mercoledì 18 febbraio 2009

Neil Gaiman - I ragazzi di Anansi



Neil Gaiman mi piace un sacco.

Da quando ho scoperto che a uno dei miei intellettuali di riferimento (quelli della musica coi violini armeni suonati in 7/8 da un bassista che viene dal brutal metal) non piace perchè è troppo semplice, adoro ancora di più la sua prosa diretta, di un minimalismo al limite dello zen.

La verità è che nello stile e nei contenuti i libri di Neil Gaiman sembrano semplici, sembrano favole puerili, e possono essere letti con massima soddisfazione anche come tali, ma se li si guarda da vicino mostrano una cura stilistica davvero pregevole: in sostanza, Gaiman scrive semplice non perchè è scarso o non ha voglia, ma proprio perchè è uno scrittore eccellente, seguendo quello là che diceva che "Simplicity is the ultimate sophistication".

(Che poi, scrivere così immediato ha anche come side effect che anche il produttore hollywoodiano di turno è in grado di capire e apprezzare, con massima gioia del portafoglio di Gaiman che probabilmente ha preso qualche dollaro per i diritti di Stardust e Coraline)

St'ultimo romanzo, "I ragazzi di Anansi", non fa eccezione: lo stile è quello classico a cui Gaiman ha abituato i suoi lettori, mentre il contenuto è quello che ci si aspetterebbe da un romanzo che, di fatto, è il followup di "American gods", divinità arcaiche (Anansi il ragno, in questo caso) nell'America contemporanea.

I ragazzi del titolo sono i figli di Anansi, vecchio cazzaro a metà strada tra il padre di "Big fish" e Berlusconi con una passione per il Karaoke, dei quali uno ha preso tutto dal padre e l'altro, "Ciccio" Charlie Nancy, è l'esatto opposto: ciccio, appunto, sfigato e di una timidezza patologica che ovviamente, tanto per non spoilerare, dovrà superare il suo imbarazzo dovuto ai ricordi di quello che il padre gli faceva provare durante l'infanzia per diventare il figlio di un dio e salvare capra e cavoli alla fine della storia.

Morale: stile semplice, trama pure (non ci sono colpi di scena eclatanti, anzi, la vicenda è piuttosto telefonata)...perchè uno dovrebbe perdere del tempo a leggere sto "Anansi boys"? (che poi, sono solo io a vedere in "Nancy/Anansi boys" un evidente riferimento a una canzone dei Placebo?)

Perchè scorre veramente bene, rapido e leggero, fa fare un paio di ghignate di gusto leggendo di Anansi ridicolissimo che canta sempre e di Ciccio Charlie imbarazzato al suo cospetto, e alla fine ti tiene incollato fino alla fine: il vantaggio della prosa così semplice e diretta è che non ci sono mai tempi morti o periodi troppo farraginosi che ti fanno venir voglia di alzare la testa dal libro e riprendere fiato, le pagine volano una dopo l'altra senza che si riesca a staccarsene fino a quando il libro è finito, e per una volta il finale è chiuso e non lascia spazio a masturbazioni mentali successive.

Un passatempo eccellente, alla fine, basta non aspettarsi niente di più.


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