martedì 29 novembre 2011

Orchestraibaz, puntata #94 - Tenebre

Stasera set tenebroso, concepito e suonato nel buio più totale e studiato apposta per essere ascoltato nelle stesse condizioni luminose: non c'è spazio per funkettonismi e altre allegrie, l'unico obiettivo del mixato di oggi è perdersi lungo le "alleys of your mind", rapiti dalla magia di cui sono in grado i maestri della techno, a cui basta un clap piazzato al momento giusto per portare l'ascoltatore altrove.

Un produttore così è Carl Craig, che di recente ha sfornato uno dei remix più belli degli ultimi anni, a cui ho già dedicato un post, che in undici minuti rappresenta una vera e propria esperienza degna di essere vissuta in tutta la sua interezza: non è un caso, quindi, che compaia nel set di stasera dall'inizio alla fine senza alcun fronzolo nè sfoggio di tecnica che sarebbe stato superfluo di fronte a cotanta meraviglia.

Ma il remix di Carlo da Detroit è solo una delle tante chicche contenute nella compilation di remix "Replikants", in cui produttori nuovi, vecchi e insospettabili si cimentano a rifare le tracce storiche del miglior Richie Hawtin, quello con l'omino stilizzato e il mood, per l'appunto, tenebroso e oscuro: tra i veri insospettabili presenti, il buon Richard Melville ormai abbonato alle colonne sonore degli spot tv prende un terra-aria di rara violenza, "Krakpot", e ci aggiunge l'atmosfera epica che è una delle sue armi migliori, trasformandolo in un autentico capolavoro di legna, sudore, fomento, lacrime e sorrisi.

Insomma, partendo da questi due remix, che non sono gli unici ottimi della compilation (cito a caso altre tracce valide: Vigorito che rifa "Kriket", praticamente tutti i remix di Skoozbot che ha sempre sto sound design cristallino e quello di MK che riesce nella magia di trasformare "Ask yourself" in una roba dance anni '90) e aggiungendo un po' di ciò che di meglio ha fatto lo zio Richie prima di diventare lo zio Richie, c'era materiale per un set ricco di cupezza goduriosa: come al solito, in un'ora ha trovato spazio un decimo delle cose che avevo in mente di suonare, ma così è e ce lo facciamo andar bene, anche perchè tra Delta Funktionen Objekt e gli altri Carl Craig presenti è comunque un gran bell'andare, incazzato il giusto e adatto a tirar fuori il lato oscuro di ognuno di noi.

In rigoroso ordine cronologggico, quindi, stasera abbiamo suonato:

Plastikman - Ask yourself (Plus 8)
Trentemoller - Chameleon (Pokerflat)
Delta Funktionen - Silhouette (Marcel Dettmann rmx) (Delsin)
Delta Funktionen - Silhouette (original mix) (Delsin)
Objekt - CLK recovery (Objekt)
Plastikman - Mind in rewind (Carl Craig rmx) (Minus)
X-press 2 - Kill 100 (Carl Craig rmx) (Skint)
Daniel Bell - Bleep (Logistic)
Lfo vs. Fuse - Loop (Plus 8)
Jaydee - Plastic dreams (R&S)
Plastikman - Panikattack (Plus 8)
Plastikman - Krakpot (Moby rmx) (Minus)
Carl Craig - At les (Christian Smith's Tronic treatment) (Tronic)

Chi volesse sfogare la propria oscurità interiore riascoltando il set di oggi, può scarricarlo da qui, mentre per essere sempre aggiornati con le puntate nuove, qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quant'altro.

domenica 27 novembre 2011

La musica dello spot del Nokia Lumia

Cucino con la tv a farmi della compagnia, compagnia costituita dal solito noioso sottofondo di pubblicità che cercano di venderti utilitarie come se fossero esperienze da sport estremi e profumi da tamarri come se fossero esperienze mistiche, quando, bam! Uno dei miei dischi preferiti degli ultimi tempi di uno dei migliori "breakthrough artists" del 2011:



Lo spot è quello del Nokia Lumia, ennesimo tentativo di Nokia di riemergere dal baratro senza fondo in cui è precipitata dopo l'idea demenziale di restare aggrappata a un cesso come Symbian, loro hanno un nome facilissimo da ricordare, si chiamano "Totally enormous extinct dinosaurs" e sono stati showcasing artists al SXSW di quest'anno e la traccia è la title track del loro terzo ep, intitolato "Garden" che annovera anche remixer di scarso livello come i Soul Clap, Calibre e Jesse Rose.

Il lettore affezionato e smaliziato conoscerà già i TEED, visto che la loro "Household goods" compare spesso e volentieri nei miei mixati sia in versione originale che nel remix di Justin Martin, e questa "Garden" con ogni probabilità comparirà in alcune delle prossime puntate; di recente ho già espresso il mio fortissimo desiderio di vedere un live di Edmund e Orlando qui in itaglia o almeno in un posto a portata d'aereo, speriamo che la presenza come colonna sonora in uno spot di così alto profilo ne porti il nome alle orecchie di qualche promoter che abbia voglia di portarmeli qui :)

venerdì 25 novembre 2011

Vent'anni di back to basics

Ultimamente ci sono un sacco di istituzioni della musica che piace a noi giovani che celebrano il ventennale e di cariatidi morte e sepolte da un po' che per vedere di racimolare qualche euro/sterlina/dollaro si inventano ventennali per ripubblicare roba vecchia di cui si poteva tranquillamente fare a meno, ed è difficile discernere: per un Ministry of sound che estrae dal cilindro maggico dell'archivio registrazioni d'annata di personaggi di scarso rilievo come Larry Levan, Kenny Carpenter e Todd Terry c'è una Soma che si bulla per settimane di un fantomatico inedito dei Daft Punk che poi, guardacaso, poteva tranquillamente rimanere inedito.

Il Back to basics magari non è un nome altolocato come il MoS, come magari non tutti conosceranno Ralph Lawson nè la sua 20:20 vision, ma Ralph è uno che zitto zitto ha sempre sempre mantenuto un livello più che buonissimo, fedele nei secoli come l'Arma, senza mai sputtanarsi o perdere smalto, ma la vera figata è che senza noiosi trionfalismi o millantati inediti riscoperti, Ralph celebra i suoi vent'anni di residency con un mixato (che dovrebbe essere il primo di una serie) di classici, e fin qui nulla di nuovo, anche se è stranamente molto molto piacevole:


The Music Factory Years 91-94 part one by ralphlawson

(Per dire, tutti gli altri set ventennalistici che ho sentito di recente oscillano tra il "meh" e il patetico spinto, mentre questo è intenzionalmente e visibilmente fatto solo di dischi che tutto sommato hanno un senso anche tuttora)

Fin qui, comunque, niente di esagerato, se non che il buon Ralph, che dev'essere un nerd musicale di quelli all'ultimo stadio, ha pubblicato un post sul suo blog in cui racconta la rava e la fava di ogni singolo disco presente in questo set, che quindi ha l'enorme valore aggiunto di aneddoti tipo che il primo disco è anche il primo disco in assoluto suonato al Back to basics, ma solo perchè non ha l'intro con la cassa e all'epoca lui sapeva mixare solo i dischi con la cassa in quattro, o tipo la volta che assieme agli X-press 2 e a Terry Farley vanno in gita a NYC a sentire Junior Vasquez e lui sapendo della loro presenza suona l'intro di "Muzik Express" per quindici minuti prima di far esplodere la ripartenza e lui commenta "We had never seen anything like it and it was a record made by our lot".

Inzomma, buona musica, aneddoti divertenti e fatti curiosi: io non posso chiedere di meglio :)

giovedì 24 novembre 2011

I capolavori techno sono ancora possibili

Giusto un paio di giorni fa lamentavo la sensazione di stantio di certa techno recente, che ripropone suoni e stilemi già visti senza aggiungere granchè di nuovo, di personale o anche solo di minimamente interessante: orbene, la grande notizia di oggi è che invece recuperare la techno vecchia scuola e riproporla aggiornata ai giorni nostri con ottimi risultati si può fare.

A farlo è uno che nell'ultima ventina d'anni ha dimostrato giusto un paio di volte di essere all'altezza, un certo Carl Craig: la qualità audio di Youtube non gli rende giustizia, ma giusto per darvi un'idea (raccomandazione importante: è piuttosto lungo, ma va ascoltato tutto di fila senza saltare avanti o indietro per godere appieno della struttura della traccia, che è una delle cose che Carl Craig sa fare meglio)



Questa è la techno di cui mi sono innamorato da piccino, musica a cui bastano un basso profondo che si senta nello stomaco e un clap croccantissimo per gettarti in un luogo oscuro e dissonante ma che hai imparato a trovare accogliente nel corso di anni e anni di party con gli amici, al punto che ormai consideri questi suoni la tua musica, con quelle voci distorte che ti proiettano verso un abisso di tenebre in cui , poi, il clap, ti prende letteralmente a schiaffi e Carl Craig giocando col decay aumenta e diminuisce il nostro senso di angoscia, e poi, dopo quasi sette minuti di piacevole tortura, bam! un pad squarcia letteralmente la cassa, come un raggio di luce, e cambia le carte in tavola.

Proprio quando sembrava non esserci più alcuna speranza di redenzione, quel pad ci fa tirare un sospiro di sollievo, e il synth che accompagna la ripartenza trasforma gli stessi suoni da inferno senza speranza di pochi istanti prima nella musica più festosa di sempre, quella che ti fa fare salti alti mezzo metro col sorrisone stampato sulla faccia tua e di tutti quelli che ti stanno attorno, quella che potrebbe andare avanti per settimane senza mai stufare, e invece, proprio quando pensi "yeeeah, dai Carl, continua così come se non ci fosse un domani", lui la fa finita, sono già passati più di undici minuti e Carl, da geniaccio con un monte di esperienza alle spalle, sa perfettamente come lasciarti lì implorante di continuare, per cui il tasto "replay" si schiaccia praticamente da solo, quasi per magia, e dopo undici minuti si schiaccia ancora, e ancora, e ancora.

Grazie, CarlCraig, grazie davvero.

mercoledì 23 novembre 2011

Le dimostrazioni d'affetto

Il  lettore attento (ma poi, ce l'abbiamo veramente sto lettore attento che si accorge sempre di tuttecose ma che non si manifesta mai? palesati, lettore attento!) lo avrà sicuramente già notato: da qualche giorno a questa parte, in fondo ai post, sia sul sito che nel feed RSS, e nella colonnina di sinistra, sono comparsi dei bannerini pubbliscitari.

Nulla di particolarmente invasivo, ovviamente, chè quei finti popup che ti imballano tutto lo schermo e ti tempestano di videi luci colori e soprattutto suoni, venisse la lebbra a tutti quelli che li mettono sui loro siti, non li posso sopportare, giusto un bannerino piccino sparso qua e là, che però offre al lettore attento e a quello occasionale una grandissima opportunità: grazie a questi bannerini, infatti, tutti voi avete l'imperdibile e irresistibile occasione di dimostrare in maniera concreta lo sterminato affetto che provate verso l'affascinante individuo che scrive le parole di queste paggine.

E' sufficiente nulla più che un miserrimo click su una di queste ammiccanti immaginine pubbliscitarie, infatti, per far sì che al tenutario qui arrivi qualche centesimino, nulla di veramente importante, giusto un minicontributo per pagarsi quei pochi dollari all'anno di spese di hosting del dominio e magari gli sbatti di registrazione pubblicazione cazzi & mazzi del podcast settimanale, per cui se vi piace la musica di cui si scrive qui, o se vi aggradano le parole che si trovano su questo interessante sitarello, basta un click per far sapere al gestore che lovoletebben'.

Se invece non vi piace nulla di ciò che scrivo, o se non avete voglia di cliccare sui banneri perchè va contro la vostra religione, vi capisco e vi voglio bene lo stesso, chè sono una persona dal grande cuòre quasi come Al Bano o Mino Reitano.


martedì 22 novembre 2011

Orchestraibaz, puntata #92 - Inverno etereo

E' arrivato l'inverno, il freddo, le giornate in cui si sta a casa con una cioccolata calda e il piumone (seeeeee, magari, l'inverno è la stagione in cui si esce di casa per andare in ufficio che è ancora buio e si torna a casa dall'ufficio che è già buio).

Questa settimana avevo voglia di qualcosa di un po' più meditativo, un po' meno scuoticulo, anche se ovviamente non è che il culo rimanga fermo, anzi, ma mi andava di suonare qualcosa un po' più ascolto-friendly ma astratto, etereo come un pomeriggio invernale, coi contorni delle figure che sfumano nella nebbia, la nuvoletta di fumo che esce dalla bocca e la voglia di tornarsene a casa a godere il tepore delle proprie quattro mura.

E quando si parla di musica così, i nomi a cui affidarsi sono facili da trovare: basta puntare decisi su James Holden e Nathan Fake e il gioco è fatto.

Ovviamente poi, assieme a loro c'è quello che ha raccolto il loro scettro da quando loro due sono troppo presi a drogarsi per pubblicare qualcosa di nuovo e ha portato il loro genere verso nuovi lidi creando anche nuovi emuli per ora di scarso successo: sto parlando ovviamente di Kieran Hebden, che come ho già avuto modo di dire è tutto quello che avrebbero dovuto essere Holden&Fake e molto di più.

Il grosso del set di stasera quindi è in mano a questi tre artisti, con una leggera predominanza di Four tet semplicemente perchè il materiale di Holden e Fake ormai risale a un bel po' di tempo fa mentre il buon Kieran continua a sfornare roba ad altissimi livelli nonostante le collaborazioni con nomi trendy e di scarsa qualità tipo Burial o Thom Yorke: particolarmente interessante e probabilmente meno famoso è il remix di "Sing" ad opera di Floating points, artista che conoscevo poco ma di cui mi sono follemente innamorato al Sonar di quest'anno.

Tolti Holden, Fake e Kieran Hebden, il resto è degnissimo corollario, tipo il grossissimo remix di Jon Hopkins su Infinè che fomenterebbe pure i cadaveri, o uno dei capolavori più recenti di quel semidio di Sasha, che in combo con M83 fa cose da "abbraggiamogi forte e vogliamogi tantobbene", M83 che compare pure in chiusura di set col singolo nuovo che è proprio bellino bellino che quasi quasi mi compro i biglietti del suo concerto a Milano in primavera.

Insomma, stasera è andata così:

Burial & Four Tet - Moth (Text)
Royksopp - Beautiful day without you (Robag Wruhme rmx) (Freude am tanzen)
Four Tet - Angel echoes (Domino)
Nathan Fake - The sky was pink (Border community)
Four Tet - Sing (Floating points rmx) (Domino)
Nathan Fake - You are here (Four tet rmx) (Border community)
Chemical brothers - Swoon (Astralwerks)
James Holden - 10101 (Border community)
M83 - Couleurs (Sasha Invol2ver rmx) (Global underground)
Ellen Allien & Apparat - Jet (Bpitch control)
Britney Spears - Breathe on me (James Holden dub) (Not on label)
Agoria - Panta rei (Jon Hopkins rmx) (Infinè)
M83 - Midnight city (Naive)

Per sentire il set guardando fuori dalla finestra nei grigi pomeriggi invernali, lo si può scarricare da qui, mentre per essere sempre aggiornati con le puntate nuove, qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quant'altro.

Ricordi di giovinezza

E' il 1995.

Ho dodici anni, faccio le medie e da quasi una decina d'anni coltivo la mia passione per i videogiochi, passione che mi è rimasta ancora a oggi; siamo in piena epoca Super Nintendo, sono gli anni di Super Mario World, Yoshi's Island e Secret of Mana, ma soprattutto sono gli anni di Street Fighter II e dei suoi mille milioni di cloni, da Mortal Kombat in là.

Sono gli anni del duopolio Nintendo-Sega, gli anni in cui si combatteva per il predominio del mercato videoludico non solo sul divano di casa ma anche e soprattutto in sala giochi, luogo ormai scomparso che all'epoca era il teatro dell'innovazione tecnologica, più spinta: anni in cui Virtua Racing coi suoi blocchettoni a 2 fps era "ooooooooooh" tanto quanto i millemilamilioni di centinaia di sprite dei giochi della SNK, in cui nelle sale giochi più prestigiose del mondo c'era questa cosa la cui mancanza causerà dei gravissimi deficit intellettual-culturali nei giovani d'oggi:

Tipo che io ci ho giocato da piccolo, a Londra, e mi viene da vomitare solo a ripensarci
Insomma, in quegli anni lì c'era della competizione tecnologica seria, mica come ora che pur di spacciarti qualcosa di nuovo ti costringono a mettere gli occhialini da demente e farti venir mal di testa, oppure a sbracciarti come un cretino e fare una fatica fottuta anzichè giocare bello comodo spaparanzato sul divano com'è giusto che sia: in quegli anni lì, a un certo punto, Nintendo presenta la sua nuova piattaforma Ultra 64, che di lì a poco, opportunamente ridotta di potenza per evitare che costasse uno sproposito, sarebbe diventata il Nintendo 64.

Il primo gioco di cotanta piattaforma, com'è giusto che sia per l'epoca, è un picchiaduro a incontri, con una grafica che stai veramente malissimo e che ha la gravissima colpa di aver inventato il sistema di combo che ci portiamo dietro ancora ai giorni nostri e che ha reso il genere una palla mortale: il lettore più scafato avrà già capito che si sta parlando di Killer Instinct.

Rivisto ora fa quasi tenerezza, ma quindici anni fa era fuori dal mondo
E insomma, visto il successo del gioco in sala Nintendo decide di convertirlo su Super Nintendo e si affida a una software house inglese all'epoca semisconosciuta ma che poi diventerà la migliore del parco sviluppatori Nintendo, la Rare.

La conversione a onor del vero viene così così, più che altro perchè era impossibile fare qualcosa di somigliante all'originale su una piattaforma di una generazione precedente, ma ovviamente il giovane Raibaz accumula le paghette settimanali e se la compra lo stesso, per di più in limited edition, forse la mia prima limited edition, non sapendo che forse mai scelta di comprare una limited edition fu più fortunata.

All'epoca infatti le limited edition non erano ciccionissime e imbottite di gadget come ora, la limited di Killer Instinct aveva giusto la cartuccia nera e il cd della colonna sonora, ma il cd della colonna sonora.

Il cd della colonna sonora aveva cose tipo questa:



O tipo questa:



O ancora, tipo questa:



All'epoca i cd costavano un bel po' e non ne avevo molti, quindi quei pochi che avevo li ho letteralmente consumati, e tuttora di questo so a memoria ogni beat, tipo che l'ho risentito di recente (scaricato, purtroppo: l'originale è andato perso con mia somma mestizia, visto che ho scoperto che è rarissimo e su ebay va a delle cifre folli) e me lo ricordo ancora perfettamente, ma soprattutto l'ho risentito di recente e ho scoperto che rispecchia moltissimo del mio gusto attuale, che è stato evidentissimamente influenzato in maniera pesante da un cd di una colonna sonora di un gioco comprato quando avevo dodici anni.

Accattatevi il cd, che merita: probabilmente a voi non parrà granchè se non un discreto cd di EDM anni '90 (che è quello che effettivamente è), ma per me è uno dei cardini del mio lungo percorso di formazione musicale.

sabato 19 novembre 2011

Laurent Garnier al Leoncavallo, ieri sera

Mi sento veramente ripetitivo a scrivere meraviglie di Laurent Garnier per la seconda volta in un mese, la terza se contiamo anche la puntata del podcast che gli ho tributato qualche settimana fa, ma non posso farci niente: ieri sera, per l'ennesima volta, ha ribadito di essere il miglior dj del mondo.

(Premessa: la qualifica di "dj", a uno come Laurent Garnier, va più che mai stretta, ma non ho voglia di scrivere ogni volta l'elenco delle mille cose che Lorenzo sa fare, per cui facciamo che ci siamo capiti)

Ieri sera, poi, ho capito qual'è il vero motivo che lo rende il miglior dj del mondo, che lo porta una-due-tre spanne sopra tutti gli altri: ieri sera al Leoncavallo c'erano non meno di duemila persone, tra cui quasi tutti gli amici che ho conosciuto nell'arco di quasi dieci anni di clubbing, e Laurent Garnier ha messo d'accordo tutti.

C'era chi arriva dalla scena dark e alla musica chiede sempre innovazione e stupore, c'erano le signorine che chiedono lo sculettamento e la festosità, c'erano appassionati della techno oldschool senza compromessi e c'erano quelli che non disdegnano le tendenze più recenti del post-dubstep o della nu-disco; c'erano i globetrotter della cassa che non si perdono un party o un festival anche a migliaia di km di distanza da casa e c'erano quelli che mettono il culo fuori di casa una volta l'anno, c'erano gli addetti ai lavori e c'erano quelli che se ne fottono e vengono a ballare e basta, c'erano molti intenditori e almeno altrettanti distrutti, e a ciascuno di loro Lorenzo ha fatto vivere il party dell'anno e uno dei migliori che si siano mai visti.

Nessun altro dj che abbia visto in questi anni, neppure mostri sacri come i vari Hawtin o Sven Vath nè altri tra i miei preferiti come Villalobos o Wink, è in grado di piacere a un pubblico così variegato, che trascende ogni tipo di scena, di moda e di filone per cui, quando c'è Garnier, tutti, nessuno escluso, sono sotto la console con la goduria che sprizza da ogni poro.

E c'è da dire anche, comunque, che avendolo visto due volte in meno di un mese posso dire senza timore che il suo LBS è uno show praticamente perfetto, con alcuni momenti che si ripetono in maniera quasi rituale per soddisfare i fan più sfegatati che se li aspettano e li attendono con ansia, come la sequenza "Gnanmankoudji"-"The man with the red face" che fomenterebbe pure un cadavere, e la naturale improvvisazione di un dj set di un genio assoluto abituato da sempre a suonare qualunque tipo di disco, senza vincoli di genere.

Non mi avventurerò nell'impresa impossibile di classificare in un filone solo le differenze che ho notato tra il set di Amsterdam e quello di ieri sera, ma devo dire che se al Paradiso l'avevo trovato molto ipnotico e viaggione ieri invece l'ha buttata molto di più sull'uplifting, a colpi di pad, violinoni e chords da mani al cielo abbraggiamogi forte e vogliamogi tantobbene, che è uno dei mood che più mi piacciono, e quindi vabbè chettelodicoaffare.

Che poi è anche difficile descrivere un set di Lorenzo, perchè si sa, la sua grande magia è anche che nel giro di un quarto d'ora cambia marcia due-tre-quattro-cinque volte e tu senza accorgertene sei passato da uno sculettamento moderato e sorridente ai salti alti quattro metri a colpi di catenate, da melodie gioiose ad acidate con la 303 che suona come spari di fucili laser in una guerra contro gli alieni, e la cosa si ripete senza soluzione di continuità per l'intera durata dello show.

Ieri sera, poi, vedendo lo show frontalmente anzichè dall'alto, mi sono reso conto anche di un'altra cosa incredibile che rende ancor più magico lo show nelle sue parti live: alla destra di Garnier c'è Scan X, con un portatile su cui gira Ableton, un controller e un atteggiamento che più marziale non si può, completamente immobile e concentratissimo nello sfoderare casse cubiche e bassate e percussioni che ti colpiscono in parti del corpo che non pensavi neanche di avere, mentre alla sua sinistra Benjamin Rippert ha una serie di synth hardware che suona come il più consumato dei jazzisti, sculettando, ballicchiandosela, improvvisando e gigioneggiando.

Al centro tra i due, tra il jazzista e il technohead, tra l'hardware e il software, a fare da ponte tra i due, può esserci solo il migliore del mondo, a dirigerli come un direttore d'orchestra, anzi a suonarli come se fossero dei dischi, e infatti per lui quasi non c'è differenza tra le tracce suonate live e quelle suonate dai cdj, lui ci parla allo stesso modo indipendentemente dallo strumento che usa e ci parla, ovviamente, di un sacco di cose, diverse per ciascun ascoltatore ma ugualmente meravigliose come solo il linguaggio della techno sa fare.

Grazie di cuore Lorenzo, e grazie di cuore anche agli Electricalz e al resto dell'organizzazione per averci regalato (a otto euro, oltretutto, direi che il termine "regalato" è quanto mai appropriato) il party dell'anno.

giovedì 17 novembre 2011

Perchè la techno "nuova" non mi convince troppo

Nella scena techno c'è del fermento come non se ne vedeva da un bel po', azzarderei quasi che siamo di fronte al primo filone più genuinamente techno dopo l'armageddon della minimale che per un paio d'anni ha azzerato tutti gli altri generi e dopo il quale sono nate molte correnti nuove, dal post-dubstep e dalla technouse piccheppacche à la Nick Curly o simili per arrivare al rifiorire della nudisco e alle melodie più poppeggianti dei giorni nostri.

In questo periodo di rinascita post-minimale, la techno ha preso una strada ben definita, lungo la quale l'attenzione maniacale al sound design della scena minimal ha dato vita a una rinascita della dub techno à la Maurizio che è via via diventata sempre più "raw", squadrata e marziale, fino a raggiungere alcuni punti di contatto con l'industrial.

Ora, io non sono un gran fan di questa scena, per un motivo molto semplice: nel 2003, quasi dieci anni fa quindi, quando ero un giovine ai suoi primi contatti con la techno, è uscito un album, punto più alto a mio avviso della carriera di un artista che in quel periodo viveva il suo momento di massimo splendore, che era esattamente uguale, solo coi bpm più sostenuti.

Ora, il quizzone del giorno è: senza guardare la data di uscita, siete in grado di distinguere quali tra questi video sono nuovi e quali sono del 2003?













Non so, io da dieci anni di evoluzione di un genere musicale che fa del futuro la propria ispirazione principale mi aspettavo qualcosa di più di una dozzina di bpm in meno per la stessa minestra riscaldata.

Posso capire l'atmosfera di revival in scene storicamente e tendenzialmente più frivole (senza alcuna accezione negativa, beninteso) come quella più houseggiante, in cui il recupero dei suoni disco c'è sempre stato, più o meno latente, ma in un genere come la techno, che nasce e cresce come la musica di dopodomani, veder stampare la musica dell'altroieri mi lascia perplesso, soprattutto da parte di produttori che, bene o male, hanno vissuto tutta l'evoluzione del genere fin da prima che esistesse, come Luke Slater.

A questo punto, piuttosto, preferisco il recupero più ironico e scanzonato dei suoni proto-rave che fa tanta gente uscita dal dubstep, tipo SBTRKT; ecco, a voler ben vedere, una delle cose che non mi convincono di questa techno è che si prende troppo sul serio senza averne motivo, o forse, semplicemente, sono invecchiato io e non ho più l'età per un mood così serioso.

martedì 15 novembre 2011

Orchestraibaz, puntata #92 - Kanzleramt special

Anche oggi set tributo, stavolta a un'etichetta tra le mie preferite di sempre, una di quelle che hanno avuto un ruolo importantissimo nella definizione di quello che è il mio gusto musicale oggi: nel mio pantheon personale, infatti, la Kanzleramt sta al livello di quei mostri sacri di cui comprare a scatola chiusa tutte le uscite, tipo la Perlon o la Cadenza quando ancora era un'etichetta interessante.

Qualche tempo fa in realtà il label boss Heiko Laux l'ha messa in pausa, pare (si dice) per sbattimenti burocratico-finanziari, ma l'ha recentemente resuscitata, ricominciando a stampare cose con degli artwork nuovi bellissimi: purtroppo non si può dire lo stesso a livello musicale, dato che le ultime uscite non sono al livello di quelle dei tempi migliori, ma ho assoluta fiducia nei vari Alexander Kowalski, Diego, Fabrice Lig e nello stesso Heiko Laux perchè riportino l'etichetta ai fasti del passato recente.

Il set di stasera, quindi, è composto esclusivamente dell'etichetta berlinese e cerca di coprire un po' tutto l'ampio spettro delle uscite migliori, che spaziano dalla techno carica e dubbettosa a quella più frivola e jazzeggiante, sempre mantenendo un'impronta avanti almeno sei-sette anni: il remix di Soul Designer (che è sempre Fabrice Lig) di "Me fragments" di Diego è praticamente pre-post-dubstep, roba che insomma potrebbe tranquillamente uscire oggi, come pure qualsiasi disco di Kowalski, che pure quando sbadiglia la mattina appena sveglio fa cose che tutto il giro della Ostgut più intransigente tipo Ben Klock o Marcel Fengler vorrebbe scimmiottare, ovviamente con scarso successo.

C'è pure spazio per un Villalobos quando ancora era "solo" il miglior produttore minimale in circolazione, prima che facesse il botto gigantesco con Alcachofa e seguiti, ma ovviamente il talento sconfinato si vede già eccome: il remix di "Moved" di Heiko Laux è la classica Ricardata lunga un quarto d'ora e che più che un disco è un'epopea, in cui pare non succeda niente ma ascoltando con un minimo di attenzione c'è un intero universo in costante mutamento.

Insomma, techno un po' più spinta del solito ma con una classe che a oggi praticamente nessuno è riuscito ad eguagliare, nemmeno gli stessi artisti che paiono un po' ingolfati ma che spero si riprendano presto (e Heiko è comunque sempre Heiko, chiariamoci: l'anno scorso all'ADE ha fatto un set che faceva sembrare gli Slam e Joel Mull dopo di lui gli ultimi dei pischelli)

Ma andiamo senz'altro a tracklistare:

Heiko Laux - Still lively (Album mix)
Alexander Kowalski - My favourite episode
Solid gold playaz - Le soul afrique
Heiko Laux - Moved (Ricardo Villalobos rmx)
Ricardo Villalobos - Sex for sunglasses
Alexander Kowalski - Dark soul
Alexander Kowalski - Progress
Alexander Kowalski & Funk D'void - Can't hold me back
Highrise - Hope for peace
Johannes Heil - 10000 leagues under the skin pt. 12
Diego - Me fragments (Soul Designer rmx)
Fabrice Lig - Los picaros
Diego - Quarter inch squares

Per chi non conoscesse quest'etichetta meravigliosa, ma anche per chi la conosce e vuole risentire qualcuna delle tante perle del suo catalogo, il set al solito si scarrica da qui qui, mentre per essere sempre aggiornati con le puntate nuove, qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quant'altro.

martedì 8 novembre 2011

Orchestraibaz, puntata #91 - Pop divertente

Sta settimana sentivo il bisogno di smetterla di prendermi così tanto sul serio, con quelle cose impegnate e un po' intellettualose: certo, un sacco di classe, molto piacevoli in punta di fioretto, ma ogni tanto una bella sciabolata ci sta.

Anche perchè, diciamocelo: il panorama della dance un po' più mainstream e poppeggiante, ultimamente, è florido come non succedeva dagli anni '90 e anche senza scadere nell'obbrobrioso tipo "A far l'amore comincia tu" di questi tempi si riesce a suonare e ad ascoltare della roba un po' più facile senza doversi per forza vergognare come dei cani.

Tipo, il disco di Inna, "Sun is up", non sarà sicuramente nulla di rivoluzionario e avanguardista, anzi, visto che ha lo stesso giro di un grande classico del passato recente (vedere la riga successiva della tracklist per credere), ma si lascia ascoltare volentierissimo, come pure tutta la produzione di Totally enormous extinct dinosaurs, featured artist al SXSW di quest'anno e uno dei miei artisti "nuovi" preferiti (sì, è una richiesta ufficiale ai promoter italiani: me lo portate a suonare vicino casa, please?) assieme a Katy B, di cui ho già parlato in lungo e in largo, ai Nero e a Skrillex, che non scopro certo io ma che anzi fa il soldout ovunque vada.

E insomma, un po' di roba un po' più divertente ci stava tutta oggi, tipo il disco di Uffie e Pharrell Williams che qui da noi non si è cagato quasi nessuno quando è uscito, un paio d'anni fa, eppure è un autentico terra aria che lasciava presagire lo stato di grazia di Armand Van Helden che lo ha portato poi a sfornare, assieme ad A-trak, il più grosso tormentone degli ultimi anni, stato di grazia che si nota ampiamente anche nella produzione del primo singolo estratto dall'ultimo album di Dizzee Rascal, questo invece hittona a suo tempo.

Aggiungi una spruzzata di french touch che fa sempre allegria, un paio di dischi dei Faithless che anche loro è difficile suonarli in mezzo alle cose più impegnate ma sono sempre di livello altissimo, et voila, il gioco è fatto:

Faithless - Insomnia (Sony)
Totally Enormous Extinct Dinosaurs - Household goods (Greco-roman)
Nero - Must be the feeling (More than alot)
Inna - Sun is up (Do it yourself)
M.a.n.d.y. vs. Booka shade - Body language (Tocadisco rmx) (D:vision)
M.a.n.d.y. vs. Booka shade - Body language (Get physical)
Cassius - Feeling for you (Les rhytmes digitales rmx) (Astralwerks)
Les rhytmes digitales - Jacques your body (Wall of sound)
Uffie feat. Pharrell - ADD SUV (Armand van Helden rmx) (Ed Banger)
Dizzie Rascal - Bonkers (Dirtee stank)
Skrillex - Kill everybody (Mau5trap)
Pendulum - The island pt 2 (Ear storm)
Pendulum - The island pt 1 (Ear storm)
Faithless - Music matters (Pete Heller rmx) (Sony)
Katy B - Broken record (Rinse)

Per calarsi nell'atmosfera da Festivalbar del set di oggi ogniqualvolta vi aggradi, si può scarricare e risentire il set da qui, mentre per essere sempre aggiornati con le puntate nuove, qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quant'altro.

martedì 1 novembre 2011

Orchestraibaz, puntata #90 - Tranquillità da giorno festivo

Oggi era festivo, ultimo giorno di un ponte bello lungo (almeno per alcuni, io ieri ho lavorato), in cui, con ogni probabilità, si è cazzeggiato, ci si è svagati e riposati: viene naturale, quindi, proporre un set dai ritmi non troppo forsennati, che aiuti a reincanalarsi verso la settimana lavorativa, fortunatamente breve, che comincia domani con un passo non troppo nevrotico.

Settato quindi il mood che volevo per il set di stasera, mi è bastato pescare tra le ultime novità e trovare senza troppa fatica qualcosa che facesse al caso mio: una grossa mano me l'ha data la compilation nuova della Permanent Vacation, intitolata "If this is house i want my money back", che ha un sacco di cosine interessanti di nomi che passano spesso di qui tipo John Talabot e i Soul Clap e tante cose ancora più interessanti di gente che non conoscevo, tipo il Mano le Tough che introduce il finale di set di oggi.

Il finale di set, tra l'altro, è particolarmente bislacco, con l'ennesimo edit di "You used to hold me so tight" di Thelma Houston, già rimaneggiata da Greg Wilson e Lee Foss e già apparsa altre volte qui, ma che in mano a due scoppiati come Gadi e Zev assume tutta un'altra fisionomia, mantenendo le caratteristiche principali della traccia originale che la rendono immediatamente riconoscibile ma introducendone tante altre che la rendono, di fatto, un disco nuovo: morale, un lavoro della madonna da parte dei Wolf+Lamb.

Nella prima parte, invece, ci sono tante cose deeppose e melodicose, tipo il nuovo Art of tones che altri non è che un mio eroe di vecchia data, Ludovic Llorca, che è uno che faceva roba strafiga già ai tempi del primissimo french touch (un po' come quei due ragazzi che magari avete sentito nominare e che compaiono oggi col remix di "Forget about the world"), ma la vera perla è il Chopstick & Johnjon su Suol, un'autentica chicca nascosta: anche loro sono in giro da un po', anche se ovviamente meno di Llorca e dei Daft Punk, e si sono sempre barcamenati più che discretamente in questo filone di deep melodica à la Kollektiv Turmstrasse, Solomun e simili, ma quest'ultima traccia loro è davvero splendida.

A completare il pacchetto, personaggi molto di moda in questo periodo come Tanner Ross e i No regular play, ma soprattutto una delle hit di questa estate, "Envision" di Osunlade, qui presente nella versione di Dixon, che suonano veramente tuttissimi ma chissenefrega, è proprio bellina.

In sostanza:

Permanent Vacation - Hendiadyoin (Permanent vacation)
Solomun & Dj Phono - Ice cream and bonus miles (Diynamic)
Art of tones - About time (Room with a view)
Chopstick & Johnjon - Obviously she's a whore (Suol)
Gabrielle - Forget about the world (Daft punk rmx) (Virgin)
Kraak & Smaak feat. Romanthony - Let's go back (Solomun rmx) (Jalapeno)
Osunlade - Envision (Dixon version) (Innervisions)
No regular play - Lookin (Supplement facts)
Tanner Ross - B side (No. 19)
Mano le Tough - Let's not talk about love (Permanent Vacation)
Wuss + Lame - Used to hold me (Wolf+Lamb)
Johnwaynes - Hoomba hoomba (Clone)

Per ricominciare a lavorare con la dovuta calma, domani, il set si può ovviamente scarricare da qui, mentre per essere sempre aggiornati con le puntate nuove, qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quant'altro.

Come fare contento un nerd

La mia sveglia è differente, lo sapete, ne avevo già parlato quando me la sono comprata.

A distanza di mesi dall'acquisto, posso dire senza esagerazioni che il myZeo mi ha cambiato la vita: la maggior parte dei giorni mi sveglio di discreto umore e piuttosto carico di energie, e anche quando dormo poco e in maniera non soddisfacente (cosa di cui grazie al myZeo sono riuscito a studiare bene le cause e che quindi riesco a evitare più facilmente) la sveglia nel momento migliore del sonno mi rende sensibilmente meno traumatico il risveglio e, di conseguenza, tutta la prima metà della giornata.

Ora, sulle ali dell'entusiasmo per questo acquisto fenomenale e in un momento di nerdismo all'ultimo stadio, ho pure scritto una miserrima app per Android, nel tempo libero, che sfruttando le API della sveglia (ebbene si, la mia sveglia ha le API) mostrava sul telefono tutti i graficini e le statistiche dei dati del sonno, proprio come raccolto dalla sveglia magica.

Pur essendo estremamente spartana, non priva di bug e per nulla mantenuta, visto che fondamentalmente dopo la prima versione mi sono menato via e ho fatto altro, la mia app zitta zitta ha fatto poco più di cinquecento download, grazie anche a un post sul forum ufficiale della sveglia che mi pareva non si fosse cagato nessuno, e invece.

E invece, qualche giorno fa mi scrive Derek, il product manager di Zeo, per dirmi che loro stanno per lanciare Zeo Mobile, un nuovo device che anzichè avere la svegliona da comodino ha solo la fascia per la testa e usa lo smartphone per raccogliere i dati, caricarli sul sito e quant'altro, e che quindi stanno per pubblicare sull'Android market la loro app, ufficiale, per cui per evitare di confondere gli utenti mi chiede se posso cambiare il nome e il logo della mia, che ricalcano pari pari quelli ufficiali.

Qui in itaglia a una situazione del genere avrebbero probabilmente fatto seguito azioni legali verso il tremendo hacker che ha rubato l'importante proprietà intellettuale di Zeo scrivendo un'applicazione maligna che ne usa irregolarmente i dati e i loghi, ma i ragazzi di Zeo fanno prodotti per nerd e sono, tendenzialmente, dei nerd, e noi nerd siamo diversi: la mail di Derek, infatti, è piena zeppa di ringraziamenti per il lavoro che ho fatto e di dichiarazioni di quanto loro hanno il cuore pieno di gioia all'idea che ci siano utenti che si divertono a trigare coi loro prodotti, che lasciano più "open" possibile proprio nella speranza che ci siano utenti come me che usano i prodotti come piattaforma su cui costruire servizi migliori.

E già così farebbe strano, se non fosse che Derek mi dice anche che, per scusarsi dell'enooorme favore che mi chiedono col rename dell'app (che per inciso ho deciso di spubblicare direttamente dal market visto che non era granchè soddisfacente e non avrei avuto tempo di mantenerla), mi includeranno nella prima spedizione dei nuovi Zeo Mobile appena pronti, cioè il giorno successivo, for free.

Come dire, che io già ai ragazzi di Zeo volevo un saccobbene, ma ora ancora dippiù.