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domenica 13 gennaio 2008

I migliori album del 2007

Prendo spunto da un topic da forum per la mia classifica degli album dell'anno passato...ho patito un po' a prendere solo album, ma direi che il risultato è ottimo cmq:

1) Ricardo Villalobos - Fabric 36
Di solito le compilation del Fabric sono, appunto, compilation; Villalobos invece dà una gran botta di novità trasformando il concept in un album mixato (uscito anche in triplo vinile, non si sa se ufficiale o bootleg) solo di tracce proprie, e il risultato è un capolavoro assoluto, valido per ogni occasione; party music, musica da ascolto, sperimentazione sonora...da qualunque punto di vista lo si guardi, fa un figurone.
Non è propriamente immediato sia per chi arriva dal lato più banale dell'elettronica per via dei riferimenti colti, dai tamburi giapponesi suonati live ai campionamenti di gruppi progressive cileni dagli anni '70 sia per chi arriva dalla musica tradizionale per via del mood tipico di Ricardo, che rischia di risultare troppo mentale e ripetitivo, ma una volta che ci si fa amicizia non abbandona più il lettore cd.

2) Daft Punk - Alive 2007 (l'edizione pregiata da 2 cd, non quella fuffa)
Echettelodicoaffà, il tour evento dell'ultimo lustro; per chi l'ha visto è un acquisto obbligato sia come ricordo che perchè il live di Bercy presente sul doppio cd è pure meglio di quello proposto in tutto il resto del tour, per chi non l'ha visto è cmq obbligato perchè resta comunque un'ora e 20 di fomento assoluto. L'impresa di riuscire a tirar fuori qualcosa di ascoltabile da quella porcata di Human After All ribadisce ancora che Bangalter e Guy-man sono probabilmente i maggiori geni della musica elettronica degli ultimi 15 anni.

3) Cobblestone Jazz - 23 seconds
Recensito dettagliatamente qui, è il lato "musicale" dell'elettronica; interamente suonato live, con molte parti improvvisate, arriva da gente che ha anni di conservatorio alle spalle e si sente, e infatti è piaciuto molto anche ai metallari a cui l'ho consigliato Smile

4) Pan-pot - Pan-o-rama
Il canto del cigno del filone minimale...ultimo, splendido respiro di un sottogenere ormai morto e sepolto, verrà probabilmente rivalutato di brutto tra non meno di 5-6 anni.

5) Matthew Dear - Asa breed
Finalmente Matthew Dear si scrolla di dosso l'alias maranza, Audion, e ritorna a fare cose interessanti, mischiando influenze eterogenee e tirando fuori una cosa che è tipo "Apparat incontra gli LCD soundsystem in ascensore, si aprono le porte ed entra Herbert"

6) Infiniti aka Juan Atkins & Orlando Voorn - Game one rmxs
I nomi presenti bastano e avanzano: non solo the initiator Juan Atkins, quello che la techno l'ha inventata e Orlando Voorn, ma gran parte del gotha della techno old school, da Steve Rachmad a Pacou, da Los Hermanos (dj Rolando) a Rennie Foster, Detroit Techno con la T maiuscola, insieme una lezione di storia e uno sguardo lungimirante al futuro...un evergreen.
Per inciso, nonostante sia un album di remix la traccia migliore è probabilmente l'original mix Smile

7) Melchior productions ltd. - No disco future
L'avanguardia houseggiante della musica elettronica vista in chiave Perlon, quindi minimal-jazzeggiante, da uno dei migliori produttori dell'etichetta, Thomas Melchior.
Tra campionamenti ridicoli (Pink) ed echi latineggianti, 10 tracce che si incastrano bene in qualunque set, sospese tra il raffinato e il festoso.

8 ) Lusine - Podgelism
Per tutti quelli che ancora si eccitano sentendo Orchestra of bubbles, quest'album rappresenta il passo successivo (e infatti contiene un remix di Apparat): metriche sbilenche, melodie rarefatte e atmosfere con evidenti richiami alla prima progressive e all'ambient, con pure remix importanti tipo il solito Matthew Dear, il già citato Apparat, il genio di Robag Wruhme e la raffinatezza di Dimbiman e Cabanne.
Praticamente impossibile da suonare, l'unica traccia che si riesce a incastrare in un set è il remix di Robag Wruhme, che con l'alternanza tra ritmiche dritte e spezzate fa muovere pure i cadaveri.

9) Mikael Stavostrand - Housedays
Dopo un passato abbastanza anonimo sia suo che dell'etichetta (la Sushitech), fatto di dischi belli ma che non ti rimangono in testa, finalmente a sto giro Stavostrand imbrocca un album coi controcoglioni, che fitta perfettamente nella nuova tendenza houseggiante aggiungendo un bel carico di esperienza pregressa che fa in modo che si senta chiaramente che l'album non è stato prodotto in un pomeriggio da un ragazzino che ha appena scaricato Ableton.
Oltre al doppio vinile, poi, c'è il remix di Andomat 3000 uscito singolo one-sided in edizione limitata ed etichetta bianca che è una cosa esageratissima Smile

10) Jackmate - Black box
Sullo stesso filone dell'album di Stavostrand, giusto un gradino sotto, anche se ha una traccia che è probabilmente una delle migliori dell'anno...utilizzabile solo in apertura di serata, ma è proprio quel disco che fa fare a un set il salto di qualità verso il degenero più totale Smile

Delusione dell'anno: a pari merito l'album degli Unkle e quello degli Underworld, ma direi più il secondo perchè mi aspettavo molto di più

L'album di cui si poteva tranquillamente fare a meno: quello dei Chemical Brothers, che 2 giorni dopo l'uscita se lo sono già dimenticato tutti

Artista dell'anno: Andomat 3000
Etichetta dell'anno: Cadenza (tanto per cambiare Very Happy)

Se qualcuno vuole trasfomare la cosa in un meme e pubblicare i propri album del 2007, si faccia pure avanti :)

giovedì 29 novembre 2007

Cobblestone Jazz - 23 Seconds

Recentemente ho scritto una bozza di recensione di questo album capolavoro di Mathew Jonson e soci, che poi non ho finito per questioni di tempo e che probabilmente non finirò, visto che sempre per questioni di tempo ho dovuto abbandonare il progetto di cui faceva parte...per cui, siccome mi scoccia che quello che ho scritto vada del tutto perduto, direi che lo incollo qui :)

Non tutti i produttori techno possono definirsi dei musicisti a tutti gli effetti; molti, pur esendo in grado di confezionare ottime tracce sia dal punto di vista tecnico e di design dei suoni che da quello dell'impatto sul pubblico, mancano di quella sensibilità musicale in grado di dar vita ad arrangiamenti piu' complessi, a strutturazioni piu' ramificate nell'arco della stessa traccia, insomma a un risultato che si avvicini piu' alla dimnsione artistica della musica che non ad un mero esercizio tecnico.

Spesso e volentieri i produttori in possesso di questa sensibilita' la devono a un solido background di musica "tradizionale", e i Cobblestone Jazz non fanno eccezione, dato che Mathew Jonson, il leader del gruppo nonche' unico componente ad aver riscosso un discreto sucesso anche come solista, e' un pianista classico.

Lo stile dei Cobblestone Jazz, gia' noto dagli EP precedenti a questo primo album come "India In Me", rappresenta quindi un'ottima sintesi tra la (spesso solo apparente) semplicita' strutturale caratteristica delle produzioni techno e i virtuosismi compositivi di cui solo musicisti classici con un solido background sono capaci.

Il risultato, nonostante la fusione di radici cosi' diversi, e' un prodotto di altissima qualita': non a caso, infatti, "W", la traccia che apre l'album dopo una breve intro, e' stata scelta dal papa' di tutti i dj, herr Sven Vath, per la Cocoon Compilation di quest'anno, insieme a tracce di altri artisti come Audion che rappresentano la direzione verso cui il filone techno si dirigera' nel futuro prossimo.

La stessa "W", inoltre, e' probabilmente la traccia dell'album col maggior impatto sul dancefloor, se non l'unica ad averne: il resto dell'album infatti e' costituito da tracce molto piacevoli all'ascolto "da fermi", ma mancano un po' di quella carica necessaria a scuotere un pubblico danzante, risultando adatte al massimo per situazioni dal sapore quasi lounge.

E' questo il caso, in particolare, delle tracce “PBD” e "Slap The Back", e proprio quest'ultima rappresenta anche un'ottimo esempio di un altro tratto distintivo del trio canadese: l'improvvisazione di stampo jazzistico (a cui, peraltro, devono anche parte del nome).

Tutte le tracce dell'album, come pure gli EP precedenti, sono state infatti registrate suonando "live" anziche' programmandone l'esecuzione da parte dei macchinari, fatto assolutamente inusuale in ambito techno, il che conferisce ulteriore spessore alla dimensione di musicisti "reali", in grado di utilizzare l'elettronica in maniera veramente artistica, di Jonson e compagni.

In definitiva, quindi, questo "23 Seconds" sancisce la definitiva consacrazione dei Cobblestone Jazz al rango superiore di musicisti techno anziche' a quello di semplici produttori, anche sulla lunga distanza di un album intero; probabilmente non avra' un gran successo commerciale per via della sua scarsa danzabilita', ma soddisfera' sicuramente tutti i palati fini che nelle produzioni techno cercano anche emozioni piu' raffinate.

venerdì 19 ottobre 2007

BazChart, Oct. '07

In netto ritardo, quando ormai la metà del mese è passata e quindi siamo più vicini a novembre che a ottobre, finalmente riesco a pubblicare i miei 10 dischini preferiti, per ottobre appunto.
Eccezionalmente, ci sono 2 dischi che erano presenti già nella chart di settembre, ma non fa poi così strano, visto che erano i primi 2 a settembre e uno dei due, lo splendido Ovum di Taho, è in cima alla chart anche questo mese, grazie anche all'ottimo feedback che ha ricevuto dalla pista del Gasoline, così come il remix di Jeff Samuel su Stewart Walker, che è un po' più in basso solo perchè un filino più inflazionato ma cmq resta sempre una gran perla.
Altro fatto notevole della chart di questo mese è la presenza di 3 dischi della stessa etichetta, la Sushitech, che finalmente pare aver indovinato un po' di uscite consecutive dopo un catalogo che brillava solo per l'anonimità e l'insignificanza delle uscite; l'album di Stavostrand, con annesso remix one-sided di Andomat 3000 è a mio avviso uno di quegli album in grado di definire il suono delle produzioni successive dell'intera scena, un po' come successe a suo tempo per il primo album di Marc Houle su Minus (Restore, non la merda di Bay of figs), dopo il quale ci fu il boom della minimale.
Ultimamente, inoltre, stanno uscendo un sacco di album, e la chart di ottobre riflette il fenomeno, con ben 3 doppi o tripli su 10 dischi (il già citato Mikael Stavostrand, Joris Voorn e i Cobblestone Jazz) e una traccia ancora inedita come singolo, quella degli Underworld; avrei potuto, effettivamente, chartare l'intero album come ho fatto per gli altri 3...se non fosse che la definizione migliore per le altre tracce di "Oblivion with bells" (escludendo al massimo Crocodile, il singolo) è la fantozziana "una cagata pazzesca" :(
Completano il conto, l'ottimo Podium di 2000 and one e i soliti Andomat 3000 & Jan, che compaiono qui praticamente ogni mese già da un po' :)

01 - Taho - Shamballa (Ovum)
02 - Joris Voorn - From a deep place (Green)
03 - Mikael Stavostrand - Q fresa (Andomat 3000 rmx) (Sushitech)
04 - Len Faki vs. 2000 and One - Podium 4 (Podium)
05 - Cobblestone Jazz - 23 Seconds (Wagon repair)
06 - Rene Breitbarth - Interior design (Sushitech)
07 - Andomat 3000 & Jan - Postpartum psychosis ep (Morris)
08 - Mikael Stavostrand - Housedays (Sushitech)
09 - Stewart Walker - Concentricity rmxs (Persona)
10 - Underworld - Beautiful burnout (Different)