domenica 27 dicembre 2009

Gli album del decennio, parte 5: Richie Hawtin - DE9: Transitions

E' inutile che stiamo qui a raccontarcela, dai: nel bene e nel male, l'uomo che ha iniziato il decennio come Plastikman e l'ha finito come "lo zio Rici" è stato una delle persone che in assoluto hanno definito maggiormente il suono degli anni '00.

Sia musicalmente in senso stretto, con la Minus e la Plus8, che soprattutto dal punto di vista tecnologico, molte delle profonde trasformazioni che la musica elettronica e la figura del dj hanno subito nei primi anni del nuovo millennio le ha inventate Richie, a partire dal Final scratch per arrivare a Beatport passando per lo x:one 3D.

Nel corso del decennio, l'ex ciuffobiondo ha reso sempre più sfumati i confini tra il dj, il produttore e il live artist, eliminando progressivamente l'aspetto fisico e meccanico della performance del dj e trasformandola in uno show digital-only che non è più un dj set ma non è ancora, del tutto, un live set.

L'idea, a ben vedere, il ragazzo l'ha sempre avuta: il DE9 originario, quello intitolato appunto "Decks, Efx & 909", è di fine 1999 ed è la prima testimonianza del desiderio di trascendere le possibilità del dj set "convenzionale" fatto con una coppia di Technics creando una miscela unica ogni volta in cui il valore del risultato finale sia maggiore di quello delle parti che lo compongono grazie all'aggiunta dell'estro del dj; lungo il decennio che si va chiudendo Richie ha spinto la musica e, soprattutto, la tecnologia, su questa strada per poter evitare di perdere tempo con attività noiose come il beatmatch, le puntine che saltano e le altre noie del djing "tradizionale" e potersi concentrare sul lato artistico.

Se "Closer to the edit" è quindi, visibilmente, un disco di transizione tra il vecchio e il nuovo dj secondo il signor Hawtin, col terzo dei DE9 finalmente Richie realizza quello che aveva in mente da quasi dieci anni e non era ancora riuscito a realizzare per limiti tecnologici: 90 minuti di mixato in cui ci sono praticamente sempre almeno due dischi contemporaneamente, quando non ce ne sono cinque-sei-sette tutti assieme.




Sicuramente la selezione dei dischi lo facilita, visto che tra Sleeparchive, Pansonic, Mika Vainio e cose così lo zio Rici ha buon gioco a usare le atmosfere rarefattissime e ridotte all'osso dei pezzi del puzzle come se fossero delle pennellate per costruire un disegno articolatissimo a partire da componenti microscopici: a furia di taglia, cuci, incolla, loopa, effetta e blablablah il risultato finale è quello a cui Richie aspirava da anni, "uso le tracce altrui come tool per costruire qualcosa in cui a predominare è la mia impronta".

Ma "Transitions" non è rivoluzionario solo per come cambia l'idea di dj: oltre a essere anche, banalmente, un bellissimo mixcd che rappresenta perfettamente la minimale "alla Hawtin", è un progetto integrato curatissimo come solo la Minus è riuscita a fare in questi anni, che coniuga il lato acustico a quello visivo con un packaging perfetto e un dvd contenente la versione extended del mixato coi titoli delle tracce che appaiono e scompaiono sullo schermo come fanno nelle casse e, soprattutto, l'mp3 free dell'intero set.

Nonostante sia stato estratto anche un singolo dal mixcd, operazione mai vista che evidenzia come "Transitions" non sia un mixcd nè un album ma una via di mezzo tra i due, come molti altri dopo di lui, estrarre un highlight è praticamente impossibile, visto che il set andrebbe sentito tutto intero per capirlo a dovere: morale, pesco da youtube una traccia a caso e chi s'è visto s'è visto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bravo complimenti...la sai davvero lunga...continua così...!!!!
Buon Anno...!!!!