Fanboy alert: sono un fan sfegatato di Coupland (come d'altronde ogni persona di buon senso), per cui questo post non ha alcuna pretesa di obiettività neanche da lontano ma anzi trasuda ammirazione e stima infinita da ogni riga.
Allora, ho letto l'ultimo Coupland pubblicato un mesetto fa in UK e ancora inedito in USA e ovviamente qui, in lingua origiale per evidente intraducibilità degli scritti di Doug: ho letto libri suoi sia in originale che in italiano (rispettivamente, "Microserfs" e "Jpod" in originale e "Generazione X" e "Hey, Nostradamus!" in italiano) e mi sento di affermare che tradotto Coupland perde un buon 90% del gusto, non tanto per incapacità dei traduttori ma per reale impossibilità di tradurre lo slang e lo stile dei libri, assolutamente realistici nel rappresentare il parlato e lo stream of consciousness dei protagonisti, che spesso e volentieri mi somigliano e che quindi, letti tradotti, suonano molto più "altri da me" rispetto all'originale.
In fin dei conti, potrei chiudere il post semplicemente con la frase qui sopra: a me Coupland piace così tanto perchè parla di me e perchè in ognuno dei suoi personaggi riconosco qualcosa di mio, qualche atteggiamento, qualche pensiero o qualche situazione che ho provato o direttamente o che comunque percepisco come affine alla mia generazione, appunto.
La trama in sè per sè non è qualcosa in cui riconoscersi granchè, è vero: futuro prossimo, api estinte apparentemente senza motivo, cinque giovani agli angoli opposti della terra che vengono punti da api superstiti, sempre apparentemente senza motivo, una nuova droga che accelera la percezione del tempo.ù
La trama in sè per sè non è qualcosa in cui riconoscersi granchè, è vero: futuro prossimo, api estinte apparentemente senza motivo, cinque giovani agli angoli opposti della terra che vengono punti da api superstiti, sempre apparentemente senza motivo, una nuova droga che accelera la percezione del tempo.ù
I cinque ggiòvani diventano all'istante delle superstar e finiscono rinchiusi in stanze anonime e separate dove subiscono un mese di test psicofisici, per poi essere trasferiti, tutti assieme, in un'isola sperduta nel nulla dove danno vita a una versione moderna del Decameron, raccontandosi storie a turno salvo poi scoprire un loro forte interessamento nei loro confronti da parte dei produttori di questa nuova dddròga.
Detto così è un romanzo con la trama completamente nonsense, e in effetti a una lettura superficiale potrebbe sembrare così (anche se le situazioni ridicole in cui si Coupland piazza i personaggi lo renderebbero piacevole anche solo letto così), ma in realtà Doug è un maestro delle allegorie e quando ti parla di questi tizi isolati dal mondo che inventano storie in realtà ti sta parlando della magia dei libri e del potere che hanno su di noi l'attività di immergersi in una lettura o quella di raccontare delle storie ad altri.
Ma non basta.
Non c'è solo il romanzo nonsense nè solo la dimostrazione d'amore per i libri, c'è anche la fotografia lucidissima e pesantemente umoristica di una generazione che le storie, lette o raccontate, le ha un po' perse e quindi cerca di sostituirle in qualche modo: c'è la tipa che fa gli earth sandwich mettendosi d'accordo con qualcuno che abita agli antipodi per mettere contemporaneamente una fetta di pane per terra, c'è quello che fa i soldi vendendo gli mp3 dei silenzi registrati in casa delle celebrità o il trebbiatore che si arricchisce mietendo il grano nudo sulla mietitrebbia e in streaming video ma c'è anche gente un po' meno freak (beh, oddio) come il giocatore hardcore di WOW o quella a cui i genitori confessano che hanno deciso di non credere più a nulla.
E questi sono solo i protagonisti: la società che li circonda, invece, ha come problema più comune il timore del futuro prossimo, quello che da noi i tg chiamano "terza settimana" ma che secondo Coupland è una cosa più articolata e legata alla mancanza di evasione temporanea dalla realtà.
Che poi, fa strano, perchè quando sei ggiòvane i vecchi ti dicono sempre che devi piantarla con quei giochini/libri/fumetti/dischi/cazzimme e dedicarti a qualcosa di veramente importante, poi arriva il vecchio Doug e ti ricorda che i momenti di evasione condivisa con altri sono importanti almeno tantoquanto e, anche se i personaggi dei suoi libri non sono eroi in cui sei fiero di riconoscerti, ti tranquillizza lo stesso.
Grazie, Doug.
Se non si fosse capito: per me questo è il libro dell'anno, correte a comprarlo immediatamente (aspettando che Doug finisca la biografia di McLuhan per cui sto già sbavando da mesi).