martedì 9 dicembre 2008

Le migliori label del 2008 secondo ResidentAdvisor

20.Mule Electronic
19.Spectral Sound
18.Innervisions
17.Workshop
16.Hyperdub
15.Kompakt
14.Smallville
13.Circus Company
12.Oslo
11.Diynamic
10.DFA
09.Cécille
08.Dial
07.Rekids
06.Cadenza
05.Wagon Repair
04.Skull Disco
03.Perlon
02.Modern Love
01.Ostgut Ton

Su RA c'è anche la spiegazione dettagliata di ogni etichetta e dei motivi per cui è stata inclusa nella classifica...classifica di cui condivido i componenti ma non l'ordine.

Capisco che la Ostgut Ton sia stata una delle etichette principali della rinascita del filone dubbeggiante della seconda metà del 2008, ma elevarla a miglior label dell'anno mi pare sinceramente eccessivo, come pure mi pare un'esagerazione bella e buona mettere sul podio una Perlon che nel 2008 ha sfoderato solo ep deludentissimi di grossi nomi, tipo il Vasco ep di Villalobos o quello di Gerald Donald.

Evidentemente, RA crede molto nel dubstep, visto che la Perlon è così in alto per la comparsa, proprio nel Vasco ep, di Shackleton e vista la posizione altissima della Skull disco di Shackleton stesso: staremo a vedere se si rivelerà una fiducia ben riposta o se, come immagino, il fenomeno si rivelerà un fuoco di paglia come quello, a suo tempo, del trip hop, con cui per me condivide molti elementi.

Tolte alcune etichette che sono state messe evidentemente per dovere di fama e che non potevano essere omesse anche se nel 2008 non hanno fatto nulla (DFA e Kompakt) o che compaiono solo per fare gli alternativi ma che non hanno alcuna reale utilità (davvero qualcuno suona i Workshop?), la maggior parte sono effettivamente le etichette più importanti del 2008: le due che hanno influenzato la maggior parte del sound di quest'anno, Cecille e Oslo, stagnano nell'anonimato di metà classifica, mentre l'unico piazzamento alto condivisibile è quello della Wagon Repair.

Vuoi per lo splendido album di Deadbeat, o per aver ospitato il ritorno sulle scene di Ryan Crosson, o per le solite, validissime uscite dei vari Luca Bacchetti (orgoglio italiano), Hrdvision e Mathew Jonson, la Wagon Repair zitta zitta non ha praticamente sbagliato un'uscita quest'anno, regalando sempre gran classe.

Piazzamenti più alti sarebbero stati meritati, a mio avviso, anche per Cadenza e Rekids: la prima si è definitivamente confermata come una label del giro delle più grandi, al confine tra pop e dance, al livello di colossi come Get Physical, Minus e Cocoon, mentre la seconda, zitta zitta pure lei come la Wagon Repair, ha sfornato una perla dopo l'altra tutte sempre rigorosamente presenti nelle borse dei dischi più importanti del globo.

Inoltre, due gravissime assenze nella chart di RA: c'è veramente bisogno di piazzare così in alto la Modern love che ok, bei dubboni, ma è un riciclo di uno stile vecchio e soprattutto è roba solo ed esclusivamente da ascolto sul divano, per poi ignorare etichette come la Ovum, che almeno una citazione senza infamia e senza lode se la meritava e, soprattutto, la Desolat, uno dei best breakthrough del 2008 tra il rispolvero di Maurizio, lo splendido album del labelowner Loco Dice, la megahit di Dubfire e il bellissimo ep di Jay Haze?

9 commenti:

Anonimo ha detto...

L'unico punto in comune del dubstep col trip hop sta solo nella ripresa di alcuni suoni/atmosfere dub.
Per il resto il dubstep ha molto più a che fare con la techno e l'acid house (specie come attitudine). Tieni anche conto del fatto che "noi" parliamo di dubstep soltanto dagli ultimi 2 anni mentre in Uk c'è una scena ben radicata da molto prima con nomi nuovissimi sempre alla ribalta ed un forte rifiuto del mainstream (l'esatto contrario del triphop)...infine Shackleton ha chiuso la skull disco....

Raibaz ha detto...

Boh, vedremo...io ci vedo la stessa situazione di "la nuova metrica che cambierà il mondo che però poi si rivela un fenomeno solo Uk e solo di un paio d'anni massimo"

Alla fine, indipendentemente dal fatto che piaccia o no che è una questione soggettiva, a livello di metriche e, più in generale, di mood, è davvero un cambiamento radicale rispetto alla cassa in 4 a cui è abituato l'italiano medio, o addirittura l'europeo continentale medio, per cui prima che una rivoluzione così diventi una cosa radicata ci vorrà molto, molto tempo, visto che prima deve anche diventare radicato il concetto che possono coesistere scene così diverse...penso per esempio alla scena dnb, che qui in Italia è relegata a contesti di nicchia nella nicchia pur essendo persino più radicata e mainstream di quella dubstep in Uk.

Morale, per me ci vorrà almeno un altro paio d'anni perchè riusciamo a capire se il dubstep è un fuoco di paglia o è "here to stay", ma nel frattempo io continuo a non capirlo :)

Anonimo ha detto...

In realtà la scena dubstep ha preso piena coscienza di sè nel 2005, e se ci aggiungi un programma su bbc1 come quello della Marianna Hobbs, una serata come la FWD>> che da Bristol si è spostata a Londra, il rilancio di labels storiche come la Planet Mu, la nascita di nuovi clubs come i Corsica studios e festival come Bang Face e Bloc o le serate sub:stance al panorama...beh di materiale ce n'è abbastanza direi...insomma il dubstep ci sta già qui da un pezzo e visto il suo appeal poco commerciale è molto difficile che si bruci subito...

Raibaz ha detto...

Ma lo so che il dubstep c'è già da un pezzo, però come hai detto anche te, "qui" è arrivato da molto poco (e infatti di tutte le cose che hai citato tu l'unica "continentale" sono i party sub:stance), e se conti che un genere più mainstream come il dnb è arrivato "qui" molto prima eppure è relegato a una nicchia meno che minoritaria, io non vedo l'Europa continentale (e in particolar modo l'Italia) come terreno fertile per suoni così tanto diversi da quelli a cui il grande pubblico è abituato.

Per come la vedo io, nella migliore delle ipotesi se dovesse rimanere qualcosa di dubstep "qui" negli anni a venire sarebbe in una sottonicchia concettualmente equivalente a quella dnb, anche se in tempi di crisi in cui si fa fatica a far quadrare i bilanci dei party non so quanto spazio ci sia per le sottonicchie col bacino d'utenza estremamente ridotto...

Anonimo ha detto...

beh ma che sia una nicchia è palese...e nel continente ha attechito giusto in olanda e Berlino, luoghi molto vicini all'attitudine londinese...
Io il "qui" lo intendevo in maniera più ampia (ed astratta se vogliamo) ovvero l'essere qui come scena nel mondo, non il qui specifico del continente.
Il dubstep in realtà ha una sorella che cerca disperatamente (e riuscendoci giuto ogni tanto e solo in Uk) di essere mainstream che è la grime perchè diretta discendente del modaiolo 2step...

Raibaz ha detto...

Bene, quindi ora che l'abbiamo definitivamente etichettato come nicchia nella nicchia posso smettere di crucciarmi perchè non lo capisco e decretare che anche se non lo capisco me ne posso fregare :)

Come nicchia nella nicchia preferisco sensibilmente la dnb (non s'era capito? :D), che però qui in Itaglia è sempre associata a contesti in cui non mi identifico granchè, per cui la evito...però lo show di Fabio e Gruvraida lo sento sempre volentieri :)

Anonimo ha detto...

ma quindi al BLOC vieni?

Raibaz ha detto...

Certo che vengo...dubstep a parte, c'è un sacco di roba che mi interessa :)

Nelle vacanze prendo i biglietti...

Unknown ha detto...

dire che DFA non ha fatto nulla mi pare un po' esagerato.

Holy Ghost, Runaway e Juan Maclean sono gran dischi. Per non parlare degli album: Syclops e Hercules and Love affair.

e la compilation Nobody Knows Anything.

Ci fossero 10 etichette come la DFA farei salta di gioia.