Del 4cento non ho mai parlato qui, in base al principio per cui delle cose veramente fighe è meglio non parlare troppo perchè non si sputtanino: dato che però mi sembra di capire che la gestione ci tenga molto a mantenere l'ambiente com'è ora, tanto vale rompere il muro di silenzio e parlarne, che se lo merita e si merita pure un paio di critiche costruttive.
Prima di tutto, però, parliamo della serata di ieri: per quelli che lo conoscono (e sono tanti), basti sapere che c'era Simone KK ed era molto soddisfatto, il che è già di per sè un marchio di garanzia autorevolissimo, per gli altri vado ad articolare un po' il discorso.
Kenny Larkin è nero, è di Detroit e fa parte della seconda generazione di produttori techno (quella di Jeff Mills, per capirci), solo perchè quando hanno iniziato i tre di Belleville era a fare il militare; in realtà, però, è una specie di anello mancante tra la parte black, tipicamente americana e influenzata dal funk e quella bianca, europea e più intransigente della techno, viste le sue uscite su Plus8 e su Warp, per cui il set di ieri è stato un bellissimo ibrido dei due volti.
Partito morbido e melodico, col remix di Carl Craig di "Tides" che è già un bell'iniziare, è andato in crescendo costante fino ad arrivare a qualche sassata di spessore, sempre con la classe innata di quelli in cui scorre la forza di Detroit: dopo un'ora e mezza buona danzando sulla linea di confine tra house e techno, tra "ti schiaffeggio" e "ti faccio fare il sorrisone gay", decide che è ora di scuoterci definitivamente e mandarci a casa contenti e sfodera missili che ci portano via dal pettinatissimo ristorante in cui ci troviamo e ci catapultano in un rave del periodo del boom dell'acid house, per poi decidere di dare il colpo di grazia a KK e a tutti noi suonandoci questo:
E potrebbe essere abbastanza, ma invece non ci si fa mancare niente e si passa da un remix groovissimo nuovo di "Gypsy woman" delle Crystal waters (che avevo già in mente da un po' di suonare ma non avevo mai trovato l'occasione, con questa rinfrescata potrebbe facilmente scapparmi in qualche podcast) e soprattutto a "French Kiss" di Lil' Louis; è praticamente ora di chiudere e torniamo a casa da questa gita a Detroit col sorrisone.
Tutto bello? Ni.
E' sempre una meraviglia sentire della techno bella così suonata da chi ne ha tutto il diritto, però.
Però.
Però ok che lo stile distintivo dei padri fondatori della techno prevede una tecnica abbastanza sporca, ma io sapevo che il canale del mixer andava alzato dopo aver messo a tempo i dischi, non prima, altrimenti anche se sei Kenny Larkin e tutti noi ti vogliamo un sacco bene ogni 3-4 minuti perdiamo di vista il filo del discorso e ti tocca riprenderci in mano tirando fuori il meglio da quel tuo setup inusuale con final scratch + controller per gli effetti.
Però ok che in Italia sono abituato a chiudere più di un occhio sulla situazione e concentrarmi sulla musica, ok che comunque una situazione un po' pettinata è infinitamente meno fastidiosa di una selva di cinghiali, ma la sensazione tipica del 4cento, non solo di ieri sera, è quella delle perle ai porci: l'avventore medio, escluse quelle 20-30 persone "del giro" che sono sempre le stesse che si incontrano anche altrove (e tutte ovviamente conoscono KK), è il pappone 40enne in camicia-giacca-champagne, al quale non credo faccia troppa differenza se a suonare c'è Kenny Larkin, o Sis, o Nick Curly piuttosto che Gino Salamella.
Chissenefrega alla fine, anzi come ho già scritto ben venga un ambiente un po' più curato rispetto a quello di tanti altri superclub italiani popolati di 15enni con la cocaina fino alle orecchie, ma attenzione a evitare che la selezione piuttosto rigida e basata solo sul coefficiente di pettinatura anzichè sul reale interesse musicale non diventi un fattore negativo in grado di allontanare quel poco di clientela 'clued up' che c'è.
Che poi, io faccio tanto il vecchio barbogio scassacazzo, ma alla fine mi sono divertito un sacco ieri sera, eh...Detroit + ammisci + ingresso free è una formula praticamente garantita :)
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