in quattro quarti sparisce per una pausa, Lorenzo fruga un po' nel cappello a cilindro, sfarfuglia un po' di tasti....rullo di tamburi, cambio di metrica, dnb!

E ci godiamo due dischi dnb a luci accese, saltellando di gusto col sorriso da un orecchio all'altro e le lacrime di gioia agli occhi.

"Basta Lorenzo, stasera è stata troppa roba per le mie giovani orecchie, facci andare a casa"

No, lui prende il microfono, dice "One last track" e suona "I feel love" di Donna Summer; io non ho più voce, l'ho persa quando ha messo "The man with the red face", ma canto lo stesso a squarciagola saltando con le ultime forze residue e Lorenzo capisce che l'ha fatta grossa, che non può mandarci a casa così perchè siamo ancora troppo carichi e ci regala ancora due dischi, sempre di disco vecchissimo stampo, per poi mandarci a dormire felici.

Felici per un set clamoroso di un grandissimo musicista, ma felici anche per aver riscoperto i magazzini, che forse si sono un po' ripresi dall'atroce sbandata degli anni passati e che magari potrò tornare a frequentare un po' più assiduamente, ovviamente evitando i party marrungia che ancora ci sono, tipo quello degli AOL con Loco Dice di settimana prossima.

Nota: in questo post, che pure mi è venuto abbastanza lungo, ho parlato volutamente solo della selezione di Garnier: la descrizione dei suoi balletti, delle sue facce ridicole e del suo costituire uno show nello show richiederebbe un post a parte, come pure la descrizione della sua tecnica allucinante fatta solo di mixer e cdj anzichè di mille giocattolini tipo il pedale del delay che va tanto di moda ultimamente tra i superstar djs...per sapere di tutte queste altre cose che Garnier aggiunge a una selezione da migliore del mondo, l'unica è andare a vederlo, perchè tanto vale sempre comunque più dei soldi del biglietto.

giovedì 27 novembre 2008

Let's go mainstream: Activision annuncia Dj Hero

I tempi cambiano, il vero ggiòvane non vuole più diventare un guitarrista; ormai la guitarra la suonano solo gli anziani, il vero ggiòvane vuole diventare un diggèi come quelli veri, quelli che spaccano, quelli che suonano alla cerimonia di apertura delle olimpiadi di Atene e hanno un sacco di fighe attorno, come lui:

Ecco quindi che per quanto divertente possa essere, un gioco come Guitar Hero, con la sua playlist risalente agli anni 30, attrae l'attenzione solo dei meno ggiòvani, mentre i ggiòvani fighi, quelli che per natale hanno chiesto la play ai genitori per giocare a pro evoluscion e a gta che si ammazzano le puttane, finalmente potranno giocare anche a.....rullo di tamburi.....
DJ HERO.
Ovviamente sponsorizzato dal pappone della foto precedente (Tiesto, per i due o tre che non lo conoscono), che è evidentemente il dj più famoso del mondo a dispetto del fatto che suona merda da quasi 10 anni e che da quasi 10 anni il suo genere è morto e sepolto, è l'emblema definitivo del fatto che ormai il modello da seguire per i ggiòvani, la rockstar del nuovo millennio, non è più Jimi Hendrix o Noel Gallagher, ma il diggèi.
Constatazioni sociologiche a parte, il dilemma che mi viene è: ma quale cazzo di ggiòvane si compra sto diggèi hiro, quando software infinitamente più professionali come Traktor o Virtual dj sono di facile reperimento, aggratise, presso ibridi cavallo-asina o presso fiumi di bit?

Ancora, tra l'altro, non è dato sapere come funzionerà in dettaglio il giuochino, ma tanto per dirne una: Guitar hero consente di suonare solo i brani inclusi nel dvd del gioco, o al massimo quelle poche dozzine acquistabili sul playstation store o su live arcade...sarebbe a dire che l'apprendista diggèi Dj hero-munito potrà fare set solo con le (esageriamo) 50-60 tracce messe a disposizione da Activision?

Stiamo scherzando?

Tempo di longevità previsto: 20 minuti, per un cazzodio che realisticamente andrà via a non meno di 80-90 euro, quando i suddetti Traktor e Virtual dj, aggratise o al massimo a un prezzo equivalente se proprio vuoi fare l'onesto, ti consentono di suonare TUTTI gli mp3 del mondo?

Ammesso che sia una scelta sensata e non una cagata (cosa su cui sono ancora dubbioso), la scelta di sviluppare un gioco come Dj hero richiede di pensare l'applicazione in maniera profondamente diversa rispetto a Guitar hero, per cui spero vivamente che Activision non si limiti a cambiare il controller e riproporre lo stesso gioco, altrimenti c'è veramente il rischio che la categoria dei dj riceva l'ennesima palata di merda addosso, come se ce ne fosse ancora bisogno :)

mercoledì 26 novembre 2008

Il nuovo album dei Prodigy!

Stop the press!

Annunciate data di uscita e tracklist del nuovo, attesissimo album dei Prodigy, intitolato Invaders must die in cantiere da tipo 4 anni e disfatto e rifatto da capo almeno due o tre volte da un Liam Howlett in versione ultraperfezionista.

La data di uscita prevista è il 2 marzo 2009, anche se realisticamente confido che sia reperibile in rete tipo da fine gennaio-primi di febbraio (in tempo per il mio compleanno, tipo), e la tracklist dice:

01. Invaders Must Die
02. Omen
03. Thunder
04. Colours
05. Take Me To The Hospital
06. Warrior's Dance
07. Run With The Wolves
08. Omen Reprise
09. World's On Fire
10. Piranha
11. Stand Up

Sull'album, il solito ResidentAdvisor dice:
If you've heard any of their recent live shows then you'll know to expect a mix of old skool nostalgia and brash punkiness from their forthcoming release, but you might be surprised by the album's closing gambit, "Stand Up," which has been described as "a horn-led sunrise anthem." 
Dove "a horn-led sunrise anthem" è roba che non riesco ad immaginarmi uscire da un album dei Prodigy, per cui sono curiosissimo :)

Come se non bastasse, poi, da domani la title track dell'album sarà scaricabile liberamente dal sito ufficiale dei Prodigy, per cui almeno un pochino di preview i ragazzi ce la concedono...ma comunque "can't wait" lo stesso!

martedì 25 novembre 2008

Captcha bislacchi

Visto che i captcha sono fatti con lettere a caso, statisticamente c'è una possibilità che escano parole di senso compiuto; a sto giro, però, il captcha di blogspot si è superato:

Party Exprezoo questo weekend!

Ok, ok, venerdì c'è Laurent Garnier ai Magazzini, ci sarà mezzo mondo (me compreso, of course), per cui sabato sera le persone normali staranno a casa; le persone fuori dal normale, in realtà, faranno un salto al Sottomarino Giallo, dato che c'è questo:

Dato che Daria è abbastanza sconosciuta, un po' di info:
  • E' svizzera e fa parte della stessa cricca di Quenum, Dachshund, Agnes e Ripperton
  • Dai video su youtube e da quanto mi si dice, pare essere piuttosto figa
  • E' quella che disegna le meravigliose copertine dei Cadenza
Se tutto ciò non dovesse bastare, è comunque un party Exprezoo, quindi vale la pena andarci indipendentemente dall'ospite, per trovare i soliti amici e il solito clima festaiolo :)

venerdì 21 novembre 2008

Exprezoo 008 - Salvatore De Rosa - Mild autumn ep


Ecco che ieri è uscita su Beatport la prima release del catalogo di Exprezoo dal mio ingresso nello staff a cui, anche se in maniera davvero minima, ho partecipato anch'io, fondamentalmente dando un miniparere nel processo di approvazione di due delle quattro tracce dell'ep, e, soprattutto, scrivendo la press release, che vi riporto qui sotto anche perchè sono troppo pigro per tradurla:
Chapter #8 of the Exprezoo catalogue marks a definitive switch in the style of the label from minimal to deep and housey techno, as suggested by the previous and widely acclaimed release by Alexxei'n'Nig, "I'm not afraid".
"Mild autumn", by the fresh talent Salvatore De Rosa, is a set of tracks that sits somewhere in the indefinite space between deep house à la Dessous and the melodic mood that has been influencing most of the latest minimal releases; thus, the title track is a classy piece of laidback dubby techno, while "Cloudy canyon" is definitely the track that will send the crowd to a mental facility when played on early mornings.
To complete the package, "Your eyes are smiling" follows the style of the title track with a more housey feeling, while AC Project's remix for "Cloudy canyon" surrounds the original melody with a techno background.
Siccome siamo un'etichetta che fa le cose a dovere, ci sono pure due tracce intere da sentire, anche se in bassa qualità, su Soundcloud:





La mia preferita è Cloudy canyon, anche se la title track dell'ep merita pure lei :)

giovedì 20 novembre 2008

Sto malissimo



"L'omino focaccia deve necessariamente camminare sui biscotti."

Ho le lacrime :D

mercoledì 19 novembre 2008

Perchè schifo il nu-rave

Normalmente, come ogni persona di buon senso, non guardo MTV; riviste musicali degne di esser lette, qui in itaglia, non ce ne sono e per le radio vale lo stesso discorso, a meno che uno non sia un fan sfegatato di Celentano: va da sè, quindi, che essere informato su che musica vada di moda attualmente mi risulta piuttosto difficile.

Per fortuna c'è Friendfeed , che mostrandomi cosa ascoltano i miei friends su lasteffemme, cosa condividono su gugol rider et similia, mi dà una manina a farmi un'idea, se non altro, almeno dell'umore verso cui si dirigono gli ascoltatori altri da me.

A dirla tutta, non serviva Friendfeed per rendersi conto dell'esplosione del nu-rave nell'ultimo paio d'anni, ma siccome un po' mi scoccia fare la figura dello scassacazzo e commentare con improperi ogni volta che qualcuno si dichiara innamorato di una canzone dei Justice, riassumo in questo post tutte le motivazioni logiche per cui il nu-rave andrebbe bandito dalla faccia della terra.

First things first, vediamo di inquadrare per bene l'argomento del discorso: a sto giro Wikipedia non viene molto in aiuto, visto che dice solo che "New Rave (sometimes labelled Nu Rave or Neu Rave) is a term applied to several types of music that go from fusing elements of electronicrockindie, to technohip houseelectro,breakbeat" ma poi cita giusto un paio di minori come massimi esponenti del genere; morale, tocca definire il genere autonomamente.

La definizione non è banale, anche perchè il filone conta un buon numero di sinonimi: c'è chi lo chiama nu-rave, c'è chi lo chiama fluo, chi lo chiama nu-disco, chi post-disco, chi punk-funk e chissà quanti altri appellativi che al momento mi sfuggono; tanto per capirci, però, oltre ai già citati Justice, mi riferisco a cose di questo genere:






Nel porgere le mie più sentite scuse per aver martoriato le orecchie dei miei lettori con due cagate simili, mi appello al fatto che le due torture qui, rispettivamente di SebastiAn e dei Digitalism, passano per essere tra le meglio cose che il genere può offrire.

Comunque, direi che ci siamo capiti: synthacci distorti che fanno molto schitarramento (e su questo torneremo a breve, tenetelo a mente che è importante), metriche banali, cantati catchy e facili da ricordare e, in generale, un look & feel che cerca di stare a cavallo tra il punk-rock e boh, pleasure from the bass di Tiga, tò.

Ora, chi è già passato di qui sa che ci sono poche cose al mondo che rigetto più dell'electro e ho già motivato altre volte questo mio gusto: fin dalla notte dei tempi, da che per primo qualcuno iniziò a parlare di "techno", il mondo dell'electro, di derivazione EBM e dark, e quello della nascente "technohouse", derivata principalmente (ma non solo) dal funk sono sempre stati in netta contrapposizione, e non è facile immaginare da che parte io stia.

Per la serie "un'immagine vale più di mille parole", abbiamo una diapositiva di gente che ascolta EBM ed è bella incazzata perchè l'EBM è musica da duri:


E di seguito, una diapositiva catturata ad un party "technohouse":


(Nota: la maggior presenza di donne nella seconda foto è assolutamente intenzionale, storicamente le donne rifuggono la musica incazzosa e preferiscono quella più frifri e funkettona, e non vedo come dar loro torto)

Ad ogni modo, questa digressione ha sfociato pesantemente nell'ambito del de gustibus:

Il tuo gusto musicale fa si che tu ti debba vestire come in un film splatter? Pazienza.
Il tuo sogno più grande è sentire un synth distortissimo che assomigli a una sirena dei pompieri perchè il mondo è malvagio e non vuoi dimenticartene? Ok, pas de problem.
Pensi che la musica debba spaccare di brutto e che non ci sia niente al mondo che spacchi più del rumore dell'aspirapolvere? Have fun.

"Ma allora, Raibaz, perchè dici che non devo ascoltare i Justice mentre suonano la grattugia o le tracce in cui i Crookers hanno registrato un citofono che suona per 5 minuti?"

E' presto detto, e ben spiegato con un'altra diapositiva, che questa volta raffigura adepti della scena nu-rave:


Da che mondo è mondo, i ggiòvani che condividono un gusto musicale, per fare più gruppo, si accomunano anche nel gusto al di là della musica, abbracciando tutto ciò che il sociologo della tv chiamerebbe laifstàil e che comprende il modo di vestire, di comportarsi e di considerare fighe alcune cose e schifarne altre: così, chi ascolta hip-hop è facilmente riconoscibile dall'abbigliamento, come chi ascolta Guccini è facilmente riconoscibile in cabina elettorale e chi ascolta emo è facilmente riconoscibile dai tagli sulle braccia.

Queste associazioni però, tanto per usare un termine che fa molto web, sono di solito generate dal basso: nessuno ha mai stabilito ufficialmente che se ti piace l'hip-hop devi indossare pantaloni in grado di contenere te e tutta la tua famiglia fino al decimo grado, o che se ti piacciono i Lost devi smaltarti le unghie di nero, sono convenzioni che sono scaturite in maniera spontanea dalla comunità di appassionati di un genere.

Per il nu-rave, il percorso è stato contrario.

Un giorno, il signor Pig mag, o qualche altra testa pensante di laifstàil equivalente (non so e non voglio sapere chi sia il vero responsabile di tutto questo), ha deciso che era il caso di portare nei club il tipo coi basettoni, gli occhiali grandi, le all star, i jeans neri a sigaretta, la giacca di velluto a costine e il maglione a righe orizzontali: pensa che ti ripensa, studia studia, viene fuori che il ragazzo vorrebbe andare a ballare, ma non gli piacciono le cose che fanno tunz-tunz.

"Ehi ragazzo, dico proprio a te, guarda, ora nei club ci sono le schitarrate!" (che in realtà sono i synthacci distorti di cui sopra)
"Ehi, ragazzo, senti che bella questa canzone, limonarelimonarelimonare, c'è pure il testo, è proprio una cosa innovativa!"

Ecco creato, interamente a tavolino, un fenomeno di costume.

A questo punto, il lettore attento avrà capito da sè che l'appellativo "punk-funk" non è casuale, anzi: così come i Sex Pistols erano dei musicisti costruiti a tavolino da Vivianne Westwood, allo stesso modo i Bloody Beetroots sono come sono non per via del loro gusto personale, ma perchè sono frutto di attenti studi di marketing.

"Ok Raibaz, ho capito che il nu-rave è male perchè non c'è alcun contenuto dietro ma solo il desiderio di un esperto di marketing di vendermi gli occhiali grandi, non posso semplicemente ignorarli?"

No.

Sarebbe facile ignorarli e sperare che spariscano in fretta come il punk, se non fosse che l'esperto di marketing suddetto vende il prodotto come qualcosa che non è, come un'evoluzione del filone techno: lo squallido individuo in maglione a righe e giacca a coste di cui sopra, quindi, si convince che ascolta techno perchè sente minuti su minuti di citofonate, ma non basta.

Peggio ancora, goccia che ha fatto definitivamente traboccare il vaso, un festival onorato e leggendario come l'I love techno, che si chiama I love techno e non "i love grattugia" per un motivo, che ha ospitato nei suoi 11 anni di storia gente tipo i Prodigy, gli Underworld, Laurent Garnier, Derrick May, Dave Clarke e i Kraftwerk, tanto per non fare nomi, quest'anno ospitava..............i Crookers.

Che poi, io non ho nulla contro Phra e Bot eh, anzi, sono anche contento che degli italiani vadano a suonare all'ILT, però sapere che nelle stesse sale in cui suonavano gli Underworld quest'anno echeggiava "limonarelimonarelimonare" mi fa veramente venire male.

Speriamo che la testa pensante che ha ideato tutto ciò decida che c'è qualche altro capo di vestiario da vendere prima possibile e faccia passare di moda sto sfacelo, prima che i 20 e passa anni di storia della techno vengano definitivamente e irrimediabilmente infangati dalle sirene dei pompieri.

Edit postumo: se ancora servisse una prova definitiva di quanto sia fake tutta questa corrente, ecco che appare in rete una diapositiva del tipo dei Justice che fa finta di suonare live, col controller visibilmente spento e staccato dalla corrente:


martedì 18 novembre 2008

Loituma, 2008 style

Sono venuto a conoscenza solo di recente di questa cosa straordinaria, che pare fosse famosissima ma che per qualche oscuro motivo mi ero perso:



Non ho resistito, e ho preso lo spunto per aggiungere l'hook che mancava a un mezzo progetto che avevo in attesa di conclusione; il risultato è ancora in attesa di conclusione perchè ha ancora bisogno di una sistemata, ma è a buon punto, e fa così:



Per me ha dell'evidente potenziale per lo stile alla Luciano-Ricardo-Raresh e non ha niente da invidiare alle varie rallate tipo l'ultimo "La tortuga" :)

Ovviamente feedback e suggerimenti richiesti e molto graditi :)

(Si, lo so che è bassissima, è perchè fino a quando non finisco le tracce le lascio così in modo che i suoni non si impastino troppo e poi dò una botta di gain alla fine)

lunedì 17 novembre 2008

Comprare casa come esercizio zen

Come ho già avuto modo di accennare qui, sono in attesa della consegna della casa nuova in cui trasferirmi a vivere da solo ormai da un po'.

Quello che non sapevo, il giorno che mia madre è venuta da me a dirmi "sai? ti ho comprato casa", era che oltre a una magnifica opportunità di spiccare il volo, di rendermi indipendente, di assumermi finalmente le responsabilità di un vero ometto e blablabla, avrei avuto in omaggio anche un meraviglioso campo d'allenamento per le mie skill zen.

Ma non vorrei saltare a conclusioni troppo affrettate, per cui mi limiterò ad esporre i fatti in rigoroso ordine cronologico.

La notizia dell'acquisto di un nuovo nido per il ggiòvane Raibaz e del suo conseguente spiccare il volo, rendersi indipendente etc. etc., risale all'autunno scorso; come è giusto che fosse, grandi brindisi e festeggiamenti hanno seguito il diffondersi della notizia, fino ad arrivare alla festività natalizia con annessi regali, che ha consentito al parentado di sbizzarrirsi tra pentole, frullatori, coltelli, bicchieri, tazze e anche un meraviglioso vaso di vetro viola alto poco meno di me (è meraviglioso davvero eh, non c'è sarcasmo a sto giro).

Tutta questa mercanzia, dato che casa Raibaz a natale dell'anno scorso era ancora in costruzione, è stata riposta nel garage della mia attuale abitazione, in maniera temporanea e di fortuna, dato che di lì a poco, a giugno per la precisione, casa Raibaz sarebbe stata pronta e tutte le vettovaglie avrebbero trovato il proprio posto nella mia splendida nuova cucina.

L'inverno e la primavera passano in un soffio, e a giugno arriva il primo, fisiologico, ritardo nella consegna, che slitta a settembre; massì, un paio di mesi sono nella norma, non ci si preoccupa, tant'è che ai primi di luglio si compra, in blocco, cucina-armadio-letto-divano, con consegna, appunto, le prime due settimane di settembre.

Si va in vacanza, convinti di trasferirsi nella nuova, meravigliosa abitazione al più tardi all'equinozio, confortati anche dalla rassicurazione del signor cantiere, che dice "al massimo la prima settimana di settembre consegnamo", per cui non ci si fa neanche troppi scrupoli a continuare a comprar dischi che ormai debordano dagli scaffali del microloculo in cui si abita ora, che alcuni si ostinano a chiamare cameretta.

Passa settembre.

Passa ottobre, che "settimana prossima consegnamo", e con lui passa anche il nome di Dio nominato invano varie volte e sempre con a fianco epiteti poco lusinghieri, assieme alle telefonate del tizio dei mobili che ha il magazzino occupato dai miei mobili da due mesi e assieme ad altri ordini di dischi, che ormai sono impilati sul pavimento rendendo quasi impossibile anche la deambulazione nel microloculo suddetto.

Arriva novembre, finalmente si fissa l'appuntamento per la consegna.

"No, non è vero, non è la consegna, le chiavi di casa per poter allacciare luce e gas, imbiancare, mettere i mobili e forse (forse) trasferirtici te le diamo al rogito."

"Ah, e il rogito quand'è?"

"Ah, boh"

Dio ha dovuto comprarsi gli otoprotettori da quanto gli fischiavano le orecchie perchè lo nominavo invano.

Tra una storia e l'altra, si è arrivati a settimana scorsa, in cui, a seguito poleniche, raccomandate, cazzi&mazzi, finalmente sono riuscito a ottenere una chiave di casa mia e i dati per poter fare l'allacciamento della luce, prerequisito indispensabile per l'imbiancatura, che a sua volta è prerequisito indispensabile per tutto il resto.

Tutto è bene quel che finisce bene?

Come no.

La chiave della porta di casa ce l'ho, in via del tutto eccezionale, prima del rogito, grazie alla polenica dei miei genitori col signor costruishi....ma quella del cancello, ovviamente, no, per cui la chiave in mio attuale possesso posso usarla per:

  • Cercare un portachiavi che ci si intoni
  • Occupare dello spazio nel microloculo che attualmente abito, visto che ne ho in abbondanza
  • Nominare il nome di Dio invano (again!) ogni volta che non la vedo per più di due secondi, perchè se la perdo sono cazzi acidi


E basta, direi.

In tutto questo, ovviamente, la data del rogito è sempre nei dintorni dell'indefinito: il signor costruishi la dà per certo a fine novembre, ma direi che è come quando dava per certa la consegna a giugno, per cui attualmente io, dopo un anno e passa che seguo questa storia, che a ogni festa comandata ricevo in regalo qualcosa per una casa in cui sarcazzo quando mi trasferirò, che ogni amico/parente/conoscente/nemico che vedo mi chiede "allora, la casa nuova?", ne ho ufficialmente i coglioni pieni e ho decretato che non vale più la pena di nominare invano il nome del capo di Benedetto XVI a ogni piè sospinto, visto anche che qui la cosa andrà ancora per le lunghe oltre ogni umana sopportazione.

L'unica cosa che posso fare per non farmi venire il fegato troppo marcio è prendere questa vicenda come un allenamento per la mia pazienza, e in effetti resistere senza mettersi a mordere i marciapiedi dal nervoso è roba da monaci buddisti.

mercoledì 12 novembre 2008

Ah, il genio

I video musicali, salvo clamorose eccezioni, sono spesso e volentieri delle "cagate pazzesche" (cit.) in cui succede roba completamente senza senso tanto per mostrare i faccioni degli interpreti delle canzoni in situazioni che facciano un po' di scena, di solito completamente slegate dal contenuto della canzone.

Se però uno è un genio, prende i video e ricanta le canzoni raccontando letteralmente quello che i video stessi raffigurano; da spiegare è un casino, si fa prima a vederli, che soprattutto quello degli A-Ha fa morire dal ridere :)







Chapeau per il signor DustoMcNeato, l'autore delle tre perle, che ha già generato un buon numero di imitazioni su youtube, tutte nettamente inferiori.

martedì 11 novembre 2008

Retrospettiva: Unkle - Never never land (2003)

C'è chi dice che i dischi veramente belli rimangono tali anche sentiti a distanza di anni, e in effetti i dischi invecchiati bene nella mia collezione sono una percentuale ristrettissima, per lo più di artisti "grossi", tipo i Daft Punk, gli Underworld o i Chemical Brothers, gente che non ha indovinato una traccia o un album per sbaglio ma dalla carriera lunga e onorata; di recente ho (ri)scoperto, per l'ennesima volta, un altro di questi album immortali, probabilmente non famoso come Homework, Beaucoup fish o Dig your own hole ma ugualmente bello:

 
Come tutti i grandi capolavori della musica (perchè è di fronte a uno di questi che ci troviamo), è difficile incasellarlo in un solo genere: non è solo trip hop, non è solo uk breaks, non è solo ambient, ma è sulla linea di confine tra questi tre generi e tanto altro.
Di fatto, come tutti gli album pensati bene, non è solo una collezione di tracce ma ha un filo logico perfettamente coerente dall'inizio alla fine, che rende la somma delle tracce infinitamente migliore delle singole parti che la compongono e fa si che l'intero album sia un lungo viaggio, un'unica esperienza organica che rende al meglio se ascoltata con la coscienza spenta.
Per capirci: il momento in cui per me Never never land ha fatto il salto da "bell'album" a "capolavoro supremo" è stato quando l'ho ascoltato in spiaggia, su una sdraio, in dormiveglia: in realtà faccio sempre una gran fatica ad addormentarmi ascoltando musica, perchè finisce che mi concentro su quello che sto sentendo e mi passa il sonno, ma Lavelle e tutti quelli che hanno partecipato all'album sono comunque riusciti, e ci riescono tuttora ogni volta che risento l'album, a portarmi in quello stato di semicoscienza in cui sei sveglio "ma anche no", e quando torni in te hai la sensazione di riemergere da un posto profondissimo, bello sveglio e riposato.
La vera magia di Never never land è che per tutta la durata dell'album non fa altro che sotterrarti sotto una montagna sonora astratta, cupissima e ripetitiva per poi, quando sei ormai rapito nelle profondità del dormiveglia, riportarti a uno stato più vicino alla coscienza con una traccia più aperta, o anche solo con un vocal appena appena sussurrato, come quello che a esattamente metà album, dopo le atmosfere liquidissime e ovattate di "I need something stronger", in un improvviso silenzio, dice "it's just a matter of how you look at it, that's all" per poi far echeggiare, nella partenza della luminosissima e melodica "What are you to me?", la domanda "do you dream?" e poi ancora, esaurito il raggio di luce con la chitarrina acustica, ti ributta addosso una cascata di oscurità con le percussioni dichiaratamente trip-hoppeggianti di Panick attack.

Capolavoro, non c'è nient'altro da aggiungere, la cui portata va ben oltre le tracce più famose e cheesy come "Reign" e soprattutto la hit che ha trainato l'album, quella "In a state" resa grandiosa anche dal remix di un Sasha in grandissimo spolvero, quando ancora non si era perso a suonare electro; se poi l'album da solo non bastasse, c'è la splendida Global Underground numero 26, mixata da Lavelle stesso, che contiene molte tracce dell'album, sia in versione originale che in remix un po' più danzabili oltre a una serie di altre chicche breaks di gente da quattro soldi tipo l'amico di Lavelle Dj Shadow, o Meat Katie, Lee Coombs ed Elite Force, oppure ancora, se proprio si vuole fare gli esosi e non ci si accontenta neanche della compilation su GU, c'è sempre il quadruplo (!) cd di remix che oltre a un buon numero di cagate contiene anche qualche traccia meritevole.

E' un vero peccato che l'ultimo album degli Unkle sia una merda allucinante che sa molto di "vanno di moda i Justice, infiliamo dentro a forza le chitarre in quello che abbiamo sempre fatto" con un risultato ovviamente deludente, ma è vero anche che gli stessi Daft Punk, Underworld e Chemical brothers dopo album capolavoro hanno sfornato merde come, rispettivamente, "Human after all", "Oblivion with bells" e "We are the night" :)

lunedì 10 novembre 2008

We call it techno, la recensione

Finalmente sono riuscito a vedere il dvd di We call it techno, arrivato settimana scorsa.

Cos'è? Ne avevo già parlato , è, da copertina, "un documentario sulle origini della techno in Germania nei primi anni 90", edito dalla stessa gente che c'è dietro Slices, bibbia periodica della techno in formato dvd osticissima da reperire qui in Italia (io ne ho giusto un paio di numeri più lo speciale su Hawtin, per dire).

Ora, il termine "documentario" nel claim potrebbe spaventare qualcuno, facendo presagire una palla mortale in grado di interessare solo quei nerd tipo me, Fede e pochi altri...e in effetti è assolutamente così: il "rare footage" dei primi giorni di vita della scena techno tedesca si riduce a un paio di filmati miserrimi fatti con l'equivalente dell'epoca della fotocamera di un cellulare made in cambodhistan, oltretutto quasi sempre senza l'audio originale, probabilmente perchè la qualità era pietosa, per cui per la maggior parte del tempo si assiste ai commenti dei protagonisti dell'epoca nella lingua più cacofonica del pianeta, il germanico, che non è esattamente una cosa che ti tenga incollato allo schermo, tanto che a me si sono chiusi gli occhi un paio di volte (complice anche la domenica pomeriggio sonnolenta).

I protagonisti che parlano, oltretutto, hanno per la stragrande maggioranza abbandonato l'attività o quantomeno hanno abbandonato la notorietà, fatti salvi giusto Sven, Hell, Dj T e Triple R o Dr. Motte che sono noti tuttora, sfido molti degli appassionati odierni a sapere chi sia ATA (che in realtà non è proprio l'ultimo dei pirla, essendo il fondatore di etichette come Ongaku, Klang e Playhouse e del Robert Johnson di Frankfurt) o a ricordarsi qualche produzione di gente come Mike Van Dijk e Talla 2XLC, che conoscevo solo di nome, o Tanith, che non avevo assolutamente mai sentito ma pare essere stato un'autentica leggenda e di cui sto sentendo un mixato recente davvero imbarazzante.

Ad ascoltare i contributi (o almeno, a leggere i sottotitoli) di tutti questi personaggi storici che parlano delle scene diverse in ogni città tedesca, della prima Love Parade che nel 91 ha contribuito a unificarle e a costruire una scena nazionale, del rapporto tra la nascita della techno e la caduta del muro e di come poi il fenomeno si sia evoluto negli anni successivi, c'è comunque un sacco di spunti di riflessione per chi abbia un minimo di conoscenza della scena attuale e abbia voglia di capirla in maniera più profonda.

Tanto per fare un esempio, io non mi sarei mai aspettato che la sensazione che ultimamente provo sempre più spesso, di schifo per i megaeventi e di maggior attrazione verso le situazioni più intime e raccolte sia in realtà sempre esistita: mi immaginavo gli albori della scena come un periodo in cui tutti erano amici e ci si conosceva tutti perchè alla fine si era relativamente in pochi, e invece poi vai a scoprire che per colpa di Westbam e del Mayday il dilemma "ecco, ci sono gli eventoni da migliaia di persone e migliaia di soldi, l'idea originale si è snaturata per colpa del business" esiste praticamente da sempre.

Paradossalmente, in un paio d'ore si parla meno di quello che mi sarei aspettato di musica, giusto un po' di accenno alla diatriba old school "veniamo dall'EBM e siamo crucchi inside" vs. new school "veniamo dall'acid e dalla techno di Detroit", tanto per ribadire una volta di più che c'è un motivo per cui schifo l'electro, ed è perchè è sempre stata qualcosa di diverso dalla techno, ha origini completamente agli antipodi e i due movimenti erano in opposizione anche 20 anni fa, mentre techno e house e persino trance e hardcore in origine erano una cosa sola e quindi non c'è bisogno di insulsi campanilismi (beh oddio, forse i trancetti e i gabber è meglio se rimangono confinati nel ghetto in cui si sono chiusi da soli).

Il grosso degli interventi, comunque, riguarda i club, la gente che ci girava, il clima che si respirava e le relazioni tra le persone, e anche qui si scopre che fenomeni che ritenevo pessime degenerazioni recenti, tipo la gestione non proprio ortodossa della concorrenza con gli altri club in realtà sono sempre esistiti e sono nati a Frankfurt, in cui se andavi a suonare in un posto poi potevi scordarti di avere date negli altri, giusto per citare la manifestazione più cordiale di come Sven Vath e i suoi concittadini interpretassero l'ideale iniziale di scena a cui tutti devono contribuire.

In definitiva, quindi, posso consigliare a tutti l'acquisto e la visione del DVD di We call it techno?

No.

Prima di tutto perchè non è una visione entusiasmante ma è giusto un paio d'ore di crucchi di mezza età, un po' imbolsiti e molto squagliati, che raccontano della propria giovinezza di quasi 20 anni fa e che, incidentalmente, hanno rivoluzionato il mondo della musica, ma anche perchè comunque, riuscire ad apprezzarlo richiede uno sforzo mentale che va oltre a quello necessario per stare svegli tutto il tempo; come credo tutti i documentari storici, il senso del discorso non è "ehi che figata, nel 91 alla Love Parade erano in 150 e nel 92 c'era un carro per ogni città tedesca con un po' di scena e quelli di Amburgo avevano il carro sobrio perchè sono nordici tra i nordici", ma è più il rendersi conto che molti dei fenomeni positivi e, soprattutto, negativi, che si verificano oggi in ambito techno, amplificati dalla Rete e dalla globalizzazione, in realtà sono sempre esistiti eppure, fatto salvo un po' di ricambio generazionale, la techno è ancora quanto di più all'avanguardia il panorama musicale mondiale abbia da offrire.

venerdì 7 novembre 2008

Maturità e vecchiaia

Apprendo or ora da Naph la terribile notizia, che non sapevo, del recente ictus a Moritz von Oswald aka Maurizio aka, per quei pochi che non lo conoscessero, la mente dietro cose come la Basic Channel, la Chain reaction e praticamente tutta la dub techno che sta tornando di moda di recente ma che esiste da fine anni 80.

Edit: siccome qui si fa della divulgazione, tanto per capirci, Maurizio è la mente dietro quei capolavori della M-series, su Basic Channel, che suonano così:



Ora, lo sconforto e l'augurio a una leggenda della techno di ristabilirsi mi paiono come minimo doverosi, ma la notizia, assieme all'altra, recente, dell'amputazione di un piede a un altro dei padri fondatori della musica "da club", quel Frankie Knuckles accreditato come uno degli inventori della house, mi ha dato uno spunto per una riflessione.

I capostipiti di ciò che oggi sta nell'enorme calderone che raccoglie house, techno e derivati, a oggi 7 novembre 2008, sono tutto tranne dei ragazzini: Knuckles, tanto per dirne uno, ha 54 anni, l'età di mio padre, i vari Atkins/May/Saunderson sono più vicini ai 50 che ai 40 e volendo si può andare ancora più indietro coinvolgendo gente tipo Mancuso, del '44 o Kenny Carpenter, ancora attivissimo (è stato a Milano di recente) a 51 anni o ancora Kevorkian, anche lui dell'età dei miei genitori e straattivo, e sto volutamente tralasciando precursori tipo i Kraftwerk o Robert Moog e Leon Theremin.

Pensando all'età di tutti questi signori e di conseguenza all'età della loro musica e facendo due conti, si deduce in maniera abbastanza rapida che tra una storia e l'altra, dall'apertura del Paradise Garage e più in generale dall'inizio di un po' tutto quello che è "club culture", ormai, sono passati più di 30 anni, mica pizza e fichi.

Uno direbbe: "apperò, 30 anni, se un fenomeno culturale è ancora famoso e in voga dopo 30 anni vuol dire che non è roba underground e di nicchia, ma può essere considerato di diritto parte della cultura pop del periodo" e in effetti, nei paesi civilizzati, abbiamo già visto come lo sia, mentre qua la concezione standard è ancora quella della roba da ragazzini drogati e di certo gli avvenimenti standard dei party italiani non aiutano a fare in modo che Toto Cutugno, Al bano e simili vengano finalmente soppiantati da Marco Carola e Coccoluto nella cultura popolare.

Comunque, indipendentemente dal solito discorso trito e ritrito sull'Itaglia e l'estero, mi ha fatto specie pensare che facendo i conti, i tempi sono maturi anche calendario alla mano perchè LA musica contemporanea diventi qualcosa di pesantemente influenzato da Atkins/Saunderson/May e mandi definitivamente in pensione l'esercito di cloni di John/Paul/George/Ringo che ancora (per poco) affolla radio, tv e il resto del mainstream.

Quando tutto questo avverrà, sarei contento che molti di quelli che hanno dato inizio al fenomeno fossero ancora in vita: ci siamo già persi pezzi importanti tipo Drexciya o Christian Morgenstern (e il piede di Frankie Knuckles) e in molti comunque non versano in ottime condizioni di salute, anche a causa di uno stile di vita non proprio impeccabile che li accomuna alle grandi rockstar del passato, per cui di nuovo, Maurizio, vedi di rimetterti :)

giovedì 6 novembre 2008

Firma per i mondiali di rugby in Italia!

Allora, c'è una possibilità, non so quanto realizzabile però comunque possibile, che nel 2015 o nel 2019 i mondiali di rugby siano in Italia.

Per agevolare la scelta dell'International rugby board, l'associazione Italian Haka ha indetto una petizione e creato il sito relativo in modo da raggiungere un milione di firme e far capire all'IRB che è cosa buona e giusta organizzare un mondiale di rugby qui.

Ora, non serve che stia a raccontare di che figata sarebbe avere i mondiali di rugby qui perchè la cosa mi sembra assolutamente evidente...non so quanto sarà facile arrivare a un milione nè quanto questo potrà davvero influenzare la decisione dell'IRB, ma io ho firmato volentieri e credo dovrebbero farlo tutti, visto che comunque male non fa e anzi potrebbe contribuire ad avere qui in Italia il terzo evento sportivo più grande del mondo dopo le olimpiadi e i mondiali di calcio (almeno, Italian Haka dice che è il terzo, non so se sia vero ma è comunque un evento che mi fomenterebbe non poco :))

mercoledì 5 novembre 2008

Beh dai

Oggi è stata una giornata veramente merdosa: e Obama non c'entra, giuro, anzi sono contento che abbia vinto, ma oggi ho avuto sbattimenti ben peggiori e sono veramente di pessimo umore...mi ci voleva che Naph mi segnalasse questo.
we would like to send our thoughts and love to the beatbank people!

two years ago pär performed at a genuine underground club in milan, italy called beatbank. this last weekend he returned to play at the club's last night ever!

this night turned out to be wrapped up with both happy and sad feelings.

we would like to send all our thoughts and love and wish all the people involved in this club the best for the future!!

friends for ever!!

best,

pär & nina

martedì 4 novembre 2008

Forse Al Gore non ha tutti i torti

Quando si dice che i problemi del mondo ti sembrano di poca importanza finchè non ti toccano da vicino.

Io non riesco a immaginare cause diverse dal global warming per spiegarmi la presenza, nella notte tra il 3 e il 4 di novembre - autunno, freddo, pioggia, nebbia, neve nella mia mente, ma evidentemente solo lì - di una cazzo di zanzara in camera mia.

E non una zanzara qualsivoglia ma, probabilmente anche questo causato dal global warming, una zanzara di quelle veramente puttane, quelle che non si accontentano di appropinquartisi quando stai per addormentarti stanco morto e sussurrarti il loro irritantissimo "fiiiiiiiiiiii" nell'orecchio...no, non basta.

E' novembre, pensi che anche le zanzare siano stanche dopo un'estate passata a succhiare sangue e ti occulti sotto il piumone, convinto che la smetterà presto con quel rumore demoniaco e imprevedibile, ma Al Gore l'ha detto, fa troppo caldo, per cui devi tenere fuori dal piumone almeno un braccio...e la zanzara lo sa, la zanzara sa che tu hai sentito Al Gore parlare del global warming ed è proprio lì che ti aspetta, aspetta che tu tiri fuori un braccio dal piumone per nutrirsene, e tempo qualche minuto il prurito al braccio ti assale.

Ma la zanzara non sa che questo è stato il suo più grave errore.

Irritato dal prurito vai a cercare la magica matitina antipunture (che ovviamente è sparita, ma almeno c'è il Fargan), accendendo tutte le luci di casa tranne quella della camera da letto, convinto di attirarla al di fuori per poi barricarti dentro e finalmente dormire, protetto da una solida porta in legno, e tornando in camera la vedi, illuminata dalla luce del bagno.

Hai voluto mangiare a sazietà, e ora sei così ricolma del mio sangue che sei troppo grossa perchè riesca a mancarti.

Splat.

Il vero gore adesso è l'esplosione di sangue e brandelli di zanzara, non quello che sostiene che siccome fa troppo caldo le zanzare cagano il cazzo anche a novembre, ma forse bisogna prestare un po' di attenzione anche ad Al, che ha a cuore il sonno dei giusti e non vuole che noi si stia svegli fino all'una sacrificando il nostro sangue per ripulire il mondo da una razza infame come quella delle zanzare, soprattutto non quando il giorno dopo la sveglia è alle sette e la penuria di sonno dà come risultato post come questo.

Vi invito tutti a considerare le zanzare come un valido motivo per farsi carico dei problemi del global warming, quindi, e a valutare iniziative come le fonti di energia alternative e tutte quelle storie lì per liberarci finalmente da una delle peggio piaghe che esistano, quel demoniaco "fiiiiiiiiiiiiiiiiiiii" che ti assale quando stai per addormentarti.

lunedì 3 novembre 2008

Once again, evviva l'Itaglia!

Una delle chiavi di ricerca su google più gettonate per arrivare a questo brog, nel weekend post-alouèin, è stata "movement torino music event risse".

Ovviamente, tra le chiavi di ricerca, nessun accenno a Derrick May, a Kevorkian e a tutti gli altri che hanno suonato, ma solo alle risse.

Mi dispiace proprio tanto tanto, non esserci andato, non mi sarei mai aspettato niente del genere dopo l'evento dell'anno scorso, proprio no.

domenica 2 novembre 2008

Ordini di dischi, #6

Anche se non ho più la residenza mensile al Gasoline, ho comunque la sindrome da acquisto compulsivo di dischi, per cui anche questo mese è arrivato un bel pacco dalla Germania con una buona trentina di vinili e un paio di acquisti collaterali, il primo dei quali è questa splendida maglietta della Sushitech:

 
Il secondo acquisto di dischi, invece, è il DVD di We call it techno, che devo ancora vedere e sul quale ovviamente scriverò una recensione quanto prima.

Ma veniamo ai dischi, 36 a sto giro, i cui highlight principali sono la meraviglia di Yann "il meraviglioso mondo di Amèlie" Tiersen remixato da Jay Haze e lo splendido album dei Deadbeat sul quale scriverò un altro post, più dettagliato, più avanti, perchè è veramente meritevole.

Restando in tema di remix nuovi di tracce non propriamente da club, ho preso anche uno dei due dischi della nuova hit su Get Physical, i remix di O superman di Laurie Anderson, traccia storica che qui in Italia ricordiamo particolarmente bene per lo spot dell'AIDS con l'alone viola: io suono quello di Reboot, ma anche tutti gli altri hanno un loro perchè, soprattutto l'original (se di original si può parlare) dei M.a.n.d.y. coi Booka Shade.

Non è il solo Reboot che ho preso: ho preso anche il suo Motivbank 001, che ha una splendida traccia che va decisamente in direzione dubtechno come molti di questi tempi, tipo i già citati Deadbeat ma anche, pescando ancora dall'ultimo scatolone arrivato a casa Raibaz, un bel disco su una mai sentita Apple pips con un remix di Brendon Moeller e uno di Beat Pharmacy, entrambi belli dubbettoni.

In tema di dub techno, poi, visto che il genere esiste da poco prima della notte dei tempi, ci si può sbizzarrire col backstock: è arrivato uno Styrax leaves di Gez Varley (con l'alias di G-man) veramente splendido e valido per tutte le stagioni, ma anche un Ungleich del 2000 di un tal Mad Max, che ricorda molto il primo Kowalski, uno Sci-fi trax di Thomas Schumacher e un Secret Cinema del 2001; dovrebbe essere un bel dubbone anche il Freiraum di Paddo e Mathias Weimer, se non che la copia che mi è arrivata ha i centrini incollati storti ed è insuonabile :(

Parlando ancora di backstock, non ho potuto fare a meno di prendere la ristampa della bomba dei Soulwax sotto l'alias di Samantha Fu, uscita prima che ci prendessero troppo gusto con le chitarre e i synthacci scoreggioni: "Theme from discotheque" ha un giro di percussioni che ricordano pesantemente la 909, tanto shuffle e un vocal che rimane in mente per ore e ore dopo l'ascolto, andava preso per forza.

Ancora backstock, ma neanche troppo, è il Johnny D che mi piace più di tutti finora, molto più della megahit Orbitalife, ossia il suo remix per Glimpse su Leftroom, altro disco veramente multiuso perchè ha le pause belle rilassate e le ripartenze secchissime che lo rendono adatto anche per momenti più tirati; a proposito di Johnny D, ho preso anche il suo split ep assieme a Sascha Dive su Love letters from Oslo, visto che ok che è bello suonare dub techno di questi tempi, ma almeno per ora il mio cuore rimane funkettone e housettone :)

Morale, il grosso del pacco è come al solito di dischi houseggianti: il Love letters from Oslo di cui sopra non è l'unico dell'etichetta di Nekes e Molinari, visto che ho preso anche quello su catalogo regolare di Guillaume & The coutu dumonts, che si conferma uno dei produttori più in forma degli ultimi tempi, in grado di mantenere un ottimo livello anche se i dischi fatti solo di conga e bonghetti iniziano a stufare un pochino; sullo stesso stile, ho preso l'ultima uscita di un'etichetta che non seguivo da un sacco, la Superfancy, che ha iniziato facendo electro e ora pare essersi uniformata al congabonghismo imperante, riuscendo tuttavia a non cadere nella piattaglia generale più di tanto.

Ancora, housettate: non è un vero ordine da decks se non c'è almeno un Cadenza, per cui ho preso il remix di Luciano dei Los updates, che ormai è fuori da un mesetto anche se il promo gira da mooolto prima, ma non avevo ancora ordinato e che tutto sommato è ancora suonabilissimo e, apice dell'housettonaggine, il Bang bang 001 di due cinture nere techno come 2000 and one e Melon che si divertono a riciclare sample house vecchia scuola tipo House music (appunto) di Eddie Amador oltre all'ultimo 100% pure con le trombette di Dj Madskillz e - per la serie "acquisti inaspettati" - un NRK (!) di Skylark (!!) con due remix di Massi DL (!!!) che non sono neanche malaccio (!!!!!!)...pare assurdo, lo so, ma è tutto vero :)

La parte del leone, però, nel pacco di decks, la fa la Lomidhigh, presente non una, non due, non tre, ma ben quattro volte nello scatolone: di questi quattro, in realtà, suonabili sono soltanto due, quello bellissimo di Ray Okpara e quello carino sulla sottoetichetta Organic di Alejandro Mosso, ma quello di Kasper e i remix di quello di Martinez e Gurtz li ho comprati lo stesso per il solito motivo che i Lomidhigh sono ultralimited e vanno a delle cifre assassine su ebay :)

Sul versante deep, che non mi dispiace seguire anche se non è il mio preferito, l'ultimo Plastic city di The timewriter con un remix di Nacho Marco meritava assolutamente l'acquisto, come pure il Drumpoet community di Willie Graff & Tuccillo (ma che cazzo di nome è, "Tuccillo"??), bello melodico; assimilabile al filone anche se un po' più techneggiante l'ultimo Trapez di Jeff Samuel, che fa praticamente sempre la stessa roba ma è sempre roba bellissima.

Completano l'ordine l'ultimo Be chosen di Dan Andrei, bello percussivo, e una serie di quei dischi che boh, che veramente non si capisce perchè li abbia comprati, per cui non ci spenderò troppe parole :)