mercoledì 4 gennaio 2012

Body & Soul - 15 years

Potremmo farla finita subito, in meno di una riga, dicendo "una compilation di Kevorkian, Claussell e Danny Krivit celebrativa dei 15 anni del loro party a NYC" e già sarebbe più che sufficiente a spiegare, in poche parole, di cosa si tratta qui oggi, ma noi si è prolissi e si vuole articolare maggiormente.

Il doppio cd uscito lo scorso novembre su Ministry of sound, infatti, è praticamente quello che dovrebbe stare sul vocabolario alla voce "soulful house", visto che "soulful house" è tutto e solo quello che si trova nel doppio mixato: armonie, sax, pianoforti, occasionalmente qualche bongata, un po' di echi jazzeggianti e di coda lunga della disco e soprattutto cantati, tanti cantati.

Già solo il fatto che la prima traccia, che determina un po' l'andamento di tutto il primo cd, sia di Whitney Houston (in un remix di personaggi di scarso calibro come Dave Morales e "Jellybean" Benitez) la dice lunga su quello che succederà nel paio d'ore o poco più seguenti, che mettono in fila una serie di anthems del party domenicale gestito tuttora a Nuovaiorche dai tre figuri di cui sopra: c'è dei nomi noti ancora oggi, come Vince Watson e Henrik Schwarz, nomi assurti al rango di leggende come Larry Levan e gli 808 state e della gente che parrebbe c'entri più no che si tipo Lisa Stansfield o James Brown e che invece poi sentiti contestualizzati all'interno del mixato, pensa te.



La cosa che stupisce davvero, però, è che in questi tempi di poppizzazione dell'EDM underground, in cui i vocal e le linee di synth lunghe e strutturate non sono più un tabù, molti di questi dischi storici di metà anni novanta o giu di lì hanno più di qualcosa che li fa suonare ancora attuali e che non li farebbe sfigurare in un set dei Visionquest o dei Tale of us.

Morale, ascolto più che consigliatissimo, sia per chi voglia farsi spiegare dai maestri del genere cosa significhi davvero "soulful house", sia come fonte di ispirazione per cose magari dimenticate ma che sono suonabilissime ancora oggi, ma soprattutto perchè è un gran bel doppio cd.

Accattatevillo.





3 commenti:

Trainspotter ha detto...

François Kevorkian è una specie di Divinità. Almeno per me. Se sono quello che sono, lo devo anche in buona parte a lui. Un suo live è un'esperienza quasi esoterica. Lo vedi arrivare con un valigione, il pc, i suoi occhialini e due cuffiette da quattro soldi, ma continua a darci dentro, galleggiando tra i generi come pochissimi sono in grado nell'arco di 3-4 ore.

Quando, per l'ennesima volta (ed ho perso il conto negli anni) l'ho incontrato in consolle, gli ho detto e ripetuto "grazie ancora Maestro... grazie di esistere". Lui mi ha sorriso (cosa alquanto strana, dato che è uno riservato, se non schivo e spesso imbronciato) e vedendo che ero lì con un suo vinile... me l'ha letteralmente tolto di mano, anticipando la mia richiesta, firmandolo con dedica e poi mettendosi in posa per una leggendaria foto.

Mi riempie sempre d'orgoglio sfogliare il libretto della sua ultima (2008) compilation su Ministry Of Sound, Masterpiece, triplo cd, di cui ognuno, a tema, dedicato ad una città (tra cui Manchester eTokyo) e leggere, soprattutto, le lodi alla mia Napoli... dove, non a caso, negli anni è stato adottato dal pubblico, consacrandosi e lasciando una scia che brilla ad oltranza...

Raibaz ha detto...

Anche da non napoletano (e quindi non avendo vissuto, purtroppo, il suo rapporto con la scena degli AOL) riconosco lo status di semidio di Kevorkian, che ancora oggi è in grado di controllare il mood della pista in maniera perfetta facendo tutto ciò che vuole, nonostante abbia alle spalle una carriera che la maggior parte dei dj nemmeno si sogna.

Il party al Cielo a NYC in cui l'ho visto suonare col piglio del resident anzichè con quello del superospite lo ricordo ancora come uno dei migliori a cui sia mai stato.

Trainspotter ha detto...

Selezione '70-'80 di pezzi talvolta poco noti al pubblico medio. Poi spazio a suoni dub, incastrati in un crescendo house. Sino a sfociare in technoidi onde soniche. Morale della favola: BPM in tilt. Nulla è scontato quando c'è LUI in consolle. Ha saputo persino adattarsi alle nuove tecnologie quando, per l'appunto, la sua carriera era già stata stratosferica più di venti anni fa.

L'ex batterista squattrinato armeno-francese che ha sfondato e suonato come dj in tutti i locali della Grande Mela, uno dei pochi veri amici di Larry Levan (che cercherà di salvare dal baratro nei primi anni '90, andando in tournée mondiale con lui), l'uomo dietro parecchie produzioni Salsoul Records e dei remixes per gli artisti più famosi al mondo (dagli U2 a Pet Shop Boys, da Nina Simone agli Wham!, da Cure ad Artur Russell a.k.a. Dinosaur L per un pezzo leggendario come Go Bang!) HA FATTO LA STORIA.

F.K. resterà famoso non solo per aver alzato la cornetta del telefono, rispondendo a Dave Gahan, nel cuore di una notte del 1990 al termine di una sua esibizione una volta in un hotel di Milano, dove si era altrettanto tenuto un concerto dei Depeche Mode che, in punta dei piedi, gli chiesero di remixare un loro futuro pezzo... Personal Jesus, prima di affidargli la produzione di metà Violator (Enjoy The Silence, Policy of Truth, World in My Eyes sono tutte da lui griffate)... ma, soprattutto, resterà L'UNICO remixer ufficiale, da loro stessi voluto e riconosciuto, degli altrettanto eterni Kraftwerk che, malgrado tutte le tecnologie del Kling Klang Studio, affidarono la produzione di Electric Café (1986) sempre e solo a lui. Idolo.