martedì 29 maggio 2012

Orchestraibaz, puntata #107 - Aperitivo sulla spiaggia

E' passato più di un mese dall'ultima puntata dell'orchestrina qui, per via di una serie di traversie che non sto a raccontare ora, ma ora che è (circa) tutto passato era ora di riprendere le sane vecchie abitudini e di mettere un po' di dischi, visto anche che nel mese passato si sono accumulate un po' di uscite interessanti.

Complice anche l'arrivo, ormai ufficiale, dell'estate, dei trenta gradi, e delle aperture dei locali estivi all'aperto, il mood è molto tramonteggiante, molto spiaggia, molto ballicchiamento rilassato, anche se poi quando il sole tramonta un po' più di fomento si fa sentire e un po' di sudore imperla le fronti dei giovani.

Tra le uscite recenti che non potevo assolutamente schivare, inevitabile il nuovo remix baffuto e chitarrino di Todd Terje, ormai uno dei capitani dello zeitgeist musicale, ma anche il remix nuovo di Carl Craig su Rush hour, ennesima dimostrazione, se ancora ce ne fosse un bisogno, che Carlo sa fare tutto e qualsiasi cosa faccia dà lezioni a grandi e piccini: a sto giro si cimenta con dei suoni un po' discoeggianti a cui però dona il solito tiro che lo contraddistingue, e noi giovani ci mettiamo in fila e pendiamo dalle sue labbra gioendo della sua maestria.

Ci sono un po' di nomi nuovi, inoltre, o comunque relativamente emergenti, tipo i due messicani Climbers e la loro nudisco interessante con le metriche dei breaks, o i Volta bureau col una traccia che i negozi di dischi online definirebbero "peaktime stormer": da tenere assolutamente d'occhio entrambi, come pure da tenere d'occhio è la French express, che pur non avendo molte uscite all'attivo raccoglie già nel proprio catalogo una buona dose di chicche e di missili.

In apertura e in chiusura, poi, alcuni dei nomi che più mi piacciono di recente, come Lovebirds che non ne sbaglia una o TEED che, ve lo anticipo, ha in uscita uno degli album dell'anno, o ancora i Life and death.

Messi in fila in ordine cronologico, quindi, i dischi di stasera sono:


Lovebirds feat. Novika - This time (Toolroom)
Climbers - All right (Culprit)
Esperanza - Aliante giallo (Gomma)
Joakim - Nothing gold (Todd Terje rmx) (Tigersushi)
Lovebirds - Love thang (Jamie Bull mashup) (Not on label)
Unknown - Unity again (Story)
Copycat - Disco thang (Ajello Ethos mama rmx) (MB disco)
Moon boots - Got somebody (French express)
Mercury feat. Chris Mccray - Running back to you (Cocolores rmx) (Gomma)
Volta bureau - Alley cat (Nurvous)
Tom Trago - Use me again (Carl Craig rework) (Rush hour)
Chris Malinchak - The fourth (French express)
Totally enormous extinct dinosaurs - Household goods (Justin Martin rmx) (Greco-roman)
Pillowtalk - Soft (Life and death rmx) (Visionquest)

La musica di stasera, per chi volesse portarsela in giro agli aperitivi sulla spiaggia, si può scarricare da qui, mentre qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quant'altro, per essere sempre aggiornati con le puntate nuove.

venerdì 25 maggio 2012

Garbage - Not your kind of people

Sono tornati, ma per davvero.

Si erano sciolti, dopo due album uno più brutto dell'altro e un greatest hits piuttosto insignificante, perchè evidentemente avevano perso tutta la verve dell'inizio e perchè, comprensibilmente, quando sei gente tipo Butch Vig o Shirley Manson sei semplicemente troppo eclettico per restare tutta la vita nella stessa band, ma ora sono tornati.


Niente più muraglioni di ghitarre come in "Bleed like me" e niente più "Shirley pensaci tu che noi non abbiamo voglia" come in "Beautifulgarbage", Steve, Duke, Butch e Shirley sono tornati quelli veri, quelli di "Version 2.0",  quelli di cui mi ero innamorato perdutamente in età adolescenziale e che anche oggi sono in grado di spaccare culi come se non ci fosse un domani.

Sono quelli con le sghitarrate da headbanging che si accoppiano ai beat sequenzati chirurgicamente e straeffettati di un superproduttore come Butch Vig (per i due o tre che non lo sanno, quello che ha prodotto "Nevermind" dei Nirvana e "Gish" degli Smashing Pumkpins), quelli che a prescindere dalla cantante in grado di farti venire la pelle d'oca anche recitando l'elenco del telefono riescono a esplorare uno spettro emozionale gigantesco, dalla mestizia amara della title track al fomento sconsiderato di "The one" (che è fondamentalmente una via di mezzo tra "Hammering in my head" e "Special" dell'album vecchio, per capirci), al pop melodicone ed ecumenico di "Big bright world".

C'è spazio però, nel 2012, per un album che è fondamentalmente il ritorno allo stile che i quattro avevano nel l'ormai preistorico 1998?

Il timore del revival insensato c'è ed è forte, tant'è che la dice giusta CSNF, loro stessi nella title track dichiarano apertamente di non rivolgersi al mercato del pop di oggi infestato dai merdai dei vari Giastin Biber, Lady Gaga e porcate del genere, ma non sono così convinto che questo sia "solo" un disco per nostalgici degli anni '90: secondo me la vera verità è che nel 1998 "Version 2.0" era un disco così avanti che a riproporre lo stesso sound ora sembra attuale, o addirittura ancora innovativo.

Accattatevillo a ogni costo, che questo piace veramente a grandi e piccini, agli amanti delle ghitarre e allaggente della techno.

In piena tradizione Gabage, poi, le b-side e le bonus tracks sono le vere chicche: "The one", per esempio, non c'è nell'edizione "standard" del cd ma è a mani basse la migliore di tutto il paccottone, foss'anche solo per la frase "there must be someone, a robot, a Terminator" che detta da Shirley che ha recitato in "Terminator: the Sarah Connor Chronicles" fa sogghignare noi nerd :)



venerdì 4 maggio 2012

Incognito - Surreal

Non sono più un regazzino, o come sostiene la mia signora quando vuole redarguire dei miei atteggiamenti che non ritiene consoni, "non ho più sedici anni": l'anno prossimo ne faccio trenta, ed è forse naturale che il mio istinto di ribellione adolescenziale, quello che per me sono stati "Music for the jilted generation" e gli Atari teenage riot (ma anche gli Stunned guys, suvvia) prima e l'hardgroove e la techno napoletana poi vada un po' scemando.

Diciamo subito le cose come stanno: il Raibaz di quindici anni fa, ma anche di dieci e probabilmente di cinque, quest'album degli Incognito l'avrebbe schifato perchè troppo fri fri, troppo cantato, troppo melodico, troppe trombe, troppo lento.

Il Raibaz di oggi, invece, lo adora alla follia, si fomenta sentendo i richiami disco di "Ain't it time", pregusta ascolti goduriosissimi di "Capricorn sun" e "The less you know" in spiaggia al tramonto e canticchia soddisfatto "Don't break me down": perchè?



Non so spiegarmi davvero quale sia il processo che mi ha portato ad apprezzare così tanto un disco che piacerà sicuramente anche ai miei genitori - orrore! Finora l'unico punto di contatto, e nemmeno sempre, era Laurent Garnier (e graziarcà, lui metterebbe d'accordo pure i puffi e Gargamella, o Moratti e il gioco del calcio), non capisco davvero se sia una cosa che sarebbe successa comunque, prima o poi, o se sia frutto di quello che ho ascoltato lungo il mio percorso di formazione musicale.

Non so se riuscirei ad apprezzare "Surreal" in un momento diverso dello zeitgeist musicale, in un universo parallelo in cui a un certo punto del mio percorso non sono arrivati, in ordine temporale, i Visionquest, i Soul clap, Greg Wilson e un'edizione del più importante festival musicale della mia città in cui gli ospiti migliori non erano dj ma gruppi con basso-chitarra-batteria (mi riferisco ovviamente agli Esperanza); non sono in grado di dire se sono arrivato ad apprezzare i cantati, le trombe e il feeling gayeggiantissimo degli Incognito in virtù di questi miei ascolti recenti o se invece è qualcosa che mi sono sempre portato dentro, molte volte anche senza saperlo, anche quando in mezzo alle missilate dei tempi d'oro della techno sceglievo sempre i dischi più funkettoni e, in fondo un pò souljazzeggianti.


Non so se "Surreal" sia un disco della madonna o semplicemente un buon disco uscito nel momento perfetto per me, ma so che mi piace un bel po' e a mio umilissimo parere potrebbe piacere anche a molti di voi miei affezionatissssssimi lettori, vista la quantità di influenze ricevute e poi restituite dal genere di cui gli Incognito sono campioni, quello che quando andava di moda si chiamava 'acid jazz': c'è dentro del jazz (ma va?), ma anche molta dell'house di quella più soulful, del funk, forse del trip hop degli inizi (quello di "Blue lines" dei Massive attack, per capirci).

Ecco, a voler fare i puntigliosi quello che gli manca è la ventata di novità, quella che ti lascia spiazzato e  magari ti allontana all'inizio per poi aprirti un intero mondo nuovo più avanti, quando dopo N ascolti finalmente hai 'fatto tuo' il disco: "Surreal" è assolutamente un disco 'easy', non cerca nulla di tutto ciò, cerca 'solo' (e dici niente) di partire da una base solida e per certi versi comoda, 'facile' per l'appunto, per costruire musica di ottima qualità.


Forse una volta avrei detestato tutta questa accessibilità in nome di un qualche elitarismo tipicamente adolescenziale (tipo quello dei pischelli che si scannano oggi per decidere se Skrillex sia o meno dubstep, tanto per dirne uno), ora invece, non so se per via di quello che ho ascoltato negli ultimi anni o se solo perchè sono invecchiato, apprezzo le figate anche quando sono più immediate, e "Surreal" è una gran figata.