giovedì 29 dicembre 2011

Learn something every day: il Moombahton

A me fa impazzire imparare cose nuove di musiche nuove, stili nuovi e modi diversi dal mio di interpretare e intendere la musica: tante volte si trova in giro della cacca fumante, più raramente capita di imbattersi in roba veramente interessante che ti fa venir voglia di approfondire.

A sto giro, cazzeggiando sul sito di Mixmag mi capita davanti un post che mette tra i trend principali del 2011 questo fantomatico Moombahton, di cui sinceramente non avevo mai sentito parlare; il nome mi riporta alla mente ricordi demoniaci come il reggaeton, uno dei peggiori aborti musicali mai partoriti, e la cosa bislacca è che il Moombahton è, effettivamente, un curioso ibrido tra l'aborto di cui sopra e l'elettronica di stampo houseggiante.

Detta così pare uno schifo d'altri tempi, e spesso e volentieri lo è, soprattutto lo sono le tracce sentite singolarmente: questa roba di Dillon Francis, uno dei massimi esponenti del genere, per esempio, è molto vicina alla musica che credo suoni incessantemente all'inferno, con quelle orribili frullate di snare da nigga con le sospensioni rimbalzellanti:


Basta capitare sotto le grinfie di un buon dj, però, che magicamente anche le peggio cose diventano fighe, sia sul serio che di quell'orrendo così orrendo che fa il giro e diventa bello.

Per fortuna mi sono imbattuto in questo video con un minimix di un fantomatico Dj Sleeper di Los Angeles, che oltre a guardare in camera con delle espressioni letteralmente assurde (guardate gli altri video suoi per credere, io sono scoppiato a ridere più di una volta) suona Moombahton con gran perizia, facendo anche una serie di trick molto interessanti:


Sentendolo con attenzione assomiglia non poco a uno dei miei dj preferiti del 2011, Jaguar Skills, altro maestro del turntablism e del circo coi piatti (a occhio, pare che per suonare sta roba si debba esserlo per forza, visto che le tracce fanno cagarone e hanno bisogno di un sacco di valore aggiunto da parte del dj), per cui in realtà ascoltavo Moombahton già da un po' senza saperlo, ma fa piacere dare un nome a questa roba con la cassa che fa "tun, pa-tun, pa-tun" e che pare essere una delle nuove tendenze più interessanti in circolazione.

Non so se riuscirei mai a suonare della roba del genere, anche perchè la mia abilità di turntablist è prossima allo zero (ho provato a più riprese a impararlo, ma il mio stile personale è un altro, non posso farci granchè, non sono in grado di fare neanche i trick più semplici) nè se mi divertirei a un party solo con questa roba, ma da sentire lipperlì non mi dispiace affatto.

venerdì 23 dicembre 2011

Quest'uomo ormai dovrebbe cambiare la job description

Da "musicista" a "technology evangelist", o qualcosa del genere.


La musica è come prevedibile orripilante, ma l'app è magnifica, e a giudicare dal video pare anche progettata daddìo.

Non vedo l'ora del pranzo di natale per impossessarmi dell'ipad di mio padre e installargliela :D

giovedì 22 dicembre 2011

La miglior musica del 2011, parte 4: breakthrough artists

Se c'è una cosa che veramente mi fa pensare al 2011 come a un anno estremamente positivo per la musica, è la grossa quantità di nomi nuovi che si sono affacciati sulla scena EDM o che hanno consolidato quello che hanno fatto intuire di buono nel 2010: probabilmente alcuni di loro saranno fuochi di paglia e non tutti diventeranno dei mostri sacri, ma almeno hanno contribuito a svecchiare pesantemente il panorama musicale.

Tra quelli che c'erano già e hanno fatto il botto, non si possono tralasciare i Visionquest: almeno due di loro, Seth e Ryan, avevano già una carriera più che avviata per i fatti loro, ma con l'etichetta nuova e l'identità "di gruppo" sono diventati dei veri e propri superstar djs, presenti dappertutto e noti al grande pubblico: la cosa incredibile è che, a parte Seth, l'hanno fatto mantenendo degli standard qualitativi altissimi sia come produttori che come dj che, soprattutto, come label owner.

Le nove uscite del catalogo Visionquest finora, infatti, sono una meglio dell'altra e hanno dato una grossa spallata al trend di "poppizzazione" dell'EDM di cui si è già parlato in questa serie di post, oltre a sfruttare la risonanza dell'etichetta per portare alla ribalta nomi emergenti: è facile nominare i vari Benoit e Sergio, Tale of us o Maceo Plex, ma il mio preferito del catalogo è questo qui, anniottantissimo e romanticone:


Gli altri artisti della famiglia Visionquest, a parte Maceo Plex che quest'anno ha fatto il botto gigante ma era già noto come Maetrik e Dinky, sono per la maggior parte nomi nuovi, tipo Benoit e Sergio e i Tale of us, che nel 2010 quasi non esistevano ancora e che invece nel 2011 hanno veramente dato spettacolo, sia sull'etichetta dei quattro di Detroit che altrove, rispettivamente su Spectral e Dfa i primi e un po' dappertutto con una sfilza di remix anche per artisti blasonati come i Whomadewho, a cui hanno bellamente regalato una delle hittone dell'anno.

Morale, quattro artisti (due più due) da tenere d'occhio forte nel 2012, per capire se classificarli tra le meteore o i breakthough che arrivano per restare.

Un'altra artista che ha fatto un discreto botto nel duemilaundici e che è a forte rischio meteora, invece, è Maya Jane Coles: se la cava più o meno a far tutto, dalla deep house al dubstep (con l'alias Nocturnal sunshine) ma pare sempre un po' sospesa, sul punto di sfornare il capolavoro definitivo che la consacri al grande pubblico ma sempre ferma un mezzo passo prima.

Se riesce a fare quel piccolo salto di qualità che le manca e che sembra essere in grado di fare perchè di talento ne ha, le si prospetta una carriera nell'olimpo dei grandissimi, altrimenti il dimenticatoio la insegue a larghe falcate.

Per fortuna, qualcosa di valido ce l'ha già lasciato, con questo remix da abbraccioni e lagrimoni:


Anche in questo caso, quindi, occhi puntati per tutto il duemiladodici in attesa di capire che sarà di lei.

In realtà, MJC non è un fenomeno isolato ma è piuttosto l'espressione di una tendenza molto più grossa che nel duemilaundici ha trovato ampio risalto: la resurrezione di Londra e del Regno unito nell'infinita battaglia contro Berlino e la Germania per la supremazia nel mondo dell'EDM.

Sarà per quella storia della poppizzazione e per il fatto che se si parla di pop la Gran bretagna non teme quasi nessuno e piscia forte in testa alla Germania da sempre e per sempre, sarà per la maturazione della bass music che non nasce certo a Berlino, sarà per una naturale alternanza, fatto sta che il duemilaundici ha visto molti più talenti nuovi arrivare da oltremanica che dalla terra dei crauti: poi ovviamente tutti la manica la attraversano e si trasferiscono a Berlino perchè è fico e ci sono tutti, ma la speranza di vedere un giorno le mandrie di turisti italiani abbandonare quella che ormai è la nuova Ibiza per trasferirsi altrove esce dal duemilaundici quantomai rinvigorita.

Uno dei fattori chiave nella resurrezione UK è stata un'altra resurrezione, quella di una scena che pareva morta e sepolta dai tempi del trip hop e che invece nella seconda metà del 2011 è tornata come un'araba fenice: sto parlando della scena di Bristol, ovviamente, e dei suoi produttori che a cavallo tra bass music e deep, tra echi retro e innovazione, hanno sfornato alcune delle meglio tracce dell'anno.

Il mio preferito è Eats everything, a cui ho già dedicato un post di recente, ma anche Julio Bashmore ha un suo perchè e pure Joker, che a me non piace, ha comunque più di qualcosa da dire: morale, anche questi stanno nella lista di artisti da tenere d'occhio per l'anno venturo.

Tra quelli che invece nel 2011 hanno dato così tanto che non c'è neanche più bisogno di tenerli d'occhio ma sono diventati delle garanzie, invece, c'è un sacco di gente che arriva dal giro della nudisco e del nuboogie: non solo gli ovvi Wolf+Lamb, Soul clap (i dj dell'anno, a mio umilissimo parere personale), Lee Foss e Jamie Jones, ma anche tutta la cricca della No.19 dagli Art Department e Deniz Kurtel in giu, quella della Hot creations e ovviamente della Crosstown rebels, etichetta guidata magistralmente da un Damian Lazarus in grado di dribblare con ugual sapienza i casini finanziari e le mode musicali dando sempre l'impressione di essere in grado di dominare entrambi a proprio piacimento.

Infine, vecchie glorie tornate prepotentemente alla ribalta: il ritorno in vita della disco ha brutalmente richiamato dalla pensione alcuni mostri sacri che ormai quasi dormivano il sonno dei giusti, su tutti Dimitri from Paris, che nel duemilaundici ha alternato cose eccellenti come uno dei migliori Essential mix dell'anno a veri e propri miracoli come far fare un cd bellissimo a Bob Sinclar (la doppia compilation nuova della Playboy mansion) e Greg Wilson, che è uno di quelli che hanno iniziato a fare il dj quando la figura del dj non esisteva, tuttora suona coi nastri reel 2 reel anzichè coi vinili e oltre a essere un dj dellamadonna è anche un grandissimo storico della musica: il suo blog e il suo account su soundcloud sono un pozzo senza fondo di aneddoti, storie e pezzi di cultura musicale che andrebbero insegnati nelle scuole.

Da tutti gli artisti qui citati e dai nomi nuovi che sicuramente verranno fuori, mi aspetto un duemiladodici eccellente almeno tanto quanto il duemilaundici, se non di più: raramente sono stato così ottimista sul futuro della musica, non vedo l'ora di vedere cosa succederà.

mercoledì 21 dicembre 2011

La miglior musica del 2011, parte 3: Chase & Status, i Brookes brothers e i Nero

Il leit motiv dell'anno, ormai s'è capito, è la crescente "poppizzazione" dell'EDM, fenomeno che ha attraversato un po' tutti i sottogeneri del mega calderone della musica elettronica danzabile grazie anche agli influssi e alla maturazione di un genere che nasce come la peggiore delle intellettualate da cameretta, il dubstep: non è stato esente da questo fenomeno anche il più hardcore (oserei quasi dire il più 'ardkore) dei filoni, quella drum'n'bass che ho già avuto modo di definire più volte come "il metal dell'EDM" per via della sua nutrita schiera di appassionati durissimi e purissimi e sempre pronti a pisciare su quello che non è "true".

In realtà, nel corso del 2011, la dnb è finita nel mare magnum di quello che ora si chiama "bass music", che raccoglie oltre alla dnb "canonica" fatta di amen break e percussioni spezzettate a velocità stratosferiche anche il drumstep, un po' di dubstep e anche, alle volte, delle cose con la cassa in quattro, visto che molti dei produttori che arrivano dalla scena dnb nel corso dell'anno hanno dimostrato un eclettismo invidiabile: hanno dato il la i Pendulum, l'anno scorso, con un album che aveva dentro di tutto ed è stato, a mani basse, tra i migliori del 2010, e quest'anno hanno seguito e ampliato lo stesso solco in tanti, a partire da Chase e Status che hanno dimostrato di saper fare davvero tutto per arrivare ai fratelli Brookes e ai Nero.

Ciascuno di loro nell'anno che volte al termine ha buttato fuori un album e una serie di set di qualità stellare e, come si diceva, di grandissimo eclettismo, approfittando della patina poppeggiante che riveste un po' tutto per svecchiare sensibilmente un genere che per quanto mi rimanga nel cuore ha sofferto di un po' di stagnanza negli ultimi tempi e che più di altri beneficia della ventata di novità portata dal duemilaundici.

Più in dettaglio, Chase e Status hanno dimostrato di essere prontissimi a fare il salto verso il mainstream con delle cose che riportano subito la mente gli anni '90 e i tempi in cui su Mtv l'EDM passava in grande quantità, tipo questa:


Speriamo riescano a mantenere lo standard altissimo che hanno settato con quest'album: se ci riescono, possono davvero fare il botto e passare da "i migliori produttori di tracce con l'amen break" a superstar globali, e a mio avviso se lo meritano.

Phil e Dan Brookes, invece, rimangono più in territorio clubbistico e proseguono lungo la strada liquidfunkeggiante che avevano iniziato già l'anno scorso con la loro hittona "Tear you down", portando il liquid funk (il versante più houseggiante della dnb) a nuove vette e collaborando con personaggi storici proprio della scena house come Robert Owens:


I ragazzi, oltretutto, hanno anche regalato un Essential mix tra i migliori dell'anno in luglio, con un sacco di perle nuove e vecchie, loro e altrui, in quattro e spezzettate, due ore in cui c'è veramente di tutto e tutto è cesellato e incastonato alla perfezione come solo i grandi dj: la pagina ufficiale dell'EM con la (lunghissima) tracklist la trovate qui, mentre per scarricare il mixato confido non avrete troppa difficoltà affidandovi alle solite fonti.

Infine, i Nero: nettamente i più eclettici del terzetto, hanno stampato un album in cui dire che c'è di tutto è quasi riduttivo: "Welcome to reality" ha dentro l'electro danzereccia e facilona con la cassa in quattro di "Must be the feeling", quella scorreggiona e caciarona à la Bloody Bitruzz di "Fugue state" e "Doomsday", il dubstep con la cassa feroce, i synthacci inferociti e i sample anni '80 di "Crush on you"o il vocal poppeggiante di "Guilt", il pop rockeggiante che neanche Katy Perry di "Promises" e anche quello stracheesy e da classifica di "Reaching out", la cupa introspezione di "My eyes" e "Innocence".


(Purtroppo su youtube c'è solo questa versione col pitch alzato a stecca di "My eyes" che non rende giustizia appieno)

Morale, se non ci fosse stata Katy B l'album dell'anno sarebbe stato sicuramente "Welcome to reality", invece così se la giocano: quello che conta è che tra i tanti generi che hanno beneficiato della maturazione e della poppizzazione del dubstep, quello che una volta era la dnb e ora si chiama bass music è senza dubbio quello che ha tratto i vantaggi maggiori, rinnovandosi pesantissimamente e diventando qualcosa di ancora più figo e ricco di prospettive interessantissime per il 2012, sperando che i Maya ci lascino il tempo di vedere cosa succederà.

Orchestraibaz, puntata #96 - Best of 2011

Puntatona specialissima natalizia, da ben due ore anzichè una!

E non solo la durata è speciale, visto che lo è anche il contenuto, che consta di nientepopodimeno che (quasi) tutto il meglio dell'anno che sta per finire, minuziosamente selezionato, raccolto e mixato, rigorosamente live, per voi affezionati ammisci ascoltatori.

Morale, quindi, c'è il grosso (a meno di una manciata di dischi che sono rimasti fuori perchè in due ore proprio tutto tutto un anno non ci stava) del meglio del meglio dell'orchestra di quest'anno ormai praticamente andato, fatto di nudisco, nuboogie, nuqualchecosa, di bassate, di melodie, di missili e di viaggioni, di cose innovative e di rivisitazioni di dischi vecchi, di hittone e di cose che si sentono solo qui.

C'è un sacco di robba nel mixato di stasera, che quindi risulta particolarmente eclettico in modo da riflettere tutto un anno di mixati diversi e variegati, ma che ciononostante mantiene comunque una sua linea e un suo filo logico tutto sommato non male, dai, mi dò una pacca sulla spalla.

Praticamente tutti i dischi sono già stati suonati nel corso delle orchestre precedenti, tranne forse giusto un paio, per cui non serve che mi stia a dilungare su questo o quell'altro, tranne giusto per una menzione d'onore per la "mia" Exprezoo, che quest'anno ha regalato una delle tracce più belle non solo del 2011, ma della mia intera carriera di appassionato di EDM: un abbraccio ai miei amici, continuate così.

Ovviamente tutti i dischi sono bellissimi, chevvelodicoaffare, altrimenti non sarebbero finiti in questo set, no? Per cui, bando alle ciance e spazio alla tracklist bella lunga:

Audiofly feat. Flora - 6 degrees (Tale of us rmx) (Get physical)
Tanner Ross - B side (No. 19)
Maceo plex - Can't leave you (Crosstown rebels)
Soul Clap - Extravaganza (Wolf + lamb)
Miguel Campbell - Something special (Hot creations)
Shit robot - Take 'em up (John Talabot rmx) (DFA)
Phonique feat. Louie Austen - Endless love (Dessous)
Lovebirds feat. Stee Downes - Want you in my soul (Winding road)
Tensnake - Congolal (Endless flight)
Okee ru - Underground communication (Alexxei 'n' Nig rmx) (Exprezoo)
Benoit & Sergio - Everybody (DFA)
Thugfucker - Disco gnome (Tale of us rmx) (Life and death)
Maceo plex - Falling (Visionquest)
Ben Westbeech - Something for the weekend (Strictly rhythm)
Solomun - Love recycled (2diy4)
Chopstick & Jonjon - Obviously she's a whore (Suol)
Agoria - Panta rei (Balearic mix) (Infinè)
Bermuda - Ihasama (Nacho Marco rmx) (Serenades)
Aeroplane - Save me now (Eskimo)
Chromeo - Don't turn the lights on (Aeroplane rmx) (Turbo)
Ting tings - Shut up and let me go (Greg Wilson edit) (Not on label)
Todd Terje - Ragysh (Running back)
Osunlade - Envision (Dixon edit) (Innervisions)
Steffi feat. Virginia - Yours (Ostgut)
Tricky - Time to dance (Maya Jane Coles rmx) (Domino)
Totally Enormous extinct dinosaurs - Garden (Polydor)
Todd Terje - Snooze 4 love (Running back)
Eats everything - Entrance song (Pets)
Mosca - Bax (Numbers)
Katy B - Broken record (Rinse)
Breakage feat. Jess Mills - Fighting fire (Digital soundboy)
Katy B - Katy on a mission (Rinse)
Nero - Promises (More than alot)
Katy B - Perfect stranger (Rinse)
Chase & Status feat. Delilah - Time (RAM)

Per risentire questo condensato di duemilaundici, basta cliccare qui e scarricare il set, mentre per essere sempre aggiornati con le puntate nuove, qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quant'altro.

martedì 20 dicembre 2011

La miglior musica del 2011, parte 2: Laurent Garnier

Scontato come i saldi di fine stagione, ok, ma non è assolutamente possibile raccontare le cose fighe successe in musica nel 2011 e tralasciare Lorenzo Garnieri, che ha passato l'anno a portare in giro una delle cose più fighe che la storia della techno ricordi: LBS, Live Booth Sessions o Laurent Benjamin Scan X che dir si voglia.

Anche su questo ho già speso parole in più di un'occasione, avendolo visto live due volte nel giro di un mese, ma è semplicemente troppo troppo per non decantarne le meraviglie a ogni occasione possibile: allo stato attuale delle cose, l'LBS è il live perfetto, ma anche il dj set perfetto e un sacco di altre cose, tutte perfette e tutte goduriosissime.

Non ho intenzione di dilungarmi ulteriormente su una performance sulla quale ho già scritto fiumi di parole, ma basti sapere che un dj set di Laurent Garnier in cui ogni tanto, assistito da due musicisti coi controcoglioni come Benjamin Rippert e Scan X, il maestro infila grandiose esecuzioni live dei suoi grandi classici, da "Gnanmankoudji" a "Crispy bacon" passando ovviamente per "The man with the red face", è non solo una delle cose migliori che siano capitate alla musica del 2011, ma una delle cose migliori che abbia mai visto nei miei anni di onorata carriera da clubber.

Purtroppo pare che le occasioni di vedere live cotanta meraviglia siano finite almeno per un po', non sono a conoscenza di date di Lorenzo nelle vicinanze in tempi sufficientemente prossimi, per cui per quegli sfortunati che se lo fossero perso l'unica soluzione è guardare la pletora di video che affollano Youtube, tra cui quello pubblicato da Garnier stesso che raccoglie testimonianze dai quattro angoli del globo in cui ha portato il suo show:


In realtà c'è anche un modo migliore per farsi un'idea della grandeur dello show di Garnier e soci, ed è il dvd "It's just muzik", contenente l'esibizione di Lorenzo e di un gran numero di altri musicisti, tra cui Ben Rippert e Scan X, alla Salle Pleyel a Parigi, in cui i momenti migliori della parte live di LBS compaiono tutti, assieme ad altre cose davvero degne di nota.


Il dvd si compra direttamente dal sito di Lorenzo, qui, costa tutto sommato poco e arriva in fretta, io ne ho comprate due copie, una per me e una da regalare a natale :)

lunedì 19 dicembre 2011

La miglior musica del 2011, parte 1: Katy B

Inauguriamo quest'oggi una serie di post che ci condurranno verso l'anno nuovo ormai alle porte con il consueto recap del meglio del meglio dell'anno che si va concludendo: un po' come fanno tutti i blò seri, mi par giusto aggiungere i miei due centesimi alla discussione su quanto di figo sia successo musicalmente nel duemilaundici moribondo, con un occhio a possibili prospetti interessanti per il duemiladodici.

Il primo argomento della serie di post è una regazzina di cui ho già parlato quando l'ho vista live due volte in un giorno, che nell'anno in corso ha sfornato uno degli album migliori non solo secondo me ma anche secondo una fonte autorevole come il Guardian, che lo piazza secondo solo all'album di PJ Harvey (mah) nei migliori del duemilaundici.


L'album di Caterina Bì è molto molto figo per una serie di motivi:

  • perchè pur arrivando da un background profondamente underground (il giro di Rinse FM) ha un tiro pesantissimamente pop che lo ha portato in heavy rotation su un sacco di radio che Rinse FM non sapeva neanche dove stesse di casa, tipo che qui io Katy B l'ho sentita su RADIO RAI (!!!111!one!!1)
  • perchè riesce a tirar fuori qualcosa di decente da produttori che di solito non mi piacciono, tipo Benga e Skream ma anche Geeneus e Zinc
  • perchè parla della nightlife in maniera pacata e intimista ma, soprattutto, realistica: per dirla come il Guardian, il 2011 commerciale è stato dominato dai vari Pitbull e Taio Cruz e dalle loro maranzate a base di catenazze, papponi e zozze poco vestite, mentre Caterina parla di cose molto più reale, al punto che il Guardian stesso dice che "might as well have been written in the smoking area at Fabric"

Morale, "On a mission" è solo la prima di tante manifestazioni di maturità di un movimento, quello dell'EDM nel suo senso più lato, che nel 2011 ha dimostrato di essere ormai maturo per riprendersi la ribalta pop che dall'inizio del nuovo millennio gli era stata rubata da un medioevo di hip hop, rnb e altre orripilanze che avevano reso la cesura tra commerciale e underground insanabile: il duemilaundici sarà ricordato come l'anno in cui la frattura ha iniziato a risanarsi, e Katy B è uno degli alfieri di questa riconciliazione.

martedì 13 dicembre 2011

Le meglio orchestre dell'anno

Stasera causa cene di natale incombenti non avrò modo di andare in onda con l'usuale oretta di musica mixata dal vivo e poi scarricabile da qui e dal podcast, per cui complice anche la fine dell'anno alle porte e il periodo di bilanci dell'anno che volge al termine mi pare corretto rivedere un po' quello che s'è suonato durante il duemilaundici.

Partiamo rigorosamente dall'ultimo set in ordine cronologico, che val la pena riproporre perchè è venuto davvero bene, con un sacco di novità ma un po' di gusto retro e con un mood rilassato ma sufficientemente sculettone: lo si può scarricare da qui, oppure sentire in streaming:



Cambiando completamente mood ma rimanendo in tempi recenti, ha riscosso un discreto successo la puntata dedicata ai pomeriggi invernali, con tanti Four Tet e tanti Nathan Fake che fanno proprio natale e pomeriggi grigi: è scarricabile da qui, mentre questo è lo streaming:


Ovviamente, il grosso della musica di quest'anno è di stampo nudisco, nuboogie o in qualunque altro modo la si voglia chiamare, e un ottimo esempio di questo sound è il set dell'undici luglio, ultimo prima della pausa estiva, che coniuga le sonorità caratteristiche di quest'anno con un mood estivo e openaireggiante che ci va proprio a nozze: il set si può scarricare da qui e ovviamente si può anche sentire in streaming:


Un altro grosso trend del duemilaundici è stata, finalmente, l'uscita di qualcosa di interessante sul versante "cassa spezzettata", che finalmente non è più "levo colpi di cassa a caso così mi sento originale anch'io come tutti gli altri che lo fanno" ma acquisisce un senso, sia sul fronte underground che su quello un po' più poppeggiante e "semplice": il set del tredici giugno raccoglie un po' di tutto ciò, abbinandolo a grandi classici dello spezzettamento come "Poison" dei Prodigy, presentata in una buffa versione live ai Maida vale studios.

Questo set rotolante, fattappezzi e scazonte è scarricabile da qui, mentre di seguito c'è il playerino per lo streaming:


Anno di nudisco significa anche un sacco di riscoperta del sound "originale" della disco, grazie soprattutto a quel sant'uomo di Dimitri From Paris che ha avuto un duemilaundici in grandissimo spolvero: ovviamente almeno una puntata interamente di dischi fri fri, coi cantati delle dive e le percussioni funkettone bisognava farla per forza, ed è successo il quattro aprile, con un set che si può scarricare da qui e sentire in streaming da questo playerino:


Come al solito, ci sono stati una serie di speciali nel corso dell'anno, tipo quello sugli Underworld, quello sulla Kanzleramt o quello su Laurent Garnier, ma c'è stato anche uno speciale tenerone per san Valentino, pubblicato proprio il quattordici di febbraio, con tanta musica tenerona e limone-friendly: lo si può scarricare da qua, mentre di seguito trovate il solito playerino di Mixcloud per lo streaming:


Last but not least tornando indietro nel tempo, anche se non mi fa impazzire la techno di quest'anno ogni tanto mi ci cimento anch'io, visto che comunque è bene tenersi aggiornati un po' su tuttecose, per cui all'inizio dell'anno un set a base di Sandwell district, Silent Servant e altre berghainate assortite l'ho fatto pure io: lo si trova qui per il download e nel solito pratico playerino per lo streaming:


Insomma, questi sono secondo me gli highlights principali dell'orchestra di quest'anno, in attesa del set "best of 2011" che conto di preparare a breve, di altre idee che già ho in mente per l'anno prossimo e della puntata numero 100 che si avvicina a larghe falcate: qual'è il mixato che più vi ha soddisfatti, miei amati lettori, in quest'anno che volge al termine?

Cosa vorreste vedere/sentire nel corso del duemiladodici prima che i Maya vedano avverarsi la loro mesta profezia?

Il linkino "Posta un commento" è lì per voi :)

lunedì 12 dicembre 2011

Stefan Goldmann: Everything popular is wrong

Stefan Goldmann è un produttore che mi piace, ho diversi dischi suoi e sono tutti di ottimo livello su alcune delle mie etichette preferite, tipo la Perlon o la Ovum.

E' anche un ottimo dj, ricordo di averlo sentito al Gamma al compleanno di Gandalf qualche tempo fa e mi ricordo un set molto molto ben fatto.

Quello che non sapevo è che Stefan Goldmann ha anche delle idee estremamente interessanti sullo stato attuale del music business, che le sa esporre molto bene, e che le si può trovare in questo articolo pubblicato da Littlewhiteearbuds, che lo traduce dall'originale pubblicato in tedesco su Silo.

La sua idea, simile a quella che espone Simon Reynolds in Retromania (di cui ho parlato qui), è che la democratizzazione dell'accesso alla produzione musicale degli ultimi anni abbia abbattuto drasticamente il livello qualitativo della musica, facendo sì che nessuno produca più musica che valga la pena ascoltare ma che la stragrande maggioranza del mercato musicale si riduca a roba valida giusto per il tempo di un "Save as"; secondo lui, la strada da percorrere per uscire da questa spirale è andare intenzionalmente nella direzione opposta a quella del mercato, per esempio musicando i balletti come ha fatto lui, in modo da ottenere molta più soddisfazione artistica e da generare molta più hype che spammando le proprie release su tutti i social network del mondo.

Condivisibile o no, è una lettura estremamente interessante, soprattutto nella parte finale in cui parla della necessità di mantenere un day job per sopravvivere contrapposta al bisogno di dedicarsi fulltime alla musica per riuscire a cavarne qualcosa di interessante; mi piacerebbe molto approfondire il discorso con lui e con chiunque fosse interessato, ed è solo uno dei tantissimi spunti di discussione che si possono ricavare dall'articolo di Stefano Goldmanni.

Buona lettura :)

martedì 6 dicembre 2011

Orchestraibaz, puntata #95 - Allegro con calma

Un sacco di novità stasera, visto che dopo un po' di set a tema che recuperavano materiale vecchio ho accumulato un bel po' di cose nuove degne di nota: tra queste, ovviamente, la mia preferita è il nuovo singolo dei TEED, di cui ho già parlato ampiamente anche per via della sua esposizione televisiva e che oggi è presente sia nella sua splendida versione originale, in chiusura, che nella versione rimaneggiata da due dei migliori dj dell'anno, Charles ed Eli dei Soul Clap.

In generale, il feeling del set di stasera è di quell'allegria soddisfatta, senza eccessivo fomento ma con calma goduria, unita a quell'animo romantico che Vito Aeroplane chiama "sad happiness" e che è perfettamente rappresentato dalla splendida traccia dello stesso Vito, anche lui tra i migliori del duemilaundici, ma c'è anche un po' di suoni retrò, così retrò che verso metà set mi è venuto spontaneo rispolverare un grane classico come "Show me love", che ci stava proprio a fagiuolo.

Come al solito quando si fanno di questi set con le novità, alcuni nomi sono sicuramente stranoti al conoscitore dei miei mixati, tipo i Mandy e Tensnake o etichette come la Ovum e la Vakant, ma devo dire che soprattutto le due etichette in questione mi hanno stupito per come riescono a rivisitare il sound caratteristico di quest'anno mantenendo le proprie caratteristiche: in particolare, l'etichetta di Josh Wink mi aveva fatto temere una pericolosa svolta verso la techno ignorante, ma con quest'ultimo ep di un tal Vaggio torna a cose più interessanti.

Insomma, limitando le parole e lasciando il dovuto spazio alla musica, la tracklist dice così:

Tahloula - We play house (M.a.n.d.y.'s sweatbox rmx) (Great stuff)
The swiss - Manthem (Tensnake rmx) (Modular)
Totally enormous extinct dinosaurs - Garden (Soul clap like it's '97 mix) (Polydor)
Hot since 82 - Let it ride (Noir music)
Phonique feat. Guti - Divertimiento (Systematic)
Aeroplane - Save me now (Eskimo)
Laura Jones - Love in me (Leftroom)
Robin S - Show me love (Champion)
Michelle Owen - Perchance to dream (Mood music)
Vaggio - Don't you want some more (Ovum)
Anonym - Time for love (Vakant)
Tuccillo - Password (20:20 vision)
Tracey Thorn - Swimming (Charles Webster rmx) (Strange feeling)
Totally enormous extinct dinosaurs - Garden (Polydor)

Per risentire il set di stasera, che, devo dirlo, è venuto proprio bellino, lo si può come al solito scarricare da qui, mentre per essere sempre aggiornati con le puntate nuove, qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quant'altro.

lunedì 5 dicembre 2011

Il miglior consiglio possibile per la SEO

Qualche tempo fa ho fatto un esperimento: c'è una campagna pubblicitaria in tv che ha come colonna sonora una traccia che mi piace di uno dei miei artisti preferiti del momento, per cui ci ho scritto un post, usando un titolo opportunamente descrittivo e simile a quella che pensavo fosse la keyword di ricerca più probabile per l'argomento.

L'esperimento ha funzionato piuttosto bene, visto che tuttora il mio post è altissimo nelle pagine dei risultati per le keywords "musica spot nokia lumia" e simili: giusto per capire quanto ha funzionato bene, abbiamo una diapositiva delle visite a questo blò nell'ultimo mese:


La data di pubblicazione del post in questione risulta più che evidente, col picco che ne consegue spalmato su tre giorni e l'afflosciamento del dato dovuto alla comparsa di altri post e risultati che fornissero la risposta che gli utenti cercavano.

Morale, non ho usato quei trucchi arcani che i consulenti SEO cercano di spacciare facendosi pagare profumatamente, non ho trigato in alcun modo col sito in modo da migliorarne le performance su Google, ma semplicemente ho prodotto del contenuto valido e informativo (per i tre giorni successivi alla pubblicazione il mio post è stato l'unico della prima pagina di risultati a dire che la musica dello spot in questione era "Garden" dei Totally enormous extinct dinosaurs) che rispondesse a una domanda molto comune sfruttando la mia conoscenza di una nicchia e pubblicando un post che, a oggi, è la pagina più vista di questo blò con quasi il triplo delle pageviews della seconda.

In sostanza, quindi, c'è una sola grande regola per la SEO, ed è la solita: "Content is king".

Del contenuto valido e significativo è la via più semplice per generare una gran quantità di visite, molto più di qualsivoglia ottimizzazione specifica.


venerdì 2 dicembre 2011

Artisti emergenti: Eats everything

La fine dell'anno si avvicina ad ampie falcate e comincia a sentirsi aria di "tiriamo le somme del 2011", aria a cui daremo sicuramente più spazio in qualche altro post prossimamente: di sicuro, uno dei fenomeni di quest'anno è stato il risorgere della scena di Bristol in una guisa completamente nuova, non più lenta e ipnotica come ai tempi dei Portishead e dei Massive attack ma gruveggiante e rotolona, anche se ovviamente sempre con quantità industriali di bassone che sembra essere il marchio di fabbrica della ridente cittadina del southwest.

Il più à-la-page degli artisti della nuova scena di Bristol è senza dubbio Julio Bashmore, che io trovo sinceramente boh, ma anche Joker è di lì, e forse è il più strettamente "bristoliano" del giro col suo dubstep tendenzialmente loffo e lentone, ma quello che preferisco della cricca è Daniel Pearce, altrimenti noto come Eats everything.

A strapparmi la preferenza basterebbe solo il disco con cui ha esordito sulla sublabel della Catz'n'dogz, disco che ho già suonato nei miei podcasti e che secondo me è uno dei migliori dell'anno:



Ma non è tutto, visto che il ragazzo si è esibito da poco in un Essential mix registrato live proprio a Bristol e che è anch'esso uno dei momenti musicali migliori del 2011, grazie soprattutto al suo stile bello fresco e godimentoso, fatto di percussioni spezzettate ad arte con tipico gusto inglese (e non di roba fatta così tanto per, stile "togliamo un colpo di cassa ogni tanto e vediamo cosa succede"), roba da cui si percepisce chiaramente il luuuungo background fatto di breaks e uk garage ma anche di house e techno "classiche" e di tanta altra roba, che viene rimescolata e rimodernata in modo da suonare molto molto nuova e bella movimentata.

Come i veri dj "grossi", poi, Dan suona un sacco di reedit, rework e "rebeef" di grandi classici EDM, che sulla sua stessa pagina di Facebook ha dichiarato che non ha intenzione di rilasciare in modo da poter mantenere un tocco di unicità nei propri set, il che per quanto fastidioso perchè alcuni sono proprio fichi e volevo suonarli pure io, è una cosa assolutamente apprezzabile: giusto per farvi venire l'acquolina in bocca, la tracklist dell'Essential mix in cui sono presenti molti di questi rework dice così:

Eats Everything – Entrance Song (Remix) [Dirty Bird]
Murk – Amame (Eats Everything QI Rebeef)
Catz & Dogz – Jon Bovi [Dirtybird]
Waifs & Strays – Yeah Yeah (Eats Everything Rebeef)
Shadow Child – String Thing
Eats Everything & Worthy – The Lost
Justin Martin & Ardalan – Lezgo (Acapella) [Dirtybird]
Viadrina – Luna (Coat Of Arms Rework) [Your Mamas Friend]
Clapz II Dogz – Ripgroove (Eats Everything Like The Original Rebeef)
Freestyle – The Party Has Begun [Jam Packed Records]
Freestylers – Don?t Stop [Freskanova]
Green Velvet – Millie Vanillie [Relief Records]
Subjekt – Dunky Frummer (Eats Everything Rebeef)
Riva Starr – Jump (Martin Brothers Remix)
Eats Everything & Worthy Vs Switch – I Still Love Tric Trac
Coat of Arms – Is This Something (Eats Everything Crunky Rebeef)
Krysko – Can't Handle It [Peaches]
Mosca – Bax [Numbers]
Butch – Amelie (Format B Remix) [Great Stuff Recordings]
Eats Everything – Entrance Song (Eats Special Edit)
Crazy P – Beatbox (Breach Remix)
Coat of Arms – What You Need
French Fries – Yo Vogue
Adam F – Circles (Eats Everything Rework)
Switch – This Is Sick (Eats Everything Rework)
Huxley – Let It Go (Eats Everything Reprise)
Justin Martin – Kemistry [Dirtybird]

Sì, avete letto giusto, "Adam F - Circles (Eats Everything Rework)" e "Switch - This is Sick (Eats Everything Rework)", che suonano assieme per un bel po' di tempo e sono una roba veramente grassissimissima, di quelle da dj coi controcoglioni come pare proprio che sia Dan...ora, qualcuno me lo porta in itaglia, please?

martedì 29 novembre 2011

Orchestraibaz, puntata #94 - Tenebre

Stasera set tenebroso, concepito e suonato nel buio più totale e studiato apposta per essere ascoltato nelle stesse condizioni luminose: non c'è spazio per funkettonismi e altre allegrie, l'unico obiettivo del mixato di oggi è perdersi lungo le "alleys of your mind", rapiti dalla magia di cui sono in grado i maestri della techno, a cui basta un clap piazzato al momento giusto per portare l'ascoltatore altrove.

Un produttore così è Carl Craig, che di recente ha sfornato uno dei remix più belli degli ultimi anni, a cui ho già dedicato un post, che in undici minuti rappresenta una vera e propria esperienza degna di essere vissuta in tutta la sua interezza: non è un caso, quindi, che compaia nel set di stasera dall'inizio alla fine senza alcun fronzolo nè sfoggio di tecnica che sarebbe stato superfluo di fronte a cotanta meraviglia.

Ma il remix di Carlo da Detroit è solo una delle tante chicche contenute nella compilation di remix "Replikants", in cui produttori nuovi, vecchi e insospettabili si cimentano a rifare le tracce storiche del miglior Richie Hawtin, quello con l'omino stilizzato e il mood, per l'appunto, tenebroso e oscuro: tra i veri insospettabili presenti, il buon Richard Melville ormai abbonato alle colonne sonore degli spot tv prende un terra-aria di rara violenza, "Krakpot", e ci aggiunge l'atmosfera epica che è una delle sue armi migliori, trasformandolo in un autentico capolavoro di legna, sudore, fomento, lacrime e sorrisi.

Insomma, partendo da questi due remix, che non sono gli unici ottimi della compilation (cito a caso altre tracce valide: Vigorito che rifa "Kriket", praticamente tutti i remix di Skoozbot che ha sempre sto sound design cristallino e quello di MK che riesce nella magia di trasformare "Ask yourself" in una roba dance anni '90) e aggiungendo un po' di ciò che di meglio ha fatto lo zio Richie prima di diventare lo zio Richie, c'era materiale per un set ricco di cupezza goduriosa: come al solito, in un'ora ha trovato spazio un decimo delle cose che avevo in mente di suonare, ma così è e ce lo facciamo andar bene, anche perchè tra Delta Funktionen Objekt e gli altri Carl Craig presenti è comunque un gran bell'andare, incazzato il giusto e adatto a tirar fuori il lato oscuro di ognuno di noi.

In rigoroso ordine cronologggico, quindi, stasera abbiamo suonato:

Plastikman - Ask yourself (Plus 8)
Trentemoller - Chameleon (Pokerflat)
Delta Funktionen - Silhouette (Marcel Dettmann rmx) (Delsin)
Delta Funktionen - Silhouette (original mix) (Delsin)
Objekt - CLK recovery (Objekt)
Plastikman - Mind in rewind (Carl Craig rmx) (Minus)
X-press 2 - Kill 100 (Carl Craig rmx) (Skint)
Daniel Bell - Bleep (Logistic)
Lfo vs. Fuse - Loop (Plus 8)
Jaydee - Plastic dreams (R&S)
Plastikman - Panikattack (Plus 8)
Plastikman - Krakpot (Moby rmx) (Minus)
Carl Craig - At les (Christian Smith's Tronic treatment) (Tronic)

Chi volesse sfogare la propria oscurità interiore riascoltando il set di oggi, può scarricarlo da qui, mentre per essere sempre aggiornati con le puntate nuove, qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quant'altro.

domenica 27 novembre 2011

La musica dello spot del Nokia Lumia

Cucino con la tv a farmi della compagnia, compagnia costituita dal solito noioso sottofondo di pubblicità che cercano di venderti utilitarie come se fossero esperienze da sport estremi e profumi da tamarri come se fossero esperienze mistiche, quando, bam! Uno dei miei dischi preferiti degli ultimi tempi di uno dei migliori "breakthrough artists" del 2011:



Lo spot è quello del Nokia Lumia, ennesimo tentativo di Nokia di riemergere dal baratro senza fondo in cui è precipitata dopo l'idea demenziale di restare aggrappata a un cesso come Symbian, loro hanno un nome facilissimo da ricordare, si chiamano "Totally enormous extinct dinosaurs" e sono stati showcasing artists al SXSW di quest'anno e la traccia è la title track del loro terzo ep, intitolato "Garden" che annovera anche remixer di scarso livello come i Soul Clap, Calibre e Jesse Rose.

Il lettore affezionato e smaliziato conoscerà già i TEED, visto che la loro "Household goods" compare spesso e volentieri nei miei mixati sia in versione originale che nel remix di Justin Martin, e questa "Garden" con ogni probabilità comparirà in alcune delle prossime puntate; di recente ho già espresso il mio fortissimo desiderio di vedere un live di Edmund e Orlando qui in itaglia o almeno in un posto a portata d'aereo, speriamo che la presenza come colonna sonora in uno spot di così alto profilo ne porti il nome alle orecchie di qualche promoter che abbia voglia di portarmeli qui :)

venerdì 25 novembre 2011

Vent'anni di back to basics

Ultimamente ci sono un sacco di istituzioni della musica che piace a noi giovani che celebrano il ventennale e di cariatidi morte e sepolte da un po' che per vedere di racimolare qualche euro/sterlina/dollaro si inventano ventennali per ripubblicare roba vecchia di cui si poteva tranquillamente fare a meno, ed è difficile discernere: per un Ministry of sound che estrae dal cilindro maggico dell'archivio registrazioni d'annata di personaggi di scarso rilievo come Larry Levan, Kenny Carpenter e Todd Terry c'è una Soma che si bulla per settimane di un fantomatico inedito dei Daft Punk che poi, guardacaso, poteva tranquillamente rimanere inedito.

Il Back to basics magari non è un nome altolocato come il MoS, come magari non tutti conosceranno Ralph Lawson nè la sua 20:20 vision, ma Ralph è uno che zitto zitto ha sempre sempre mantenuto un livello più che buonissimo, fedele nei secoli come l'Arma, senza mai sputtanarsi o perdere smalto, ma la vera figata è che senza noiosi trionfalismi o millantati inediti riscoperti, Ralph celebra i suoi vent'anni di residency con un mixato (che dovrebbe essere il primo di una serie) di classici, e fin qui nulla di nuovo, anche se è stranamente molto molto piacevole:


The Music Factory Years 91-94 part one by ralphlawson

(Per dire, tutti gli altri set ventennalistici che ho sentito di recente oscillano tra il "meh" e il patetico spinto, mentre questo è intenzionalmente e visibilmente fatto solo di dischi che tutto sommato hanno un senso anche tuttora)

Fin qui, comunque, niente di esagerato, se non che il buon Ralph, che dev'essere un nerd musicale di quelli all'ultimo stadio, ha pubblicato un post sul suo blog in cui racconta la rava e la fava di ogni singolo disco presente in questo set, che quindi ha l'enorme valore aggiunto di aneddoti tipo che il primo disco è anche il primo disco in assoluto suonato al Back to basics, ma solo perchè non ha l'intro con la cassa e all'epoca lui sapeva mixare solo i dischi con la cassa in quattro, o tipo la volta che assieme agli X-press 2 e a Terry Farley vanno in gita a NYC a sentire Junior Vasquez e lui sapendo della loro presenza suona l'intro di "Muzik Express" per quindici minuti prima di far esplodere la ripartenza e lui commenta "We had never seen anything like it and it was a record made by our lot".

Inzomma, buona musica, aneddoti divertenti e fatti curiosi: io non posso chiedere di meglio :)

giovedì 24 novembre 2011

I capolavori techno sono ancora possibili

Giusto un paio di giorni fa lamentavo la sensazione di stantio di certa techno recente, che ripropone suoni e stilemi già visti senza aggiungere granchè di nuovo, di personale o anche solo di minimamente interessante: orbene, la grande notizia di oggi è che invece recuperare la techno vecchia scuola e riproporla aggiornata ai giorni nostri con ottimi risultati si può fare.

A farlo è uno che nell'ultima ventina d'anni ha dimostrato giusto un paio di volte di essere all'altezza, un certo Carl Craig: la qualità audio di Youtube non gli rende giustizia, ma giusto per darvi un'idea (raccomandazione importante: è piuttosto lungo, ma va ascoltato tutto di fila senza saltare avanti o indietro per godere appieno della struttura della traccia, che è una delle cose che Carl Craig sa fare meglio)



Questa è la techno di cui mi sono innamorato da piccino, musica a cui bastano un basso profondo che si senta nello stomaco e un clap croccantissimo per gettarti in un luogo oscuro e dissonante ma che hai imparato a trovare accogliente nel corso di anni e anni di party con gli amici, al punto che ormai consideri questi suoni la tua musica, con quelle voci distorte che ti proiettano verso un abisso di tenebre in cui , poi, il clap, ti prende letteralmente a schiaffi e Carl Craig giocando col decay aumenta e diminuisce il nostro senso di angoscia, e poi, dopo quasi sette minuti di piacevole tortura, bam! un pad squarcia letteralmente la cassa, come un raggio di luce, e cambia le carte in tavola.

Proprio quando sembrava non esserci più alcuna speranza di redenzione, quel pad ci fa tirare un sospiro di sollievo, e il synth che accompagna la ripartenza trasforma gli stessi suoni da inferno senza speranza di pochi istanti prima nella musica più festosa di sempre, quella che ti fa fare salti alti mezzo metro col sorrisone stampato sulla faccia tua e di tutti quelli che ti stanno attorno, quella che potrebbe andare avanti per settimane senza mai stufare, e invece, proprio quando pensi "yeeeah, dai Carl, continua così come se non ci fosse un domani", lui la fa finita, sono già passati più di undici minuti e Carl, da geniaccio con un monte di esperienza alle spalle, sa perfettamente come lasciarti lì implorante di continuare, per cui il tasto "replay" si schiaccia praticamente da solo, quasi per magia, e dopo undici minuti si schiaccia ancora, e ancora, e ancora.

Grazie, CarlCraig, grazie davvero.

mercoledì 23 novembre 2011

Le dimostrazioni d'affetto

Il  lettore attento (ma poi, ce l'abbiamo veramente sto lettore attento che si accorge sempre di tuttecose ma che non si manifesta mai? palesati, lettore attento!) lo avrà sicuramente già notato: da qualche giorno a questa parte, in fondo ai post, sia sul sito che nel feed RSS, e nella colonnina di sinistra, sono comparsi dei bannerini pubbliscitari.

Nulla di particolarmente invasivo, ovviamente, chè quei finti popup che ti imballano tutto lo schermo e ti tempestano di videi luci colori e soprattutto suoni, venisse la lebbra a tutti quelli che li mettono sui loro siti, non li posso sopportare, giusto un bannerino piccino sparso qua e là, che però offre al lettore attento e a quello occasionale una grandissima opportunità: grazie a questi bannerini, infatti, tutti voi avete l'imperdibile e irresistibile occasione di dimostrare in maniera concreta lo sterminato affetto che provate verso l'affascinante individuo che scrive le parole di queste paggine.

E' sufficiente nulla più che un miserrimo click su una di queste ammiccanti immaginine pubbliscitarie, infatti, per far sì che al tenutario qui arrivi qualche centesimino, nulla di veramente importante, giusto un minicontributo per pagarsi quei pochi dollari all'anno di spese di hosting del dominio e magari gli sbatti di registrazione pubblicazione cazzi & mazzi del podcast settimanale, per cui se vi piace la musica di cui si scrive qui, o se vi aggradano le parole che si trovano su questo interessante sitarello, basta un click per far sapere al gestore che lovoletebben'.

Se invece non vi piace nulla di ciò che scrivo, o se non avete voglia di cliccare sui banneri perchè va contro la vostra religione, vi capisco e vi voglio bene lo stesso, chè sono una persona dal grande cuòre quasi come Al Bano o Mino Reitano.


martedì 22 novembre 2011

Orchestraibaz, puntata #92 - Inverno etereo

E' arrivato l'inverno, il freddo, le giornate in cui si sta a casa con una cioccolata calda e il piumone (seeeeee, magari, l'inverno è la stagione in cui si esce di casa per andare in ufficio che è ancora buio e si torna a casa dall'ufficio che è già buio).

Questa settimana avevo voglia di qualcosa di un po' più meditativo, un po' meno scuoticulo, anche se ovviamente non è che il culo rimanga fermo, anzi, ma mi andava di suonare qualcosa un po' più ascolto-friendly ma astratto, etereo come un pomeriggio invernale, coi contorni delle figure che sfumano nella nebbia, la nuvoletta di fumo che esce dalla bocca e la voglia di tornarsene a casa a godere il tepore delle proprie quattro mura.

E quando si parla di musica così, i nomi a cui affidarsi sono facili da trovare: basta puntare decisi su James Holden e Nathan Fake e il gioco è fatto.

Ovviamente poi, assieme a loro c'è quello che ha raccolto il loro scettro da quando loro due sono troppo presi a drogarsi per pubblicare qualcosa di nuovo e ha portato il loro genere verso nuovi lidi creando anche nuovi emuli per ora di scarso successo: sto parlando ovviamente di Kieran Hebden, che come ho già avuto modo di dire è tutto quello che avrebbero dovuto essere Holden&Fake e molto di più.

Il grosso del set di stasera quindi è in mano a questi tre artisti, con una leggera predominanza di Four tet semplicemente perchè il materiale di Holden e Fake ormai risale a un bel po' di tempo fa mentre il buon Kieran continua a sfornare roba ad altissimi livelli nonostante le collaborazioni con nomi trendy e di scarsa qualità tipo Burial o Thom Yorke: particolarmente interessante e probabilmente meno famoso è il remix di "Sing" ad opera di Floating points, artista che conoscevo poco ma di cui mi sono follemente innamorato al Sonar di quest'anno.

Tolti Holden, Fake e Kieran Hebden, il resto è degnissimo corollario, tipo il grossissimo remix di Jon Hopkins su Infinè che fomenterebbe pure i cadaveri, o uno dei capolavori più recenti di quel semidio di Sasha, che in combo con M83 fa cose da "abbraggiamogi forte e vogliamogi tantobbene", M83 che compare pure in chiusura di set col singolo nuovo che è proprio bellino bellino che quasi quasi mi compro i biglietti del suo concerto a Milano in primavera.

Insomma, stasera è andata così:

Burial & Four Tet - Moth (Text)
Royksopp - Beautiful day without you (Robag Wruhme rmx) (Freude am tanzen)
Four Tet - Angel echoes (Domino)
Nathan Fake - The sky was pink (Border community)
Four Tet - Sing (Floating points rmx) (Domino)
Nathan Fake - You are here (Four tet rmx) (Border community)
Chemical brothers - Swoon (Astralwerks)
James Holden - 10101 (Border community)
M83 - Couleurs (Sasha Invol2ver rmx) (Global underground)
Ellen Allien & Apparat - Jet (Bpitch control)
Britney Spears - Breathe on me (James Holden dub) (Not on label)
Agoria - Panta rei (Jon Hopkins rmx) (Infinè)
M83 - Midnight city (Naive)

Per sentire il set guardando fuori dalla finestra nei grigi pomeriggi invernali, lo si può scarricare da qui, mentre per essere sempre aggiornati con le puntate nuove, qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quant'altro.

Ricordi di giovinezza

E' il 1995.

Ho dodici anni, faccio le medie e da quasi una decina d'anni coltivo la mia passione per i videogiochi, passione che mi è rimasta ancora a oggi; siamo in piena epoca Super Nintendo, sono gli anni di Super Mario World, Yoshi's Island e Secret of Mana, ma soprattutto sono gli anni di Street Fighter II e dei suoi mille milioni di cloni, da Mortal Kombat in là.

Sono gli anni del duopolio Nintendo-Sega, gli anni in cui si combatteva per il predominio del mercato videoludico non solo sul divano di casa ma anche e soprattutto in sala giochi, luogo ormai scomparso che all'epoca era il teatro dell'innovazione tecnologica, più spinta: anni in cui Virtua Racing coi suoi blocchettoni a 2 fps era "ooooooooooh" tanto quanto i millemilamilioni di centinaia di sprite dei giochi della SNK, in cui nelle sale giochi più prestigiose del mondo c'era questa cosa la cui mancanza causerà dei gravissimi deficit intellettual-culturali nei giovani d'oggi:

Tipo che io ci ho giocato da piccolo, a Londra, e mi viene da vomitare solo a ripensarci
Insomma, in quegli anni lì c'era della competizione tecnologica seria, mica come ora che pur di spacciarti qualcosa di nuovo ti costringono a mettere gli occhialini da demente e farti venir mal di testa, oppure a sbracciarti come un cretino e fare una fatica fottuta anzichè giocare bello comodo spaparanzato sul divano com'è giusto che sia: in quegli anni lì, a un certo punto, Nintendo presenta la sua nuova piattaforma Ultra 64, che di lì a poco, opportunamente ridotta di potenza per evitare che costasse uno sproposito, sarebbe diventata il Nintendo 64.

Il primo gioco di cotanta piattaforma, com'è giusto che sia per l'epoca, è un picchiaduro a incontri, con una grafica che stai veramente malissimo e che ha la gravissima colpa di aver inventato il sistema di combo che ci portiamo dietro ancora ai giorni nostri e che ha reso il genere una palla mortale: il lettore più scafato avrà già capito che si sta parlando di Killer Instinct.

Rivisto ora fa quasi tenerezza, ma quindici anni fa era fuori dal mondo
E insomma, visto il successo del gioco in sala Nintendo decide di convertirlo su Super Nintendo e si affida a una software house inglese all'epoca semisconosciuta ma che poi diventerà la migliore del parco sviluppatori Nintendo, la Rare.

La conversione a onor del vero viene così così, più che altro perchè era impossibile fare qualcosa di somigliante all'originale su una piattaforma di una generazione precedente, ma ovviamente il giovane Raibaz accumula le paghette settimanali e se la compra lo stesso, per di più in limited edition, forse la mia prima limited edition, non sapendo che forse mai scelta di comprare una limited edition fu più fortunata.

All'epoca infatti le limited edition non erano ciccionissime e imbottite di gadget come ora, la limited di Killer Instinct aveva giusto la cartuccia nera e il cd della colonna sonora, ma il cd della colonna sonora.

Il cd della colonna sonora aveva cose tipo questa:



O tipo questa:



O ancora, tipo questa:



All'epoca i cd costavano un bel po' e non ne avevo molti, quindi quei pochi che avevo li ho letteralmente consumati, e tuttora di questo so a memoria ogni beat, tipo che l'ho risentito di recente (scaricato, purtroppo: l'originale è andato perso con mia somma mestizia, visto che ho scoperto che è rarissimo e su ebay va a delle cifre folli) e me lo ricordo ancora perfettamente, ma soprattutto l'ho risentito di recente e ho scoperto che rispecchia moltissimo del mio gusto attuale, che è stato evidentissimamente influenzato in maniera pesante da un cd di una colonna sonora di un gioco comprato quando avevo dodici anni.

Accattatevi il cd, che merita: probabilmente a voi non parrà granchè se non un discreto cd di EDM anni '90 (che è quello che effettivamente è), ma per me è uno dei cardini del mio lungo percorso di formazione musicale.

sabato 19 novembre 2011

Laurent Garnier al Leoncavallo, ieri sera

Mi sento veramente ripetitivo a scrivere meraviglie di Laurent Garnier per la seconda volta in un mese, la terza se contiamo anche la puntata del podcast che gli ho tributato qualche settimana fa, ma non posso farci niente: ieri sera, per l'ennesima volta, ha ribadito di essere il miglior dj del mondo.

(Premessa: la qualifica di "dj", a uno come Laurent Garnier, va più che mai stretta, ma non ho voglia di scrivere ogni volta l'elenco delle mille cose che Lorenzo sa fare, per cui facciamo che ci siamo capiti)

Ieri sera, poi, ho capito qual'è il vero motivo che lo rende il miglior dj del mondo, che lo porta una-due-tre spanne sopra tutti gli altri: ieri sera al Leoncavallo c'erano non meno di duemila persone, tra cui quasi tutti gli amici che ho conosciuto nell'arco di quasi dieci anni di clubbing, e Laurent Garnier ha messo d'accordo tutti.

C'era chi arriva dalla scena dark e alla musica chiede sempre innovazione e stupore, c'erano le signorine che chiedono lo sculettamento e la festosità, c'erano appassionati della techno oldschool senza compromessi e c'erano quelli che non disdegnano le tendenze più recenti del post-dubstep o della nu-disco; c'erano i globetrotter della cassa che non si perdono un party o un festival anche a migliaia di km di distanza da casa e c'erano quelli che mettono il culo fuori di casa una volta l'anno, c'erano gli addetti ai lavori e c'erano quelli che se ne fottono e vengono a ballare e basta, c'erano molti intenditori e almeno altrettanti distrutti, e a ciascuno di loro Lorenzo ha fatto vivere il party dell'anno e uno dei migliori che si siano mai visti.

Nessun altro dj che abbia visto in questi anni, neppure mostri sacri come i vari Hawtin o Sven Vath nè altri tra i miei preferiti come Villalobos o Wink, è in grado di piacere a un pubblico così variegato, che trascende ogni tipo di scena, di moda e di filone per cui, quando c'è Garnier, tutti, nessuno escluso, sono sotto la console con la goduria che sprizza da ogni poro.

E c'è da dire anche, comunque, che avendolo visto due volte in meno di un mese posso dire senza timore che il suo LBS è uno show praticamente perfetto, con alcuni momenti che si ripetono in maniera quasi rituale per soddisfare i fan più sfegatati che se li aspettano e li attendono con ansia, come la sequenza "Gnanmankoudji"-"The man with the red face" che fomenterebbe pure un cadavere, e la naturale improvvisazione di un dj set di un genio assoluto abituato da sempre a suonare qualunque tipo di disco, senza vincoli di genere.

Non mi avventurerò nell'impresa impossibile di classificare in un filone solo le differenze che ho notato tra il set di Amsterdam e quello di ieri sera, ma devo dire che se al Paradiso l'avevo trovato molto ipnotico e viaggione ieri invece l'ha buttata molto di più sull'uplifting, a colpi di pad, violinoni e chords da mani al cielo abbraggiamogi forte e vogliamogi tantobbene, che è uno dei mood che più mi piacciono, e quindi vabbè chettelodicoaffare.

Che poi è anche difficile descrivere un set di Lorenzo, perchè si sa, la sua grande magia è anche che nel giro di un quarto d'ora cambia marcia due-tre-quattro-cinque volte e tu senza accorgertene sei passato da uno sculettamento moderato e sorridente ai salti alti quattro metri a colpi di catenate, da melodie gioiose ad acidate con la 303 che suona come spari di fucili laser in una guerra contro gli alieni, e la cosa si ripete senza soluzione di continuità per l'intera durata dello show.

Ieri sera, poi, vedendo lo show frontalmente anzichè dall'alto, mi sono reso conto anche di un'altra cosa incredibile che rende ancor più magico lo show nelle sue parti live: alla destra di Garnier c'è Scan X, con un portatile su cui gira Ableton, un controller e un atteggiamento che più marziale non si può, completamente immobile e concentratissimo nello sfoderare casse cubiche e bassate e percussioni che ti colpiscono in parti del corpo che non pensavi neanche di avere, mentre alla sua sinistra Benjamin Rippert ha una serie di synth hardware che suona come il più consumato dei jazzisti, sculettando, ballicchiandosela, improvvisando e gigioneggiando.

Al centro tra i due, tra il jazzista e il technohead, tra l'hardware e il software, a fare da ponte tra i due, può esserci solo il migliore del mondo, a dirigerli come un direttore d'orchestra, anzi a suonarli come se fossero dei dischi, e infatti per lui quasi non c'è differenza tra le tracce suonate live e quelle suonate dai cdj, lui ci parla allo stesso modo indipendentemente dallo strumento che usa e ci parla, ovviamente, di un sacco di cose, diverse per ciascun ascoltatore ma ugualmente meravigliose come solo il linguaggio della techno sa fare.

Grazie di cuore Lorenzo, e grazie di cuore anche agli Electricalz e al resto dell'organizzazione per averci regalato (a otto euro, oltretutto, direi che il termine "regalato" è quanto mai appropriato) il party dell'anno.

giovedì 17 novembre 2011

Perchè la techno "nuova" non mi convince troppo

Nella scena techno c'è del fermento come non se ne vedeva da un bel po', azzarderei quasi che siamo di fronte al primo filone più genuinamente techno dopo l'armageddon della minimale che per un paio d'anni ha azzerato tutti gli altri generi e dopo il quale sono nate molte correnti nuove, dal post-dubstep e dalla technouse piccheppacche à la Nick Curly o simili per arrivare al rifiorire della nudisco e alle melodie più poppeggianti dei giorni nostri.

In questo periodo di rinascita post-minimale, la techno ha preso una strada ben definita, lungo la quale l'attenzione maniacale al sound design della scena minimal ha dato vita a una rinascita della dub techno à la Maurizio che è via via diventata sempre più "raw", squadrata e marziale, fino a raggiungere alcuni punti di contatto con l'industrial.

Ora, io non sono un gran fan di questa scena, per un motivo molto semplice: nel 2003, quasi dieci anni fa quindi, quando ero un giovine ai suoi primi contatti con la techno, è uscito un album, punto più alto a mio avviso della carriera di un artista che in quel periodo viveva il suo momento di massimo splendore, che era esattamente uguale, solo coi bpm più sostenuti.

Ora, il quizzone del giorno è: senza guardare la data di uscita, siete in grado di distinguere quali tra questi video sono nuovi e quali sono del 2003?













Non so, io da dieci anni di evoluzione di un genere musicale che fa del futuro la propria ispirazione principale mi aspettavo qualcosa di più di una dozzina di bpm in meno per la stessa minestra riscaldata.

Posso capire l'atmosfera di revival in scene storicamente e tendenzialmente più frivole (senza alcuna accezione negativa, beninteso) come quella più houseggiante, in cui il recupero dei suoni disco c'è sempre stato, più o meno latente, ma in un genere come la techno, che nasce e cresce come la musica di dopodomani, veder stampare la musica dell'altroieri mi lascia perplesso, soprattutto da parte di produttori che, bene o male, hanno vissuto tutta l'evoluzione del genere fin da prima che esistesse, come Luke Slater.

A questo punto, piuttosto, preferisco il recupero più ironico e scanzonato dei suoni proto-rave che fa tanta gente uscita dal dubstep, tipo SBTRKT; ecco, a voler ben vedere, una delle cose che non mi convincono di questa techno è che si prende troppo sul serio senza averne motivo, o forse, semplicemente, sono invecchiato io e non ho più l'età per un mood così serioso.

martedì 15 novembre 2011

Orchestraibaz, puntata #92 - Kanzleramt special

Anche oggi set tributo, stavolta a un'etichetta tra le mie preferite di sempre, una di quelle che hanno avuto un ruolo importantissimo nella definizione di quello che è il mio gusto musicale oggi: nel mio pantheon personale, infatti, la Kanzleramt sta al livello di quei mostri sacri di cui comprare a scatola chiusa tutte le uscite, tipo la Perlon o la Cadenza quando ancora era un'etichetta interessante.

Qualche tempo fa in realtà il label boss Heiko Laux l'ha messa in pausa, pare (si dice) per sbattimenti burocratico-finanziari, ma l'ha recentemente resuscitata, ricominciando a stampare cose con degli artwork nuovi bellissimi: purtroppo non si può dire lo stesso a livello musicale, dato che le ultime uscite non sono al livello di quelle dei tempi migliori, ma ho assoluta fiducia nei vari Alexander Kowalski, Diego, Fabrice Lig e nello stesso Heiko Laux perchè riportino l'etichetta ai fasti del passato recente.

Il set di stasera, quindi, è composto esclusivamente dell'etichetta berlinese e cerca di coprire un po' tutto l'ampio spettro delle uscite migliori, che spaziano dalla techno carica e dubbettosa a quella più frivola e jazzeggiante, sempre mantenendo un'impronta avanti almeno sei-sette anni: il remix di Soul Designer (che è sempre Fabrice Lig) di "Me fragments" di Diego è praticamente pre-post-dubstep, roba che insomma potrebbe tranquillamente uscire oggi, come pure qualsiasi disco di Kowalski, che pure quando sbadiglia la mattina appena sveglio fa cose che tutto il giro della Ostgut più intransigente tipo Ben Klock o Marcel Fengler vorrebbe scimmiottare, ovviamente con scarso successo.

C'è pure spazio per un Villalobos quando ancora era "solo" il miglior produttore minimale in circolazione, prima che facesse il botto gigantesco con Alcachofa e seguiti, ma ovviamente il talento sconfinato si vede già eccome: il remix di "Moved" di Heiko Laux è la classica Ricardata lunga un quarto d'ora e che più che un disco è un'epopea, in cui pare non succeda niente ma ascoltando con un minimo di attenzione c'è un intero universo in costante mutamento.

Insomma, techno un po' più spinta del solito ma con una classe che a oggi praticamente nessuno è riuscito ad eguagliare, nemmeno gli stessi artisti che paiono un po' ingolfati ma che spero si riprendano presto (e Heiko è comunque sempre Heiko, chiariamoci: l'anno scorso all'ADE ha fatto un set che faceva sembrare gli Slam e Joel Mull dopo di lui gli ultimi dei pischelli)

Ma andiamo senz'altro a tracklistare:

Heiko Laux - Still lively (Album mix)
Alexander Kowalski - My favourite episode
Solid gold playaz - Le soul afrique
Heiko Laux - Moved (Ricardo Villalobos rmx)
Ricardo Villalobos - Sex for sunglasses
Alexander Kowalski - Dark soul
Alexander Kowalski - Progress
Alexander Kowalski & Funk D'void - Can't hold me back
Highrise - Hope for peace
Johannes Heil - 10000 leagues under the skin pt. 12
Diego - Me fragments (Soul Designer rmx)
Fabrice Lig - Los picaros
Diego - Quarter inch squares

Per chi non conoscesse quest'etichetta meravigliosa, ma anche per chi la conosce e vuole risentire qualcuna delle tante perle del suo catalogo, il set al solito si scarrica da qui qui, mentre per essere sempre aggiornati con le puntate nuove, qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quant'altro.

martedì 8 novembre 2011

Orchestraibaz, puntata #91 - Pop divertente

Sta settimana sentivo il bisogno di smetterla di prendermi così tanto sul serio, con quelle cose impegnate e un po' intellettualose: certo, un sacco di classe, molto piacevoli in punta di fioretto, ma ogni tanto una bella sciabolata ci sta.

Anche perchè, diciamocelo: il panorama della dance un po' più mainstream e poppeggiante, ultimamente, è florido come non succedeva dagli anni '90 e anche senza scadere nell'obbrobrioso tipo "A far l'amore comincia tu" di questi tempi si riesce a suonare e ad ascoltare della roba un po' più facile senza doversi per forza vergognare come dei cani.

Tipo, il disco di Inna, "Sun is up", non sarà sicuramente nulla di rivoluzionario e avanguardista, anzi, visto che ha lo stesso giro di un grande classico del passato recente (vedere la riga successiva della tracklist per credere), ma si lascia ascoltare volentierissimo, come pure tutta la produzione di Totally enormous extinct dinosaurs, featured artist al SXSW di quest'anno e uno dei miei artisti "nuovi" preferiti (sì, è una richiesta ufficiale ai promoter italiani: me lo portate a suonare vicino casa, please?) assieme a Katy B, di cui ho già parlato in lungo e in largo, ai Nero e a Skrillex, che non scopro certo io ma che anzi fa il soldout ovunque vada.

E insomma, un po' di roba un po' più divertente ci stava tutta oggi, tipo il disco di Uffie e Pharrell Williams che qui da noi non si è cagato quasi nessuno quando è uscito, un paio d'anni fa, eppure è un autentico terra aria che lasciava presagire lo stato di grazia di Armand Van Helden che lo ha portato poi a sfornare, assieme ad A-trak, il più grosso tormentone degli ultimi anni, stato di grazia che si nota ampiamente anche nella produzione del primo singolo estratto dall'ultimo album di Dizzee Rascal, questo invece hittona a suo tempo.

Aggiungi una spruzzata di french touch che fa sempre allegria, un paio di dischi dei Faithless che anche loro è difficile suonarli in mezzo alle cose più impegnate ma sono sempre di livello altissimo, et voila, il gioco è fatto:

Faithless - Insomnia (Sony)
Totally Enormous Extinct Dinosaurs - Household goods (Greco-roman)
Nero - Must be the feeling (More than alot)
Inna - Sun is up (Do it yourself)
M.a.n.d.y. vs. Booka shade - Body language (Tocadisco rmx) (D:vision)
M.a.n.d.y. vs. Booka shade - Body language (Get physical)
Cassius - Feeling for you (Les rhytmes digitales rmx) (Astralwerks)
Les rhytmes digitales - Jacques your body (Wall of sound)
Uffie feat. Pharrell - ADD SUV (Armand van Helden rmx) (Ed Banger)
Dizzie Rascal - Bonkers (Dirtee stank)
Skrillex - Kill everybody (Mau5trap)
Pendulum - The island pt 2 (Ear storm)
Pendulum - The island pt 1 (Ear storm)
Faithless - Music matters (Pete Heller rmx) (Sony)
Katy B - Broken record (Rinse)

Per calarsi nell'atmosfera da Festivalbar del set di oggi ogniqualvolta vi aggradi, si può scarricare e risentire il set da qui, mentre per essere sempre aggiornati con le puntate nuove, qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quant'altro.

martedì 1 novembre 2011

Orchestraibaz, puntata #90 - Tranquillità da giorno festivo

Oggi era festivo, ultimo giorno di un ponte bello lungo (almeno per alcuni, io ieri ho lavorato), in cui, con ogni probabilità, si è cazzeggiato, ci si è svagati e riposati: viene naturale, quindi, proporre un set dai ritmi non troppo forsennati, che aiuti a reincanalarsi verso la settimana lavorativa, fortunatamente breve, che comincia domani con un passo non troppo nevrotico.

Settato quindi il mood che volevo per il set di stasera, mi è bastato pescare tra le ultime novità e trovare senza troppa fatica qualcosa che facesse al caso mio: una grossa mano me l'ha data la compilation nuova della Permanent Vacation, intitolata "If this is house i want my money back", che ha un sacco di cosine interessanti di nomi che passano spesso di qui tipo John Talabot e i Soul Clap e tante cose ancora più interessanti di gente che non conoscevo, tipo il Mano le Tough che introduce il finale di set di oggi.

Il finale di set, tra l'altro, è particolarmente bislacco, con l'ennesimo edit di "You used to hold me so tight" di Thelma Houston, già rimaneggiata da Greg Wilson e Lee Foss e già apparsa altre volte qui, ma che in mano a due scoppiati come Gadi e Zev assume tutta un'altra fisionomia, mantenendo le caratteristiche principali della traccia originale che la rendono immediatamente riconoscibile ma introducendone tante altre che la rendono, di fatto, un disco nuovo: morale, un lavoro della madonna da parte dei Wolf+Lamb.

Nella prima parte, invece, ci sono tante cose deeppose e melodicose, tipo il nuovo Art of tones che altri non è che un mio eroe di vecchia data, Ludovic Llorca, che è uno che faceva roba strafiga già ai tempi del primissimo french touch (un po' come quei due ragazzi che magari avete sentito nominare e che compaiono oggi col remix di "Forget about the world"), ma la vera perla è il Chopstick & Johnjon su Suol, un'autentica chicca nascosta: anche loro sono in giro da un po', anche se ovviamente meno di Llorca e dei Daft Punk, e si sono sempre barcamenati più che discretamente in questo filone di deep melodica à la Kollektiv Turmstrasse, Solomun e simili, ma quest'ultima traccia loro è davvero splendida.

A completare il pacchetto, personaggi molto di moda in questo periodo come Tanner Ross e i No regular play, ma soprattutto una delle hit di questa estate, "Envision" di Osunlade, qui presente nella versione di Dixon, che suonano veramente tuttissimi ma chissenefrega, è proprio bellina.

In sostanza:

Permanent Vacation - Hendiadyoin (Permanent vacation)
Solomun & Dj Phono - Ice cream and bonus miles (Diynamic)
Art of tones - About time (Room with a view)
Chopstick & Johnjon - Obviously she's a whore (Suol)
Gabrielle - Forget about the world (Daft punk rmx) (Virgin)
Kraak & Smaak feat. Romanthony - Let's go back (Solomun rmx) (Jalapeno)
Osunlade - Envision (Dixon version) (Innervisions)
No regular play - Lookin (Supplement facts)
Tanner Ross - B side (No. 19)
Mano le Tough - Let's not talk about love (Permanent Vacation)
Wuss + Lame - Used to hold me (Wolf+Lamb)
Johnwaynes - Hoomba hoomba (Clone)

Per ricominciare a lavorare con la dovuta calma, domani, il set si può ovviamente scarricare da qui, mentre per essere sempre aggiornati con le puntate nuove, qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quant'altro.