mercoledì 5 dicembre 2012

Fabric 67 - Zip

Questo post è uno dei più grandi "chettelodicoaffare" della storia dell'internet.

Sul serio, è uscito un Fabric ed è selezionato e mixato da Zip, serve davvero che stiamo a parlarne?

In realtà no, ma facciamo finta di sì e va bene lo stesso.


Zip, per quei due o tre che ancora non lo sapessero, è tra le altre cose il boss di una delle mie etichette preferite di sempre e, incidentalmente, un dj coi controcoglioni.

Non è uno di quelli che "creano" le hit, tipo Sven Vath dei tempi migliori o Seth Troxler adesso, che qualunque cosa suonassero loro, anche le peggio porcate, tempo zero le sentivi dappertutto (Vinicio Capossela anyone?), non ha una residency da centordicimila persone in qualche superclub ibizenco (anche se in effetti ne ha una mensile al Berghain, che è praticamente la stessa cosa) nè un seguito di tamarri che si fanno migliaia di km dall'itaglietta per andare a sentire "lo zio Zip", anche se in patria è giustamente un'istituzione e anzi, qui in itaglietta ci viene tutto sommato relativamente poco rispetto a tanti altri superstar djs di livello nettamente inferiore.

A vederla tutta, non suona neanche niente di particolarmente trendy, visto che rimane sempre fedele al suo stile che, attualmente, non ha tanti altri rappresentanti.

Però.

Però il suo Fabric è una lezione di stile e classe di quelle devastanti, in grado di risollevare immediatamente l'annata di una serie di compilation abbastanza in calo ultimamente, a furia di seguire le starlette o le one-hit wonder di turno (Guy Gerber, dai, per favore, non sei Villalobos, lascia stare) a colpi, come suo solito, di percussioni sbilenche e di metriche sbagliate solo in apparenza, ma in realtà perfette.

Lo stile di Zip è fatto così e, per certi versi, è la cosa più vicina all'improvvisazione jazzistica che si riesca a trovare nella techno: è l'esatto opposto dell'incasellamento quadrato e granitico tipicamente teutonico, è l'antitesi della ricerca della struttura lineare e dritta come un fuso a cui tanta dub techno ci ha, purtroppo abituati.

Non che i dischi che suona Zip non siano ripetitivi, anzi: la differenza, però, è che all'inizio i suoni sembrano fuori posto, storti, sbagliati, al punto che spesso ti guardi in giro convinto che stia suonando il telefono, o che comunque quel suono non arrivi davvero da lui, poi però il buon Thomas ti prende per mano, ti dice "fidati, è giusto così" e se tu ti lasci rapire (e non è difficile) tutto torna, e non potrebbe essere in nessun altro modo, e quello che sembrava sbilenco in realtà è giustissimo e godurioso, e il WTF lascia il posto a una sensazione di completezza e di appagamento che diventa meraviglia non appena realizzi che tutto ciò è frutto di pochi suoni cesellati alla perfezione.

Forse è per questo che non è una superstar, perchè richiede un atto di fede un po' più spinto rispetto chessò, a un Jamie Jones che suona i cantati anni '80, ma una volta entrati nel suo mondo è impossibile uscirne.

E poi, quando recupera fucilate dimenticate come questa, come fai a non adorarlo?


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