domenica 20 gennaio 2008

Steve Bug - Fabric 37


Steve Bug, zitto zitto, è in giro praticamente da una vita, ossia dal 1991: il semplice fatto che abbia più di 16 anni di onorata carriera da dj, produttore e label manager e che riesca, a distanza di così tanto tempo, a riscuotere dell'ottimo successo senza essersi svenduto lo eleva, di diritto, al rango di "mostro sacro", lo fa entrare in una ristretta cerchia di artisti in grado di suonare sempre freschi anche col passare degli anni.

Come è naturale che sia, anche la sua carriera ha avuto dei momenti altalenanti: nella fattispecie del periodo più recente, ha avuto un autentico boom qualche anno fa, grazie all'esplosione del fenomeno minimale, che ha saputo cavalcare in maniera davvero sapiente con le uscite su Pokerflat, scoprendo di fatto il fenomeno Trentemoller, seguito da un leggero ammosciamento in corrispondenza all'afflosciarsi della bolla minimale.

Come ripeto abbastanza spesso qui, il momento musicale attuale è un momento di transizione, in cui inizia a delinearsi "the next big thing" e il trend imperante in declino agonizza e puzza di marcio ogni giorno di più: data l'aria di cambiamenti, quindi, viene abbastanza naturale rivolgersi a chi di cambiamenti ne ha già visti passare tanti per cercare di captare quale sia la direzione verso la quale rivolgersi.
La compilation di un capitano di lungo corso come Steve Bug, su una serie di lunghissimo corso come quella del Fabric (che tra l'altro, ultimamente si sta risollevando anche lei da un periodo un po' loffo, grazie anche al miglior album del 2007), è quindi un'ottima occasione per avere un parere autorevole sul futuro prossimo della scena musicale elettronica.

Steve Bug, quindi, da artista poliedrico qual'è, smette i panni del label manager della Pokerflat e indossa quelli dell'altra etichetta che dirige, quella che pareva aver un po' abbandonato ma che ultimamente è tornata in auge con delle ottime uscite: la Dessous.
Dessous, storicamente, è una delle etichette di punta del panorama deep house; il fatto che nella tracklist dell'ultima compilation di Steve Bug siano presenti varie tracce uscite su Dessous e nessuna su Pokerflat, è chiaramente indicativo del passaggio di paradigma ormai concluso: il futuro, come si è già detto, è house.

Così, la compilation passa con sapienza da artisti ed etichette che, in fondo, hanno sempre avuto una forte impronta house (Ovum e Moon Harbor), a produttori che hanno capito in anticipo dove dirigersi e ora sono trendsetters (Mikael Stavostrand e il wonderkid della techno, Joris Voorn), a degli sleeper hit lanciati, di fatto, proprio dalla comparsa in questa compilation, come la splendida traccia di Afrilounge su Conaisseur che ormai suonano un po' tutti.

Oltre all'impronta house, poi, è molto indicativo della direzione musicale futura il numero di bpm dell'intero mixato, molto basso, che quindi segue la linea intrapresa da molti dei dj più raffinati negli ultimi anni, orientati a scuotere la pista non usando il pitch ma la qualità della musica; Steve Bug, essendo un dj di classe, riesce appieno in questo difficile compito, per cui il mixato è effettivamente piuttosto lento, ma assolutamente non privo di momenti di fomento.

In definitiva, quindi, il Fabric di Steve Bug è un ottimo acquisto per chi volesse rendersi conto di dove sta andando la musica "da club", ma è soprattutto una gran bella compilation come non ne uscivano da un po', complice anche il fatto che le ultime Global Underground sono abbastanza fiacche :)

Nota di costume finale, poi, un plauso agli italianissimi Mogdax, visto che non capita a tutti di piazzare una traccia su una compilation del Fabric :)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie+Thnx! From italy
mogdax www.mogdax.info