venerdì 29 maggio 2009

Informazione vs. Opinione

Fatto 1: l'altra sera, al 4cento, parlavo con un mio carissimo amico che lavora per Zero e mi spiegava che lui, e più in generale la redazione, ogni tanto sente il problema di non poter, di fatto, parlare male delle situazioni che se lo meriterebbero, perchè il loro "core business" è, semplicemente, informare l'utente medio sull'offerta della nostra ridente cittadina, senza fornire pareri in merito.

Fatto 2: qualche settimana fa vengo contattato da un'etichetta che mi chiede, invero in maniera molto gentile, se posso dare un po' di visibilità qui sul brogghe al suo remix contest: lì per lì rimango un po' dubbioso, principalmente perchè propongono un genere che non mi piace e di cui non mi sono mai trattenuto dal parlar male e gli rispondo, esplicitando questi miei dubbi, che ci penserò su, salvo poi dimenticarmene completamente da buon vecchio rincoglionito.

Passa qualche giorno, e vedo post su questo remix contest su molti dei i blog musicali che seguo.

Ora, a me farebbe (e fa) molto piacere supportare le scene e gli artisti piccoli e indipendenti, ma sono una persona limitata e non riesco a farmi piacere tutto nè, soprattutto, riesco a promuovere qualcosa in cui non credo al 101%.

Non so se devo scusarmi di questo, fatto sta che questo è un brogghe pesantemente influenzato dai gusti personali dell'unico scrivente, piaccia o no; se a qualcuno questo mio essere così polarizzato e parziale verso quello che mi piace (o che non mi piace, non mi pare di essermi mai tirato indietro a parlar male e spalare m***a su chi secondo me se lo meritava) dà fastidio, la rete è piena di roba da leggere.

Se vuoi solo informazione, oggettiva e imparziale, fuggi da qui prima che sia troppo tardi: qui ci sono solo opinioni personali e volendo se ne discute volentieri e lungamente (warning: sono anche piuttosto testardo, quindi farmi cambiare idea è ostico, anche se non impossibile :)) ma l'imparzialità, purtroppo o per fortuna, non mi appartiene.

Credo fosse abbastanza evidente dal resto dei post, ma fa sempre bene ribadirlo.

(E cmq se qualcuno ha voglia di mostrare ai DID che il punk-funk è il demonio remixando le loro schitarrate in modo che suonino decentemente, ben venga, eh :))

martedì 26 maggio 2009

Cocoon Compilation I

Ormai è una tradizione da cui non si scappa, come il pranzo di natale coi parenti, con la differenza che a natale coi parenti ci si diverte: ogni estate, puntuale come il fisco, arriva il cofanettone da sei dischi colorati di papa Sven, quest'anno di un imbarazzante arancione Walls.

Come ogni anno, infatti, herr Vath ha raccolto i nomi più in vista del panorama techno mondiale più qualche nome nuovo che si ritrova la strada spianata da un'apparizione così blasonata e qualche relitto da tirar fuori dal dimenticatoio, tirando fuori, quando va di lusso, una traccia bella, un paio suonabili e una serie di cagate che si fa in fretta a capire perchè non siano state stampate altrove.

Quest'anno abbiamo, per la categoria "nomi in vista" i vari Johnny D, Guillaume & The coutu dumonts, Radio Slave, Chymera, i Kollektiv Turmstrasse e Lauhaus, per la categoria "nuove proposte" (ma nemmeno troppo nuove) un tal EMT, Tim Green & Emerson Todd e Kabuto & Koji e per la categoria "superospiti live from ospizio" il graditissimo ritorno di Secret Cinema, quello così così di Gaiser e quello molto meno gradito di Timo Maas, che poi in realtà le scene non le aveva mai abbandonate, visto che tanto le tracce gliele fa il prolificissimo Martin Buttrich.

La vera particolarità di quest'anno, però, è che con un lavoro certosino di ricerca nei rispettivi cataloghi, papa Sven è riuscito a tirar fuori una traccia brutta da ciascun produttore: ti aspetti un bel groovone da Johnny D e invece arrivano dei bonghetti senza personalità, ti aspetti gli arpeggioni da mani al cielo da Chymera e la traccia (orrore!) ha il bassone a forma di peto, ti aspetti house di classe da Guillaume & The coutu dumonts e invece trovi una trombaccia fiacchissima.

A salvare il pacco ci sono Lauhaus, con una traccia tutto sommato non troppo al di sotto dei suoi standard, ma che comunque pecca un po' di scarsa personalità e che in ogni caso non vale i SESSANTA euro del paccone, e forse forse pure Radio Slave, la cui traccia però pare un po' un loop da N minuti.

Morale, i miei SESSANTA euro Sven se li scorda, come al solito, ma mi sa proprio che a sto giro si scorda pure l'acquisto del cd e anche lo sbattimento per procurarmi le singole tracce in qualche altra maniera.

lunedì 25 maggio 2009

OrchestRaibaz, puntata #19

Cosa c'è di meglio di un set fatto solo di dischi nuovi? Ah boh, vallo a sapere, a me non viene mica in mente.
Pacco di dischi nuovi a casa Raibaz, con le mie scelte per quest'estate: tante ma tante vere bombe che di sicuro sono già nelle borse dei nomi che contano, tipo il missile terra aria di Alex Celler che senza dubbio sarà una delle hit dell'estate o l'ultimo Nick Curly su Cecille, semplice ma di grande effetto, ma anche un paio di chicche inaspettate, tipo quel Paul's boutique su Tenax che in realtà altri non è che Paolo Martini, nome noto della scena housettona frifri italiana, a sto giro in grado di regalare un disco tutto sommato molto al di là di quello che ci si potrebbe aspettare da un nome così.
Occhio poi al remix del mio napulillo preferito, Quikè: si dice che i ragazzi di Exprezoo stiano stampando in segreto un ristrettissimo numero di white label da dare in giro al Sonar...chi saranno i fortunati ad accaparrarselo?

La tracklist dice così:

JC freaks - Adonai (Mojuba)
Gruber & Nurberg - Traffic (Agnes rmx) (Bloop)
Terry Lee Brown jr. - Soul digits (David Alvarado rmx) (Plastic city)
Neurotron - Akemi (Ostwind)
Jerome Sydenham - Ecoute! (Uk promotions)
Bechner & Biereige - Home summer (Andomat 3000 rmx) (Playtracks)
Nick Curly - Series 1.2 (Cecille)
Paul's boutique - Violet (Tenax)
Alex Celler - La palma (Area remote)
Unknown - Din da da (Quikè rmx) (White)
Cally - Nashu (Fear of flying)
Markus Homm, Mihai Popoviciu, Jay bliss - Bis co (Diynamic)
Mike Shannon - The box (Adam Marshall rmx) (Cynosure)
Jackmate - Tesla (Phil E)

Il link per scaricare il set è questo, mentre questo è il feed RSS del podcast...enjoy!

Non è che dico cazzate

Nel giorno in cui "Bonkers" di Dizzee Rascal arriva al #1 delle chart inglesi, Simon Reynolds scrive un post sull'autorevolissimo blog musicale del Guardian in cui racconta la carriera di Dizzee, la comparsa-scomparsa-ricomparsa del grime e profetizza un ritorno dell'electroclash.

Bello sapere che io di Bonkers avevo già parlato tempo addietro, ma se veramente torna l'electroclash sono tempi bui.

sabato 23 maggio 2009

Report Kenny Larkin @ 4cento

Del 4cento non ho mai parlato qui, in base al principio per cui delle cose veramente fighe è meglio non parlare troppo perchè non si sputtanino: dato che però mi sembra di capire che la gestione ci tenga molto a mantenere l'ambiente com'è ora, tanto vale rompere il muro di silenzio e parlarne, che se lo merita e si merita pure un paio di critiche costruttive.

Prima di tutto, però, parliamo della serata di ieri: per quelli che lo conoscono (e sono tanti), basti sapere che c'era Simone KK ed era molto soddisfatto, il che è già di per sè un marchio di garanzia autorevolissimo, per gli altri vado ad articolare un po' il discorso.

Kenny Larkin è nero, è di Detroit e fa parte della seconda generazione di produttori techno (quella di Jeff Mills, per capirci), solo perchè quando hanno iniziato i tre di Belleville era a fare il militare; in realtà, però, è una specie di anello mancante tra la parte black, tipicamente americana e influenzata dal funk e quella bianca, europea e più intransigente della techno, viste le sue uscite su Plus8 e su Warp, per cui il set di ieri è stato un bellissimo ibrido dei due volti.

Partito morbido e melodico, col remix di Carl Craig di "Tides" che è già un bell'iniziare, è andato in crescendo costante fino ad arrivare a qualche sassata di spessore, sempre con la classe innata di quelli in cui scorre la forza di Detroit: dopo un'ora e mezza buona danzando sulla linea di confine tra house e techno, tra "ti schiaffeggio" e "ti faccio fare il sorrisone gay", decide che è ora di scuoterci definitivamente e mandarci a casa contenti e sfodera missili che ci portano via dal pettinatissimo ristorante in cui ci troviamo e ci catapultano in un rave del periodo del boom dell'acid house, per poi decidere di dare il colpo di grazia a KK e a tutti noi suonandoci questo:



E potrebbe essere abbastanza, ma invece non ci si fa mancare niente e si passa da un remix groovissimo nuovo di "Gypsy woman" delle Crystal waters (che avevo già in mente da un po' di suonare ma non avevo mai trovato l'occasione, con questa rinfrescata potrebbe facilmente scapparmi in qualche podcast) e soprattutto a "French Kiss" di Lil' Louis; è praticamente ora di chiudere e torniamo a casa da questa gita a Detroit col sorrisone.

Tutto bello? Ni.

E' sempre una meraviglia sentire della techno bella così suonata da chi ne ha tutto il diritto, però.

Però.

Però ok che lo stile distintivo dei padri fondatori della techno prevede una tecnica abbastanza sporca, ma io sapevo che il canale del mixer andava alzato dopo aver messo a tempo i dischi, non prima, altrimenti anche se sei Kenny Larkin e tutti noi ti vogliamo un sacco bene ogni 3-4 minuti perdiamo di vista il filo del discorso e ti tocca riprenderci in mano tirando fuori il meglio da quel tuo setup inusuale con final scratch + controller per gli effetti.

Però ok che in Italia sono abituato a chiudere più di un occhio sulla situazione e concentrarmi sulla musica, ok che comunque una situazione un po' pettinata è infinitamente meno fastidiosa di una selva di cinghiali, ma la sensazione tipica del 4cento, non solo di ieri sera, è quella delle perle ai porci: l'avventore medio, escluse quelle 20-30 persone "del giro" che sono sempre le stesse che si incontrano anche altrove (e tutte ovviamente conoscono KK), è il pappone 40enne in camicia-giacca-champagne, al quale non credo faccia troppa differenza se a suonare c'è Kenny Larkin, o Sis, o Nick Curly piuttosto che Gino Salamella.

Chissenefrega alla fine, anzi come ho già scritto ben venga un ambiente un po' più curato rispetto a quello di tanti altri superclub italiani popolati di 15enni con la cocaina fino alle orecchie, ma attenzione a evitare che la selezione piuttosto rigida e basata solo sul coefficiente di pettinatura anzichè sul reale interesse musicale non diventi un fattore negativo in grado di allontanare quel poco di clientela 'clued up' che c'è.

Che poi, io faccio tanto il vecchio barbogio scassacazzo, ma alla fine mi sono divertito un sacco ieri sera, eh...Detroit + ammisci + ingresso free è una formula praticamente garantita :)

giovedì 21 maggio 2009

La verità su Jacob (Lost spoilers!)

Lo ammetto, non è un'idea mia, me l'ha fatta notare un mio caro amico...ma osservate attentamente quest'uomo, apparso per la prima volta nel quinto season finale di Lost trasmesso settimana scorsa:

Ora invece guardate quest'altro uomo, sorridente nonostante l'eliminazione in semifinale di Champions della squadra di cui è presidente:



Se non sono la stessa persona che compare contemporaneamente a età diverse per via di casini coi viaggi nel tempo, sono come minimo padre e figlio.

mercoledì 20 maggio 2009

Lino's coffee, lo Starbucks italiano (quasi)

Ogni volta che espatrio, la cosa che più invidio ai paesi civilizzati non è tanto l'attitudine al rispetto reciproco che qui in Itaglia ci sognamo, o i party gioiosi, e non sono nemmeno i negozi di dischi forniti e con prezzi umani: ogni volta che metto piede fuori dallo stivale torno a casa lamentandomi per l'assenza di Starbucks qui da noi.

Sarà quell'esterofilia tipicamente italica, sarà invidia per qualcosa che noi molto probabilmente non avremo mai e non si sa perchè (cioè, si sa, ma è un discorso che richiede una buona dose di dietrologia e che non mi va di affrontare ora), fatto sta che ogni volta che mi trovo in un paese straniero DEVO assolutamente prendere un frappuccino e passare almeno una mezz'oretta seduto su quelle poltrone comodissime.

Ma le cose stanno per cambiare.

Da qualche tempo esiste un brand, Lino's coffee (perdonate l'aberrante sito col flashone), che concettualmente si pone come una bieca imitazione di Starbucks coi suoi Nmila tipi di caffè diversi, ivi compreso il clone del frappuccino, granitoso&pannato e molto più simile a una granita di caffè del brodaglione ghiacciato di Starbucks: soddisfazione massima, con un appunto.

Ottima l'idea degli Nmila caffè diversi, soprattutto in un posto come l'Itaglia in cui esistono più varianti di caffè che persone, eccellente l'idea di aggredire la nicchia di mercato di tutti noi fan orfani di Starbucks, che non credo siamo proprio due o tre, ma manca un fattore crucialissimissimissimo: le poltrone comode!

Ok che è necessario differenziarsi un attimo dall'originale per evitare di incappare in sbattimenti legali, ma l'atmosfera cool&relaxed è un fattore di successo di Starbucks almeno tanto quanto la qualità e la varietà dell'offerta, se non di più, e non credo sarebbe una fatica eccessiva trovare una via di mezzo tra i divani da svacco di Starbucks e le aberranti seggioline di metallo da McDonald's che si trovano di solito nei Lino's.

Che poi, controsenso: cerchi di invogliare il cliente a restare nel punto vendita offrendo del cibo di ottima qualità e configurandoti non solo come una caffetteria ma anche come un posto dove fare colazione/pranzo/aperitivo, e poi lo fai sedere scomodo? A sti punti, tanto valeva focalizzarsi sul consumo al banco, che comunque in Italia è la modalità d'uso principale del caffè e però magari offrire tutte quelle cazzimme collaterali che fanno di Starbucks quello che è, tipo, chessò, il wifi aggratise...ah no, scherzavo, in Itaglia non si può, c'è quella legge bislacca per cui devi dare tutti i documenti, la traccia del dna e l'indirizzo di casa di tutti i gradi di parentela fino al decimo :)

martedì 19 maggio 2009

Anni bui in arrivo

La squadra per cui tifo ha esonerato l'allenatore.

"Evabbè, chi se ne frega, succede"

La squadra per cui tifo ha esonerato un allenatore che ha fatto i miracoli per fare un campionato della madonna, quasi sempre col fiato sul collo della prima in classifica e con un'ottima prima parte di Champions, con un organico da lotta per la salvezza i cui pochi giocatori validi hanno giocato, nei casi migliori, metà stagione.

"E con ciò?"

La squadra per cui tifo non aveva MAI esonerato un allenatore negli ultimi 40 anni (ok, in un paio di casi che mi ricordi io l'aveva indotto alle dimissioni).

La dirigenza della squadra per cui tifo ha già inanellato una serie mica male di acquisti pacchissimo durati giusto un paio di mesi, l'ultimo dei quali, su cui spero di sbagliarmi, arriva da uno dei campionati più pacco d'Europa e pare un fenomeno perchè ha fatto due partite buone col Milan, che non è proprio una squadra di fenomeni, in coppa Uefa.

"E quindi?"

E quindi io negli ultimi 15 anni ricordo solo un'altra squadra con una dirigenza così incompetente: la differenza sostanziale, però, è che la mia squadra il gancio nelle TLC per scovare intercettazioni compromettenti e mandare le avversarie in B non ce l'ha, per cui mi preparo ad almeno vent'anni di umiliazioni e beffe pubbliche.

Abbiamo tutto per essere la nuova Inter, non ci facciamo mancare niente: c'è pure il Recoba della situazione, Camoranesi, pagato profumatamente per andare in campo a corricchiare una volta ogni tanto, con in più il bonus che lui in campo a corricchiare ci sta dieci minuti quando va di lusso, prima di farsi espellere gratis.

Mi manca solo che vengano ceduti a poco prezzo Giovinco, Ariaudo, De ceglie e Marchisio per comprare giocatori d'esperienza e di sicuro avvenire (hint: uno è già arrivato, ha firmato oggi, arriva da un'annata stellare ed è proprio il pilastro difensivo che serviva per ammazzare la crescita di Ariaudo) e poi mi metto a tifare Genoa, che almeno è divertente da vedere.

lunedì 18 maggio 2009

OrchestRaibaz, puntata #17

Per la serie "i mixati a tema", stasera ho deciso di dedicare un meritato tributo a una delle mie etichette preferite: la Cadenza.

Non tanto quella degli ultimi mesi, delle cinque uscite in tre settimane (una peggio dell'altra, per inciso), ma quella un po' più "oldschool", con uno stile distintamente riconoscibile fatto di percussioni sbilenche e metriche imprevedibili - certe volte pure troppo, visto che almeno un paio di passaggi sono da dimenticare.

Nella tracklist di questa sera, quindi, ci sono alcuni dei miei dischi preferiti di sempre, tipo Yamore, per il cui cantato latino-maghrebino ancora prendo insulti da un sacco di amici, o il disco d'esordio di Andomat 3000, primo di una lunghissima serie di perle, o ancora il primo Reboot o Bomberos, o le chicche melodiche di Dice, uscite come banali followup della sua hittona su Minus (Seeing through shadows) e poi dimostratesi in grado di invecchiare sensibilmente meglio, ma soprattutto il disco-più-Raibaz-di-tutti-i-tempi, che ormai inizia a consumarsi un pochino ma non riesco a non suonare ogni volta che ne ho la possibilità, quel capolavoro di Funk excursion.

Riassumendo, la tracklist è siffatta:

Loco Dice - Paradiso
Digitaline - Flocon fraicheur
Luciano - Bomberos
Los updates - 4 wheel drive (Ricardo Villalobos rmx)
Alejandro Vivanco - Madre tierra
NSI - Clara ghavami
Luciano - Yamore
Luciano - Saulitude
Andomat 3000 & Jan- Entr'acte Music
Luciano & Serafin - Funk excursion
Reboot - Letters
Alex Picone - Floppy
Andre Galluzzi & Guido Schneider - Albertino
Luciano & Quenum - Orange mistake
Loco Dice - Raindrops on my window

Il link per scaricare il set è questo, mentre questo è il feed RSS del podcast per essere sempre aggiornati ogni volta che pubblico un mixato nuovo.

Edit: per colpa di quel porco di skype che mi farfuglia senza permesso le impostazioni della scheda audio, la qualità della registrazione a questo giro è davvero pessima...sorry :(

Caldaglia & hit estive

Nella mia ridente cittadina è ufficialmente arrivata l'estate e le sue temperature over 30: il piumone entro stasera sparirà dal mio lettino anche nella sua versione leggera da mezza stagione e conto di fare, a brevissimo, il test del condizionatore in modalità "ti prego raffrescami" mentre faccio impennare il consumo mondiale di the verde ghiacciato.

L'estate, si sa, è periodo di tormentoni musicali non troppo ricercati, ma qui si cerca di darsi un tono lo stesso, per cui ovviamente tralasceremo il prodotto da talent show di turno che sicuramente infesterà le radio da qui a settembre per concentrarci sulla VERA hit di quest'estate:



Il potenziale da tormentone ce l'ha e credo risulterebbe evidente anche al più bolso dei LuzzatoFegizs, ma pur nella sua maranzaggine infinita (cazzo, la ripartenza è roba da neon viola sotto l'Ibiza) è veramente ben fatta: la mano di Armand Van Helden nel groove housettone tamarro con le catene al collo si sente tutta, il sample di "Phunk" di Shinedoe soddisfa l'intenditore nascosto in ognuno di noi e Dizzee il procione è un mc coi controcoglioni (ma questo si sapeva)

Si dai è una maranzata fuori da ogni logica, ma è questo il suo punto di forza: non voglio assolutamente credere che Dizio e Armando si prendano sul serio, una traccia così puzza chiaramente di "ao chiudiamoci in studio e facciamo la cosa più maranza che ci viene in mente, poi la facciamo uscire in estate e facciamo contenti tutti quelli che headbangano in macchina col braccio fuori dal finestrino".

giovedì 14 maggio 2009

Sonar!

Ok ho prenotato l'appartamento con gli ammisci di Exprezoo, per cui è ufficialmente ufficiale la mia presenza al Sonar :)

Teoricamente (molto teoricamente) ci vado per motivi lavorativi, visto anche che il nostro distributore, Electronix, ha anche lo stand al Sonar by day, per fare un po' di promozione e networking per l'etichetta, per dare in giro un po' di promo e di frisbee Exprezoo e scovare qualche nuovo talento...in realtà poi con tutto il ben di dio musicale che ci sarà in giro dovrò forzarmi per tenere fede agli impegni di business :)

Tanto per capire di cosa si sta parlando: as always, il programma del Sonar in sè per sè non è niente di che (si fa per dire, tra Carl Craig, Jeff Mills, Orbital, Little boots, lo showcase della Ghostly per il decimo anniversario e Nacho Marco - come "chi cazzo è Nacho Marco?" fidatevi, a me piace un sacco), ma i party nei club di Barcellona in quel weekend sono roba veramente che stai malissimo.

Per dire, solo lo Sugar beach club, secondo ResidentAdvisor, offre:

  • Giovedì 8bit vs. bloop: Nick Curly, Gorge, Dj Wild, Ekkohaus, Bearweasel, Kasper più qualche altro
  • Venerdì Remote area vs. Oslo: Shinedoe, 2000 and one, Bart Skils, Boris Werner, Julien Chaptal, Gimikk, Johnny D, Nekes, Christian Burkhardt, Federico Molinari, Vera, Ray Okpara e Kabale und liebe
  • Sabato Upon you vs. Air london: Simon Baker, Marco Resmann (aka Phage, aka uno dei due Luna City Express, aka il terzo dei Pan-pot), Format B e qualche altro
Con il non irrilevante dettaglio che è sulla spiaggia. Paura.

Il sabato è un po' fuffa? Vorrà dire che andrò al Macarena, che offre Gregor Tresher, Daniel Sanchez, E-contact e l'ottimo&italianissimo Ues, che ho già avuto modo di apprezzare di recente alla finale dell'Elettrowave challenge.

Morale, finalmente riesco ad andare a sto ca**o di Sonar, dopo anni che cercavo senza successo di organizzarmi, e non vedo l'ora :)

lunedì 11 maggio 2009

OrchestRaibaz, puntata #16

E' arrivata l'estate, stagione di locali all'aperto, aperitivi, infradito e relax in generale: l'orchestrina del lunedì sera, quindi, si adegua alla situazione climatica proponendo un set tutto sorrisoni, tappeti, abbracciamoci e sorseggiamo un mojito a bordo piscina.
Molti dischi non sono proprio appena usciti, tipo quello degli Ame prima che diventassero famosi con Rej o il meraviglioso Funk D'void che fa da apertura e conclusione, mentre alcuni, come il remix di Voorn di Destination Nagano, sono freschi freschi: il risultato è un'amalgama di melodie e atmosfere estive e rilassanti perfette per i primi caldi.
Particolare attenzione merita anche la traccia del mio amico The Selph, ormai sempre più lanciato nella carriera di produttore (uscirà a breve su Apnea), i cui gusti non sempre combaciano coi miei ma quando lo fanno mi convincono davvero al 101%, come nel caso di questa traccia che ancora non è stata presa da nessuna etichetta ma che mi piace un sacco :)

La tracklist dice così:

Funk D'void - Emotional content (Soma)
Art bleek - Euphorized (Conaisseur)
An-2 - Road through the rain (Wasnotwas)
Ame - Shiro (Sonar Kollektiv)
The Selph - Untitled (Not on label)
Afrilounge - Lux dementia (Conaisseur)
Nagano Kitchen - Destination Nagano (Joris Voorn rmx) (Ibadan)
Fish go deep - The cure and the cause (Strictly rhythm)
Joris Voorn - From a deep place (Green)
Kollektiv turmstrasse - Eskapade (Diynamic)
Dj Rolando - Jaguar (Sebastien Leger rmx) (Mystika)
Nathan Fake - The sky was pink (Holden tool) (Border community)
Chymera - Umbrella (Funk D'void rmx) (Ovum)
Funk D'void - Emotional content (Vince Watson rmx) (Soma)

As usual, il link per scaricare il set è questo, mentre questo è il feed RSS del podcast per essere sempre aggiornati quando pubblico un nuovo episodio.

venerdì 8 maggio 2009

The waterboarding dentist experience

Al mondo esiste una serie di accoppiamenti apparentemente senza senso che danno risultati inaspettati: tipo, se prendi il disinfettante delle piscine e la particella della pubblicità dell'acqua minerale e li unisci, ricavi il sale da cucina, e già questa potrebbe stupire grandi e piccini, ma io oggi ho scoperto una miscela davvero esplosiva.

Ingrediente 1: il naso completamente otturato per via della nevicata di polline che affligge la mia ridente cittadina in questio giorni e dell'allergia conseguente.

Ingrediente 2: una visita dal dentista per un intervento di routine.

Risultato: naso tappato, bocca spalancata e piena d'acqua prodotta dalla fresa del dentista, impossibilità di deglutire.

Respirazione impossibile, apnea prolungata, sensazione di annegamento.

Ma Obama non aveva mica detto che avrebbero smesso?

E tutto ciò per una banale otturazione, eh.

mercoledì 6 maggio 2009

Dom Phillips - Superstar djs, here we go!

Weekend lungo a Londra, leggo la versione locale dello Zero2, intitolata TimeOut London, che è grande poco meno di un numero di Wired e parla di un sacco di roba oltre che degli eventi della cittadina; rimango incuriosito dalla minirecensione di un libro e decido di fiondarmi al volo a comprarlo, tanto per appesantire ulteriormente la valigia per il ritorno, come se non bastasse il malloppone di dischi comprato da Phonica (e l'acquisto dell'edizione originale e rivista di "Last night a dj saved my life" di Bill Brewster e Frank Broughton di certo non ha aiutato).

Il libro in questione è di Dom Phillips, che è stato editor di Mixmag per circa un decennio a cavallo del 2000 e racconta l'ascesa e la caduta dei superstar djs e dei superclub inglesi nello stesso periodo:


La prima parte del libro, che costituisce anche un buon 90% del contenuto, è una serie di aneddoti e racconti del periodo in stile "formidabili quegli anni", che prende ogni superdj o superclub singolarmente e ne narra l'ascesa lungo la parte finale del millennio scorso; pare evidente anche solo scorrendo i titoli dei capitoli che, dovendo per forza di cose limitare il campo di interesse che altrimenti sarebbe troppo esteso, Phillips compie l'unica scelta possibile per un inglese, ignorare del tutto il mondo fuori dall'isola, per cui il Warehouse Garage è "un club americano" e Jeremy Healy (chi?) uno dei più grandi dj di tutti i tempi.

Nazionalismi prevedibili e inevitabili a parte, comunque, il libro scorre benissimo tra un aneddoto e l'altro: notevoli quello in cui a Sasha viene regalata una macchina dal suo booking per consentirgli di fare fino a 5-6 date in un weekend e lui realizza il lunedì che non sa più che fine abbia fatto dopo aver girato tutta l'Inghilterra nei tre giorni precedenti, per cui la macchina è ancora missing in action, o quello che racconta come Fatboy Slim ha conosciuto sua moglie, Zoe Ball, durante il weekend ibizenco di BBC Radio 1, ma fin qui niente di originale.

Dove il libro si distingue dalla banale accozzaglia di racconti "oh minchia come cazzo ero messo quella sera al Gatecrasher" è nel suo essere scritto da un insider a stretto contatto col clubber medio e fortemente esposto alla stampa e alla tv mainstream: la natura così trasversale di Phillips, quindi, fa sì che gli aneddoti non coinvolgano solo i DJ, ovvi protagonisti della scena, ma anche i promoter, i gestori dei club (bellissimo il capitolo che racconta in parallelo la storia del Cream e quella del Ministry of sound attraverso il carattere dei proprietari) e, soprattutto, che il punto di vista "insider ma nemmeno troppo" risulti particolarmente disilluso e poco romanzato su un argomento troppo spesso trascurato da libri di questo tipo, l'argomento tabù della droga.

Phillips infatti non ha nessuna remora (e vorrei ben vedere) a identificare nel boom dell'ecstasy un fattore chiave nell'ascesa dei superstar djs, ma l'analisi sociologica dell'impatto "emotivizzante" delle pastiglie è comunque degna di nota, come pure la tesi "alla Simon Reynolds" che ne consegue: per farla breve, le pastiglie e il loro risveglio dell'emotività sopita, facendo abbracciare tutti, hanno creato il movimento spegnendo il machismo del clubbing precedente e rendendo il centro dell'esperienza il voler bene a tutti quelli che avevi attorno anzichè beccare figa, mentre esattamente allo stesso modo, il trend della cocaina al posto delle pastiglie ha riportato l'aggressività e dato inizio, di fatto, all'esplosione della bolla.

Condivisibile o meno, è di certo una tesi interessante.

Dove il libro però fa il vero salto di qualità è negli ultimi due capitoli, che raccontano la morte dei superclubs e la scomparsa dalla scena di molti dei superdjs (o almeno, la scomparsa dalla scena inglese: per Phillips Sasha e Danny Rampling hanno fatto praticamente la stessa fine, tanto per capire quanta importanza riveste la fama oltremanica ai suoi occhi), a partire dall'evento che ha costituito l'inizio della fine, il buco nella bolla che ha iniziato a sgonfiarsi: i megaparties di capodanno del 2000, in cui il lato economico e business-oriented ha definitivamente prevalso su quello artistico-musical-festaiolo offrendo ai superstar guadagni dell'ordine delle centomila sterline in una notte e ai clubber megaeventi da 100 sterline, la maggior parte dei quali rimasti tragicamente semivuoti.

Anche qui, forse, Phillips semplifica un po', sostenendo che il crollo è arrivato solo per questioni di avidità economica piuttosto che per un naturale ricambio generazionale: dice "oh si, e poi sono arrivati gli Strokes e Beyoncè, ma era tutta colpa dei cachet troppo alti", e si dimentica di dire che a livello musicale la scena inglese, all'epoca pesantemente trance-oriented, puzzava di stantio che la metà bastava, per cui è arrivato il treno dell'electroclash che gli inglesi hanno clamorosamente perso e che hanno recuperato solo di recente, regalando al mondo quella piaga atroce che è il nu-rave che però, piaccia o no, li sta riportando in auge.

Il focus del discorso finale di Phillips è che durante il periodo in cui sono rimasti in vita i superclub hanno segnato in maniera indelebile la società che ora risulta essere figlia dei vari Cream, Gatecrasher, MOS e compagnia bella: anche se la recensione del Guardian non è d'accordo, Phillips sostiene che il grande fratello di oggi (la cui sigla, nella versione inglese, è guardacaso di Paul Oakenfold) sia uno specchio fedele di quello che succedeva negli uffici dei superclub senza la droga e che, addirittura, la grande ondata di commozione generale in seguito alla morte di lady D fosse dovuta alle tracce di ecstasy residue negli acquedotti.

Molto probabilmente è un'esagerazione, ma che negli anni 90 il clubbing e l'acid house abbiano investito in maniera globale la pop culture inglese per poi tornare a essere una goccia nel mare è abbastanza veritiero.

Mi sarebbe piaciuta un'analisi un po' più approfondita dei motivi per cui, dopo la caduta degli dei, la scena si è evoluta in quello che è ora, ma capisco la difficoltà di giudizio su qualcosa che è ancora fortemente in divenire: è stata già un'impresa non indifferente raccontare una storia di dieci anni fa, ora credo ce ne vorranno altri dieci perchè qualche altro scrittore, magari berlinese, ci racconti perchè oggi siamo nella situazione in cui siamo.

lunedì 4 maggio 2009

OrchestRaibaz, puntata #16

Dopo un mixato assolutamente insolito come quello di settimana scorsa, c'era bisogno di ripristinare un po' di sane abitudini: il set di questa settimana, quindi, è assolutamente "alla Raibaz", con tanto groove housettone e funkeggiante :)

Molti dei dischi sono nuovi, ma ho anche risfoderato qualche vecchia chicca, come il caro amico Andomat 3000 che si incastrava proprio bene in mezzo alla bonghettistica della prima metà del set, il disco conclusivo dei Kollektiv turnstrasse (che è un'anticipazione di un set che ho in mente per una prossima puntata) e soprattutto il disco-più-Raibaz-di-tutti-i-tempi, il Cadenza 4 che ormai inizia a mostrare segni di consunzione dovuti all'uso smodato che ne faccio da quando l'ho comprato...morale, la tracklist dice così:

Kasper - Morning comes (Cyclical tracks)
Chris Carrier - Distant lover (Robsoul)
Chris Lattner & Coco Malente - Limbo taxi ep (Einmaleins)
Nick Curly - Series 1.1 (8bit)
The discowboys - To the mountaintop (Two armadillos rmx) (Dessous)
Andomat 3000 - Bnd2 (Four:twenty)
Chris Carrier - Groovabilisme (Kreon rmx) (Adult only)
Makam - Exception (Soweso)
Kabale und liebe - Disco bzrk (100% pure)
Boris Werner - Background music (Area remote)
Luciano & Serafin - Funk excursion (Cadenza)
2000 and one - 4 years extra ep (Crayone labworks)
Quikè - La vie en rose (Exprezoo)
Kollektiv turnstrasse - Eskapade (Diynamic)

Il link per scaricare il set, appena finisco l'upload, è questo, mentre questo è il feed RSS del podcast per essere sempre aggiornati quando pubblico un nuovo episodio.

Tweetie Hawtin

Ok, i suoi set ormai sono una noia mortale, eternamente fossilizzata sul solito plin plon tolgolacassa-sirena-mettolacassa in grado di soddisfare giusto i maranza, ma quando c'è da parlare di innovazione tecnologica lo zio Rici sta sempre un pezzo avanti a tutti, non ce n'è.

L'ultima pensata uscita da casa Minus è roba veramente da cintura nera di marketing, web duepuntozzèro e tecnologia: annunciata in pompa magna da beatportal (il blog ufficiale di Beatport, non esattamente il massimo dell'imparzialità visto che dietro c'è sempre l'ex ciuffo biondo) oltre che da m-nus.com, la Twitter application per Traktor consente a Richie di twittare in diretta i titoli delle tracce che suona.

Per farsi un'idea della storia basta dare un'occhiata alla pagina di Twitter di Richie: ogni volta che l'anglo-canad-berlinese suona una traccia sul suo Traktor e a intervalli di 30 secondi, appare un tweet "now playing - ".

Ovviamente, Beatportal e il comunicato ufficiale su m-nus.com raccontano solo le figate della vicenda, che in effetti sono tante e grosse: in primis, niente più sbattimenti per indovinare le tracklist di Richie e, realisticamente, di tutti i Minus people e di tutti coloro che useranno questo nuovo gadget che sarà integrato nel prossimo free update di Traktor, ma non solo.

Per il maranza standard, la storia non sarà più "aoooo senti che missile sta suonando lo zio Rici mi mangio un'altra pastiglia e sfaso di cristo", ma "aoooo senti che missile sta suonando lo zio Rici esco il cellulare e vado su Twitter a leggere cos'è", ma la bomba a cui non tutti potrebbero pensare immediatamente è il grosso vantaggio per i produttori: niente più borderò contraffatti in cui metti i nomi dei tuoi amici per fargli prendere i soldi, ma visto che ora i nomi dei produttori delle tracce suonate sono di dominio pubblico la siae piuttosto che la GEMA o l'organismo locale equivalente ha un mezzo immediato per decidere chi pagare.

Tutto strafigo, tutto tecnologico, tutto veramente forward-thinking come ci ha abituati Richie...ma io sono bastian contrario e in più è lunedì mattina, quindi parliamo di tutti i motivi per cui questo nuovo gadget danneggerà ulteriormente una scena già di suo non troppo florida: quello più evidente è che, come se non ce ne fossero già abbastanza, ora che tutti sanno cosa suona Richie (e a breve per certo anche Carola, Magda, Troy, etc.) la quantità di pischelli che si scaricano le stesse tracce e ammorbano il pubblico allovertheworld con selezioni completamente prive di creatività salirà vertiginosamente, ed è solo l'inizio.

Da qui a twittare, a fine set, il link "compra in blocco questa tracklist su beatport che tanto è roba mia e i soldi mi arrivano uguale" il passo è veramente breve, anzi sono sinceramente stupito che non ci sia già, a fianco a "now playing blablabla" il link "compra questa traccia su beatport e suona come lo zio Rici!"

E ancora: molto bella l'idea di supportare i giovani produttori indipendenti (tema a cui Richie ha già dimostrato di essere affezionato pubblicando qualche tempo fa una traccia di produttori emergenti senza contratto, salvo poi far capire a tutti, dopo aver ascoltato le tracce, che c'era un motivo per cui nessuna etichetta voleva offrire un contratto a quella gente) fornendo loro un metodo certo per ricavare soldi dai loro prodotti, ma il paradosso è che rinominarsi le tracce coi dati dei produttori amici in modo da twittare i loro nomi è persino più rapido che fare i borderò contraffatti.

Che poi, io non seguo il mercato delle digital releases per scelta, ma già quello del vinile è intasato di gente che anzichè installarsi Ableton craccato faceva meglio a trovarsi un lavoro, per cui non riesco a immaginare che delirio di aspiranti produttori in erba di dubbio valore possa essere Beatport (cioè, lo immagino perchè mi è capitato di farci un giro e sono scappato dopo aver perso ore prima di trovare qualcosa che valesse la pena anche solo sentire, non dico comprare): c'è davvero bisogno di abbassare ancora il livello d'ingresso?

Tutto molto bello, la democratizzazione della produzione musicale, anche tu puoi essere un musicista se lo vuoi e adesso lo zio Rici che ti vuole bene si assicura anche che tu venga pagato...ma ne abbiamo davvero bisogno? Ok, io sono un integralista, un bastian contrario e più in generale uno stronzo, ma ho provato varie volte ad aprire un qualsivoglia DAW e dopo qualche ora ho realizzato che non era roba mia, per cui ho avuto la dignità di lasciar fare il mestiere del produttore a chi ne ha le capacità e vado avanti a giocare coi miei antiquati disconi di plastica nera, con cui me la cavo un pelino di più (anche se comunque non bene :)).

Morale finale da anziano scassacazzo: w Richie Hawtin e la sua spinta tecnologica verso il futuro che è assolutamente indispensabile alla scena e per la quale gli sono infinitamente grato, ma la direzione in cui va questa spinta, che sembra puntare sempre più alla scomparsa di quella dimensione di sacralità elitaria che aveva una volta la figura del dj, non mi piace affatto.