lunedì 7 gennaio 2008

Claudio Coccoluto & Pierfrancesco Pacoda - Io, Dj




I dj italiani di vecchia generazione, a mio parere, si dividono in 3 grandi categorie: ci sono quelli che hanno abbandonato la scena (pochi), quelli che continuano a suonare ma sentono il peso degli anni e danno la netta sensazione di aver perso ogni stimolo a proporre buona musica in favore di un'immagine modaiola e mainstream, non sempre di successo (troppi).....e poi c'è Coccoluto.

Coccoluto è uno che quando parla - o quando scrive, ugualmente - lo fa col carisma del decano dei dj italiani, di quello che mette i dischi nei locali da prima che molti di noi nascessero, col buon senso che solo una lunga esperienza può conferire, eppure dai suoi discorsi e dai suoi scritti traspare una passione così genuina, così profonda da sembrare quasi quella di un ragazzo che ha appena comprato i piatti e freme all'idea di poter trasmettere le proprie emozioni al pubblico.

"Io, Dj" è il racconto, suddiviso per argomenti, di questa passione, di come a distanza di un ventennio continui a spingere il Coccoluto ormai uomo di mezz'età con lo stesso vigore con cui spingeva il ventenne che "Prima che cominciassi il mio non era un mestiere, non aveva una dignità. La spinta principale ed è il punto di partenza, è la passione per la musica. Non lo status sociale da raggiungere, ma questa semplice, necessaria condizione".
La prima metà del libro, quindi, si concentra sulla storia di Coccoluto sia come persona, come appassionato di musica estasiato dalle cassettine di Mozart e Baldelli e sempre assetato di suoni nuovi, che come personaggio, esaminando le fasi che hanno portato alla costruzione della figura leggendaria che è oggi, dai primi parties organizzati a Napoli con gli Angels of Love con dj americani, all'Inghilterra e a Ibiza, con aneddoti ed episodi eclatanti (tipo lo striscione "Solo Coccoluto può salvarci" apparso in tribuna allo stadio San Paolo a Napoli all'inizio del periodo nero post-Maradona della squadra).

Ma il sottotitolo è "Musica, moda, stili di vita: perchè il mondo è diventato una gigantesca pista da ballo?" e, tra le righe ma neanche troppo, Coccoluto indica chiaramente i motivi per cui la moda e il business abbiano preso il posto delle emozioni; non lo fa col risentimento di un attempato vecchietto che dice "eh, ai miei tempi...", ma come un attento insider che descrive un inevitabile processo di snaturazione di una scena troppo grande per rimanere fedele a sè stessa, soprattutto perchè, per sua natura, è una scena spinta dal desiderio di rottura col passato, "condannata" a un rinnovamento perpetuo dai propri princìpi ispiratori.

Secondo Coccoluto, quindi, esiste una vera e propria distinzione tra i "grandi" club e quelli "mitici", in cui i primi sono quelli in grado di durare una, massimo due stagioni a livelli stratosferici per poi perdere la propria spinta all'innovazione, mentre solo i secondi, continuando a ricercare il Nuovo, possono entrare nella leggenda; della prima categoria fanno parte i megaparty anglosassoni che attualmente affollano Ibiza, tipo Manumission o il Ministry of sound, vere e proprie industrie dell'entertainment di massa che offrono al pubblico esattamente quello che si aspetta, mentre della seconda categoria, almeno attualmente, fanno parte situazioni più intime, in cui il pubblico può liberamente lasciarsi andare all'atto di fede nei confronti del dj e dell'organizzazione, consentendo quindi loro di spendersi interamente allo scopo di stupirlo, di emozionarlo.

Ed è proprio la valenza emozionale, sciamanica del dj a spingere ancora Coccoluto dopo tanti anni, l'idea di poter controllare a proprio piacimento lo stato emotivo del pubblico trasmettendogli il proprio attraverso la selezione musicale, suscitando in tutti i presenti delle vibrazioni positive che come punto di origine hanno l'anima del dj stesso, il primo a divertirsi durante un buon set.
E' grazie a questa fede incrollabile nella musica e nelle good vibrations, quindi, che i dj sono diventati quello che sono oggi, innovatori musicali, sciamani e rockstar allo stesso tempo, e solo quelli in grado di mantenere sempre viva la passione sincera per la musica come se avessero appena comprato i piatti possono diventare dj leggendari.

Coccoluto è senza dubbio uno di questi, anche se per me rimarrà sempre anche il vecchio maestro che a fine serata, dopo un party in un loft, ha comunque voglia di prestare attenzione 10 minuti a un apprendista dj in cerca di consigli, e gli spiega che al pubblico "devi far capire che sei tu che comandi, sei tu che hai il cazzo, è come con un donna."...grazie di tutto quello che hai fatto e continui a fare, Claudio.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

spero che la moglie di Claudio così come la tua gentile signora non legga mai le ultime righe altrimenti sì che sò cazzi....

Synth

Anonimo ha detto...

Perche' stUpirsi di un cinquantenne che ha l'entusiasmo di un ragazzo e profonde la stessa passione di un neofita perche' gli piace quello che fa?
A me succede lo stesso con il mio lavoro...eppure racconto la stessa storia da oltre venticinque anni.
L'eta' NON e' un fatto anagrafico, ma come ci si sente...
BTW Coccoluto a Dubai e' un mito; ha suonato al Trilogy a Medinat Jumeirah, annoverato tra i cinquanta migliori clubs del mondo

PAPO

Raibaz ha detto...

Lo so che l'età non è un fatto del tutto anagrafico ma interiore, però non è comunque una cosa da tutti, soprattutto in un settore in cui molti, una volta "arrivati", si adagiano sugli allori perdendo la fondamentale spinta all'innovazione che invece Coccoluto mantiene :)

(Cmq credo che abbia suonato in un po' tutti i migliori 50 clubs del mondo, oltre che al Trilogy ;))

Anonimo ha detto...

beklla la similitudine dello sciamano rockstar...
ricorda un po "last night a dj saved my life" :P

Raibaz ha detto...

Arriva proprio da lì :)

L'ultima pagina è commovente...