martedì 23 ottobre 2012

Orchestraibaz, puntata #118 - Deep e croccante

Cose nuove e croccantose, stasera: complici un paio di settimane di revival e/o di pausa ho accumulato un discreto quantitativo di roba nuova interessante e che valeva la pena di proporre ai miei (tre) affezionati ascoltatori.

L'highlight della settimana è senza ombra di dubbio la compilation della Future classic, che per dirla semplice e senza mezzi termini è una miniera d'oro: quante altre volte è capitato di trovare quattro tracce suonabili (e ce ne sono almeno un altro paio che stasera non mi ci sono state) nella stessa release?

Rarissimo: compratevela, fate una buona cosa.

Molta della roba che fa da contorno alle chicche della compilation della Future classic sono di gente che su queste paggine appare spesso e volentieri, come Lauer o Moullinex, anche lui presente più di una volta perchè la cover buffissima di "Maniac" cantata da Peaches non si poteva assolutamente non suonare, o ancora Eats everything e i Bicep, ma alcune delle cose più fighe arrivano da nomi meno noti: qualcuno di voi conosceva Ejeca prima dell'ep su Needwant?

Pare difficile, visto che l'unica altra uscita al suo attivo su Discogs è un ep in collaborazione, guardacaso, coi Bicep.

E i MAM?

Beh, questa è facile, è un progetto parallelo di Miguel Campbell assieme a Matt Hughes, e in effetti sentendo la traccia su Nice to be la mano di Miguel Campbell è evidente.

In coda a tutto, ma non per questo meno importante, il doveroso bentornato a Nathan Fake, che finalmente si è rimesso a fare Nathan Fake.

Morale:

Soho808 feat. Lydia Cesar - Turning slow (Daniel solar & Andi de luxe rmx) (Dikso)
Tom Trago, Young Marco & Awanto3 - Physical thrills (Studios)
Lauer - Mascat ring down (The backwoods rmx) (Beats in space)
Flight facilities - Crave you (An-2 rmx) (Bang gang)
Tigerskin - In public (Future classic)
Kruse & Nuernberg feat. Stee Downes - Love can't break you down (Shur-i-kan's 80s vox mix) (Lazy days)
Worst friends - Short stopped (Instrumental) (Future classic)
Moullinex - D ja vu (Gomma)
Cadillac - Blue skies (Ray Mang rmx) (Future classic)
MAM - Happyness (Nice to be)
Moullinex feat. Peaches - Maniac (Gomma)
Hot chip - How do you do (Todd Terje rmx) (Domino)
Bicep - Vision of love (Feel my bicep)
Eats everything - Trubble (Dirtybird)
Ejeca - Horizon (Needwant)
Anna Lunoe & Touch Sensitive - Real talk (Future classic)
Nathan Fake - Cascade airways (Border community)

C'è un sacco di croccantezza e di deepposità oggi, quindi, pure troppa per lasciarsela scappare non riscarricando il set da qui, mentre per restare sempre aggiornati quando escono le puntate nuove qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quant'altro.

lunedì 22 ottobre 2012

Nathan Fake - Steam Days

La vera notizia di questo post è che la Border Community è ancora viva.

Salvo l'occasionale Luke Abbott, era praticamente dal 2007 ("You are here", guarda caso proprio di Natano Fittizio) che sull'etichetta di Holden non usciva niente di rilevante: gran botti negli anni precedenti, album di Fake e del capo di casa osannati da pubblico, critica, grandi e piccini, e poi cinque anni di silenzio creativo, interrotti giusto da qualche sporadica intervista del boss che dichiarava "sì boh io e Nathan ogni tanto vorremmo anche rimetterci a far qualcosa, però ci droghiamo troppo".

Nel mezzo, una carriera da superstar dj per Holden costruita facendo sempre lo stesso set e un album dimenticabilissimo, "Hard islands", per Fake, ma soprattutto una serie bella grossa di eredi, più o meno designati, che si sono incuneati nel solco tracciato da capolavori come "A break in the clouds" e "The sky was pink" e hanno proseguito lungo quella strada: Four tet e Caribou, ma anche il primo M83, sono i più evidenti, ma il numero di produttori che hanno fatto propria la nuova via un po' ambientosa un po' noisy un po' analog è bello nutrito.

Morale, la domanda sorge spontanea: c'è ancora spazio, nel duemiladodici che non è più il duemilasette, per Nathan Fake?

E com'è il Nathan Fake del duemiladodici?



Il Natano Fasullo del duemiladodici è, per forza di cose, diverso in alcune cose da quello di "Drowning in a sea of love", principalmente perchè tra allora e ora c'è stato di mezzo il dubstep.

Tracce che allora sarebbero state solo paddoni lontani che ti avvolgono da tutte le direzioni, come l'original mix di "The sky was pink", ora hanno in omaggio la bassata possente e la cassa sbilenca caratteristica delle tracce in cui Kieran Hebden, assieme a Burial, ha provato a essere "più Nathan Fake di Nathan Fake", con la differenza che a sto giro Fake non è un fake (perdonate il gioco di parole), ma è quello vero.

"Paean", la traccia d'apertura, ha cassa e basso con la metrica clamorosamente Burial&FourTet&Thom Yorke, ma il lead è il suo, quello che riconosci immediatamente come l'originale suono della Border community, ed è come tornare a casa dopo che sei stato via per tanto tempo e nel frattempo te l'hanno imbiancata e ti hanno messo dei mobili nuovi.

Forse proprio per via dei tanti epigoni di questi anni (che beninteso in molti casi sono anche validissimi di per sè: non parliamo di meri scopiazzamenti ma di autentiche rivisitazioni e prosecuzioni molto interessanti di un genere che era stato abbandonato dai suoi creatori) il nuovo Nathan Fake non suona come quello vecchio, e lo scostamento è evidente, ma non suona neanche come qualcosa di eccessivamente nuovo: la carica rivoluzionaria dei primi Border community non c'è più, ed era tutto sommato ovvio e prevedibile, ma bisogna ammettere che Natano è stato bravo a non fossilizzarsi su ciò che nel 2003 era incredibile e mai sentito e a cui ora ci siamo abituati.

Insomma, è un album di Nathan Fake e ha tutto quello che ti aspetteresti da un album di Nathan Fake, per cui i fan di vecchia data non resteranno delusi ("Rue", la traccia più simile allo stile "classico" e l'unica senza cassa, è un viaggionissimo da colonna sonora di un pianto struggente in Islanda), ma ci sono molte idee interessanti, dal terzinato di "Iceni strings" alla cassa dritta di "Neketona", che non sfigurerebbe in mezzo alle berghainate ma che ha ovviamente il tocco magico e ipnotico di casa Fake.

Bentornato, Natano: in tanti hanno provato a non far rimpiangere la tua assenza, e ci erano quasi riusciti, ma solo ora che sei di nuovo qui ci si rende conto di quanto mancassi.

(Se poi fai uscire dal torpore anche il tuo socio te ne siamo ulteriormente grati, eh)



lunedì 15 ottobre 2012

A cosa servono gli eroi

La gente, mediamente, fa schifo.

Ok, io sono un nerd e questo mi rende leggermente più sociopatico della norma, ma è innegabile che la maggior parte delle persone con cui quotidianamente chiunque ha a che fare sia nel migliore dei casi fastidiosa e nel peggiore gretta, meschina, irritante e, in buona sostanza, una merda.

La gente ti interrompe quando stai lavorando o facendo cose importanti per questioni di nessuna utilità, la gente aggancia male i carrelli dietro la propria macchina, carrelli che poi si sganciano e centrano in pieno la tua macchina, la gente organizza eventi di merda che rendono vano il lavoro di chi si sbatte per costruire una nightlife decente a Milano, la gente vota Fiorito, la gente è Schettino, la gente evade le tasse e potrei continuare per tutto il giorno a esprimere manifestazioni di odio e di schifo per il genere umano che mi sta attorno.

Ovviamente "la gente" include anche me, eh, non ho la presunzione di pensare di essere migliore degli altri; è il genere umano a essere invariabilmente composto da persone con cui nessun sano di mente vorrebbe avere a che fare.

Poi, però:


Un signore di quaranta e passa anni salta giu da poco meno di quaranta chilometri di altezza e si fa quattro minuti e un po' in caduta libera, sfondando nel frattempo il muro del suono e una serie di record.

Perchè l'ha fatto?

Ok, per la scienza, per la ricerca, per studiare nuove tute per gli astronauti così tecnologicamente avanzate da sembrare magiche, ma in buona sostanza, l'ha fatto perchè si poteva, e perchè fuckyeah.

C'è stata gente che si è lamentata, che perchè bisogna spendere tutti sti soldi per fare ste cose quando c'è  chi non arriva alla terza settimana e la grisi e blablabla, e chi glielo fa fare, e perchè devi rischiare la vita, e quello è un pazzo, eccetera.

La risposta a tutta questa gente gretta è, ovviamente, la stessa: "perchè si può, e perchè fuckyeah".

Perchè c'è bisogno di gente come Felix Baumgartner, che fa cose fighissime e apparentemente impossibili senza aver bisogno di un reale scopo, per ricordarci che in fondo, uno scopo non è così necessario ma anzi, le cose migliori sono quelle fatte "perchè si può".

Non sono certo un anziano ricco di esperienza, ma mi è capitato e mi capita di fare un sacco di cose: lavoro (molto), scrivo su qui, alleno i bambini a calcio, gioco (male) a pallavolo, suono un'ora a settimana, ho un side project che giace semiabbandonato ma che un giorno mi renderà ricchissimo, sfascio autovetture e cerco di mantenere una vita sociale; le cose che riesco a fare sono solo una minima parte di quelle che vorrei e ce ne sono almeno altrettante che ho fatto e che non mi sono riuscite, come andare a lavorare in Silicon Valley o diventare un dj famoso.

Sono esempi come quello di Felix Baumgartner che mi ricordano che risparmiarsi o perdere tempo a lamentarsi non serve a niente, perchè poi magari il carrello che si sgancia dalla macchina davanti alla tua lo prendi bene e anzichè essere fortunato e sfasciare solo la macchina ti va peggio; non penso che salterò da quaranta chilometri nè infrangerò il muro del suono, ma di sicuro continuerò a fare tutto quello che mi passa per la testa, e non ho intenzione di fermarmi.

Perchè posso, perchè fuckyeah.

martedì 9 ottobre 2012

Modi alternativi di passare una mattinata


Io sto bene.

L'anziano a cui si è sganciato il carrello dalla macchina, carrello che poi dopo un'altra macchina ha centrato la mia, purtroppo, anche.

Orchestraibaz, puntata #117 - Castagne

E' arrivato l'autunno, e cosa c'è di più autunnale di una bella porzione di castagne?

Settimana scorsa un mio giuovine ascuoltatore in diretta lamentava che fossi fin troppo rilassato, per cui mi è venuta voglia di rispolverare un po' di bei pestoni dei vecchi tempi, complice anche il live bello sostenuto di Laurent Garnier di settimana scorsa, per cui eccoci qui, a fine set, sudati marci.

I "vecchi tempi" in questione sono i primi anni del millennio, quelli in cui a spadroneggiarla forte forte su tutto il mondo era l'hardgroove, il miglior dj sulla faccia della terra era il re della scena techno napoletana e il giovane Raibaz muoveva i suoi primi passi nel mondo della musica da club un po' più di nicchia.

Erano gli anni in cui, appunto, la scena napoletana era dieci spanne sopra tutto il resto (alla faccia di chi li descrive come dei biechi cloni di Jeff Mills) col loro mix di cura esagerata per le percussioni e di gusto latino per il funk; erano gli anni in cui Carola, Vigorito e Parisio, ma anche Cerrone e Markantonio, avevano ben pochi rivali in circolazione.

Erano anni in cui uscivano su etichette ormai pop e ampiamente in fase decadente come la Cocoon fucilate quasi-schranz dell'alfiere del genere, quel Chris Liebing che quasi dieci anni fa faceva roba da mettere in fila tutti gli attuali resident del Berghain e schiaffeggiarli a due mani e che ora, mah.

Anni in cui sono usciti capolavori a secchiate che mai e poi mai ci sarebbero stati tutti in un'ora: stasera mi andava di suonare questi e questi vi pigliate:

Underworld - 2 months off (JBO)
Tomaz vs. Filterheadz - Sunshine (Intec)
Technasia feat. Dj Rush - Way of life (Technasia house mix) (Technasia)
Oxia - "House" nation (Re-work) (Goodlife)
Umek & Valentino Kanzyani - Mischota (Recycled loops)
Marco Carola - Question #5 (Question)
Danilo Vigorito - In (Informale)
Laurent Garnier - Crispy bacon (F Communications)
Gaetek - Pain 23 (Tortured)
Henry Chow - Masterplan (Zenit)
Mauro Picotto - Tao tek (Alchemy)
Ben Sims - Manipulated (Jel Ford rmx) (Primate)
Chris Liebing - Seveneleven (Cocoon)
Underworld - Born slippy (JBO)
Misstress Barbara - Double end (Primate)
Dj Rolando - Knight of the jaguar (UR)


Ci si può ovviamente spettinare a colpi di percussioni che giungono da ogniddòve anche in differita, scarricando il mixato da qui, mentre qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quant'altro, per essere sempre aggiornati con le puntate nuove.

venerdì 5 ottobre 2012

Libertè, Egalitè, Laurent Garnier

Viene Lorenzo a Milano, una parte della città si ferma.

Lorenzo a Milano viene di giovedì, e oggi è un venerdì in cui probabilmente il prodotto interno lordo della mia ridente cittadina crollerà drasticamente, tra gente che ha preso la giornata intera o a metà di ferie e gente che è andata in ufficio diretta dal Tunnel pur di sentire l'unico motivo per cui ancora tolleriamo l'esistenza della Francia nonostante i francesi.

Vedo Lorenzo e il suo L.B.S. per la quarta volta in dodici mesi, la prima è stata l'anno scorso giusto di questi tempi all'ADE, e ciononostante quando lo vedo scendere dalla macchina fuori dal Tunnel sono ancora emozionato come una tredicenne davanti a Justin Bieber.

Vedo Lorenzo per l'ennesima volta, a Milano, e ogni volta c'è il pubblico delle grandi occasioni, con quegli amici che vedi forse giusto una volta l'anno, per eventi di questa portata o giù di lì, e che però proprio perchè ci vediamo sempre in momenti così belli sei felice di vederli come se fossero le persone più importanti del mondo, e gli abbraccioni e i sorrisi che ti scaldano il cuore si sprecano, ma ovviamente ci sono anche gli amici di clubbing "soliti", quelli che vedi quasi ogni sabato e con cui quasi settimanalmente condividi momenti di grossa soddisfazione ma che non per questo vedi meno volentieri, anzi.

Lorenzo a Milano di giovedì significa che tutta la solita gente si è mobilitata e da prima dell'apertura, quando ancora il Tunnel è chiuso, a quando Lorenzo inforcherà le cuffie non riuscirai a fare due passi senza incontrare qualcuno che conosci e che magari non vedevi da tanto, con cui scambiare due chiacchiere, ma quando poi Lorenzo mette su il primo disco non ce n'è più per nessuno, e l'unico contenuto che riuscirai a scambiare con tutti questi amici sono sorrisi estasiati, espressioni meravigliate e altre manifestazioni di gioia assortite.

Lorenzo parte come tutti i grandissimi dj incuneandosi alla perfezione nel solco tracciato da Vladi e Gero durante l'apertura, e il secondo disco, lui non può saperlo, ma è uno di quelli che più piacciono alla platea del Tunnel, da sempre affezionata al sound della Innervisions: ok, è una hittona, ma non si può certo dire che non sia un gran disco, e quando ti guardi attorno e vedi solo gente che la sa, che canta "you had me howling" assieme a te, non puoi che sentirti a casa:


In realtà però stavolta evidentemente Lorenzo ha voglia di toccarla piano, forse fomentato dalle tenebre del Tunnel o forse semplicemente perchè gli va così, e anche se l'inizio è sul melodicone andante nel giro di tre-quattro dischi si scatena l'apocalisse che ci accompagnerà fino a chiusura.

S'è già detto varie volte, su queste paggine e altrove, che la techno e il suo carico di inquietudine futuribile nel 2012 sono praticamente morte, ma Lorenzo contraddice questa tesi, teletrasportandoci in una distesa postatomica in cui snare clap e piattini ci schiaffeggiano con una violenza inaudita e la 303 è insieme grido di battaglia e lamento; non c'è paura però, non c'è sofferenza, anzi il feeling estatico che ti costringe a buttare le braccia al cielo a ogni ripartenza è accentuato dalla sensazione di comunanza e di unione che provi quando pensi che è giovedì e attorno a te c'è qualche centinaio di gente che pur di essere qui, ora, a saltare con te, a sudare e a godersela probabilmente domani sarà rincoglionita in ufficio.

Tanti di noi forse non hanno più l'età per certe missilate, forse dovremmo tranquillizzarci e ascoltare quelle cose più morbide, più nudiscoeggianti che vanno ora, e in effetti spesso e volentieri lo facciamo, io per primo, però quando un maestro come Lorenzo impartisce le sue lezioni di techno torniamo tutti bambini, non c'è niente da fare.

"Prenditi cura di me, Garnier"

Rispetto alle altre volte, Lorenzo inizia con un dj set piuttosto lungo, che dura quasi un'oretta, prima di svegliare Scan X dal torpore (Benjamin Rippert ha lasciato il gruppo già prima dell'estate, ora dell'L.B.S. sono rimasti solo L. e S.) e iniziare il live con la solita traccia di cui ignoro bellamente il nome ma che è uno dei pochi punti fermi del live/djset; di solito non mi fa impazzire, ma oggi ha sensibilmente più groove del solito, i clap e i piattini ci accerchiano da ogni dove e non ci lasciano un attimo di respiro; siamo solo a un terzo dello show ed è già ampiamente chiaro che non si faranno prigionieri.

Dopo questa tocca a "Back to my roots", relativamente insolita (di solito a questo punto fanno "Acid Eiffel") ma non per questo meno valida: i due accordi del pad che fa da sfondo a tutta la traccia sono aspettativa e inquietudine allo stato puro, accompagnati da synth graffianti e 303 ora taglienti ora rotolone, c'è di tutto e di più ma non c'è spazio per la pausa spezzata, oggi il mood è drittone e spietato e i fronzoli sono rimasti a casa.

Poi ancora un po' di dj set, in cui Lorenzo come al solito maneggia cassa e bassate potenti come il martello di Thor con la grazia di un fiorettista e con la solita linea impeccabile che riesce a tenere più di chiunque altro al mondo: l'effetto "è sempre lo stesso disco" è potente, però ciononostante i cambi di passo sono tantissimi, repentini e quasi mai banali e la selezione è assolutamente oscura.

Si sa da sempre che Lorenzo è uno che ascolta e che suona tutto, che è l'unico a rispondere sempre a qualunque promo gli arrivi, ma la stragrande maggioranza dei dischi che suona è roba che sembra avere solo lui e che ti fa passare tutto il tempo a chiederti dove cazzo è che va a prendere delle missilate del genere, e quando anche riconosci un disco che avevi già sentito e che è relativamente famoso, come l'Ovum nuovo di Tom Middleton, l'effetto è comunque magico: nella fattispecie sentito da solo il disco in questione è una porcata allucinante, una sorta di "Mouth to mouth maranza rmx", ma contestualizzato a dovere da un mago come Lorenzo diventa una fucilata in grado di spettinare anche me che sono pelato.

Ancora live poi, e sarà una sezione bella corposa visto anche che lo show di stasera sarà leggermente più corto del solito e che comunque finora Scan X ha fatto pochino: c'è "Sambou", ma poi, come sempre verso metà set, c'è l'accoppiata "Gnanmankoudji"-"The man with the red face", e l'emotività sale a livelli stellari.

L'atmosfera che crea l'intro lunghissima di "Gnanmankoudji" è sempre la stessa, un'attesa enorme che poi viene sfogata tuttassieme quando finalmente esplode il sax e noi, come sempre, ci abbracciamo forte, saltiamo, sorridiamo e sudiamo tutti assieme, ma a sto giro Lorenzo la combina grossa: gli basta un accordo, una sola nota di synth aggiunta lìpperlì, ma è un accordo che ti entra dentro e dalle orecchie arriva sottopelle, ti serra tutti i pori e ti fa venire tre dita di pelle d'oca, poi si fionda verso i dotti lacrimali e senza che tu lo voglia la gioia estatica di un live così meraviglioso sgorga copiosa, annebbiandoti la vista ma lasciando l'udito libero di godersela come non mai.

Poi, come sempre, "The man with the red face", e verrebbe da dire "chettelodicoaffare", ma Lorenzo è sempre Lorenzo, e anzichè sedersi comodo come farebbero le persone normali e lasciar andare il suo capolavoro, ma lui oggi ha deciso di schiaffeggiarci e ci mette sopra un ensemble di piattini che trasformano tutto il jazzeggiamento sassofonistico che ben conosciamo in un treno lanciato a velocità folle verso il futuro.

E' già il miglior L.B.S. di quelli che ho sentito, ma manca ancora la chiusura, che arriva dopo un altro po' di castagne, di 303 come lame sonore che ci tagliano da un orecchio all'altro e di viaggioni da mani al cielo e abbraccioni (come se tutto ciò fosse poca roba): la chiusura, lo sappiamo, è sempre la stessa, a base di pancetta croccante.


Il synth oggi è un po' più grattone del solito, ma comunque sentire "Crispy bacon", alla fine di uno show così, a luci accese, nel club dove hai sentito le meglio cose, assieme ad amici di vecchissima data, tutti a saltare assieme, è una di quelle cose per cui puoi dire che valga la pena aver vissuto.

Grazie Lorenzo, grazie Classic.

mercoledì 3 ottobre 2012

Ora basta.

Una delle più grandi lezioni, se non la più grande, che ho imparato nel periodo in cui facevo l'organizzatore di eventi danzanti è "i commenti positivi si fanno in pubblico, quelli negativi in privato, soprattutto se hai un interesse nell'argomento in questione".

Danny Tenaglia stesso dichiara di aver fatto carriera come dj solo ed esclusivamente perchè il suo motto era "be nice to everybody"; nel corso della mia esperienza come organizzatore, clubber, scribacchino di musica in generale e (raramente) dj ho avuto modo di imparare che molta della gente che compone la scena elettronica è piuttosto suscettibile alle opinioni diverse dalla propria, motivo per cui da qualche tempo ho sensibilmente moderato i toni qui su questo blò, pubblicando fondamentalmente solo commenti positivi.

Poi, però, succedono cose che veramente te le tirano fuori.

Io ne farei volentieri a meno, ma episodi di cialtronaggine come questa non possono e non devono passare sotto silenzio.

Ma andiamo con ordine: qualche tempo fa vengo a sapere che il 6 ottobre, sabato prossimo, c'è Kevin Saunderson a Milano, in un club nuovo e con l'open bar; figata, mi faccio una nota mentale di informarmi un po' sull'organizzazione dato che, si sa, a Milano l'inculata è sempre dietro l'angolo e quell'open bar lì non mi fa presagire niente di buono.

Vengo a scoprire, già settimana scorsa, da fonte molto attendibile, che l'evento non è proprio del tutto confermato, dato che non sono ancora giunti i permessi per l'apertura della location; mah, sarà giusto una questione burocratica, suppongo che a meno che gli organizzatori non siano dei completi cialtroni l'ostacolo dei permessi sia stato preso in considerazione e sia sicuramente di poco conto, o comunque sia pronta un'alternativa in caso i permessi dovessero mancare.

Il vero, grosso problema, però, è che gli organizzatori sono dei completi cialtroni, e l'hanno già dimostrato in varie occasioni dando luogo alla colossale e reiterata beffa del Maximal: l'unica volta che ci sono stato io è finita male, e nelle edizioni successive so che è finita ancora peggio, in un marasma (termine non casuale) di ospiti internazionali non pagati (memorabile un ospite che copre di insulti l'organizzatore su twitter), promesse organizzative non rispettate e il solito troiaio all'italiana che ti fa pensare che in fondo ce li meritiamo i Fiorito della situazione.

Come va a finire?

Va a finire che i permessi non arrivano, e in un giro plurimo di cambi location che coinvolge anche un club da 400 persone in cui il pubblico di Kevin Saunderson non ci starebbe mai la versione definitiva è questa:



Ora, aggiungiamo un po' di background per i non milanesi e i non informati: le colonne di San Lorenzo sono uno dei luoghi storici e più affollati della movida notturna milanese che col clubbing non c'entra una fava, dato che sono fondamentalmente una strada del centro storico della città in cui tipicamente nelle sere del weekend migliaia di persone si radunano a cazzeggiare a base di birre dei cinesi e cocktail cattivi nei bicchieri di plastica; è un posto in cui spesso e volentieri fanno i botellon, per capirci.

In sostanza: la silent disco è una cagata già di per sè, ma portare The Elevator in un posto in cui c'è abitualmente casino e la quantità di gente in una serata qualsivoglia è circa il doppio se non il triplo delle 1500 cuffie previste è, come ho letto in un commento su facebook, "come comprarsi una ferrari e poi andarci a 30 all'ora in paese", senza contare il casino e le sbatte di ordine pubblico che realisticamente si verranno a creare aggiungendo 1500 clubber (o pseudotali, visto che non me la sento di considerare "pubblico informato" i gonzi che si fanno truffare andando a eventi del genere scientemente) in un posto già imballato di gente per i fatti suoi.

E ovviamente senza contare la figura barbina di portare una leggenda della techno a suonare silent disco in una piazza in cui al 90% della gente non potrebbe fregare di meno che ci sia Kevin Saunderson o Vinicio Capossela o Gigi Sabani.

Ma non basta: siccome l'organizzazione in questione ha un particolare talento nella presa per il culo della clientela, nei commenti su facebook all'immagine del flyer in questione (in cui incidentalmente compare anche l'agente di Saunderson lamentandosi che il flyer non le è mai stato mandato per approvazione come previsto dal contratto, ma che vuoi che sia, siamo italiani) hanno pure il coraggio di bullarsi e di fare quelli che in un impeto di grande sperimentazione portano il clubbing nelle location inusuali, mica come noi poveri coglioni retrogradi che ci ostiniamo ad andare nei locali con gli impianti decenti e il pubblico interessato.

Ovviamente se avessero avuto i permessi per fare l'evento in uno dei soliti locali con l'impianto decente e il pubblico interessato sarebbero stati i primi loro stessi a farlo, ma non fa niente: ora che il sistema gli si è rivoltato contro (perchè ovviamente è andata così, non sono stati loro a bookare Saunderson prima di sapere se avevano a disposizione un posto in cui portarlo) si ergono a paladini della sperimentazione, dell'innovazione e delle proposte diverse.

Io ci provo a non essere polemico, mi sforzo di tenere per me i commenti negativi, ma di fronte a queste reiterate paraculate e prese per il culo che gettano fango su una scena già non esattamente fulgida come quella milanese, facendo di tutto per cementare l'impressione di cialtronaggine che noi italiani diamo all'estero, i vaffanculi sono più che giustificati e, anzi, mi sembrano doverosi.

Update: aggiungo qui il comunicato ufficiale riportato anche sulla pagina dell'evento su facebook, che è particolarmente divertente nei suoi toni militanti (i commenti in grassetto sono ovviamente miei):

L'EVENTO:

Una giornata di musica elettronica nel silenzio.
1500 cuffie wireless, 1 ospite internazionale e 2 artisti milanesi;
il tutto nella splendida (e appropriatissima) cornice delle Colonne di S.Lorenzo di Milano.

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IL MANIFESTO

Proveremo a far convivere il "clubbing" e la voglia di stare insieme di migliaia di ragazzi con la quotidianità di una metropoli difficile e come Milano; 

città in cui gli spazi per la creatività si contano sulle dita di una mano, (e si ridurranno ulteriormente se li usiamo per queste stronzate)

città in cui, burocrazia e normative antiquate, rischiano di uccidere la cultura, lo spettacolo, l'aggregazione e l'impresa giovanile. (sottinteso: noi avevamo intenzione di fare l'evento in un club fottendocene delle norme e dei permessi necessari, però la burocrazia ci ha messo i bastoni tra le ruote, è ovviamente colpa loro, non nostra)

In questa situazione giovani talenti, professionisti e imprenditori della cultura e dello spettacolo sono costretti a fuggire all'estero per cercare gli spazi che qui non trovano. (ci credo bene, se la gente con cui hanno a che fare qui è questa)

In un momento di grave crisi economica la cultura, lo spettacolo e l'intrattenimento possono dare un contributo significativo alle economie metropolitane e nazionali. (a patto che siano gestite con professionalità e non con cialtronaggine)

LIBERALIZZARE LA CULTURA

LIBERALIZZARE LO SPETTACOLO

USCIAMO DALLA CRISI CON L'ARTE.

l'unico limite è mentale.
Update 2: CASUALMENTE il commento dell'agente di Saunderson che lamenta di non aver ricevuto il flyer per approvazione è sparito, ma ne abbiamo una diapositiva che possiamo agevolare (click sull'immagine per ingrandirla):


Moullinex - Flora

Il nome di questo portugueso che si chiama quasi come una ditta di frullatori (in realtà in origine si chiamava proprio come la ditta dei frullatori, poi ha cambiato monniker per evitare casini legali) non dovrebbe suonare nuovo all'attento lettore di queste paggine, giacchè la sua "Sunflare" è comparsa varie volte nel mio podcast oltre che nell'ultima, splendida compilation di Dimitri da Parigi.

La novità è che dopo quattro EP all'attivo i signori della Gomma Dance Tracks hanno deciso che i tempi erano maturi per stampargli un album, ed ecco qui "Flora".


Ora, se vi venissi a dire che un album di un portoghese con la faccia da hipster che fa del french touch aggiornato ai giorni nostri è bellissimo, mi credereste?

Ovviamente no, e invece.

E invece è un album coi controcoglioni, aperto grossissimamente dalla versione originale proprio di "Sunflare", molto più poppeggiante e meno rotolona del club mix già noto ma ugualmente gustosa, e che prosegue in una sorta di "Air e Modjo del 2012" riuscendo a centrare il solco tracciato da quella gente lì ormai quasi vent'anni fa e invariabilmente mancato da quasi tutti quelli che ci hanno provato dopo, dai Justice in poi.

Lui, a differenza degli altri, la prende molto più sul versante disco, coi vocal femminili molto frifri, il piano e la bassata slappata e col piglio movimentato ma non troppo che si confà a un album da artista consumato, di quelli che non devono sparare tutto quello che hanno sulla breve distanza di un EP ma anzi sa di avere un gran numero di frecce al proprio arco e sa quando usarle.

"Movimentato ma non troppo", ovviamente, non significa che non ci siano almeno un paio di missilate di rilievo sparse qua e là per l'album: "Let your feet (do the work)" è un gran bel rotolone, "Summerman (reprise)" è ottima disco uptempo, e la title track  un bel tool di quelli per la chiusura a luci accese, ma è nei momenti più poppeggianti che il buon portugueso dà il meglio di sè.

La già citata "Sunflare", ma anche "Take my pain away" e soprattutto "Deja vu" sono godurie più per le orecchie che per il culo, da sentire in macchina, nell'ipod o in giro, anche se l'apice della sensibilità pop è la traccia di chiusura, una spettacolare cover di "Maniac" di Michael Sembello (sì dai, quella di "Flashdance") cantata nientepopodimeno che da Peaches.


Ennesimo colpo grosso della Gomma, dopo l'album degli Esperanza e tutto il resto delle figate che sta buttando fuori a ripetizione nel 2012.

martedì 2 ottobre 2012

Orchestraibaz, puntata #116 - Svariate cose

Un sacco di varietà stasera!

Un po' perchè ho un bel quantitativo di dischi nuovi, un po' perchè volevo suonare un po' di quelli molto vecchi che ha suonato Marshall Jefferson sabato scorso, un po' perchè mi sono lasciato prendere dall'ispirazione del momento, oggi si passa senza soluzione di continuità dalla disco più o meno oldschooleggiante alle cose un po' più spinte e incupite tipo il nuovo Maceo Plex che poi proprio proprio nuovo non è, visto che secondo la recensione di RA è "an all-new version of an unreleased Jon Dasilva (un resident storico dell'Hacienda, mica paglia) remix of a Colourblind cover of a Jones Girls' disco staple".

Morale, si passa dalle cose serie tipo quel vecchio remix degli X-press 2 su Golden boy con la voce di Miss Kittin a quelle assolutamente facete, tipo l'edit di Bottin (ma quanto cazzo è bravo?) che trasforma in una cosa disco lentona e sexy nientepopodimeno che Eros Ramazzotti.

Nel mezzo, i soliti nomi noti come il solito DFP e qualche nome meno noto ma che si sta rapidamente conquistando un posto nel mio cuoricino, come Walker & Royce e Joe Goddard degli Hot chip e dei 2 bears.

Inzomma:

Monitor 66 - Massena (House of dikso)
Eros Ramazzotti - Terra promessa (Bottin edit) (Not on label)
Walker & Royce - Little things (Dither down)
Casio social club - Crush (Instrumental)
Los amigos invisibles & Dimitri from Paris - Glad to know you (Ray Mang rmx) (Gomma)
Nneka - Shining star (Joe Goddard rmx) (Decon)
Thomas Barfod feat. Nina Kinert - Till we die (Blondish rmx) (Get physical)
And.id - Erotica (Leftroom)
Jon Dasilva & Maceo Plex feat. Joi Cardwell - Love somebody else (Ellum)
Dusky - Numerical (Dogmatik)
TEED - Tapes & money (Eats everything rmx) (Grecoroman)
Golden boy & Miss Kittin - Rippin kittin (X-press 2 vocal mix) (Illustrious)
C'n'C music factory - Pride (A deeper love)
NY stomp - The NY house track (Illusion)
Marshall Jefferson - Move your body (Trax)

Ovviamente lo svariamento di stasera è come sempre scarricabile e risentibile a oltranza over and over again cliccando su qui, mentre qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quant'altro, per essere sempre aggiornati con le puntate nuove.