mercoledì 22 giugno 2011

Il report del Sonar, day two

Secondo giorno, ricco di eventi, di artisti interessanti, di performances cariche di aspettative sia positive che negative, ma ricco anche di sorprese.

La giornata musicale prende il via con mooolta calma, visto che si sa che finirà molto tardi, per cui la mattinata e la prima parte del pomeriggio sono dedicati allo shopping (a Barcellona c'è il negozio della Munich, vuoi non andare?) e a un rigenerante bagno nella piscina sul tetto dell'hotel, pur con un grave errore: snobbare il set di Agoria, che non mi ha mai entusiasmato eccessivamente e che nell'ultimo Fabric boh si dai ma niente di che, e che invece mi è giunta voce da più parti che abbia fatto i numeri da circo massimo...e vabbè, si sapeva che alla fine del weekend il computo delle figate perse avrebbe superato quello delle figate viste, era inevitabile data la mole sconfinata di roba interessante in giro e la mancanza, ancora irrisolta, del dono dell'ubiquità.

Il primo artista evidenziato a penna sul programma della giornata, dopo Agoria, è Four tet, che suona alle sette di sera, per cui c'è tutto il tempo per andare al MACBA con la dovuta calma, bere una birretta e cazzeggiare un po' vedendo se c'è qualcuno di sconosciuto e interessante, e ovviamente questo qualcuno c'è, ed è LA sorpresa del weekend.

Nel tendone condizionato del SonarDome, pieno zeppo di inglesi gioiosi, c'è un'inglesotta pienotta con una band chitarra-batteria-fiati che se la canticchia gioiosa su sonorità danzabili, un po' dubsteppeggianti, un po' dramenbeisse, mooooolto catchy, mooooolto pop: per capirci, è questa qui



La ragazza vanta nel curriculum delle pessimissime frequentazioni, tipo che questa traccia qui è prodotta da Benga e quest'altra è addirittura uscita come Magnetic man feat. Katy B:



Ma ciononostante lei ha un tiro pop fenomenale, di quelli che prima che arrivi a metà della canzone sei già in grado di cantare il ritornello successivo e che a fine concerto hai le sue canzoncine inchiodate in testa, insomma roba che a un Festivalbar qualsiasi farebbe degli autentici sfracelli ma che, siccome arriva da un paese civilizzato, ha delle evidentissime radici nel mondo del clubbing e non fa niente per nasconderle, tipo in questa canzone qua che parla dei tamarri che a fine serata ti chiedono "ultimò ultimò", argomento di cui persino io ho parlato, in passato (scrivendo di un cd guardacaso inglese, guardacaso di un altro artista presente al Sonar):



Morale, tornato a casa mi son comprato il cd, che non si vive di soli intellettualismi e non è giusto snobbare a priori gente che di solito fa cagarone come Benga e Skream, anche se senza alcun dubbio questa roba qui sarà schifata pesantemente dai loro fan abituali, che la troveranno senza dubbio troppo commerciale, troppo pop, troppo poco intellettualistica, ma chissenefrega: a fare del buon pop ci va MOLTO più talento che a fare le intellettualate da tre soldi, e questo è del pop coi controcoglioni, veramente molto ben fatto; lode alla grossa scoperta di questo weekend.

Dopo Katy, arriva l'ora di Four Tet, col sole che volge al tramonto e il SonarVillage praticamente pieno: Kieran si presenta sul palco tranquillone come solo lui sa fare, in polo verde, pc e controller, e senza scomporsi un attimo per tutti i tre quarti d'ora del suo live abbandona del tutto le metriche spezzettate e poco comprensibili delle sue (noiose) cose recenti con Burial e ritorna al suo eccellente album dell'anno scorso, che live ci propone in modalità ancora più dritta e danzabile, al punto che la stragrande maggioranza del live, praticamente tutto tranne "Love cry", ha la cassa in quattro e noi sculettiamo felici e gioiosi cullati dalle sue atmosfere melodicone e dalla gioia di sapere che James Holden e Nathan Fake possono pure andare avanti a drogarsi e non stampare più niente come fanno ormai da anni, tanto la loro eredità è saldamente nelle mani di Hebden e gode di ottima salute.

Fare foto da più vicino non c'era verso, era pieno pieno pieno pieno

Sul finire del live di Four Tet ci beviamo un'altra birrettina per evitare la calca di gente che abbandonerà il SonarVillage a breve, e soprattutto per prepararci psicologicamente al set di uno degli artisti che attendo con più ansia di tutto il weekend: Nacho Marco.

Ho un sacco di dischi suoi, li suono praticamente da sempre, è uno dei miei produttori preferiti di tutti i tempi, ma non l'avevo mai sentito live, visto che da noi in Itaglia non se lo caga nessuno, e al Sonar di due anni fa mi ero perso il suo set per via di casini ritardi sbattimenti, quindi ora sono praticamente con la bava alla bocca, e lui soddisfa pienamente tutte le (enormi) aspettative che avevo e le supera anche, con un set dellamadonna.

Sicuro di sè come solo i grandi dj
La prende moderatamente alla lontana, partendo molto nudiscoeggiante e balearico come ti aspetti da un dj ispanico a orario aperitivo, ed è subito goduria di sorrisoni e sculettamento col sole che scalda ancora forte come in un openair estivo diurno ma ormai inizia a tramontare, lasciando spazio a quella deep house con la bassata bella piena e rotolona che contraddistingue lo stile dell'eccellente ispanico, stile che adoro alla follia.

Ma non è tutto: Nacho si rivela, oltre che un produttore meraviglioso, anche un dj di grandissima abilità: per tutta la durata del set dà sempre la sensazione di avere in pieno controllo la pista e di sapere sempre esattamente dove vuole portarla, col piglio del dj espertissimo che non ha bisogno di grossi artifizi tecnici o scenografici per comandare a bacchetta il pubblico, ma a cui è sufficiente solo l'abilità di scegliere il disco perfetto per il momento.

L'ho già detto? Set dellamadonna.

L'unico motivo di disappunto è che probabilmente, in itaglia, non lo vedrò mai.

Ad ogni maniera, è il tempo di mangiare qualcosa per cena, passare in hotel a dormire un'oretta e cambiarsi, perchè ci attende la prima serata del Sonar de Noche, anch'essa ricca di curiosità per alcuni artisti semisconosciuti e aspettative per altri già noti, felicemente o tristemente.

L'accoglienza ai padiglioni della Fira gran via è come meglio non si potesse desiderare: allo stand del Ballantine's un dj completamente ignoto suona, in fila, "Jaguar" di Dj Rolando e il remix di Mark Knight di "The man with the red face", giusto per non spararle grosse, ed è già goduria.

Un rapido giretto di ambientamento, e l'attenzione della giovane con un passato tamarro al mio fianco viene immediatamente rapito dallo spazio SonarCar, che si chiama così perchè c'è l'attrazione che non può assolutamente mancare in un festival di musica innovativa e di enorme spessore culturale, dove i più grandi genii della musica contemporanea si riuniscono per dettare le linee guida delle sperimentazioni prossime venture, attrazione che abbiamo ritenuto necessario immortalare in un video:



Dopo un paio di giri sugli autoscontri, comunque, è ora di tornare alla musica, e il primo artista che il palinsesto della sera ci propone è un artista già visto e sul quale non nutro quindi troppa curiosità, ma giusto una voglia di rivederlo in tutta la sua maranzeria e caciara sconfinata: l'artista in questione è Dizzee Rascal, col suo grime casinaro e la sua grande abilità di trascinatore delle masse.

He's just a Rascal, he's just a Rascal
Fa all'incirca lo stesso concerto che gli ho visto fare ad aprile 2010, quando ha aperto il concerto dei Prodigy, per cui gli dedico giusto l'attenzione necessaria a sentire il nuovo singolo, "Bassline junkie", che è praticamente un follow-up di "Bonkers" e in quanto tale è un missile terra-aria di rara maranzeria e di sconfinata caciara, insomma una gran figata, ma tempo una mezz'oretta ed è già ora di sentire uno degli artisti che mi incuriosiscono di più di questa serata, Scuba.

Ho sentito un paio di set suoi scaricati, i suoi dischi come SCB mi piacciono molto, per cui nutro dell'aspettativa per capire se finalmente riesco a farmi piacere qualcuno della scena (post)dubstep, e la risposta è un secco, inappellabile e violentissimo NO.

Già solo dalla posa si percepisce l'alone di altezzosità che circonda quest'uomo
Per dirla in francese e lasciare ampio spazio al dibattito, la parte di set di Scuba che ho sentito prima di scappare schifato faceva cagare a spruzzo: praticamente le marcette naziste del più noioso dei set di Dettmann con un colpo di cassa in meno ogni tanto giusto per far dire ai fintointellettuali "minchia oh zio, cioè, troooppo innovativo", con in più in generale un look&feel di "ao anvedi quanto cazzo sono feroce, spacco veramente un sacco, sono incattivito al massimo" che forse aveva senso dieci anni fa e solo se eri Chris Liebing, ma nel 2011 fa soltanto compassione.

Bocciato su tutta la linea, come pure bocciatissimo l'altro presunto grandegenio della serata, quello che "ao incredibbbile, stavolta fa lo show coi laser, genio vero, se le inventa davvero tutte", Aphex Twin.

L'unico vero motivo di stima per lui è che è bravissimo a cavalcare il mood del suo pubblico, che non lo ascolta minimamente e griderebbe "GEGNO! GEGNO!" anche se lui suonasse un'ora di muggiti delle mucche, per cui lui, che è gegno si, ma del marketing di sè stesso presso i fintointellettuali pretenziosi, non sta certo a sbattersi a proporre qualcosa di interessante, ma propina alla platea un set di technina insignificante che sentito da un qualunque dj Gino Salamella sarebbe sommerso da una cascata di pomodori, ma che invece siccome è lui riceve elogi a non finire e lodi sperticate; per capirci, la parte più interessante del set erano i visual, in cui l'idea principale era quella, innovativissima e assolutamente mai vista, di piazzare logo e faccione su qualsiasi cosa...wow.

Ah ma aveva i laser a sto giro, vuoi mettere? La megainnovazione del grande gegno era una cosa che a metà anni 90 già aveva stufato.

Sfanculato piuttosto rapidamente il premio Nobel per la pretenziosità e il fintointellettualismo, è tempo di un'altra piacevole sorpresa, perchè a fare da degno contraltare allo snobismo intellettuale del SonarClub, nell'area all'aperto del SonarPub sta andando in scena la sagra dell'ignoranza e della divertenza senza neuroni, capitanata da un sublime Steve Aoki capopopolo delle legnate senza senso e come se non ci fosse un domani...per capirci, l'immagine che mi porterò dentro del suo set è quella di una tizia che fa crowdsurfing a bordo di un gommone mentre lui suona un remix maranzissimo del disco più maranza di tutti i tempi, "Flash" di Green velvet; massima stima per l'accoppiamento della lineup, che affianca in contemporanea il set più pretenzioso del festival e quello più brutalmente cazzaro e demenziale, quasi a voler dimostrare che tra i due atteggiamenti quello vincente è il secondo, a mani basse.

Ad ogni maniera, in contemporanea a Steve Aoki c'è anche una seconda esibizione di Katy B dopo quella del Sonar de dia, e siccome la ragazza mi ha stupito giusto un po' qualche ora prima decido di rivederla: ripropone praticamente lo stesso concerto di pop danzabile, dnb e dubstep suonato con chitarra batteria e fiati e cantato con voce da Top of the pops, e l'impressione è la stessa, positivissima, che avevo avuto di giorno.

Tra la fine del set di Steve Aoki e il successivo artista sottolineato a penna del mio personalissimo programma, A-trak, c'è una buona oretta, giusto il tempo di un giretto sugli autoscontri e una red bull: ci sarebbe da sentire Annie Mac, ma è veramente troppo troppo troppo maranza e non ce la faccio, come pure i Die Antwoord che sembrano i fratelli incazzati di Dizzee Rascal e non penso avrò voglia di riascoltare, per cui pausa di riflessione sulle panche.

La prima mezz'ora del set di A-trak è spettacolo vero: filtered house vecchia scuola à la Daft Punk quando non erano famosi, tiratissima ma con una certa classe, fomento e gioia allo stesso tempo, conditi con del gran turntablism che lo rende, a tutti gli effetti, uno dei migliori set sentiti nel weekend: purtroppo durante la seconda metà di set si fa prendere troppo dalla moda del momento per cui se suoni solo cassa e in quattro sei veramente trooooooppo indietro e poco cool, per cui la parte finale del set è del pallosissimo boh-step che si vede chiaramente che non è la sua cosa e che, quindi, annoia nel giro di cinque minuti scarsi.

Sono così poco grosso che ho persino la console custom a forma di "A"

E' un vero peccato, vista la meraviglia della prima parte del set, che si sia rovinato così per cedere alla moda del momento: avesse fatto un'ora di house secca e movimentata come la prima metà, sarebbe stato il miglior set della settimana di gran lunga.

Vorremmo andare a sentire un po' di Boys Noize, ma ha del ritardo nell'inizio del set e Toddla T, l'unico altro artista all'opera al momento, non sta tenendo fede alle aspettative create dalla sua "Take it back" con Shola Ama proponendo dell'orribile electro che fa sembrare il set precedente di Annie Mac una cosa per palati raffinati, per cui c'è un momento di empasse, che alle cinquemmezza di mattina dopo una giornata faticosa è la cosa peggiore che possa capitare, visto che ci convince ad andare a dormire perdendoci il set finale di Tiga, sul quale ho raccolto commenti molto positivi e pure quello del ciccione della DFA, che a quell'ora tarda lì mi incuriosiva non poco.

Morale, riassunto della giornata: Aphex twin merda (e si sapeva), Scuba merda (e si sapeva un po' meno), Katy B sorpresona, A-trak fenomeno ma peccato per la moda del dubstep, Nacho Marco bellissimissimissimo, gli autoscontri sono una figata.

4 commenti:

Chissenefrega ha detto...

Sto leggendo i tuoi resoconti con la pelle d'oca, mi pare di essere ancora lì... ti voglio bene... :)
Ho perso volentieri Dizzee Raascal, invece mi spiace di aver perso Annie.
Parlando con alcuni ragazzi lì, e leggendo ora questo tuo post, deduco che non dovevo perdermi nemmeno Katy B.

Concordo con ogni tua singola parola riguardo Aphex Twin, era veramente inascoltabile.
Coi Die Antwoord sono stato in prima fila per un buon quarto d'ora, poi non ce l'ho più fatta perché il frastuono a quella distanza era a dir poco rincoglionente... diciamo che mi incuriosisce il loro lato "freak", ma da qui a dire che fanno della buona musica ce ne passa.
A-Trak io non l'avevo mai sentito nominare, pertanto chiedo venia, mi informerò.

Non dovevi perderti Boys Noize (che ha iniziato alle 5.37, porco Giuda, con un'ora di ritardo) e il Sonar Club era stra-stra-stra-pieno di gente (la cosa che mi ha meravigliato davvero è che sembrava che TUTTI conoscessero a memoria le sue canzoni... insomma l'atmosfera mi ha entusiasmato a livelli spaziali).
Non aggiungo nulla sui Cut Copy che AMO alla follia, e dopo averli visti live, ancora di più.

Il "dj ignoto" della zona Ballantine's faceva della discreta house, era un posto tranquillo dove ritirarsi per ristorare le orecchie; se poi ci aggiungi che potevi comprare i cocktail col ticket della birra, il mio giudizio sul suo dj set non può che essere positivo... :D

Cesare ha detto...

sta Katy B non male davvero. Raibaz sempre preziosissimo :)

Gianni ha detto...

Certo che a leggere questo report sembrerebbe che i tuoi gusti, per quanto rispettabilissimi, si avvicinerebbero di piu' a una cosa tipo festivalbar.. poi non capisco l'insistenza su quest'aria provocatoria un po' alla Giornale di Sallusti. Ma con chi ce l'hai?

Raibaz ha detto...

Uh ero convinto di aver risposto ai primi due commenti e invece è sparito...boh :)

Cmq, Chissene hai ragione su Boys Noize, mi è spiaciuto perdermelo, però A-trak mi sa che sai chi è, è uno dei due Duck sauce assieme ad Armand Van Helden :)

@Cesare, è un piacere :)

@Gianni, il mondo è bello perchè è vario: a me le cose fintointellettuali tanto per il celodurismo di fare i fintointellettuali alla Aphex Twin o Scuba non piacciono, trovo ci voglia MOLTO più talento a fare qualcosa di orecchiabile E innovativo piuttosto che a fare la prima stronzata che passa per la testa solo per potersi bullare di aver fatto gli innovativi...ma son gusti :)