sabato 22 settembre 2012

Dimitri from Paris @ Club haus 80's, 21/09/2012

C'è DFP a Milano, posso forse perdermelo?

Ovviamente no, ed è anche un valido pretesto per tornare ai magazzini dopo una vita e vedere una situazione nuova, anche se sono sempre un po' diffidente nei confronti dei party italici.

Le premesse non sono delle migliori: arriviamo a mezzanotte e c'è già una quantità di gente spropositata, per cui parcheggiamo lontanissimo (e si rivelerà una pessima cosa, ma ne parliamo dopo) e iniziamo a metterci in fondo alla lunghissima coda: tre quarti d'ora dopo abbiamo fatto pochi passi, ma con un po' di culo e un po' di esperienza riusciamo comunque a entrare verso l'una.

Ora, parliamo del party in questione, il Club haus 80's: è una situazione che esiste già da qualche anno e dietro non ci sono esattamente gli ultimi sprovveduti, visto che tra gli altri a organizzare ci sono Marco Rigamonti, già resident del mercoledì dei magazzini quando ero giovane e Lorenzo Fassi, altro dj d'esperienza delle nottate milanesi, e insieme a una serie di altre facce note della clublife della grande metropoli hanno messo su una serie di party a tema anni '80, fluo e simili, come va di moda adesso tra i giovani.

A giudicare dalla coda già a mezzanotte sembra proprio che gli giri bene, e dopo ieri direi che se lo meritano: il party è molto ben organizzato, con un sacco di gadget e senza troppi sbatti di liste, selezioni, cazzi e mazzi (a parte le dimensioni della coda di ieri, che non erano comunque imputabili all'organizzazione) e il mood sia dello staff che della gente è molto piacevole, per cui si vede che c'è dietro un'organizzazione esperta che ha creato un'ottima situazione.

La musica però, è per forza di cose il grosso punto debole del party: l'idea di un party a tema è sicuramente interessante, ma esiste davvero al mondo qualcuno che tutti i venerdì andrebbe a sentire le solite "Footloose", "Knock on wood" e altre ottantate banalotte e ignoranti? Una volta ogni tanto e come necessario sacrificio per sentire DFP ci può stare, ma il revival di un periodo prima che io nascessi stufa in fretta, soprattutto se gestito superficialmente e suonando i soliti venti-venticinque dischi telefonatissimi che tutti si aspettano in un party di questo tipo.

Ovvio, riuscire a essere originali in un party con un tema così inflazionato è tutt'altro che banale, anzi, richiede un talento e un'abilità rari come quelli che ha monsieur Dimitri da Parigi: il sosia elegante di Johnny Depp infatti si rende conto subito (o forse addirittura lo sapeva già per merito dell'organizzazione, non è dato saperlo) che non può suonare cose di nicchia, anche se splendide, tipo i suoi ultimi dischi con Dj Rocca su Gomma o gli altri dischi della sua compilation nuova su Defected, ma deve affidarsi al suo vasto repertorio di edit di classici disco, e tutto sommato non è un male.

(Qual è il capo dei pirati e quale il famoso dj disco?)

Mille anni fa ricordo di aver visto un'intervista a un famoso dj house che diceva che il succo del mestiere di un buon dj è essere in grado di bilanciare "entertainment and education", e DFP in questo è un grande maestro jedi: dà fondo al suo arsenale di edit di dischi famosi accontentando la maggioranza della platea che vuole il comfort della musica conosciuta, del solito Michael Jackson o Madonna di turno, ma aggiunge un contributo importantissimo e originale sotto forma di edit e di effettistica, oltre a infilare ogni tanto qualcosa di un po' meno famoso ma comunque perfetto per il contesto.

Morale, ci sono cose tipo il suo remix nuovo di "Headphones" di Little boots, che però - non ci vuole un genio ad accorgersene - ha lo stesso giro di "Into the groove" di Madonna, e infatti - guardacaso - ieri aveva proprio il vocal di madame Ciccone, c'è "Dolce vita" dei Gazebo e "Don't you want me" degli Human league, ma c'è anche questo qui, inaspettato e insospettabile, epperò clamoroso in mezzo agli altri:


C'è "Easy lover" di Phil Collins, "The power of love" di Huey Lewis & The news (dàài, quella di Ritorno al futuro), c'è George Michael e gli Snap!, tutti o quasi editati ed effettati in modo da renderli ancora più dancefloor-friendly e da facilitare un mixaggio che definire "perfetto" non è un'esagerazione: DFP ha una tecnica e un'esperienza fuori dal comune e sa sempre perfettamente quello che fa, mai un effetto o un filtro sono fuori posto, mai un passaggio suona sbagliato e fa fermare lo sculettamento della pista, mai un disco interrompe il flusso di goduria innescato dai precedenti.

Raramente due ore o poco più di set mi sono volate così in fretta, per cui il finale con l'edit devastante di "Relight my fire" di Dan Hartman e "I want you back" dei Jackson 5 arriva prestissimo, troppo presto.

Torno a casa sudato marcio e con un finestrino della macchina spaccato (in 10 anni di magazzini non mi era mai successo), ma estremamente soddisfatto per un set dellamadonna di uno dei miei dj preferiti del momento, completamente diverso da quello che mi sarei aspettato e forse anche per questo così gustoso.


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