venerdì 5 ottobre 2012

Libertè, Egalitè, Laurent Garnier

Viene Lorenzo a Milano, una parte della città si ferma.

Lorenzo a Milano viene di giovedì, e oggi è un venerdì in cui probabilmente il prodotto interno lordo della mia ridente cittadina crollerà drasticamente, tra gente che ha preso la giornata intera o a metà di ferie e gente che è andata in ufficio diretta dal Tunnel pur di sentire l'unico motivo per cui ancora tolleriamo l'esistenza della Francia nonostante i francesi.

Vedo Lorenzo e il suo L.B.S. per la quarta volta in dodici mesi, la prima è stata l'anno scorso giusto di questi tempi all'ADE, e ciononostante quando lo vedo scendere dalla macchina fuori dal Tunnel sono ancora emozionato come una tredicenne davanti a Justin Bieber.

Vedo Lorenzo per l'ennesima volta, a Milano, e ogni volta c'è il pubblico delle grandi occasioni, con quegli amici che vedi forse giusto una volta l'anno, per eventi di questa portata o giù di lì, e che però proprio perchè ci vediamo sempre in momenti così belli sei felice di vederli come se fossero le persone più importanti del mondo, e gli abbraccioni e i sorrisi che ti scaldano il cuore si sprecano, ma ovviamente ci sono anche gli amici di clubbing "soliti", quelli che vedi quasi ogni sabato e con cui quasi settimanalmente condividi momenti di grossa soddisfazione ma che non per questo vedi meno volentieri, anzi.

Lorenzo a Milano di giovedì significa che tutta la solita gente si è mobilitata e da prima dell'apertura, quando ancora il Tunnel è chiuso, a quando Lorenzo inforcherà le cuffie non riuscirai a fare due passi senza incontrare qualcuno che conosci e che magari non vedevi da tanto, con cui scambiare due chiacchiere, ma quando poi Lorenzo mette su il primo disco non ce n'è più per nessuno, e l'unico contenuto che riuscirai a scambiare con tutti questi amici sono sorrisi estasiati, espressioni meravigliate e altre manifestazioni di gioia assortite.

Lorenzo parte come tutti i grandissimi dj incuneandosi alla perfezione nel solco tracciato da Vladi e Gero durante l'apertura, e il secondo disco, lui non può saperlo, ma è uno di quelli che più piacciono alla platea del Tunnel, da sempre affezionata al sound della Innervisions: ok, è una hittona, ma non si può certo dire che non sia un gran disco, e quando ti guardi attorno e vedi solo gente che la sa, che canta "you had me howling" assieme a te, non puoi che sentirti a casa:


In realtà però stavolta evidentemente Lorenzo ha voglia di toccarla piano, forse fomentato dalle tenebre del Tunnel o forse semplicemente perchè gli va così, e anche se l'inizio è sul melodicone andante nel giro di tre-quattro dischi si scatena l'apocalisse che ci accompagnerà fino a chiusura.

S'è già detto varie volte, su queste paggine e altrove, che la techno e il suo carico di inquietudine futuribile nel 2012 sono praticamente morte, ma Lorenzo contraddice questa tesi, teletrasportandoci in una distesa postatomica in cui snare clap e piattini ci schiaffeggiano con una violenza inaudita e la 303 è insieme grido di battaglia e lamento; non c'è paura però, non c'è sofferenza, anzi il feeling estatico che ti costringe a buttare le braccia al cielo a ogni ripartenza è accentuato dalla sensazione di comunanza e di unione che provi quando pensi che è giovedì e attorno a te c'è qualche centinaio di gente che pur di essere qui, ora, a saltare con te, a sudare e a godersela probabilmente domani sarà rincoglionita in ufficio.

Tanti di noi forse non hanno più l'età per certe missilate, forse dovremmo tranquillizzarci e ascoltare quelle cose più morbide, più nudiscoeggianti che vanno ora, e in effetti spesso e volentieri lo facciamo, io per primo, però quando un maestro come Lorenzo impartisce le sue lezioni di techno torniamo tutti bambini, non c'è niente da fare.

"Prenditi cura di me, Garnier"

Rispetto alle altre volte, Lorenzo inizia con un dj set piuttosto lungo, che dura quasi un'oretta, prima di svegliare Scan X dal torpore (Benjamin Rippert ha lasciato il gruppo già prima dell'estate, ora dell'L.B.S. sono rimasti solo L. e S.) e iniziare il live con la solita traccia di cui ignoro bellamente il nome ma che è uno dei pochi punti fermi del live/djset; di solito non mi fa impazzire, ma oggi ha sensibilmente più groove del solito, i clap e i piattini ci accerchiano da ogni dove e non ci lasciano un attimo di respiro; siamo solo a un terzo dello show ed è già ampiamente chiaro che non si faranno prigionieri.

Dopo questa tocca a "Back to my roots", relativamente insolita (di solito a questo punto fanno "Acid Eiffel") ma non per questo meno valida: i due accordi del pad che fa da sfondo a tutta la traccia sono aspettativa e inquietudine allo stato puro, accompagnati da synth graffianti e 303 ora taglienti ora rotolone, c'è di tutto e di più ma non c'è spazio per la pausa spezzata, oggi il mood è drittone e spietato e i fronzoli sono rimasti a casa.

Poi ancora un po' di dj set, in cui Lorenzo come al solito maneggia cassa e bassate potenti come il martello di Thor con la grazia di un fiorettista e con la solita linea impeccabile che riesce a tenere più di chiunque altro al mondo: l'effetto "è sempre lo stesso disco" è potente, però ciononostante i cambi di passo sono tantissimi, repentini e quasi mai banali e la selezione è assolutamente oscura.

Si sa da sempre che Lorenzo è uno che ascolta e che suona tutto, che è l'unico a rispondere sempre a qualunque promo gli arrivi, ma la stragrande maggioranza dei dischi che suona è roba che sembra avere solo lui e che ti fa passare tutto il tempo a chiederti dove cazzo è che va a prendere delle missilate del genere, e quando anche riconosci un disco che avevi già sentito e che è relativamente famoso, come l'Ovum nuovo di Tom Middleton, l'effetto è comunque magico: nella fattispecie sentito da solo il disco in questione è una porcata allucinante, una sorta di "Mouth to mouth maranza rmx", ma contestualizzato a dovere da un mago come Lorenzo diventa una fucilata in grado di spettinare anche me che sono pelato.

Ancora live poi, e sarà una sezione bella corposa visto anche che lo show di stasera sarà leggermente più corto del solito e che comunque finora Scan X ha fatto pochino: c'è "Sambou", ma poi, come sempre verso metà set, c'è l'accoppiata "Gnanmankoudji"-"The man with the red face", e l'emotività sale a livelli stellari.

L'atmosfera che crea l'intro lunghissima di "Gnanmankoudji" è sempre la stessa, un'attesa enorme che poi viene sfogata tuttassieme quando finalmente esplode il sax e noi, come sempre, ci abbracciamo forte, saltiamo, sorridiamo e sudiamo tutti assieme, ma a sto giro Lorenzo la combina grossa: gli basta un accordo, una sola nota di synth aggiunta lìpperlì, ma è un accordo che ti entra dentro e dalle orecchie arriva sottopelle, ti serra tutti i pori e ti fa venire tre dita di pelle d'oca, poi si fionda verso i dotti lacrimali e senza che tu lo voglia la gioia estatica di un live così meraviglioso sgorga copiosa, annebbiandoti la vista ma lasciando l'udito libero di godersela come non mai.

Poi, come sempre, "The man with the red face", e verrebbe da dire "chettelodicoaffare", ma Lorenzo è sempre Lorenzo, e anzichè sedersi comodo come farebbero le persone normali e lasciar andare il suo capolavoro, ma lui oggi ha deciso di schiaffeggiarci e ci mette sopra un ensemble di piattini che trasformano tutto il jazzeggiamento sassofonistico che ben conosciamo in un treno lanciato a velocità folle verso il futuro.

E' già il miglior L.B.S. di quelli che ho sentito, ma manca ancora la chiusura, che arriva dopo un altro po' di castagne, di 303 come lame sonore che ci tagliano da un orecchio all'altro e di viaggioni da mani al cielo e abbraccioni (come se tutto ciò fosse poca roba): la chiusura, lo sappiamo, è sempre la stessa, a base di pancetta croccante.


Il synth oggi è un po' più grattone del solito, ma comunque sentire "Crispy bacon", alla fine di uno show così, a luci accese, nel club dove hai sentito le meglio cose, assieme ad amici di vecchissima data, tutti a saltare assieme, è una di quelle cose per cui puoi dire che valga la pena aver vissuto.

Grazie Lorenzo, grazie Classic.

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