domenica 30 settembre 2012

Marshall Jefferson @ Classic, 29-09-12

Ennesimo appuntamento imperdibile della banda di Classic che evita astutamente di mettersi in competizione con l'altro eventone del sabato sera milanese, il Time warp, anche perchè uno dei classicisti, Lele Sacchi, suona proprio lì, e punta su un target completamente diverso, richiamando a sè tutti gli affezionati dell'oldschool.

Ci sta tutto, in effetti: spesso e volentieri la programmazione di Classic offre l'ultima frontiera dell'avanguardia clubbistica, ma una volta ogni tanto guardare indietro e ripassare le lezioni che solo i grandi maestri del passato sanno impartire può solo far bene, e siccome stiamo comunque parlando di gente con un gran gusto nella scelta degli ospiti la lezione di storia non è a cura dei "soliti" (si fa per dire) Theo Parrish, Moodymann (che pure è già passato dal Tunnel recentemente) o simili che si vedono in Italia almeno un paio di volte l'anno, ma di un molto più inusuale, e per questo ancor più imperdibile, Marshall Jefferson.

Inusuale, ma non per questo l'ultimo degli stronzi, visto che ha buttato fuori uno dei primissimi dischi propriamente house della storia, se non forse il primissimo - la diatriba se il primo disco house sia il suo o "Can you feel it?" di Larry Heard è irrisolvibile:


Già un set del signor "Move your body (The house music anthem)" sarebbe un'occasione speciale, ma il maresciallo ha dalla sua anche l'esser stato uno dei pochi della sua generazione, assieme forse giusto al solo Larry Heard, ad aver saputo rinnovarsi nell'arco di più di trent'anni di carriera: i già citati Moodymann e Theo Parrish, ma anche altri pionieri dell'house music come Frankie Knuckles, giusto per dirne uno, hanno un innegabile valore storico colossale ma hanno sempre fatto, bene o male, la stessa roba, mentre Marshall è uno che quando poteva tranquillamente adagiarsi sugli allori e farsi una data al mese in Italia facendo sempre lo stesso set guadagnandosi una pensione dorata ha stampato "Mushrooms", dettando la via per un certo tipo di deep house:


Ma andiamo con ordine, partendo dall'apertura del sempre valido Sandiego che come al solito si dimostra cintura nera di progressione, partendo a mezzanotte e poco più lentissimo e aperturoso e crescendo, lentamente ma inesorabilmente, fino ad arrivare a menare con gusto (forse addirittura quasi troppo), passando come gli piace fare sempre per almeno un paio di classiconi house: questa settimana è toccato al sempre valido "The bounce" dei MAW sotto falso nome, datato 1995 ma sempre clamoroso, in qualunque set.


Il set del maresciallo, invece, è per certi versi quello che ti aspetteresti da un nero americano oldschool, coi passaggi rapidi e belli sporchi, senza grandi artifici tecnici ma con una selezione stratosferica, ma si differenzia da quelli che mi è già capitato di sentire nella quantità di groove sculettone e festoso, assolutamente fuori scala: già dal secondo disco, "Bar a thym" di Kerri Chandler, si capisce che mentre spesso e volentieri lo stereotipo del set del nero americano oldschool prevede selezioni da intenditori al limite del masturbatorio Marshall invece suona gayeggiantissimo e platealmente per la parte femminile del pubblico, che infatti apprezza molto.

Morale, le due ore o giu di lì di set scivolano via belle leggiadre, tra un classicone che ci fa cantare a squarciagola tutti assieme (e nella sera del Time warp, l'incipit "We don't really need a crowd to have a party" di "Big fun" degli Inner city acquista tutto un altro valore) e qualche perla un po' più ricercata a dimostrare che stiamo comunque parlando di un mostro sacro, la gioia e i sorrisoni si sprecano come se piovesse, fino a quando arriva, inevitabilmente troppo presto, l'orario dell'ultimo disco a luci accese, quello in cui al Tunnel sono rimasti solo quelli che ci credono veramente.

Ho visto un sacco di dj sfoderare perle in questo momento, ma dopo due ore e passa in cui il feeling "abbrasciamosci forte e lagrimiamo tutti insieme" era potente nelle mani del maresciallo era ovvio che avrebbe regalato una delle chiusure migliori che mi ricordi di aver mai visto al Tunnel, e così è stato, con questo capolavoro qua:


Forse però sentendo solo la traccia non è chiara la meraviglia di qualche centinaio di appassionati che cantano all'unisono i C&C Music factory, forse è il caso che agevoliamo una diapositiva:


Per l'ennesima volta, grazie Classic.

lunedì 24 settembre 2012

Orchestraibaz, puntata #115 - Mediterranean progressive

Giorno nuovo, musica vecchia.

Come avevo annunziato poco tempo fa, per via di uno spostamento dei miei allenamenti pallavolistici ho cambiato giorno di musica, per cui da questa settimana suono non più il martedì ma il lunedì: quale modo migliore per festeggiare il giorno nuovo che suonare della musica vecchia, ma vecchia vecchia?

Lo ammetto, era un bel po' di tempo che avevo in mente di fare un set di quella mediterranean progressive che nella seconda metà degli anni '90 è stata uno dei tanti momenti di rilievo internazionale della musica italiana, con le etichette straniere che prendevano gran licenze da quelle italiane, BXR su tutte.

Rilievo internazionale a parte, il motivo per cui sono sentimentalmente legato a questi dischi è che sono i dischi della mia adolescenza, in parte anche della mia ribellione adolescenziale: alcune cose, risentite oggi, sono di un maranza al limite della vergogna, ma in fondo quando si è ggiòvani è naturale avere gusti un po' più estremi, lungi da me l'idea di rinnegare questo mio passato (rinnego più volentieri i cd degli Stunned guys, tipo).

Ovviamente, quando si parla di mediterranean progressive a farla da padrone non può che essere Luigi d'Agostino, seguito a ruota da Mauro Picotto quando ancora aveva un senso e, grazie anche a Ricky Effe, era in grado di muoversi agilmente tra la commerciale, la progressive (appunto), la trance di stampo nordeuropeo e i technoni, senza mai sbagliare un colpo.

Ci sono altre figure importanti di quegli anni, come i Datura, Dj Dado o Roland Brant e anche alcuni individui un po' più sconosciuti ma che già all'epoca facevano parte del mio gusto per le cose un po' meno banali: a quei tempi una grossa responsabilità della formazione dei miei gusti ce l'aveva "Molly 4 deejay", il programma in cui lo stesso Molella che ora fa la classifica della commerciale come un Albertino qualunque sfoderava missilate, maranzate e Bonzai.

A chiudere il set, poi, non poteva assolutamente mancare il mio vero e proprio idolo di quegli anni, quel Rexanthony di cui tuttora conservo la discografia quasi completa in cd dai capolavori tipo del '94 alle ultime cose brutte da far schifo ma che ho comprato ugualmente per cieca devozione.

In sostanza, e in rigoroso ordine di apparizione, i reperti archeologici della serata sono:

Einstein dr. dj - Elektro woman (Plastika)
Gigi d'Agostino - La passion (Noisemaker)
Dj Dado - X files (ZYX)
R.a.f by Picotto - Bakerloo symphony (GFB)
Datura - Eternity (Trance records)
Gigi d'Agostino & Daniele Gas - Giallone rmx (ZYX)
Gigi d'Agostino - Gigi's violin (Noisemaker)
Mauro Picotto - Komodo (BXR)
Datura - Fade to grey (Trance records)
Gigi d'Agostino & Mauro Picotto - Angels' symphony (BXR Noisemaker)
Roland Brant - Moon's waterfalls (Dèsastre)
Quadran - Eternally (Bonzai trance progressive)
Gigi d'Agostino - Bla bla bla (Noisemaker)
Giacomo Orlando - Synphoniko (Subway)
Andrea Visconti - Bubbles (Space)
Sinus - Blob (Boy records)
B.B.E. - Seven days & One week (Positiva)
Rexanthony - Polaris dream (S.O.B.)

Gli anziani che volessero tornare giovini, o i giovini che volessero farsi beffe di quello che ascoltavamo noi anziani una volta, possono scarricare il set e risentirselo cliccando qui, mentre qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quant'altro, per essere sempre aggiornati con le puntate nuove.

DISCOverITALY, i meglio dj italiani per il LOL

Dopo aver visto l'hangout di presentazione, settimana scorsa, ero già bello carico per il party di ieri sera, ma non pensavo che mi sarei divertito così tanto.

L'idea del party era in effetti una garanzia di successo assoluta: prendi quattro dei dj più "storici" e importanti del panorama italiano, alcuni dei quali sono famosi proprio per il gusto della ricerca musicale moooolto approfondita, e li "costringi" a suonare musica italiana anni '60-'70-'80, rieditata e riaggiustata all'uopo.

Poteva andare male?

Ovviamente no.

La formula, almeno inizialmente, prevede che i quattro suonino una quarantacinquina di minuti ciascuno, e a iniziare è quello con la voce suadente che la sera insegna musica contemporanea su Radio2, che ovviamente parte col microfono dicendo "diamo inizio alle danze" e parte subito gustoso con un Tullio De Piscopo bello rotolone e percussivo che darà l'impronta un po' a tutto il suo miniset, bello dritto e senza troppe frivolezze (pure troppo, come quando partono le staffilate di "Doomsnight" di Azzido da Bass) e che si lascia danzare piacevolmente, anche grazie a un classico della cassa italica come "Prisencolinensinaiciusol" di Celentano, già portato alla gloria recentemente dai Soulwax:


Dopo di lui tocca a Stylophonic, che alla fine dei quattro sarà quello che osa di meno perchè suona dischi tutto sommato famosi e in versione non troppo dissimile dall'originale, ma infila comunque un missile dietro l'altro, da "Self control" di Raf a Renato Zero, che fa letteralmente venire giu lo stadio, passando per "Splendido splendente", "Ti sento" dei Matia Bazar e "Gloria" di Umberto Tozzi, che aveva mezzo dichiarato già nell'hangout che avrebbe suonato ma pensavo scherzasse fino a quando non l'ho sentita davvero:


Terzo nella scaletta è Boosta, che è quello in cui avevo meno fiducia in partenza e fin da subito sembra confermare le pessime aspettative, infilando un cassone technone bigroom che di disco ha ben poco, ma poi si rivela essere uno di quelli che hanno svolto meglio il tema assegnato, effettivamente prendendo dischi vecchi italiani e riadattandoli sul suo stile personale: lo stile personale, in questione, non mi piace affatto, ma bisogna dire che "Un'estate al mare" di Giuni Russo in versione technissimo su-le-mani DavidGuetta fa la sua porca figura e sul finale "Polvere" di Enrico Ruggeri rivista in chiave dubstep/brostep dimostra una ricerca e un gusto per la sperimentazione e le soluzioni non scontate che, lo ammetto, mai avrei attribuito al tastierista della boyband per regazzini fintoalternativi, e invece.


Last but not least, il papà dei dj italiani (lo so che ce ne sono che hanno iniziato prima di lui, ma nel corso degli anni col suo atteggiamento sempre saggio e con la voglia di metterci la faccia sempre e comunque a difendere la categoria si è affermato definitivamente come figura paterna per tutti noi), quello da cui ti puoi sempre aspettare le sorprese più assurde, quello che se lo tiri in mezzo a cercare le cose più bislacche è come invitarlo a nozze: Claudio Coccoluto.

Il suo miniset è una lezione di classe e stile per grandi (molti presenti ieri sera avevano anche una certa età) e piccini: il groove scorre possente in lui, stare fermi è impossibile e anche senza bisogno di ricorrere a cantati conosciuti è perfettamente in grado di catturare l'attenzione di tutti tra vocal napoletani che sembrano inni tribali e un edit irresistibile di "I wanna be your lover" dei Daft Punk italiani, i fratelli La bionda (che invero aveva suonato anche Fontana prima, anche se in versione originale):


Fin qui tutto all'incirca secondo i piani, con quattro bei set e qualche scelta curiosa e interessante, ma la svolta che trasforma una bella serata nel party dell'anno deve ancora arrivare: Bertallot riprende in mano il microfono e dichiara che per la conclusione i quattro faranno un disco a testa.

Ora, chi ha un po' di esperienza da un lato o dall'altro della console sa che il novantanove per cento delle volte le chiusure un disco a testa si trasformano in una gara a chi la spara più grossa, e una gara a chi la spara più grossa con questo tema e questi quattro non può che risolversi in un tripudio di risate e di follia collettiva.

Il primo a scatenare la possenza del LOL è Boosta, vincitore morale della serata (Coccoluto è ovviamente fuori scala) che infila un cassone dritto e brutale davanti al quale sei già lì a pensare "anvedi sto tamarro del cazzo, è convinto di essere in qualche postaccio sui murazzi" epperò poi "Disco disco dove io, sono veramente io, è fantastico, superfantastico", e giu a ridere con le mani al cielo:


Ma ridere forte, soprattutto quando Coccoluto al microfono dice "adesso gli facciamo dire una cosa che non gli sentirete dire mai più", lo passa a Bertallot e lui abbandona l'aplomb suadente a cui ci ha abituati in radio e grida "SULEMANIIIIII" su una ripartenza maranzissima: scene oltre il concetto di esilarante.

Ma non è finita, perchè quando tocca a Coccoluto lui infila una cosa piuttosto cupa nel suo essere italodisco, e dici "cazzofigata, è veramente stylish", ma poi il LOL ti colpisce a tradimento nella forma di una voce filtrata che dice "siamoiragazzidioggi":


Da lì in poi vale tutto, da Boosta che spara una dubsteppata grattona e volgarissima chepperò "e guardo il mondo da un oblò, mi annoio un po'" a Bertallot che suona "Yes i know my way" di Pino Daniele e Coccoluto non resiste, prende il microfono e canta di gran carriera, fino al finale letteralmente epico, in cui Bertallot al microfono col tono del peggior animatore dei villaggi dice "abbiamo finito, ma ne volete ancora uno?" "Seeeeeeeeeee" "non vi sento, ne volete ancora uno?" "Seeeeeeeeeeeeeeee" "ma uno che spacchi veramente?" "Seeeeeeeeeeeeeeeeee" e Boosta ci manda tutti a casa col maldipancia dal ridere con una mazurka specialissima:


Lo ripeto: party dell'anno.

sabato 22 settembre 2012

Dimitri from Paris @ Club haus 80's, 21/09/2012

C'è DFP a Milano, posso forse perdermelo?

Ovviamente no, ed è anche un valido pretesto per tornare ai magazzini dopo una vita e vedere una situazione nuova, anche se sono sempre un po' diffidente nei confronti dei party italici.

Le premesse non sono delle migliori: arriviamo a mezzanotte e c'è già una quantità di gente spropositata, per cui parcheggiamo lontanissimo (e si rivelerà una pessima cosa, ma ne parliamo dopo) e iniziamo a metterci in fondo alla lunghissima coda: tre quarti d'ora dopo abbiamo fatto pochi passi, ma con un po' di culo e un po' di esperienza riusciamo comunque a entrare verso l'una.

Ora, parliamo del party in questione, il Club haus 80's: è una situazione che esiste già da qualche anno e dietro non ci sono esattamente gli ultimi sprovveduti, visto che tra gli altri a organizzare ci sono Marco Rigamonti, già resident del mercoledì dei magazzini quando ero giovane e Lorenzo Fassi, altro dj d'esperienza delle nottate milanesi, e insieme a una serie di altre facce note della clublife della grande metropoli hanno messo su una serie di party a tema anni '80, fluo e simili, come va di moda adesso tra i giovani.

A giudicare dalla coda già a mezzanotte sembra proprio che gli giri bene, e dopo ieri direi che se lo meritano: il party è molto ben organizzato, con un sacco di gadget e senza troppi sbatti di liste, selezioni, cazzi e mazzi (a parte le dimensioni della coda di ieri, che non erano comunque imputabili all'organizzazione) e il mood sia dello staff che della gente è molto piacevole, per cui si vede che c'è dietro un'organizzazione esperta che ha creato un'ottima situazione.

La musica però, è per forza di cose il grosso punto debole del party: l'idea di un party a tema è sicuramente interessante, ma esiste davvero al mondo qualcuno che tutti i venerdì andrebbe a sentire le solite "Footloose", "Knock on wood" e altre ottantate banalotte e ignoranti? Una volta ogni tanto e come necessario sacrificio per sentire DFP ci può stare, ma il revival di un periodo prima che io nascessi stufa in fretta, soprattutto se gestito superficialmente e suonando i soliti venti-venticinque dischi telefonatissimi che tutti si aspettano in un party di questo tipo.

Ovvio, riuscire a essere originali in un party con un tema così inflazionato è tutt'altro che banale, anzi, richiede un talento e un'abilità rari come quelli che ha monsieur Dimitri da Parigi: il sosia elegante di Johnny Depp infatti si rende conto subito (o forse addirittura lo sapeva già per merito dell'organizzazione, non è dato saperlo) che non può suonare cose di nicchia, anche se splendide, tipo i suoi ultimi dischi con Dj Rocca su Gomma o gli altri dischi della sua compilation nuova su Defected, ma deve affidarsi al suo vasto repertorio di edit di classici disco, e tutto sommato non è un male.

(Qual è il capo dei pirati e quale il famoso dj disco?)

Mille anni fa ricordo di aver visto un'intervista a un famoso dj house che diceva che il succo del mestiere di un buon dj è essere in grado di bilanciare "entertainment and education", e DFP in questo è un grande maestro jedi: dà fondo al suo arsenale di edit di dischi famosi accontentando la maggioranza della platea che vuole il comfort della musica conosciuta, del solito Michael Jackson o Madonna di turno, ma aggiunge un contributo importantissimo e originale sotto forma di edit e di effettistica, oltre a infilare ogni tanto qualcosa di un po' meno famoso ma comunque perfetto per il contesto.

Morale, ci sono cose tipo il suo remix nuovo di "Headphones" di Little boots, che però - non ci vuole un genio ad accorgersene - ha lo stesso giro di "Into the groove" di Madonna, e infatti - guardacaso - ieri aveva proprio il vocal di madame Ciccone, c'è "Dolce vita" dei Gazebo e "Don't you want me" degli Human league, ma c'è anche questo qui, inaspettato e insospettabile, epperò clamoroso in mezzo agli altri:


C'è "Easy lover" di Phil Collins, "The power of love" di Huey Lewis & The news (dàài, quella di Ritorno al futuro), c'è George Michael e gli Snap!, tutti o quasi editati ed effettati in modo da renderli ancora più dancefloor-friendly e da facilitare un mixaggio che definire "perfetto" non è un'esagerazione: DFP ha una tecnica e un'esperienza fuori dal comune e sa sempre perfettamente quello che fa, mai un effetto o un filtro sono fuori posto, mai un passaggio suona sbagliato e fa fermare lo sculettamento della pista, mai un disco interrompe il flusso di goduria innescato dai precedenti.

Raramente due ore o poco più di set mi sono volate così in fretta, per cui il finale con l'edit devastante di "Relight my fire" di Dan Hartman e "I want you back" dei Jackson 5 arriva prestissimo, troppo presto.

Torno a casa sudato marcio e con un finestrino della macchina spaccato (in 10 anni di magazzini non mi era mai successo), ma estremamente soddisfatto per un set dellamadonna di uno dei miei dj preferiti del momento, completamente diverso da quello che mi sarei aspettato e forse anche per questo così gustoso.


giovedì 20 settembre 2012

Eventi di rilevanza culturale

Negli ultimi anni il MiTo settembre musica si sta affermando come una valida fucina di proposte interessanti per noi nerd musicali a cui ogni tanto piace uscire dai confini del clubbing "canonico" e ampliare un po' i propri orizzonti ascoltando roba diversa dal solito.

Il party di chiusura di quest'anno, poi, è particolarmente affascinante, già solo data la presenza di quattro dei numi tutelari della ricerca.

Anche solo un party in cui il decano dei dj italiani (Claudio Coccoluto), il più importante divulgatore radiofonico di musica nuova (Alessio Bertallot), un dj storico della scena milanese nonchè uno dei primi prodotti da esportazione della club culture nostrana recente (Stefano Fontana) e l'elemento meno peggiore di una boyband per regazzini fintoalternativi (Boosta) già di per sè è interessante, ma se poi l'idea è sfidare il talento, il gusto per la ricerca e la conoscenza sterminata di cotanti personaggi siamo già in zona "party a cui non si può assolutamente mancare".

L'idea, infatti, è prendere quelli che probabilmente sono i quattro migliori dj italiani per vastità di conoscenza musicale e sfidarli a suonare dischi di personaggi storici della canzone italiana, in versione rieditata o meno non è (ancora) dato saperlo.

Non so voi, ma a me l'idea "ti dò un tema, costruiscici un set" piace molto in generale, vederlo fatto con un tema ostico come questo da dj di livello stellare come questi mi fomenta a livelli enormi :)

Se poi tutto ciò non basta a farvi venir voglia di comprare immediatamente il biglietto, come ho fatto io, l'altro giorno Zero ha organizzato un hangout coi quattro maestri jedi in questione più dell'altra gente in veste di domandatori (tra i quali avrei dovuto esserci pure io ma non sono riuscito causa accavallamenti di mille impegni, maladizion), hangout che è disponibile anche in differita grazie ai potenti mezzi dell'internèt:


martedì 18 settembre 2012

Cambiamenti

Leggero cambiamento pianificativo in casa Raibaz: con l'arrivo della stagione invernale gli allenamenti che sicuramente mi porteranno a vincere l'oro olimpico nella pallavolo a Rio 2016 si sono spostati al martedì, per cui la musica settimanale del martedì necessitava di una nuova collocazione.

La nuova collocazione in questione, a seguito di lunghe riflessioni familiari e col resto della ciurma di RadioNation che gentilmente ospita le mie fantasticherie musicali in diretta, è stata stabilita nel lunedì sera, sempre al solito orario dalle 21 (ma anche un po' prima) alle 22, così oltretutto non rischio di avere la concorrenza di eventi importanti come la Champions, a cui quest'anno partecipa anche la mia squadra del cuòre.

Morale, tutto a posto, tutto figo, tutto migliorato, se non per il dettaglio che questa settimana per forza di cose l'appuntamento musicale salta :(

Per farmi perdonare, qui c'è la musica di settimana scorsa, che comunque non è affatto malaccio e tra l'altro è a tema Dimitri from Paris, l'affascinante baffuto che venerdì sera suona nella mia cittadina.

domenica 16 settembre 2012

Trevor Jackson @ Classic, 15/9/2012

C'è un duplice "finalmente!" in questo post, ma andiamo con ordine.

Il primo è ovviamente per la riapertura del miglior club di Milano (e probabilmente d'Italia), quello in cui puoi tranquillamente andare da solo e trovare un sacco di amici, quello che ormai è diventato casa per il sottoscritto e per un gran numero di altri affezionati del clubbing nella grande metropoli.

Le prime date annunciate per la riapertura fanno sperare davvero benissimo per il resto della stagione: non solo Trevor Jackson all'apertura, ma Floating points e Marshall Jefferson nelle due date successive, per cui il messaggio pare essere, molto chiaramente, "ormai sono quattro anni che facciamo questa cosa (ok, un po' della gente che c'è dietro Classic ben più di quattro, ma ci siamo capiti), potete fidarvi di noi, possiamo osare di più anzichè fare le solite berlinate".

Rifare Floating points dopo il set della primavera scorsa, bellissimo ma non immediato, mi pare un'affermazione piuttosto netta di una volontà di educare il pubblico all'ascolto di qualcosa di un po' diverso e non banale, volontà che ovviamente mi entusiasma e mi riempie di gioia e gratitudine verso chi si prende un impegno così difficile in una città come Milano; ma veniamo alla serata di ieri, in cui la prima nota positiva è l'impianto nuovo che va a migliorare ulteriormente un soundsystem già valido rendendolo eccellente.

Partiamo dall'apertura dei due Electricalz, Vladi e Gero, a cui è legato il secondo "finalmente" del post: finalmente infatti ho l'occasione di fargli una critica costruttiva, così non sembra che visto che li conosco da tanto e siamo amici ne scriva sempre bene a priori.

Il set di apertura è stato bello, eh, chiariamoci, stiamo comunque parlando di due ottimi dj abituati ad aprire i sabati del Tunnel e non solo, ma se volessi fare giusto un appunto di quelli veramente pignoli e scassacazzo e quindi di nessuna rilevanza direi che "Battle for middle you" di Julio Bashmore, "ARP3" di Floating Points e "Found a place" di Tony Lionni (tutti e tre suonati da Vladi, tra l'altro, che non ho mai nascosto essere uno dei miei dj preferiti al di fuori dei grandissimi nomi) sono tre dischi della madonna, e non ci piove, ma forse non proprio originalissimi nè freschi, mi sanno più di "ho finito le idee e butto una hit a caso": non esattamente in linea col messaggio di cui parlavo prima anche se comunque, lo ripeto, sto facendo intenzionalmente il rompiballe perchè parlar bene di Vladi e Gero è troppo facile :)



Alle due, poi, con un'ottima puntualità, prende le redini della situazione Trevor Jackson, o almeno credo, visto che il signore che è salito in console era assolutamente identico a un personaggio storico della clubscene milanese: Stefano Fontana aka Stylophonic.


(La decisione su quale dei due sia Trevor Jackson e quale Stefano Fontana è lasciata al lettore per esercizio)

Al Sonar, l'estate scorsa, ricordo di aver avuto la netta impressione che Trevor fosse un gran dj d'esperienza, di quelli che hanno sempre chiaro in mente dove vogliono portare la pista, e per la prima ora il ricordo è confermatissimo: non dà assolutamente alla pista quello che si aspetterebbe ma anzi non ha paura di far storcere un paio di nasi, buttandola su un'electro piuttosto scura, mentale e ipnoticissima, che richiede una decina di minuti anche a me per entrare nel mood giusto ma poi mi dà grosse soddisfazioni, trasformandosi da "beh dai è qualcosa di diverso, è interessante" a "cazzo figata gran bel set".

Lussuoso nel suo essere ripetitivo e malato, parla alla mente più che al cuore ma dice le parole giuste per rapirti e portarti in un mondo parallelo fatto di macchine, tecnologia, futuro e sudore, in cui il clap della 909 ti schiaffeggia piacevolmente, la 303 è insieme un lamento e un coro angelico e l'insieme è una cosa che non capita spesso di sentire.

Purtroppo però l'idillio dura solo la prima ora, perchè nella seconda metà di set il buon Trevor pare aver un po' perso l'ispirazione e la linea e si mette a mischiare un po' di tutto senza soluzione di continuità e soprattutto senza un gran filo logico, tra acidate, dischi bigroom da mani al cielo, italodisco, missilate e electro spezzata senza cassa, per arrivare a una chiusura assolutamente folle (e non in senso buono) in cui il WTF inizia da questo


(che è quello che Todd Terry ha praticamente coverizzato in "Sunday morning"), per poi passare dal reggae a un viaggione da rave inglese primi anni '90 e chiudere col remix di "Psychokiller" dei Talking heads che suonano cani, porci, conigli e cavalli, e il "meh" arriva a livelli stellari.

Insomma, in generale non posso dire che il set di Trevor Jackson sia stato il migliore dell'anno: almeno per la prima ora è stato piacevole e ricco di idee interessanti, poi meno, ma ho comunque apprezzato molto la volontà sia sua che, soprattutto, dello staff di Classic (molto elegante tra l'altro quasi tutto vestito da matrimonio: auguri Lele!) di azzardare qualcosa di diverso e prendersi dei rischi anzichè fare sempre la solita roba.

venerdì 14 settembre 2012

Ricardo Villalobos - Dependent and happy

Sono passati cinque anni dall'emanazione di Ricardo più simile a un album, quel primo caso della serie di compilation del Fabric interamente composto di tracce sue che poi è diventato "Sei es drum"; in mezzo ci sono state un sacco di cose, tipo l'epopea di "Minimoonstar" o i remix con Max Loderbauer, ma mi sembra sensato confrontare quest'uscita nuova su quintuplo (!) vinile, su Perlon, con l'album precedente e, ancora, con i due prima, "The au harèm d'Archimede" e "Alcachofa" (uno dei miei album del decennio scorso).


Acusticamente parlando, quest'album suona analogico e, per certi versi, acustico, come non mai: sono anni che Ricardo la mena con la commistione tra strumenti "veri" (o "vecchi" che dir si voglia) e musica danzabile, e finalmente sembra aver trovato la quadra, tanto che la prima grossa differenza che si percepisce col Villalobos di una volta è proprio il sound molto più caldo ed evidentemente proveniente da legno, corde e altri oggetti fisici anzichè da pezzi di software.

Anche stilisticamente si sente forte il percorso del (non più) giovine Riccardino, che partito da "Dexter" è arrivato a "Serpentin" e poi a "Primer encuentro latino americano" e ora a tracce come "I'm counting", in cui la mistura di "sembra un loop ripetuto per tutto il tempo" e "succede di tutto, non c'è un attimo uguale a un altro" raggiunge, di nuovo, il suo equilibro perfetto e sono, di fatto, vere entrambe le cose: non è nè un loop nè una canzone propriamente detta, non segue alcuna struttura logica eppure da qualche parte, nel profondo del subconscio, si percepisce che non è del freeform fine a sè stesso ma Ricardo ha perfettamente in mente dove ci vuole portare con questa traccia, e ce ne rendiamo conto solo quando ormai è troppo tardi e siamo interamente in suo pugno.



E' qui che sta la grandezza di Villalobos, sia come dj che come produttore: è uno che a guardarlo sembra l'ultimo degli squagliati che mette dischi a caso senza neanche capire come si chiama, e i suoi dischi sembrano la solita, ennesima, minimalina piccheppacche con tre suoni in croce, eppure ha un magnetismo e una capacità di rapirti e di portarti in un universo parallelo che pochi altri al mondo hanno e che lo rende capace di fare set maratona senza mai essere noioso, tracce da più di mezz'ora che volano via senza che tu te ne accorga e album interi, come questo "Dependent and happy", che richiedono del tempo (merce rara in questo periodo in cui la musica da club sembra essere tornata alle canzonette pop da tre minuti emmezzo e soprattutto merce rara per chi come me ha una cartella "musica nuova da scremare" di decine di GB) e della volontà di cedere per un po' il controllo delle proprie orecchie e della propria mente, ma che rendono l'investimento con degli interessi altissimi.

Non è per tutti, non è per tutti i momenti, non riesco a spiegarmi l'utilità di comprarlo in vinile se non per la goduria della collezione perchè le tracce sono tutte insuonabili se non sei lui, ma se ti ci tuffi dentro interamente è un album dal quale esci rigenerato e ricolmo di meraviglia.

Chapeau, per l'ennesima volta.


mercoledì 12 settembre 2012

Il miglior dj del mondo

Su quello che fa adesso, sia a livello musicale che di atteggiamento, preferisco stendere un velo pietoso, ma c'è stato un periodo, nei primi tre-quattro anni del millennio, in cui qualunque dj al mondo gli stava dietro un paio di spanne.

Non c'era Sven Vath, Laurent Garnier, Jeff Mills o Richie Hawtin che tenesse e molti dei miei dj preferiti di oggi suonavano probabilmente nella loro cameretta: lui era di un altro pianeta, con la sua techno tiratissima ma ciononostante solare e gioiosa e la sua tecnica assolutamente folle, per cui tre piatti a volte non erano abbastanza.


Questo è giusto uno dei set spettacolari di quel periodo che si trovano facile in giro per la rete; io ho avuto la fortuna di vederlo tre volte, in quegli anni (e stava già iniziando la fase calante, quando l'ho visto io), quando ancora saliva in console, inforcava le cuffie e senza dire una parola macinava una fucilata dietro l'altra, per alzare la testa solo a fine set e, ovviamente senza cambiare espressione, osservare il degenero assoluto che aveva causato nella pista.

Anche risentendolo oggi, non c'è nessuno al mondo che mi fomenti e mi causi della goduria così devastante come lui.

martedì 11 settembre 2012

Orchestraibaz, puntata #114 - Estate crepuscolare from Paris

Voila!

Qualche giorno fa parlavo del fatto che Dimitri da Parigi ha buttato fuori un doppio cd in cui una buona metà dei dischi sono già noti...ma l'altra metà?

Nell'altra metà, ovviamente, c'è un sacco di robbabbuòna, chè il buon Dimitri è sempre una garanzia, per cui tra questa infornata di tracce nuove di altissimo livello e l'uscita dell'album di edit di Drop out orchestra, il grosso è praticamente fatto, si trattava solo di trovare qualcos'altro da affiancarci per completare il set.

E ovviamente, di cose nuove e meno nuove che ben si accostino alle perle di Dimitri e dello svedesotto amante degli edit ce ne sono a bizzeffe, alcune che avevo in mente di suonare prima di cominciare e altre che mi sono venute così, improvvisate lìpperlì: tipo, avete mai fatto caso alla somiglianza tra la tonalità di "Never gonna give you up" di Rick Astley e "Music sounds better with you" di Bangalter e quell'altro?

No?

Nemmeno io, fino a oggi, poi ho avuto una di quelle illuminazioni estemporanee che ti capitano mentre suoni, quando sei rapito dalla musica e arrivi a quello che uno più scaltro di me definiva "Higher state of consciousness".

Come quando stai suonando una missilata di Tensnake, a fine set, e fai il solito giochino di suonare il loop dell'attacco di "Garden" di TEED (per la serie "dischi che non suono mai"), ma poi scopri per caso che forse con quello Chic che c'è sul terzo piatto stanno bene insieme, e bam!

Due dischi che si tirano un limone duro.

Poi oh, a forza di improvvisare un paio di errori mi sono usciti, ma suvvia, almeno si percepisce lo "human touch" :)

La tracklista di stasera, in ordine di apparizione, dice:

Tesla Boy - In Your Eyes (Satin Jackets Remix) (Dikso)
Solomun - Living on (Diynamic)
Walker & Royce - Connected (Off)
Drop out orchestra - Famous (Drop out sounds)
Kolombo - My own business (2Diy4)
Kikumoto allstars - House music (Gigolo)
Kraftwerk - Robots (Ultimix) (Not on label)
The knife - Like a pen (Rabid)
Dimitri from Paris & Dj Rocca feat. Tim Benton - Domino dancing (Dj Rocca club rmx) (Gomma)
Drop out orchestra - Rickrolled (Drop out sounds)
Stardust - Music sounds better with you (Virgin)
Deux - Party people (Urbana)
Midnight magic & Tommie Sunshine - I found love (Dimitri from Paris & Dj Rocca erodiscodub) (Defected)
Tensnake - In the end i want you to cry (Running back)
Chic - I want your love (Dimitri from Paris rmx) (Warner)
Totally enormous extinct dinosaurs - Garden (Grecoroman)
Jimmy Edgar - Uniform (Citation) (Warp)

Non so come possa suonare un'improvvisazione in differita, ma per scoprirlo basta scarricare il set di stasera da qui, mentre qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quant'altro, per essere sempre aggiornati con le puntate nuove.

lunedì 10 settembre 2012

Mixeeba, il referral program facile facile per gli mp3

Mettiamo caso che tu nel tempo libero abbia sviluppato un'applicazione web molto figa per ascoltare della musica in streaming ma che sia un po' più intelligente dei singoli last.fm e simili, che quindi ti faccia sentire delle cose che davvero assomigliano a quello che gli hai chiesto anzichè quello che la follia degli utenti taggatori ha prodotto.


(Ovviamente stiamo parlando di un caso, non è che io l'abbia fatto veramente)

Mettiamo caso che una volta sviluppato tutto ciò tu abbia voglia di offrire un servizio in più ai tuoi utenti che magari ti faccia anche portare a casa un paio di eurini ogni morte di papa; chessò, vorresti che fosse possibile che un utente scopre della musica che gli piace, se la vuole comprare e ha sottomano il link diretto per acquistarla dal suo store preferito e magari a te arriva pure qualche centesimo di referral.

Bellissima idea, ma qual'è lo store preferito dell'utente?
E in che lingua?
E come fai a cercare proprio quella traccia lì che lui sta ascoltando?

Potresti metterti a guardare la documentazione di alcuni dei referral program dei principali negozi di mp3, ma diventeresti scemo tempo zero: quella di Amazon, ad esempio, è uno sbattimento fuori dal mondo, per cui decidi di accantonare l'idea fino a quando noti che Mixcloud fa esattamente la stessa cosa appoggiandosi a un servizio esterno, un tal Mixeeba.

Ordunque, Mixeeba è una sorta di meta-linkino di referral che, assegnando una classe css opportuna al titolo e all'artista di una traccia, se li olfa automaticamente e ti crea i link per Juno download, iTunes store (nella nazione giusta dell'utente!) e Amazon, dandoti anche un pratico strumentino coi grafici che mostrano quanti utenti hanno cliccato sui tuoi linkini, oltretutto a un prezzo più che modico, visto che si prendono il 10% della commissione che ti arriva dallo store, in sostanza mezzo centesimino sui pochi centesimini a traccia che arrivano.

Il tutto in tipo sei-sette righe di javascript.

Quando si dice che sull'internet le idee che funzionano sono quelle più semplici.

Usatelo tutti, usatelo con gioia, ma soprattutto usate il mio magico servizio musicale e comprate gli mp3 da lì, così divento ricchissimo e felice.

giovedì 6 settembre 2012

Sony RDP-XA100IP il dock per iPhone e iPad degli aggressivi

(Disclaimer: ho ricevuto quest'oggettone in prova gratuita per un mese dai ragazzi di Ambito5)

Non sono un fan sfegatato dei dock per iCosi, ma più che altro perchè non ne sono il target: bene o male ho sempre con me qualcosa che suona della musica a un livello più che decente, o almeno delle cuffie valide per ascoltare musica a un livello più che accettabile (ovviamente non parliamo dell'utilizzo casalingo, visto che a casa ho delle casse vere).

Altri utenti più in target di me invece usano con profitto questi aggeggi: mio padre, ad esempio, è un fan sfegatato di questo che mi hanno regalato tempo fa e che fosse stato per me sarebbe coperto di polvere.

Rispetto a quell'altro, devo ammetterlo, questo di Sony è sensibilmente migliore (e vorrei ben vedere, visto che è uscito due anni dopo e costa più del doppio): se non altro ha il dock fisico, purtroppo solo per gli iCosi e supporta AirPlay (il protocollo proprietario di Apple per lo streaming audiovideo in rete locale) oltre a bluetooth, per cui almeno per i possessori di iCosi è estremamente comodo da usare.



Ad onor del vero, funziona anche molto bene via bluetooth tipo dal mio vetusto HTC Desire, ma il bluetooth è una tecnologia che diamo per assodata già da un po' per cui mi sarei stupito del contrario.



Lo streaming via AirPlay funziona sì e no sia dal mio iPad che dal mio Macbook, nel senso che quando va va perfettamente, i controlli del volume sono reattivi e di fatto sia l'iPad che il Macbook lo riconoscono come altoparlante alternativo senza alcuno sbattimento di configurazione; il problema però è che spesso e volentieri la connessione cade, con l'estremamente spiacevole effetto che la musica si interrompe e bisogna manualmente riconnettere i due devices via AirPlay.

C'è anche il pratico telecomandino, del quale mi sfugge l'utilità

Ora, molto probabilmente questo accade per via del fatto che sulla wifi di casa mia c'è sempre un bel po' di traffico in giro e su reti "normali" magari funziona nella maniera più liscia del mondo, sta di fatto che alla terza volta che ho provato a usarlo mi sono alzato, ho acceso le casse vere che ho in camera da letto e ho sentito la musica da quelle.

Morale, io non ho alcuna pazienza con questi devices e ho praticamente sempre sottomano alternative molto migliori, ma questo non significa affatto che l'RDP-XA100IP sia un pessimo dock, anzi: per utenti a cui un dock del genere serve è assolutamente spettacolare e suona davvero bene, per cui direi che probabilmente vale tutti i (tanti) soldi che costa, a patto che siate quel tipo di utenti.

mercoledì 5 settembre 2012

Flattr, il crowdfunding per le cose dell'Internet

Il crowdfunding è uno dei trend più interessanti dell'Internet del duemiladodici: il primo è stato Kickstarter, "a funding platform for creative projects", su cui fondamentalmente si può (solo negli USA, purtroppo) creare un progetto, raccontarlo all'Internet e sperare che gli utenti abbiano voglia di donare qualche dollaro alla causa, magari incentivandoli con qualche benefit legato a cifre specifiche tipo comparire nei credits ufficiali se si dona più di un tot.

Dire che Kickstarter è un successo è forse riduttivo, vista la quantità di progetti che attualmente racimolano cifre milionarie grazie alla piattaforma, e infatti ci sono già un po' di cloni, tipo Indiegogo che ha recentemente ospitato la campagna di funding per comprare il terreno dove sorgeva il laboratorio di Tesla e costruirci un museo (alla quale, modestamente, anche io ho devoluto una ventina di dollari) o Offbeatr, "il Kickstarter del porno", ma ce ne sono anche a tema musicale e di design: in sostanza pare che la moda dell'anno sull'Internet sia trovare dei modi rapidi e indolori per convincere gli utenti a dare dei soldi direttamente ai produttori di contenuti e di idee, scavalcando la distribuzione tradizionale e i suoi fee spesso assassini in modo da massimizzare il guadagno di artisti, designer, progettisti e chiunque effettivamente faccia del lavoro anzichè limitarsi a vendere quello degli altri e pretendere il 30% dei profitti come fa una nota azienda produttrice di telefoni recentemente hackerati.

Tra tutte queste soluzioni di donazione e funding diretti, una delle più interessanti è Flattr.

A differenza dei vari Kickstarter, Indiegogo e simili, non richiede di creare un progetto e una campagna di funding sul sito, ma semplicemente di aggiungere il pulsantino sul proprio sito, quello che vedete qui sulla destra e che assomiglia un po' ai classici pulsanti "Tweet this" o al Like button di Facebook.

Il meccanismo è semplice: si caricano dei soldi sul proprio account Flattr, si decide quanto si vuole spendere al mese e poi si continua a navigare per la rete come se nulla fosse: quando si incontra un sito meritevole che fa parte di quelli supportati (Soundcloud, Twitter e Github tra gli altri) o che ha il magico pulsantino, ci si clicca su e, a fine mese, una frazione della propria quota mensile verrà devoluta al proprietario del contenuto flattrato.

In sostanza:

  • Trovi del codice molto figo su Github e vuoi dare all'autore più di un semplice "thanks!"? Flattr.
  • Trovi della musica molto figa su Soundcloud e non vuoi comprarla su iTunes per avere un prodotto scadente e i cui soldi finiscono ad Apple? Flattr.
  • Hai letto un tweet che trovi meritevole? Flattr.


  • Vuoi bene all'autore di questo blò? Flattr :)

martedì 4 settembre 2012

Orchestraibaz, puntata #113 - Uk

La puntata di oggi è dedicata a una delle due nazioni che da sempre si contendono il dominio musicale dell'Europa e che periodicamente si alternano nella definizione dei gusti di tutto il resto del continente.

Ora che la Germania è in netto calo per via dell'orripilante revival della techno di 10 anni fa che si ostinano a proporre i suoi principali esponenti, va da sè che la scena sia quasi completamente in mano al paese che ha ospitato le olimpiadi, che ha inventato (purtroppo) e reinventato (per fortuna) il dubstep e che, nel corso degli anni, si è sempre fatto trovar pronto: sto ovviamente parlando del Regno unito.

Da lì arrivano personaggi storici della scena elettronica di tutti i tempi, ma soprattutto da lì arrivano le cose più interessanti dell'ultimo paio di stagioni: non c'è ovviamente solo il solito TEED di cui ormai parlo un giorno sì e l'altro pure, ma c'è tutto un sottobosco di nuovi produttori e dj attualmente al top della forma ed estremamente validi, come Xxxy tra i migliori al Sonar di quest'anno o Julio Bashmore che sforna una hit dietro l'altra, o Maya Jane Coles che è già comparsa varie volte qui.

A tutto questo, poi, c'è ovviamente da aggiungere tutta la scena che arriva dalla dnb e dal garage, prodotti assolutamente tipici d'oltremanica che, anche se solo ora nella loro nuova denominazione di "bass music" vengono apprezzati qui sul continente, di là dominano tutto il dominabile praticamente da sempre.

Morale, nel set di stasera ci sono praticamente solo artisti inglesi, salvo giusto i Buraka som sistema che però fanno della roba inglesissima e Hrdvision che pur essendo canadese ha stampato un disco che è UK garage bello e buono; c'è della roba nuova, della roba seminuova e dei grandi classiconi, come i due anthem finali che sono praticamente il manifesto di un genere.

Ci sono alcuni dischi famosi (uno in particolare, non credo farete fatica a trovarlo :)), alcuni un po' più sconosciuti e un bootleg famoso all'epoca ma forse giusto tra noi nerd musicali; ci sono, soprattutto, un bel quantitativo di missilate, per cui se vi ritrovate spettinati non dite che non vi avevo avvertiti.

In rigoroso ordine di apparizione:

Totally enormous extinct dinosaurs - Trouble (Greco-roman)
Xxxy - Werk (Halo cyan)
Four tet - Sing (Mosca rmx) (Domino)
Nathan Fake - Iceni strings (Border community)
Dark sky - Neon (50 weapons)
Scuba - Ne1butu (Hotflush)
Xxxy - Give in to you (Isotonik rmx) (Halo cyan)
Julio Bashmore - Au seve (Broadwalk)
Totally enormous extinct dinosaurs - Tapes & money (MJ Cole rmx) (Greco-roman)
Chemical Brothers - Out of control (Virgin)
Redlight - Source 16 (Digital soundboy)
Prodigy vs. The crystal method - No hope (Not on label)
Chemical brothers - Morning lemon (Virgin)
The prodigy - Invaders must die (Take me to the hospital)
Buraka som sistema - Hangover (Enchufada)
Hrdvision - Prettier Than That (Hrdvsiovsiivosvsiosvin Rmx) (Wagon repair)
Shola Ama - Imagine (Asylum rmx) (WEA)
Gabrielle - Sunshine (Wookie dub) (White)

Come fare per avere un'idea di una delle mille facce della scena inglese? Facile, basta scarricare il set di stasera da qui, mentre qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quant'altro, per essere sempre aggiornati con le puntate nuove.