lunedì 28 giugno 2010

Orchestraibaz, puntata #53 - Open air

Un sacco di novità quest'oggi, tutte molto estiveggianti e che probabilmente faranno la loro porchissima figura (se non la stanno già facendo) nei party openair in giro per il mondo di quest'estate.

Molti dei nomi sono stranoti su queste pagine e nelle borse dei dischi di mezzo mondo, tipo Alex Celler che da solo o con Anthea qualsiasi cosa tocchi la tramuta in oro con quel suo bassone caratteristico e rotolone che tutti cercano di copiare senza riuscirci, o tipo Kabale und Liebe che anche lui raramente ne sbaglia una, per cui la maggior parte dei dischi se non sono hit annunciate poco ci manca; c'è anche spazio per il disco demenziale che ogni estate che si rispetti deve avere, ad opera di Argenis Brito in combo coi Los updates che se la latineggiano di gran carriera ed ecco che istantaneamente al dj crescono i baffi e prende la doppia nazionalità svizzero-cilena.

La chiusura, poi, arriva quando ormai il tramonto ha preso il sopravvento, fuori è buio e prima Christian Smith ci porta nei meandri più oscuri della techno, ma poi Deetron spara i suoi raggi di luce e ci indica la via in combo col signor Wax che a sto giro ha sfornato un vero e proprio capolavoro.

Tracklist, quindi!

Cobblestone Jazz - Fiesta (!K7)
Mountain people - Mountain 10.3 (Mountain people)
Willie Graff & Tuccillo - Rise rhythm (Freerange)
Lemon Popsicle - Chordelia (Mihai Popoviciu rmx) (Mood music)
Hernanez - Locomotive (Circle)
Anthea & Celler - Mandara (Cecille numbers)
Kabale und Liebe - Since you looked into my eyes (Remote area)
Julien Chaptal - Pump (Remote area)
Harrison Crump - Deep down inside (Reboot rmx) (Cocoon)
Los updates vs. Argenis Brito - Valparaiso (No te olvides Panchito) (Nice cat)
Andrea Fiorito - Escape from myself (Cynosure)
Carl Craig - At les (Christian Smith's hypnotica rmx) (Tronic)
Deetron - Collide (Green)
Unknown - Wax 30003 a1 (Wax)

Per quelli che si sono persi lo show perchè erano impegnati a vedere il Brasile pettinare il Cile, si può scaricarlo da qui, e per quelli che vogliono essere avvisati quando esce una puntata nuova, qui c'è il feed RSS del podcast.

mercoledì 23 giugno 2010

Chemical Brothers - Further

Io Ed e Tom li aspettavo un po' al varco, mi pare scontato: l'ultimo album di inediti doveva essere una roba che "ao ci siamo rimessi a fare la techno quella vera, spacchiamo di cristo" e poi invece era lapeggiommerda degli ultimi 150 anni, poi è uscito "Brotherhood" e l'unico inedito era molto molto bellino (anche se graziarcazzo, era una battle weapon e le battle weapon sono sempre valide), per cui dici "vabbè forse non si sono completamente squagliati il cervello"; adesso escono con un album intero di roba nuova e il sentimento è quel misto di speranza e terrore cieco che ti assale quando sai che degli eroi della tua infanzia sono in bilico tra il crollo totale e l'ennesima riconferma del proprio eroismo.



E riconferma sia.

I due ragazzi sono cresciuti, sono maturati, forse sono addirittura un po' invecchiati e il loro ormai quasi ventennale percorso di carriera si sente tutto: sono passati quasi indenni dal big beat, dai technoni, dalle cose "manialcieloeabbracciamocitutti" alle contaminazioni (fallite) con altri generi, sono sopravvissuti a mille mode e ondate una dopo l'altra e, dopo quasi vent'anni, sono ancora lì, a fare ste tracce che ti lasciano con gli occhioni illuminati e il groppo in gola.

Il mood di quest'album, tra l'altro prodigioso per coerenza interna e continuità, è per capirci molto "à la Star guitar", proprio quel "manialcieloeabbracciamocitutti" che poi a voler fare i precisi ha pure un suo termine tecnico legato a questioni di sostanze stupefacenti, quello "shoom" reso famoso da Danny Rampling e soci e che non riesco a fare a meno di pensare che sia almeno riecheggiato dal titolo di "Swoon", una delle tracce migliori del pacchetto oltre che una di quelle più shoom-inducing.

Morale, per l'oretta o poco meno non si suda più di tanto, non ci si gratta il pizzetto con fare intellettuale, fortunatamente non si prova neanche l'impulso di scagliare il cd contro il muro come succedeva con "We are the night"; semplicemente, si fa quella faccia con gli occhioni lucidi che solo i Chems e pochi altri, al mondo, sono in grado di farti fare.

Quella faccia che avevi quando dopo aver passato due ore e passa schiacciato contro il muro durante il loro dj set ai Magazzini imballati come non mai il locale iniziava a svuotarsi e loro suonano "Out of control" per te e quei pochi fan hardcore che sono riusciti a resistere fino alla fine, quella faccia di quando hanno fatto l'allucinante versione live di "Star guitar" che mi ha riappacificato col mondo dopo che il pogo su "Hey boy hey girl" mi aveva quasi ucciso; quella faccia che probabilmente avrei avuto, all'ennesima potenza, se fossi riuscito ad andare a vederli al Sonar che invece ho dovuto paccare per cause di forza maggiore.

In definitiva, quindi, album promosso a pieni voti pur non avendo ancora visto il dvd dell'edizione limitata nè avendo sentito le tracce che, si dice, verranno rilasciate solo in rete perchè non erano coerenti col concept dell'album ma che comunque a Ed e Tom piacevano lo stesso.

lunedì 21 giugno 2010

Orchestraibaz, puntata #52 - Dnb

Ogni tanto bisogna uscire dalla propria comfort zone e sperimentare qualcosa di diverso, che non sia necessariamente nelle proprie corde: l'ultimo episodio dell'orchestra era un set di dischi che più di tutti sentivo "miei", per cui, per bilanciare e per festeggiare la puntata #52, che fa sì che se ascoltaste un mixato a settimana ne avreste per un anno intiero, questa settimana ho fatto cose che non avevo mai fatto con dischi che non avevo mai suonato: questa settimana esco dal seminato della cassa in quattro e mi getto a piè pari in un mondo fatto di amen break, di ritmiche spezzate e di bpm sensibilmente più alti del solito, il mondo della dnb.

L'ovvio pretesto è l'album dell'anno, "Immersion" dei Pendulum, ma era già da un po' che avevo in mente di mettere a frutto la mia (poca) conoscenza della scena dei vari High contrast, Logistics, J majik e compagnia cantante, formata ascoltando lo show di Fabio e Grooverider (quando non si fa arrestare a Dubai col porno in valigia) su Radio 1; con ogni probabilità questo set farà storcere il naso al dienbista più "true", visto che molti dischi non sono esattamente delle primizie nè sono, probabimente, molto ricercati e che la tecnica è a dir poco scarsa, ma il dienbista più "true" è invitato a considerare anche lo sforzo compiuto dal sottoscritto per venirgli incontro facendo cose inusitate e inusuali per queste paggggine.

Senza por tempo in mezzo, la tracklist, ricca di nomi famosi e meno famosi ma ugualmente tra i miei favoriti, dice così:

Bjork - Isobel (Goldie rmx) (Polydor)
Dj die - Autumn (Commix rmx)
Culture shock - Kronix (Ram)
Pendulum - Watercolor (Warner)
High contrast - Eternal optimist (Hospital)
Mandy vs. Booka shade - Donut (Logistics rmx)
Chase & Status - Hurt you (Ram)
La roux - In it for the kill (Skream rmx) (High contrast edit) (Not on label)
Pendulum - Propane nightmares (Ear storm)
Pendulum - Under the waves (Warner)
J majik & Wickaman - Space invasion (Redspider)
Jonny L - Back to my roots (Dj Friction rmx)
Lynx - Disco dodo (Creative source)
Laurent Garnier - Crispy bacon (Gilb'r versatile mix) (F-com)
The prodigy - Weather experience (XL)

Per quelli che si sono persi lo show perchè stavano guardando la Spagna, si può scaricarlo da qui, e per quelli che vogliono essere avvisati quando esce una puntata nuova, qui c'è il feed RSS del podcast.

lunedì 7 giugno 2010

OrchestRaibaz, puntata #51 - House sostenuta e techneggiante

Ecco quindi che faccio una puntata dell'orchestrina suonando la roba in cui mi riconosco di più: non che non mi riconosca in quello che suono nelle altre puntate, ma la roba che ho suonato stasera è proprio molto Raibaz, è quello che suonerei se non avessi deciso, per il bene mio e dei miei affezionati ascoltatori, di cambiare spesso il tono dei miei radio show settimanali.

Nell'ambito della mia musica "d'elezione" uscita di recente, senza dubbio spicca il doppio ep di remix dell'album dei Luna city express, non solo per i nomi altisonanti che figurano sulla copertina e sui centrini ma anche per l'assoluta qualità delle tracce: su 7 remix pubblicati, infatti, tre sono finiti nel mixato di stasera e sono uno meglio dell'altro.

Ma la Moon harbor di recente si è fatta notare anche per l'eccellente album di Martinez, che ultimamente è in una forma smagliantissima, come testimonia anche il remix esagerato su Spectral; il fulcro del set, quindi, è costituito da roba di Moon Harbor e limitrofe, con gli altri dischi a fare da degno contraltare: quel Cajual del 1995, ad esempio, l'ho scovato proprio in un set recente dello stesso Martinez, anche se l'idea di accoppiarlo col remix di Grindvik su Crosstown Rebels è tutta farina del mio sacco e, devo dire, è stata propro un'ottima idea.

Nel set c'è spazio per un po' di revival, oltre al già citato Cajual d'annata: la traccia su Cabin fever, infatti, come al solito richiama epoche passate, come pure fa il nuovo Rootz e soprattutto il Suara di Pierce & Jerl, con un sample che fa strappare i capelli a quegli amanti della techno di vecchia data che ancora li hanno in testa (quindi non me).

Riassumendo, la tracklist dice così:

Chris Lattner - Need more time (Piekup)
Luna city express - Parish fair (Reboot rmx) (Moon harbor)
Chris Carrir - Calais douvres (Robsoul)
Mark Grant - Touch me (Greedy bass hit dub) (Cajual)
Seth Troxler - Love never sleeps (Par Grindvik rmx) (Crosstown rebels)
Luna city express - Mr. Jack (Robag Wruhme rmx) (Moon harbor)
Cabin Fever - Cabin fever 10 (Cabin fever)
Unknown - Korg m1 (Rootz)
Tato, Tuccillo & Tania Vulcano - Dirty jam 96 (Isgud)
Seth Troxler & Matthew Dear - Hurt (Martinez Dark soul rmx) (Spectral)
Martinez - Damaged color (Moon harbor)
Pierce & Jerl - Roots 2.0 (Suara)
Luna city express - Diamonds & Pearls - (Mathias Kaden rmx) (Moon harbor)
Chemical brothers - Swoon (Parlophone)

Per quelli che si sono persi lo show perchè erano impegnati a sentire Steve che presentava la sua nuova iCagata, si può scaricarlo da qui, e per quelli che vogliono essere avvisati quando esce una puntata nuova, qui c'è il feed RSS del podcast.

venerdì 4 giugno 2010

Sul primo numero di DJ Mag Italia

Questo è un post che ho in mente già da un po', forse addirittura da prima che uscisse la rivista in questione visto che, dopo averla letta, posso confermare che ha tenuto fede in pieno alle aspettative che avevo.

Già da prima dell'acquisto, infatti, i miei sentimenti verso DJ Mag Italia erano contrastanti: se da un lato c'era l'entusiasmo per la comparsa in itaglia di una rivista così autorevole (nonostante quella classificaccia dei top DJs ogni anno più vergognosa), oltretutto con articoli di un caro amico, a fargli da contraltare c'era l'ovvio timore che una realizzazione "all'italiana" rendesse l'operazione "una cagata pazzesca" (cit.), unito alla giustificata preoccupazione per una nuova rivista cartacea in tempi in cui la carta non gode esattamente di ottima salute, per di più in un settore che in itaglia non ha mai brillato per risultati di vendita (vedi il caso di Trax Italia, durata si e no quattro numeri che abbiamo comprato solo io, l'amico di cui sopra, Fede e un paio d'altri).

Sempre prima dell'acquisto, il timore della maranzata italica si faceva sentire pressantissimo, con quell'accoppiata in copertina "foto gigante dei Crookers - esaltazione gratuita per Berlino" in grado di far venire i brividi, ma ho deciso di non farmi accecare dal pregiudizio e dare comunque una chance a questo nuovo progetto, anche solo per rendere onore al merito di un'idea che, comunque la si giudichi, dimostra del coraggio.

Morale, ho dato all'edicolante (posto in cui non mettevo piede da anni) i miei treeuroemmezzo e, seduto sul sedile da lettura in ceramica, ho iniziato a spulciare le pagine della nuova rivista.

Primo lato (molto) positivo, si parla quasi solo di musica, ed è una cosa che non mi aspettavo: temevo già le interviste alle cubiste e ai vocalist, e invece c'è giusto una paginettina di "fashion" e il resto è quasi solo musica. Good.

Again, però, non bisogna fermarsi alla prima apparenza, come per la copertina: leggendo a dovere tutti gli articoli e le recensioni, si scopre che un buon 80% del contenuto è tradotto, oltretutto piuttosto male e con un numero di imprecisioni e strafalcioni oltre l'ammissibile, e che il contenuto originale è, in gran parte dei casi, di qualità inferiore pur avendo meno errori grammaticali e traduzioni sbagliate.

Ok, è vero che forse il bacino di contenuti da cui attingere volendosi concentrare sull'Italia e non volendo fare gli esterofili non è così esteso, ma c'è davvero qualcuno a cui interessa l'intervista a Intrallazzi? O la chart fasullissima di Ralf che charta Robert Hood e Marcel Dettmann? Davvero in Italia non ci sono dj o scribacchini di musica elettronica a cui far recensire i dischi più autorevoli di Andrea Pellizzari (si, quello delle iene!)?.

La "sfiga", poi, è che non tutti i contenuti sono così scadenti: tra una recensione di Tommy Vee e la chart di Albertino, infatti, ci sono le recensioni di Valletta che, per quanto abbia gusti diversi dai miei, sa sempre perfettamente quello che dice e lo dice anche piuttosto bene, anche se in questo caso il risultato è che fa apparire ancora più fuori luogo cose come la pagina dei locali più "cool" d'Italia con al primo posto l'Atlantique di Milano (eh???).

Morale: degli spiragli (molto) validi si intravedono e mi rendo conto che probabilmente non si poteva pretendere di meglio da un primo numero di un'iniziativa così coraggiosa, ma ci sono molti aspetti su cui si può, e si dovrebbe visto il nome autorevole, migliorare; a questo punto, aspetto con ansia il numero due per vedere se c'è almeno l'intenzione.

(Il mio sogno sarebbe avere qui in itaglia anche solo qualcosa di fico come la sezione musicale del Guardian, che solo oggi ha pubblicato questo e questo, ma mi sa che chiedo troppo)

martedì 1 giugno 2010

Pendulum - Immersion

Per certi versi, la d'n'b è un po' il metal della musica elettronica: ha la sua nicchia di appassionati hardcore e "true", ha il filone intellettualista e segaiolomentale (rispettivamente la roba tipo i Tool o i Dream Theater e tutta quella roba idm-eggiante da Dillinja in là), ma soprattutto ha quel mood di superiorità rispetto al resto che in fondo la caratterizza: se il metallaro ha l'assolo da 50 minuti in sette ottavi suonato coi denti della nonna al posto del plettro, il dienbista (non credo esista un altro termine per definirlo) ha nel cuore la ferma convinzione che la cassa in quattro sia merdaccia commerciale e ha come unico verbo l'amen break e tutte le sue possibili derivazioni.

La cosa bislacca è che quando i Pendulum si sono accorti di questa somiglianza e hanno stampato un album, il precedente "In silico" con un sacco di riferimenti al mondo delle chitarre, a partire dal titolo evidente rivisitazione in epoca digggitale di "In utero", hanno preso una selva allucinante di insulti dai dienbisti più true che "che cazzo è sta merda, non è dnb, bleah" e, paradossalmente, hanno avuto un successo commerciale esaggerato che li ha portati, tra le altre cose, a mettere a segno remix di altissimo pregio tipo quello, famosissimo, di "Voodoo people" dei Prodigy.

A questo punto però, al momento di stampare l'album successivo, i ggiovani australiani sono davanti a un bivio: cercare di recuperare i fan più "true" risvoltando verso la d'n'b più pura o cavalcare il successo ottenuto in precedenza snaturando ulteriormente la propria anima e mischiandola ancora di più con della roba "altra"?

Come era prevedibile, la risposta è un ambiziosissimo "entrambe le cose", ma era meno prevedibile che il risultato fosse così sconvolgentemente figo.


"Immersion", infatti, oltre a essere un albumdellamadonna è anche un esempio di eclettismo come se ne vedon pochi, visto che non è da tutti infilare nello stesso album una traccia con gli In flames di vero "true metal" col doppio pedale, la chitarra inferocita e tutte quelle cose lì che fanno felici quelli vestiti di nero coi mutandoni di peluche, l'ascia bipenne e la barba lunga da eroe medievale assieme a un paio di momenti di hittoni commerciali eurodance vecchia scuola col cantatone da mani al cielo ("The island pt. 1"), una traccia assieme a Liam Howlett, evidentemente soddisftto del lavoro fatto in precedenza con "Voodoo people", che manco a dirlo spettina persino me che sono pelato, della fidget house ("The island pt. 2") e, ovviamente tanta tanta d'n'b di altissimo livello, anche questa molto variegata e in grado di spaziare dall'epico di "Under the waves" alle catenate senza compromessi di "Salt in the wounds" e "Comprachicos"; per la serie "non ci facciamo mancare niente", a chiudere il cerchio c'è anche qualche momento di techno, dritta e semplice ma incastrata a dovere in mezzo alle metriche sbilenche.

Morale, dentro "Immersion" c'è veramente un sacco di roba ed è tutta di ottima fattura, per cui se non vi piace o siete degli ottusi dienbisti "true" che se una traccia non ha l'amen break allora è fuffa, o vi piacciono gli Aventura, e in tal caso non c'è nulla che possa salvarvi.

In tutti gli altri casi, l'acquisto è fortemente consigliato, sia perchè è un album che schiude nuovi orizzonti su scene musicali che uno magari ignora (per dire, io la fidget house la schifo dal profondo del cuore ma i Pendulum riescono a farmela piacere quasi al punto di documentarmici su un po' meglio), ma anche, soprattutto, perchè è un albumdellamadonna che fomenta come non succedeva da anni.

Per me si piazza in alto nei meglio album dell'anno, lo dico già da ora.