giovedì 17 novembre 2011

Perchè la techno "nuova" non mi convince troppo

Nella scena techno c'è del fermento come non se ne vedeva da un bel po', azzarderei quasi che siamo di fronte al primo filone più genuinamente techno dopo l'armageddon della minimale che per un paio d'anni ha azzerato tutti gli altri generi e dopo il quale sono nate molte correnti nuove, dal post-dubstep e dalla technouse piccheppacche à la Nick Curly o simili per arrivare al rifiorire della nudisco e alle melodie più poppeggianti dei giorni nostri.

In questo periodo di rinascita post-minimale, la techno ha preso una strada ben definita, lungo la quale l'attenzione maniacale al sound design della scena minimal ha dato vita a una rinascita della dub techno à la Maurizio che è via via diventata sempre più "raw", squadrata e marziale, fino a raggiungere alcuni punti di contatto con l'industrial.

Ora, io non sono un gran fan di questa scena, per un motivo molto semplice: nel 2003, quasi dieci anni fa quindi, quando ero un giovine ai suoi primi contatti con la techno, è uscito un album, punto più alto a mio avviso della carriera di un artista che in quel periodo viveva il suo momento di massimo splendore, che era esattamente uguale, solo coi bpm più sostenuti.

Ora, il quizzone del giorno è: senza guardare la data di uscita, siete in grado di distinguere quali tra questi video sono nuovi e quali sono del 2003?













Non so, io da dieci anni di evoluzione di un genere musicale che fa del futuro la propria ispirazione principale mi aspettavo qualcosa di più di una dozzina di bpm in meno per la stessa minestra riscaldata.

Posso capire l'atmosfera di revival in scene storicamente e tendenzialmente più frivole (senza alcuna accezione negativa, beninteso) come quella più houseggiante, in cui il recupero dei suoni disco c'è sempre stato, più o meno latente, ma in un genere come la techno, che nasce e cresce come la musica di dopodomani, veder stampare la musica dell'altroieri mi lascia perplesso, soprattutto da parte di produttori che, bene o male, hanno vissuto tutta l'evoluzione del genere fin da prima che esistesse, come Luke Slater.

A questo punto, piuttosto, preferisco il recupero più ironico e scanzonato dei suoni proto-rave che fa tanta gente uscita dal dubstep, tipo SBTRKT; ecco, a voler ben vedere, una delle cose che non mi convincono di questa techno è che si prende troppo sul serio senza averne motivo, o forse, semplicemente, sono invecchiato io e non ho più l'età per un mood così serioso.

2 commenti:

Adriano Gasparri ha detto...

Spunto buono & critica costruttiva, possibili (soluzioni) evoluzioni? ;-)

Ciao
Adriano

Raibaz ha detto...

Non saprei, ci vorrebbe la sfera di cristallo :)

Probabilmente la soluzione sarà qualche nuova generazione che cambi le carte in tavola, e probabilmente quella generazione è già qui ed è quella dello stesso SBTRKT e dei vari Lone, Blawan, Gold panda (che non mi piace) e dei tanti nomi del post-dubstep, che non è niente di nuovo, ma nel suo essere una ricombinazione di cose già sentite almeno è un po' diverso.

Poi è chiaro che per come sono fatti i media oggi rivoluzioni grosse come quella della techno a suo tempo non ne vedremo più almeno per un bel po', per cui probabilmente la strada sarà una lenta e graduale evoluzione verso qualcosa di nuovo creato ricombinando elementi vecchi in modi nuovi...cmq, ovviamente, staremo a vedere :)