martedì 10 novembre 2009

Lusine - A certain distance (Ghostly)

Ho conosciuto Lusine per un album di remix, "Podgelism", che aveva catturato la mia attenzione per via dei nomi altisonanti che comparivano tra i remixer, da Matthew Dear padrone dell'etichetta, a Dimbiman&Cabanne, Lawrence, Apparat, Tejada fino a uno splendido Robag Wruhme che suono tuttora ogni tanto, passando per qualche altro sconosciuto: non sapevo che in realtà il buon Jeff McIlwain ha alle spalle una lunga carriera di produttore IDM/Leftfield/Pop elettronico/comecazzolovuoichiamare.

Poi mi è capitato in mano il suo nuovo album, "A certain distance", a cui ho deciso di dare fiducia proprio in virtù dell'ottimo ricordo di "Podgelism"...e bam! sono diventato un fan.



Vediamo di capire di cosa si sta parlando, innanzitutto: tanto per inquadrare un po' il genere, i nomi che gli si avvicinano sono probabilmente i Royksopp e i Frost dal lato più poppeggiante e easy-listening, ma prende molto anche da Nathan Fake e la Border Community tutta (almeno, dal loro lato meno danzereccio e più sperimentale) e da Kieran Hebden.

In maniera molto simile ai Frost, gruppo purtroppo poco conosciuto e con all'attivo solo due album (il primo dei quali, "Melodica", è un piccolo capolavoro), le tracce di questo "A certain distance" che rimangono in mente per prime giocano su vocal femminili leggeri e melodici chiaramente influenzati da Roisin Murphy e il suo ommo Matthew sempresialodato Herbert che si appoggiano gentilmente su synth tappetosi e ninnananneggianti: il primo singolo estratto dall'album, "Two dots", ha pure il ritornello con l'hook che rimane in mente facile facile senza che tu te ne accorga.

E proprio come i Frost, ma anche come i Royksopp e volendo anche come i Border Community, la chiave di volta è proprio quel "senza che tu te ne accorga": Lusine rende al 101% se ascoltato facendo altro, se "sentito" come sottofondo anzichè "ascoltato", perchè le tracce non hanno nulla di protagonista, nessun colpo di scena drammatico, ma anzi evolvono lentamente e inesorabilmente in modo che lo svolgimento delle singole tracce e dell'intero album passi liscio come l'olio, mantenendo una sua organicità quasi perfetta che fa in modo che ti accorgi che avevi gli auricolari nelle orecchie solo quando l'album è finito e rimani da solo col silenzio.

Morale, l'album rende al meglio se ascoltato tutto in una volta, anche perchè è fatto in modo da non avere particolari highlights: forse le uniche tracce che si scostano un po' dalle altre e che meritano l'ascolto separato sono "Every disguise", la più danzabile per via della cassa in quattro più accentuata e che è un po' "Windowlicker goes Border Community", col lead evidentemente citazione dell'unica traccia che apprezzo di Aphex Twin e i synth attorno sottocampionati e la traccia di apertura, "Operation costs", che ricorda molto gli Air di "Talkie walkie", anche se in realtà secondo me l'ascolto delle tracce separate o anche solo con lo shuffle acceso non rende giustizia all'ottima coerenza impressa da Lusine all'intero album, che di fatto si ascolta come se fosse un unico traccione.

Morale, non è niente di devastantemente innovativo, anzi è facile da ricondurre ad altri artisti più rivoluzionari, ma si ascolta con un sacco di soddisfazione e anzi è il sottofondo ideale per un pomeriggio lavorativo autunnale.

Promosso a pieni voti.

1 commento:

Lario3 ha detto...

Sballo.

Grazie mille per il bel commento, CIAO!!! :-D