giovedì 22 dicembre 2011

La miglior musica del 2011, parte 4: breakthrough artists

Se c'è una cosa che veramente mi fa pensare al 2011 come a un anno estremamente positivo per la musica, è la grossa quantità di nomi nuovi che si sono affacciati sulla scena EDM o che hanno consolidato quello che hanno fatto intuire di buono nel 2010: probabilmente alcuni di loro saranno fuochi di paglia e non tutti diventeranno dei mostri sacri, ma almeno hanno contribuito a svecchiare pesantemente il panorama musicale.

Tra quelli che c'erano già e hanno fatto il botto, non si possono tralasciare i Visionquest: almeno due di loro, Seth e Ryan, avevano già una carriera più che avviata per i fatti loro, ma con l'etichetta nuova e l'identità "di gruppo" sono diventati dei veri e propri superstar djs, presenti dappertutto e noti al grande pubblico: la cosa incredibile è che, a parte Seth, l'hanno fatto mantenendo degli standard qualitativi altissimi sia come produttori che come dj che, soprattutto, come label owner.

Le nove uscite del catalogo Visionquest finora, infatti, sono una meglio dell'altra e hanno dato una grossa spallata al trend di "poppizzazione" dell'EDM di cui si è già parlato in questa serie di post, oltre a sfruttare la risonanza dell'etichetta per portare alla ribalta nomi emergenti: è facile nominare i vari Benoit e Sergio, Tale of us o Maceo Plex, ma il mio preferito del catalogo è questo qui, anniottantissimo e romanticone:


Gli altri artisti della famiglia Visionquest, a parte Maceo Plex che quest'anno ha fatto il botto gigante ma era già noto come Maetrik e Dinky, sono per la maggior parte nomi nuovi, tipo Benoit e Sergio e i Tale of us, che nel 2010 quasi non esistevano ancora e che invece nel 2011 hanno veramente dato spettacolo, sia sull'etichetta dei quattro di Detroit che altrove, rispettivamente su Spectral e Dfa i primi e un po' dappertutto con una sfilza di remix anche per artisti blasonati come i Whomadewho, a cui hanno bellamente regalato una delle hittone dell'anno.

Morale, quattro artisti (due più due) da tenere d'occhio forte nel 2012, per capire se classificarli tra le meteore o i breakthough che arrivano per restare.

Un'altra artista che ha fatto un discreto botto nel duemilaundici e che è a forte rischio meteora, invece, è Maya Jane Coles: se la cava più o meno a far tutto, dalla deep house al dubstep (con l'alias Nocturnal sunshine) ma pare sempre un po' sospesa, sul punto di sfornare il capolavoro definitivo che la consacri al grande pubblico ma sempre ferma un mezzo passo prima.

Se riesce a fare quel piccolo salto di qualità che le manca e che sembra essere in grado di fare perchè di talento ne ha, le si prospetta una carriera nell'olimpo dei grandissimi, altrimenti il dimenticatoio la insegue a larghe falcate.

Per fortuna, qualcosa di valido ce l'ha già lasciato, con questo remix da abbraccioni e lagrimoni:


Anche in questo caso, quindi, occhi puntati per tutto il duemiladodici in attesa di capire che sarà di lei.

In realtà, MJC non è un fenomeno isolato ma è piuttosto l'espressione di una tendenza molto più grossa che nel duemilaundici ha trovato ampio risalto: la resurrezione di Londra e del Regno unito nell'infinita battaglia contro Berlino e la Germania per la supremazia nel mondo dell'EDM.

Sarà per quella storia della poppizzazione e per il fatto che se si parla di pop la Gran bretagna non teme quasi nessuno e piscia forte in testa alla Germania da sempre e per sempre, sarà per la maturazione della bass music che non nasce certo a Berlino, sarà per una naturale alternanza, fatto sta che il duemilaundici ha visto molti più talenti nuovi arrivare da oltremanica che dalla terra dei crauti: poi ovviamente tutti la manica la attraversano e si trasferiscono a Berlino perchè è fico e ci sono tutti, ma la speranza di vedere un giorno le mandrie di turisti italiani abbandonare quella che ormai è la nuova Ibiza per trasferirsi altrove esce dal duemilaundici quantomai rinvigorita.

Uno dei fattori chiave nella resurrezione UK è stata un'altra resurrezione, quella di una scena che pareva morta e sepolta dai tempi del trip hop e che invece nella seconda metà del 2011 è tornata come un'araba fenice: sto parlando della scena di Bristol, ovviamente, e dei suoi produttori che a cavallo tra bass music e deep, tra echi retro e innovazione, hanno sfornato alcune delle meglio tracce dell'anno.

Il mio preferito è Eats everything, a cui ho già dedicato un post di recente, ma anche Julio Bashmore ha un suo perchè e pure Joker, che a me non piace, ha comunque più di qualcosa da dire: morale, anche questi stanno nella lista di artisti da tenere d'occhio per l'anno venturo.

Tra quelli che invece nel 2011 hanno dato così tanto che non c'è neanche più bisogno di tenerli d'occhio ma sono diventati delle garanzie, invece, c'è un sacco di gente che arriva dal giro della nudisco e del nuboogie: non solo gli ovvi Wolf+Lamb, Soul clap (i dj dell'anno, a mio umilissimo parere personale), Lee Foss e Jamie Jones, ma anche tutta la cricca della No.19 dagli Art Department e Deniz Kurtel in giu, quella della Hot creations e ovviamente della Crosstown rebels, etichetta guidata magistralmente da un Damian Lazarus in grado di dribblare con ugual sapienza i casini finanziari e le mode musicali dando sempre l'impressione di essere in grado di dominare entrambi a proprio piacimento.

Infine, vecchie glorie tornate prepotentemente alla ribalta: il ritorno in vita della disco ha brutalmente richiamato dalla pensione alcuni mostri sacri che ormai quasi dormivano il sonno dei giusti, su tutti Dimitri from Paris, che nel duemilaundici ha alternato cose eccellenti come uno dei migliori Essential mix dell'anno a veri e propri miracoli come far fare un cd bellissimo a Bob Sinclar (la doppia compilation nuova della Playboy mansion) e Greg Wilson, che è uno di quelli che hanno iniziato a fare il dj quando la figura del dj non esisteva, tuttora suona coi nastri reel 2 reel anzichè coi vinili e oltre a essere un dj dellamadonna è anche un grandissimo storico della musica: il suo blog e il suo account su soundcloud sono un pozzo senza fondo di aneddoti, storie e pezzi di cultura musicale che andrebbero insegnati nelle scuole.

Da tutti gli artisti qui citati e dai nomi nuovi che sicuramente verranno fuori, mi aspetto un duemiladodici eccellente almeno tanto quanto il duemilaundici, se non di più: raramente sono stato così ottimista sul futuro della musica, non vedo l'ora di vedere cosa succederà.

1 commento:

Jimmy ha detto...

Che bello pisciare in testa a Berlino...ahahahah..
2011 all'insegna degli UK, concordo decisamente