martedì 14 agosto 2007

Train man

Dopo un po' di peripezie, sono finalmente riuscito a far andare l'adsl nella casa al mare (che e' veramente l'apice della nerdiness), per cui riesco a bloggare anche da qui :)

Quindi, non devo aspettare di tornare a casa per postare un po' di commenti sull'ultimo libro che ho finito di leggere...via!


Comprato dopo averne letto una recensione che lo indicava come un esempio di linguaggio giovane mutuato dalla rete e appena finito di leggere, mi è durato solo 2 giorni nonostante la mole sia discretamente consistente (poco meno di 400 pagine).
Effettivamente, l'esperimento è abbastanza interessante a livello stilistico: il libro, infatti, è stato costruito mettendo insieme i log di un forum anonimo giapponese (credo) senza adattarli, per cui rispecchia in maniera abbastanza fedele il lessico e la forma tipica delle conversazioni online; per il lettore medio di libri, quindi, questo "Train man" rappresenta una lettura estremamente inusuale, data l'origine inusuale dei contenuti.
Stilisticamente, infatti, la lettura procede in maniera molto diversa rispetto ad un libro tradizionale, dato che il contenuto è costituito unicamente da commenti di massimo 5-6 righe scritti da persone diverse (fanno eccezione gli interventi di Train man, il protagonista, che arrivano anche alle 25-30 righe) rendendo quindi il flusso dei pensieri estremamente rapido e sintetico, il che spiega la durata così breve dell'esperienza di lettura assieme al fatto che, su 400 pagine di libro, molto spazio è comunque occupato da informazioni metatestuali, come ad esempio le righe di intestazione di ogni post, e soprattutto dalle opere d'arte in caratteri ASCII degli utenti del forum.
Molto più che nei forum che ho visto nel corso della mia "carriera", infatti, gli utenti del forum di 2channel in cui è ambientata la vicenda fanno uso di disegnini in ASCII all'interno dei propri post, creando spesso anche opere molto complesse: non ne sono sicurissimo, ma credo che questo proliferare di ASCII art sia dovuto anche al fatto che in Giappone la navigazione su Internet dal cellulare è molto più diffusa che qui, grazie alla tecnologia i-mode, per cui l'utilizzo di immagini jpeg o gif risulta essere praticamente assente, a favore di estensioni del testo visualizzabili ancehe su cellulare, come appunto i disegni in ASCII art.
Un'altra chiave di lettura molto interessante del libro, almeno per chi come me è abituato al medium informatico e ai forum, risulta essere quindi il confronto tra culture in base all'utilizzo del medium, non solo in termini di modalità di fruizione (cellulare vs. pc desktop con connessione a banda larga e quindi la già citata differenza ASCII art vs. immagini jpeg e gif), ma anche in termini di comportamento degli utenti all'interno del medium: molto probabilmente il libro riporta una versione un po' ripulita del reale log del forum, tuttavia io ho avuto nettamente la sensazione che offtopic e flamewars, due piaghe tipiche dei forum a cui sono abituato, fossero completamente assenti, dato che ogni intervento risulta essere pertinente e nel pieno rispetto della netiquette.
I casi, quindi, sono 2: i giapponesi sono veramente persone educatissime e così avanti da riuscire a fare un uso urbano delle conversazioni via Internet, oppure il libro riporta una versione così ripulita ed edulcorata del reale tracciato del forum da risultare falsata?
Personalmente, data la mia esperienza su forum italici e non, propenderei maggiormente per la seconda ipotesi...in fondo "tutto il mondo è paese" e il mezzo informatico invoglia facilmente a comportamenti incivili nell'ambito di una conversazione, soprattutto quando consente di scrivere anonimamente...un forum anonimo in cui tutti restano in-topic e nessuno si copre di insulti, quindi, ai miei occhi di minimamente esperto, pare un'autentica utopia.
D'altronde, agli occhi del lettore inesperto vedere che il mezzo informatico consente di avere conversazioni come quelle riportate nel libro, profonde e civili, potrebbe compiere un'ottima opera di nobilitazione del mezzo stesso, che spesso viene denigrato come inutilizzabile per discussioni "serie", per cui possiamo chiudere un occhio di fronte a una "bugia a fin di bene" :)
Dal punto di vista del contenuto, in realtà, il libro non è nulla di che; a causa del "rumore di fondo" che permea tutto il libro, tra disegnini in ASCII e metatesto mutuato dal forum, gli eventi reali della vicenda sono piuttosto scarni (si tratta della nascita di una storia d'amore in 5 o 6 appuntamenti che coprono l'arco temporale di un paio di mesi) e, almeno per quanto mi riguarda, non sono nulla di eccezionale.
Lo stereotipo del nerd (o otaku, per restare fedeli alla dizione giappa) che si danna per riuscire a dichiararsi alla donna di cui è innamorato per poi scoprire che anche lei lo amava in silenzio e anzi, ha delle tendenze nerd, è tutto tranne che nuovo, almeno, per quanto mi riguarda, e anzi soprattutto per quanto riguarda la letteratura contemporanea giapponese risulta essere davvero molto abusato; come se non bastasse, ogni autore (anche se in questo caso non si può realmente parlare di "autore" in senso stretto) che si avventuri in questo filone deve fare i conti con un mostro sacro del calibro di Video Girl Ai, IL manga d'amore per eccellenza.
Molti tratti della vicenda, infatti, rappresentano richiami evidenti alla vicenda di Video Girl Ai, anche se risultano meno avvincenti principalmente per evidenti limitazioni del medium rispetto al manga, che ha una linea autoriale unica e ben definita e il vantaggio di avere la comunicazione grafica come ulteriore veicolo comunicativo.
In definitiva, quindi, "Train man" costituisce un ottimo esperimento di trapianto di stile e di forma da un medium ad un altro, dando ottimi spunti di pensiero sia a chi conosca le caratteristiche dei media coinvolti che a chi non si intenda di computer mediated communication, pur presentando una vicenda abbastanza banale e stereotipata in maniera neanche troppo avvincente.

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