domenica 30 settembre 2012

Marshall Jefferson @ Classic, 29-09-12

Ennesimo appuntamento imperdibile della banda di Classic che evita astutamente di mettersi in competizione con l'altro eventone del sabato sera milanese, il Time warp, anche perchè uno dei classicisti, Lele Sacchi, suona proprio lì, e punta su un target completamente diverso, richiamando a sè tutti gli affezionati dell'oldschool.

Ci sta tutto, in effetti: spesso e volentieri la programmazione di Classic offre l'ultima frontiera dell'avanguardia clubbistica, ma una volta ogni tanto guardare indietro e ripassare le lezioni che solo i grandi maestri del passato sanno impartire può solo far bene, e siccome stiamo comunque parlando di gente con un gran gusto nella scelta degli ospiti la lezione di storia non è a cura dei "soliti" (si fa per dire) Theo Parrish, Moodymann (che pure è già passato dal Tunnel recentemente) o simili che si vedono in Italia almeno un paio di volte l'anno, ma di un molto più inusuale, e per questo ancor più imperdibile, Marshall Jefferson.

Inusuale, ma non per questo l'ultimo degli stronzi, visto che ha buttato fuori uno dei primissimi dischi propriamente house della storia, se non forse il primissimo - la diatriba se il primo disco house sia il suo o "Can you feel it?" di Larry Heard è irrisolvibile:


Già un set del signor "Move your body (The house music anthem)" sarebbe un'occasione speciale, ma il maresciallo ha dalla sua anche l'esser stato uno dei pochi della sua generazione, assieme forse giusto al solo Larry Heard, ad aver saputo rinnovarsi nell'arco di più di trent'anni di carriera: i già citati Moodymann e Theo Parrish, ma anche altri pionieri dell'house music come Frankie Knuckles, giusto per dirne uno, hanno un innegabile valore storico colossale ma hanno sempre fatto, bene o male, la stessa roba, mentre Marshall è uno che quando poteva tranquillamente adagiarsi sugli allori e farsi una data al mese in Italia facendo sempre lo stesso set guadagnandosi una pensione dorata ha stampato "Mushrooms", dettando la via per un certo tipo di deep house:


Ma andiamo con ordine, partendo dall'apertura del sempre valido Sandiego che come al solito si dimostra cintura nera di progressione, partendo a mezzanotte e poco più lentissimo e aperturoso e crescendo, lentamente ma inesorabilmente, fino ad arrivare a menare con gusto (forse addirittura quasi troppo), passando come gli piace fare sempre per almeno un paio di classiconi house: questa settimana è toccato al sempre valido "The bounce" dei MAW sotto falso nome, datato 1995 ma sempre clamoroso, in qualunque set.


Il set del maresciallo, invece, è per certi versi quello che ti aspetteresti da un nero americano oldschool, coi passaggi rapidi e belli sporchi, senza grandi artifici tecnici ma con una selezione stratosferica, ma si differenzia da quelli che mi è già capitato di sentire nella quantità di groove sculettone e festoso, assolutamente fuori scala: già dal secondo disco, "Bar a thym" di Kerri Chandler, si capisce che mentre spesso e volentieri lo stereotipo del set del nero americano oldschool prevede selezioni da intenditori al limite del masturbatorio Marshall invece suona gayeggiantissimo e platealmente per la parte femminile del pubblico, che infatti apprezza molto.

Morale, le due ore o giu di lì di set scivolano via belle leggiadre, tra un classicone che ci fa cantare a squarciagola tutti assieme (e nella sera del Time warp, l'incipit "We don't really need a crowd to have a party" di "Big fun" degli Inner city acquista tutto un altro valore) e qualche perla un po' più ricercata a dimostrare che stiamo comunque parlando di un mostro sacro, la gioia e i sorrisoni si sprecano come se piovesse, fino a quando arriva, inevitabilmente troppo presto, l'orario dell'ultimo disco a luci accese, quello in cui al Tunnel sono rimasti solo quelli che ci credono veramente.

Ho visto un sacco di dj sfoderare perle in questo momento, ma dopo due ore e passa in cui il feeling "abbrasciamosci forte e lagrimiamo tutti insieme" era potente nelle mani del maresciallo era ovvio che avrebbe regalato una delle chiusure migliori che mi ricordi di aver mai visto al Tunnel, e così è stato, con questo capolavoro qua:


Forse però sentendo solo la traccia non è chiara la meraviglia di qualche centinaio di appassionati che cantano all'unisono i C&C Music factory, forse è il caso che agevoliamo una diapositiva:


Per l'ennesima volta, grazie Classic.

Nessun commento: