mercoledì 3 ottobre 2012

Moullinex - Flora

Il nome di questo portugueso che si chiama quasi come una ditta di frullatori (in realtà in origine si chiamava proprio come la ditta dei frullatori, poi ha cambiato monniker per evitare casini legali) non dovrebbe suonare nuovo all'attento lettore di queste paggine, giacchè la sua "Sunflare" è comparsa varie volte nel mio podcast oltre che nell'ultima, splendida compilation di Dimitri da Parigi.

La novità è che dopo quattro EP all'attivo i signori della Gomma Dance Tracks hanno deciso che i tempi erano maturi per stampargli un album, ed ecco qui "Flora".


Ora, se vi venissi a dire che un album di un portoghese con la faccia da hipster che fa del french touch aggiornato ai giorni nostri è bellissimo, mi credereste?

Ovviamente no, e invece.

E invece è un album coi controcoglioni, aperto grossissimamente dalla versione originale proprio di "Sunflare", molto più poppeggiante e meno rotolona del club mix già noto ma ugualmente gustosa, e che prosegue in una sorta di "Air e Modjo del 2012" riuscendo a centrare il solco tracciato da quella gente lì ormai quasi vent'anni fa e invariabilmente mancato da quasi tutti quelli che ci hanno provato dopo, dai Justice in poi.

Lui, a differenza degli altri, la prende molto più sul versante disco, coi vocal femminili molto frifri, il piano e la bassata slappata e col piglio movimentato ma non troppo che si confà a un album da artista consumato, di quelli che non devono sparare tutto quello che hanno sulla breve distanza di un EP ma anzi sa di avere un gran numero di frecce al proprio arco e sa quando usarle.

"Movimentato ma non troppo", ovviamente, non significa che non ci siano almeno un paio di missilate di rilievo sparse qua e là per l'album: "Let your feet (do the work)" è un gran bel rotolone, "Summerman (reprise)" è ottima disco uptempo, e la title track  un bel tool di quelli per la chiusura a luci accese, ma è nei momenti più poppeggianti che il buon portugueso dà il meglio di sè.

La già citata "Sunflare", ma anche "Take my pain away" e soprattutto "Deja vu" sono godurie più per le orecchie che per il culo, da sentire in macchina, nell'ipod o in giro, anche se l'apice della sensibilità pop è la traccia di chiusura, una spettacolare cover di "Maniac" di Michael Sembello (sì dai, quella di "Flashdance") cantata nientepopodimeno che da Peaches.


Ennesimo colpo grosso della Gomma, dopo l'album degli Esperanza e tutto il resto delle figate che sta buttando fuori a ripetizione nel 2012.

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