domenica 1 novembre 2009

La GU nuova di James Lavelle

L'ho aspettata con ansia, mi sono procurato una preview copy appena possibile e dopo neanche 20 minuti di ascolto del primo cd avevo già ordinato l'edizione limited su play.com, all'abbordabilissima cifra di quattordici euro e novanta shipping included.




Bastano le prime quattro-cinque tracce del primo cd, infatti, a capire che siamo di fronte a una perla: già l'intro ci anticipa che tipo di esperienza sarà, con una voce sintetica che dice "When you listen to James Lavelle, use earphones in the dark": il primo cd, infatti, è un viaggio oscuro e cupo nei meandri della neotrance, che a differenza del porcaio su-le-mani tutto arpeggioni e pause strappalacrime da cui prende il nome è in grado di esplorare in maniera più vasta lo spettro delle emozioni umane, includendo anche il lato oscuro che Lavelle dimostra di dominare alla perfezione.
Se le prime tracce del primo cd infatti spengono la luce dell'ascolto cosciente a colpi di ambient alla Unkle, basta un attimo, un giro di percussioni sbilenche e un synth immediatamente identificabile a gettare una saetta luminosa nelle orecchie:



Da qui in poi, il buio in cui Lavelle ci accompagna è un buio accogliente e rilassante, come quello di una cameretta in cui ci si addormenta sotto il piumone dopo una giornata faticosa, ma punteggiato di luci come un cielo stellato, che a intervalli regolari impediscono di perdere del tutto conoscenza come succede di solito ascoltando gli Unkle: il remix di "Life2live" di Layo e Bushwacka! e soprattutto la traccia degli Ame con Dixon e Derrick Carter, con un groove appena accennato ma che in mezzo alle atmosfere rarefatte e ambientose sembra tiratissimo, servono proprio a ricordarci che non stiamo ascoltando un album Psyence fiction o Never never land ma un mixcd (teoricamente) registrato in un club, con dei suoni che probabilmente sentiti a mattina inoltrata farebbero venire le visioni senza bisogno di sostanze chimiche.

Il secondo cd, purtroppo, rispetta le previsioni tanto quanto il primo: il discorso è sempre "siamo in un club, non siamo in studio", per cui Giacomo Lavelli pigia forte sull'acceleratore, perdendo un po' della classe cristallina che lo contraddistingue ma dimostrando comunque di essere un superstar dj e di sentirsi a suo agio non solo con l'ambientosità ma anche con la legna, facendo una cosa che da uno come lui non ti aspetteresti mai: un mixato di minimal techno pimpumpam di quelli che anche se sai che non è cosa e cerchi di darti un tono e pensare "cazzo no dai non posso, Dubfire è un maranza" poi non ci riesci e la testa la scuoti lo stesso e ti fomenti pure un po', ma solo quando sei da solo e non ti vede nessuno.

Pare si mettano d'accordo, i signori delle compilation seriali: il Fabric annuncia Martyn, di cui a me non potrebbe fregare di meno, a chiudere una serie non felicissima con Claude Von stroke che bleah, Jay Haze noioso, Radio Slave un po' anonimo e Magda che almeno dalla tracklist dovrebbe essere la migliore delle quattro, e allora il signor GU riemerge dall'abisso di mestizia in cui era finito con la tremenda compilation di Felix da Housecat regalandoci questa perla.

Acquisto consigliato a grandi e piccini, ma occhio: il primo non è assolutamente adatto all'ascolto in macchina, visto l'effetto psicotropo...io credo la terrò in casa assieme alle altre, ma in macchina proprio non me la sento di portarla.

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