Quando sei Kevin Saunderson, è normale e comprensibile che in moltissimi guardino a tutto il gran lavoro che hai fatto negli ultimi vent'anni come fonte di ispirazione e sorgente di idee.
Quando sei un produttore scarso, è normale, anche se deprimente, che copi in maniera pedissequa le tue fonti di ispirazione senza aggiungerci alcuna rielaborazione personale.
Se non che, se lo fai col buon Master Reese, può capitare che lui la prenda male, si incazzi e pubblichi questa lettera aperta in cui decide di rendere pubblicamente disponibile per il download la traccia che hai bellamente copiato, visto che tanto è del 1987 e i soldi che ci doveva fare ce li ha già fatti, ma soprattutto che decida di pubblicare su Soundcloud, liberamente scaricabile, la tua brutta copia con cui stai attualmente facendo soldi alle sue spalle.
Tralascio volutamente ogni considerazione sul fatto che i due "produttori" coinvolti nella vicenda siano italiani, perchè è un fenomeno che succede anche al di fuori dei confini dello stivale: tra i casi recenti val la pena di ricordare Aril Brikha che se la prende con Shlomi Aber perchè la sua "Efrat" assomiglia un po' troppo a "Groove la chord", ma in effetti pare che il vizio di pubblicare loop estratti da tracce altrui spacciandoli per proprie creazioni sia tutto italico, se pensiamo ad Anna Stefani e alla sua traccia contenuta nell'ep su Cecille intitolato - sarà un caso? - Cecille Italy, sparita da Beatport e dal resto della rete su gentile richiesta di Mr. G e della Defected irritati dal fatto che la traccia in questione fosse null'altro che un loop di roba loro.
Insomma, di fenomeni che si improvvisano produttori cercando di diventare famosi con l'arte degli altri è pieno il mondo e in effetti, come dice Saunderson, "[sampling is] how some of the most inspiring and ground breaking tracks of our times were created", però cazzo c'è modo e modo e, al solito, quelli che non hanno idea di quale sia il modo giusto e fanno le cose a caso contando di fottere la gente sono italiani.
Come dimostra la lettera di Saunderson, comunque, c'è modo e modo anche di reagire ad episodi del genere, e io sinceramente trovo sia più edificante un approccio del genere rispetto alla causa da 20k euro che si dice la Defected abbia fatto a Nick Curly per l'episodio di Anna Stefani su Cecille.
In ogni caso, credo sia corretto che questa vicenda abbia più diffusione possibile, in modo che chi compra la musica e spende i propri soldi per andare a sentire gli artisti sappia chi li merita e chi no.
martedì 22 febbraio 2011
lunedì 21 febbraio 2011
Orchestraibaz, puntata #69 - Underworld
Set tributo, come ne mancavano da un po' su queste pagggine!
Gli artisti onoratissimi di ricevere il prestiggggioso riconoscimento tributatogli dall'orchestrina questa settimana sono due inglesi che una volta erano tre, che di recente hanno stampato il loro quinto album, nel complesso piuttosto insignificante ma con due tracce meravigliose: loro sono, come da titolo, gli Underworld, l'album si intitola "Barking" e le due tracce sono, casualmente, i primi due singoli, rispettivamente "Always loved a film" e "Scribble", che vede come coproduttore nientepopodimeno che il capo assoluto del liquid funk e della dnb un po' più yèyè di recente, High contrast.
Morale, un po' per festeggiare l'uscita di questo ultimo album e un po' perchè ce l'avevo in mente da qualche tempo, voila un set composto interamente di dischi di Karl Hyde e Rick Smith: il grosso arriva dal secondo album, "Beaucoup fish" e dal terzo, "A hundred days off", che sono i due che preferisco perchè quando è uscito "Dubnobasswithmyheadman", nel '94, ero troppo piccino e perchè "Oblivion with bells" fa sinceramente cacare, è il loro "Always outnumbered, never outgunned".
Ho cercato di mettere assieme le cose che non possono essere trascurate in un set tributo agli Underworld, tipo "Born slippy" e "Rez", con qualche chicca un po' meno famosa, come la traccia d'apertura "Cups" o "Luetin", che ricordo di aver sentito suonare in radio, ai tempi, da un'autorità come Bertallot, che raccontano di un lato più tranquillone del gruppo, non necessariamente sempre votato alle missilate come-se-non-ci-fosse-un-domani (non che ci sia qualcosa di male nelle missilate come-se-non-ci-fosse-un-domani, eh, anzi); ovviamente avendo a disposizione solo un'ora ho dovuto per forza di cose lasciar fuori qualcosa, su tutti "King of snake" o il loro remix di "The beauty and the beast" che è un capolavoro di technona vecchissimo stampo, ma tutto sommato ce n'è a sufficienza perchè chi non li conosce si faccia un'idea del loro sound e perchè chi già li apprezza se ne spari una dose bella grossa.
Praticamente tutte le tracce, come nello stile degli Underworld, sono protagoniste, non ci sono tool, per cui i passaggi sono spesso un po' tagliati con l'accetta visto che le tracce per loro natura non permettono di fare i passaggi lunghissimi, ma poco male: l'idea di stasera non era di fare sfoggio di tecnica ma semplicemente di onorare uno dei gruppi storici della musica elettronica, e direi che mi è riuscita discretamente.
Tracklist:
Cups
Dark & long
Luetin
Beautiful burnout
Cowgirl
Two months off
Always loved a film
Dinosaur adventure 3d
Rez
Born slippy
Push upstairs
Scribble
Per sentire e risentire tutto sto popò di Underworld, basta scarricare il set da qui, mentre, al solito, per essere sempre aggiornati con le puntate nuove, qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quan'altro.
Gli artisti onoratissimi di ricevere il prestiggggioso riconoscimento tributatogli dall'orchestrina questa settimana sono due inglesi che una volta erano tre, che di recente hanno stampato il loro quinto album, nel complesso piuttosto insignificante ma con due tracce meravigliose: loro sono, come da titolo, gli Underworld, l'album si intitola "Barking" e le due tracce sono, casualmente, i primi due singoli, rispettivamente "Always loved a film" e "Scribble", che vede come coproduttore nientepopodimeno che il capo assoluto del liquid funk e della dnb un po' più yèyè di recente, High contrast.
Morale, un po' per festeggiare l'uscita di questo ultimo album e un po' perchè ce l'avevo in mente da qualche tempo, voila un set composto interamente di dischi di Karl Hyde e Rick Smith: il grosso arriva dal secondo album, "Beaucoup fish" e dal terzo, "A hundred days off", che sono i due che preferisco perchè quando è uscito "Dubnobasswithmyheadman", nel '94, ero troppo piccino e perchè "Oblivion with bells" fa sinceramente cacare, è il loro "Always outnumbered, never outgunned".
Ho cercato di mettere assieme le cose che non possono essere trascurate in un set tributo agli Underworld, tipo "Born slippy" e "Rez", con qualche chicca un po' meno famosa, come la traccia d'apertura "Cups" o "Luetin", che ricordo di aver sentito suonare in radio, ai tempi, da un'autorità come Bertallot, che raccontano di un lato più tranquillone del gruppo, non necessariamente sempre votato alle missilate come-se-non-ci-fosse-un-domani (non che ci sia qualcosa di male nelle missilate come-se-non-ci-fosse-un-domani, eh, anzi); ovviamente avendo a disposizione solo un'ora ho dovuto per forza di cose lasciar fuori qualcosa, su tutti "King of snake" o il loro remix di "The beauty and the beast" che è un capolavoro di technona vecchissimo stampo, ma tutto sommato ce n'è a sufficienza perchè chi non li conosce si faccia un'idea del loro sound e perchè chi già li apprezza se ne spari una dose bella grossa.
Praticamente tutte le tracce, come nello stile degli Underworld, sono protagoniste, non ci sono tool, per cui i passaggi sono spesso un po' tagliati con l'accetta visto che le tracce per loro natura non permettono di fare i passaggi lunghissimi, ma poco male: l'idea di stasera non era di fare sfoggio di tecnica ma semplicemente di onorare uno dei gruppi storici della musica elettronica, e direi che mi è riuscita discretamente.
Tracklist:
Cups
Dark & long
Luetin
Beautiful burnout
Cowgirl
Two months off
Always loved a film
Dinosaur adventure 3d
Rez
Born slippy
Push upstairs
Scribble
Per sentire e risentire tutto sto popò di Underworld, basta scarricare il set da qui, mentre, al solito, per essere sempre aggiornati con le puntate nuove, qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quan'altro.
A sto giro s'è parlato di:
orchestraibaz
lunedì 14 febbraio 2011
Orchestraibaz, puntata #68 - Speciale san Valentino, musica sexy per limonare
Buon san valentino!
Potevo non onorare la festa comandata? Ovvio che no, per cui il tema portante di oggi è l'ammmore e il sanvalentino suddetto.
Nel preparare il set di stasera, avevo un solo punto fermo, ossia il meraviglioso remix di qualche anno fa ad opera di Marco Passarani per "Happy violentine" di Miss Kittin, assolutamente d'obbligo in un giorno come questo, per cui il resto del set gli è venuto costruito attorno pescando tra un po' delle ultime novità che, andando a vedere nel filone nudisco ormai dominante, gli stanno proprio bene attorno.
Morale, il set è venuto molto sexy, con un sacco di bassate lente e di atmosfere intime, ideali per limonare duro in questa festa dell'ammmore: a sto giro, tra gli altri, sono molto felice di esser riuscito a suonare anche le ultime due uscite della "mia" Exprezoo, ad opera dei miei amicici Quikè e Alexxei & Nig ma col tocco di classe che solo un mostro sacro come Agnes riesce a dare.
In realtà da metà in poi il set stava venendo così bene che ho deciso di sfanculare la tracklist che avevo in mente e improvvisare quasi del tutto: fondamentalmente, ho avuto una delle classiche illuminazioni che avvengono durante un set e ho realizzato che col bassone rotolone del remix di Art of tones aka Llorca ci stava proprio benebenebenebene un classicissimo Kid Creme d'annata, e poi da lì ho deciso di chiudere col remix strappalacrime di Tiga per i Depeche mode e il resto del set, praticamente, è venuto da sè, passando per l'ottimo tool di Christian Burkhardt ed Einzelkind e per il cantatone dei The knife, anche questo non nuovissimo, per poi arrivare al piano festoso del semprepresente Chymera e allo spezzato di Justin Martin che remixa roba da indiesnob, spezzato che introduce alla perfezione quello su cui canta Martin Gore.
Con ancora gli occhi lucidi per aver cantato "Shake the disease", quindi, voila la tracklist:
Maceo Plex - Vibe your love (Crosstown rebels)
Maceo Plex - Vibe your love (Zev’s Southern Sunrise Rework) (Crosstown rebels)
Quikè - Bassfunker (Exprezoo)
Alexxei'n'Nig - A legend (Agnes' Evil axx warehouse mix) (Exprezoo)
Deniz Kurtel - The L word (Crosstown rebels)
James Teej & Aaron Santos - Sorry soul (Nhar rmx) (Parquet)
Creep - Days (Azari & III rmx) (Rcrd lbl)
Evan evans - Final (Art of tones rmx) (Instruments of rapture)
Kid Creme - Hypnotising (Illegal beats)
Christian Burkhardt & Einzelkind - Cooper (Jax)
Miss Kittin - Happy violentine (Marco Passarani rmx) (Novamute)
The knife - Heart beats (Rex the dog rmx) (Rabid)
Chymera - For the lonely (Komplex de deep)
Totally enormous extinct dinosaurs - Household goods (Justin Martin vocal rmx) (Greco-roman)
Depeche mode - Shake the disease (Tiga rmx) (Rhino)
Per limonare duro anche negli altri giorni dell'anno e non solo a san valentino, da qui, si può scarricare il set per risentirlo a oltranza, mentre qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quan'altro.
Potevo non onorare la festa comandata? Ovvio che no, per cui il tema portante di oggi è l'ammmore e il sanvalentino suddetto.
Nel preparare il set di stasera, avevo un solo punto fermo, ossia il meraviglioso remix di qualche anno fa ad opera di Marco Passarani per "Happy violentine" di Miss Kittin, assolutamente d'obbligo in un giorno come questo, per cui il resto del set gli è venuto costruito attorno pescando tra un po' delle ultime novità che, andando a vedere nel filone nudisco ormai dominante, gli stanno proprio bene attorno.
Morale, il set è venuto molto sexy, con un sacco di bassate lente e di atmosfere intime, ideali per limonare duro in questa festa dell'ammmore: a sto giro, tra gli altri, sono molto felice di esser riuscito a suonare anche le ultime due uscite della "mia" Exprezoo, ad opera dei miei amicici Quikè e Alexxei & Nig ma col tocco di classe che solo un mostro sacro come Agnes riesce a dare.
In realtà da metà in poi il set stava venendo così bene che ho deciso di sfanculare la tracklist che avevo in mente e improvvisare quasi del tutto: fondamentalmente, ho avuto una delle classiche illuminazioni che avvengono durante un set e ho realizzato che col bassone rotolone del remix di Art of tones aka Llorca ci stava proprio benebenebenebene un classicissimo Kid Creme d'annata, e poi da lì ho deciso di chiudere col remix strappalacrime di Tiga per i Depeche mode e il resto del set, praticamente, è venuto da sè, passando per l'ottimo tool di Christian Burkhardt ed Einzelkind e per il cantatone dei The knife, anche questo non nuovissimo, per poi arrivare al piano festoso del semprepresente Chymera e allo spezzato di Justin Martin che remixa roba da indiesnob, spezzato che introduce alla perfezione quello su cui canta Martin Gore.
Con ancora gli occhi lucidi per aver cantato "Shake the disease", quindi, voila la tracklist:
Maceo Plex - Vibe your love (Crosstown rebels)
Maceo Plex - Vibe your love (Zev’s Southern Sunrise Rework) (Crosstown rebels)
Quikè - Bassfunker (Exprezoo)
Alexxei'n'Nig - A legend (Agnes' Evil axx warehouse mix) (Exprezoo)
Deniz Kurtel - The L word (Crosstown rebels)
James Teej & Aaron Santos - Sorry soul (Nhar rmx) (Parquet)
Creep - Days (Azari & III rmx) (Rcrd lbl)
Evan evans - Final (Art of tones rmx) (Instruments of rapture)
Kid Creme - Hypnotising (Illegal beats)
Christian Burkhardt & Einzelkind - Cooper (Jax)
Miss Kittin - Happy violentine (Marco Passarani rmx) (Novamute)
The knife - Heart beats (Rex the dog rmx) (Rabid)
Chymera - For the lonely (Komplex de deep)
Totally enormous extinct dinosaurs - Household goods (Justin Martin vocal rmx) (Greco-roman)
Depeche mode - Shake the disease (Tiga rmx) (Rhino)
Per limonare duro anche negli altri giorni dell'anno e non solo a san valentino, da qui, si può scarricare il set per risentirlo a oltranza, mentre qui c'è il feed RSS del podcast da incragnare nel vostro iTunes/Winamp/Google reader/quan'altro.
A sto giro s'è parlato di:
orchestraibaz
giovedì 10 febbraio 2011
Aril Brikha - Deeparture in time revisited
Aril Brikha è uno dei miei artisti preferiti di sempre, quindi questa recensione sarà tutto tranne che imparziale.
"Deeparture in time" è il titolo del suo primo album, pubblicato sulla Transmat di Derrick May (mica la Gino Salamella records) nel 2000 e già all'epoca molto valido, con la sua deep techno raffinata e la sua megahit, "Groove la chord", che a detta di molti ha contribuito a riportare la linea di confine tra techno e house nel suo stato di assoluta indefinizione dopo anni in cui la divisione era diventata sempre più netta.
Sono passati più di 10 anni dalla prima pubblicazione dell'album, divenuto ormai introvabile e venduto a più di 50 dollari sui vari Discogs, Ebay e simili, e forte anche del ritorno prepotentissimo di moda del termine "deep", al punto che ormai chiunque faccia qualcosa la deve fare "deep" (mi aspetto un'ondata di "deep commerciale" l'anno prossimo), il produttore iranianosvedese decide di ripubblicarlo, aggiungendoci come bonus un secondo cd di materiale prodotto negli anni '90 e precedentemente unreleased.
"Wow, un album di roba vecchia di più di 10 anni uscita adesso, chissà chemmerda".
E invece no, perchè come tutta la grande Techno con la T maiuscola le tracce di Aril Brikha non hanno età e anche dopo dieci-quindici anni dalla loro prima pubblicazione suonano meglio di tantissima roba "mordi-e-fuggi" prodotta più di recente per avere successo immediato e finire nel dimenticatoio subito dopo.
Insomma, sentire (o risentire) le prime tracce di Aril Brikha oggi vale sia come lezione di storia della techno che, soprattutto, come una grandissima esperienza d'ascolto in sè per sè: tracce come "Setting sun", "Embrace" o "Artoo", se venissero pubblicate oggi da un produttore emergente, farebbero gridare al fenomeno o al capolavoro, per non parlare della stessa "Groove la chord", copiata spudoratamente da un produttore comunque validissimo come Shlomi Aber non più di un paio d'anni fa.
La Techno di Aril Brikha è quel genere di suono che adoro da sempre, in cui ogni pad, ogni accordo, ogni linea di basso e ogni pattern di percussioni è studiato accuratamente per incastrarsi alla perfezione con tutto il resto e dare alla stesura delle tracce un'evoluzione graduale ma inarrestabile, che riesce a dare all'ascoltatore la sensazione incredibile che la traccia non cambi mai ma che invece stia sempre cambiando incessantemente.
Questa, per me, è IDM vera, in cui la I sta per "intelligent" e non per "intellectualoid".
"Deeparture in time" è il titolo del suo primo album, pubblicato sulla Transmat di Derrick May (mica la Gino Salamella records) nel 2000 e già all'epoca molto valido, con la sua deep techno raffinata e la sua megahit, "Groove la chord", che a detta di molti ha contribuito a riportare la linea di confine tra techno e house nel suo stato di assoluta indefinizione dopo anni in cui la divisione era diventata sempre più netta.
Sono passati più di 10 anni dalla prima pubblicazione dell'album, divenuto ormai introvabile e venduto a più di 50 dollari sui vari Discogs, Ebay e simili, e forte anche del ritorno prepotentissimo di moda del termine "deep", al punto che ormai chiunque faccia qualcosa la deve fare "deep" (mi aspetto un'ondata di "deep commerciale" l'anno prossimo), il produttore iranianosvedese decide di ripubblicarlo, aggiungendoci come bonus un secondo cd di materiale prodotto negli anni '90 e precedentemente unreleased.
"Wow, un album di roba vecchia di più di 10 anni uscita adesso, chissà chemmerda".
E invece no, perchè come tutta la grande Techno con la T maiuscola le tracce di Aril Brikha non hanno età e anche dopo dieci-quindici anni dalla loro prima pubblicazione suonano meglio di tantissima roba "mordi-e-fuggi" prodotta più di recente per avere successo immediato e finire nel dimenticatoio subito dopo.
Insomma, sentire (o risentire) le prime tracce di Aril Brikha oggi vale sia come lezione di storia della techno che, soprattutto, come una grandissima esperienza d'ascolto in sè per sè: tracce come "Setting sun", "Embrace" o "Artoo", se venissero pubblicate oggi da un produttore emergente, farebbero gridare al fenomeno o al capolavoro, per non parlare della stessa "Groove la chord", copiata spudoratamente da un produttore comunque validissimo come Shlomi Aber non più di un paio d'anni fa.
La Techno di Aril Brikha è quel genere di suono che adoro da sempre, in cui ogni pad, ogni accordo, ogni linea di basso e ogni pattern di percussioni è studiato accuratamente per incastrarsi alla perfezione con tutto il resto e dare alla stesura delle tracce un'evoluzione graduale ma inarrestabile, che riesce a dare all'ascoltatore la sensazione incredibile che la traccia non cambi mai ma che invece stia sempre cambiando incessantemente.
Questa, per me, è IDM vera, in cui la I sta per "intelligent" e non per "intellectualoid".
A sto giro s'è parlato di:
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musica,
recensione
mercoledì 2 febbraio 2011
Ventotto
Oggi compio ventotto anni.
Tra tutti i modi in cui si può festeggiare il proprio compleanno, devo dire che me ne vengono in mente almeno una dozzina migliori di come sto passando ora il mio, chiuso in casa da sabato dopo 4 giorni di ospedale e un'operazione di qualche ora per ridurre le fratture multiple allo zigomo e al pavimento del'orbita che mi avevano conciato così:
Ad ogni modo, fortunatamente stamattina il gonfiore postoperazione sembra essere sensibilmente sceso e finalmente ricomincio ad assomigliare un po' al bellissimo ragazzo che ero prima, per cui non mi lamento più di tanto, visto anche che questi giorni di riposo forzato mi hanno dato l'occasione di passare del tempo con la mia playstation un po' trascurata :)
Ho ancora mezza faccia quasi del tutto insensibile per via del danno ai nervi concomitante alla botta, ma con una buona dose di pazienza dovrebbe guarire anche quello.
In realtà ultimamente di pazienza ne ho avuta molta, diciamo che finalmente ho scoperto perchè la gente ricoverata in ospedale e i malati in genere si chiamano "pazienti": la vita dell'ospedale è in assoluto la cosa più snervante che mi sia mai capitata, con le sue intere giornate passate a non fare assolutamente niente e la sua monotonia spezzata solo dal russare del vecchio del letto di fianco o da qualche infermiere che viene a iniettarti qualcosa (l'ideale, per chi come me ha il terrore cieco degli aghi e delle punture).
Ad ogni maniera, visto che è inutile piangere sul latte bagnato e che comunque si vede la luce alla fine di questo tunnel di fastidi, val la pena fare un computo dei lati positivi della vicenda, giacchè come dice uno "every problem is an opportunity" e quindi qualcosa da trarre da tutto ciò c'è.
Prima di tutto, ho fatto un gran allenamento di pazienza e ora sono in grado di sopportare credo qualsiasi tipo di attesa, che sarà sempre meno snervante della vita ospedaliera e dell'attesa che la mia faccia riacquisti la sensibilità.
Poi, ho del titanio in faccia, il che mi rende praticamente così:
Ho passato del tempo a riposarmi nella mia umile dimora come non facevo da un sacco.
Ho un po' superato, per forza di cose, il mio atavico terrore degli aghi e delle siringhe in genere, anche se era un'ovvia condizione di emergenza: non è detto che in condizioni normali il terrore non si ripresenti.
In compenso, temo che ora avrò una paura nuova, quando riprenderò l'attività sportiva, visto che un trauma così in faccia credo mi lascerà dei contraccolpi psicologici non indifferenti, ma staremo a vedere.
Intanto, pazientemente come sempre negli ultimi tempi, vado avanti a guarire.
Tra tutti i modi in cui si può festeggiare il proprio compleanno, devo dire che me ne vengono in mente almeno una dozzina migliori di come sto passando ora il mio, chiuso in casa da sabato dopo 4 giorni di ospedale e un'operazione di qualche ora per ridurre le fratture multiple allo zigomo e al pavimento del'orbita che mi avevano conciato così:
Real footage - questa è la mia TAC prima dell'operazione |
Ho ancora mezza faccia quasi del tutto insensibile per via del danno ai nervi concomitante alla botta, ma con una buona dose di pazienza dovrebbe guarire anche quello.
In realtà ultimamente di pazienza ne ho avuta molta, diciamo che finalmente ho scoperto perchè la gente ricoverata in ospedale e i malati in genere si chiamano "pazienti": la vita dell'ospedale è in assoluto la cosa più snervante che mi sia mai capitata, con le sue intere giornate passate a non fare assolutamente niente e la sua monotonia spezzata solo dal russare del vecchio del letto di fianco o da qualche infermiere che viene a iniettarti qualcosa (l'ideale, per chi come me ha il terrore cieco degli aghi e delle punture).
Ad ogni maniera, visto che è inutile piangere sul latte bagnato e che comunque si vede la luce alla fine di questo tunnel di fastidi, val la pena fare un computo dei lati positivi della vicenda, giacchè come dice uno "every problem is an opportunity" e quindi qualcosa da trarre da tutto ciò c'è.
Prima di tutto, ho fatto un gran allenamento di pazienza e ora sono in grado di sopportare credo qualsiasi tipo di attesa, che sarà sempre meno snervante della vita ospedaliera e dell'attesa che la mia faccia riacquisti la sensibilità.
Poi, ho del titanio in faccia, il che mi rende praticamente così:
A breve mi documenterò sulla procedura necessaria per diventare governatore della California, o almeno di Bussero |
Ho un po' superato, per forza di cose, il mio atavico terrore degli aghi e delle siringhe in genere, anche se era un'ovvia condizione di emergenza: non è detto che in condizioni normali il terrore non si ripresenti.
In compenso, temo che ora avrò una paura nuova, quando riprenderò l'attività sportiva, visto che un trauma così in faccia credo mi lascerà dei contraccolpi psicologici non indifferenti, ma staremo a vedere.
Intanto, pazientemente come sempre negli ultimi tempi, vado avanti a guarire.
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