lunedì 9 gennaio 2012

Ernest Cline - Ready player one

Ci sono romanzi che ti tengono incollato fino alla fine perchè hanno un'invenzione geniale in ogni pagina tipo questoquesto, romanzi con personaggi così affascinanti che non riesci a staccartene perchè vuoi sapere che ne sarà di loro, tipo i sette de "La torre nera" di King, libri che per ingabbiare il lettore usano uno stile meraviglioso (qualunque cosa abbia mai scritto DFW), e libri che non hanno nessuna delle due features e ciononostante sono impossibili da lasciar giù fino all'ultima pagina.

"Ready player one" di Ernest Cline rientra in quest'ultima categoria: la trama non offre grossissimi colpi di scena ma anzi è piuttosto telefonata, i personaggi sono stereotipatissimi e lo stile è piuttosto semplice, ma, apparentemente senza un motivo, l'ho divorato in un paio di giorni scarsi.


Di sicuro non è per via dell'ambientazione, che è il solito futuro non troppo lontano in cui tutti trascurano la vita reale per vivere in un gioco multiplayer online estremamente immersivo (non ne ho la certezza assoluta, ma penso che un qualsiasi William Gibson o Philip K. Dick abbia già affrontato questo tema), e non è neanche per via della vicenda principale: il grandecapo del gioco suddetto passa a miglior vita e organizza una grande quest all'interno della vita simulata per stabilire chi debba diventare il suo erede (yawn), ma una grande corporation vuole vincere la quest per lucrare un sacco sulla proprietà del gioco (yawn).

L'unico twist interessante è che il Lord British della situazione era un nerd all'ultimo stadio con una gran passione per i videogiochi e i film anni '80, per cui tra le prove della quest c'è una sfida a Joust e un rifacimento della scena iniziale di Wargames, oltre a un sacco di citazioni all'immaginario collettivo che la generazione cresciuta in quegli anni lì, la mia generazione, condivide.

In buona sostanza, quindi, il libro è un tripudio di fanservice per un target che, a conti fatti, sono io, non solo con le citazioni agli anni '80 ma anche a cose più recenti, tipo che a un certo punto nel mondo reale del futuro ci sono le elezioni e il protagonista dichiara di non votare perchè è soddisfatto di quello che hanno fatto gli attuali governanti....Wil Wheaton e Cory Doctorow; bisogna dare atto al buon Ernest Cline, però, che al di là della banalità della trama e della piattezza dei personaggi, il libro non si regge solo sulla pletora di citazioni ma pur non avendo uno stile fenomenale è davvero ben scritto e ben strutturato, visto che anche senza grossi colpi di scena rapisce il lettore abbastanza per farsi leggere piuttosto rapidamente.

Morale, anche se la stagione non è quella, direi che è la lettura da spiaggia ideale, non troppo impegnativa ma ugualmente avvincente.

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