giovedì 14 febbraio 2008

Scrivere

L'altro giorno leggevo questo post sul blog di Mantellini che parla di un libro che probabilmente l'ex studente di comunicazione che è in me non riuscirà a trattenersi dal comprare, "Il mestiere di scrivere" di Luisa Carrada.

Mi ha colpito molto il passaggio riportato da Mantellini, che a sua volta è una traduzione di un altro autore, e che riporto qui pure io perchè merita:

"Questa frase ha cinque parole. Ecco qua altre cinque parole. Le frasi di cinque parole sono piacevoli. Ma se troppe diventano monotone. Ascolta che succede alle frasi. Il testo sta diventando piuttosto monotono. E' un suono che annoia. E' come un disco rotto. L'orecchio chiede un po' di varieta'. Ora ascolta. Provo a cambiare la lunghezza delle frasi, per creare musica. Musica. Il testo canta. Prende ritmo, diventa una cantilena, un'armonia. Scrivo frasi brevi, scrivo frasi di media lunghezza. E qualche volta, quando sono certo che il lettore e' tranquillo, lo trascino con una frase lunghissima, una frase che brucia di energia e si alza in un impeto di crescendo, un rullo di tamburi, un fragore di cembali - suoni che dicono "ascoltami!" -, l'importante è questo. Quindi scrivi la giusta combinazione di frasi corte, medie e lunghe. Crea un suono che accarezzi l'orecchio di chi legge. Non scrivere solo parole, scrivi musica."

Giusto ieri sera la mia interlocutrice preferita mi diceva che non le piace la poesia perchè "sembra una cantilena", ma in realtà, quando è ben scritta, la poesia è proprio "non scrivere solo parole, scrivi musica": visto che oggi indosso di nuovo i panni dello studente di comunicazione, posso assumere un tono pomposo e dire che la funzione poetica della comunicazione è proprio quella che, di tutti gli elementi della comunicazione, si concentra sul messaggio...Wikipedia la descrive così:

Si ha la funzione poetica quando, orientandoci sul messaggio, si pone al centro dell'attenzione l'aspetto fonico delle parole, la scelta dei vocaboli e delle costruzioni. Questa funzione poetica non appare solamente nei testi poetici e letterari, ma anche nella lingua di tutti i giorni, nel linguaggio infantile e in quello della pubblicità.

Il discorso della pubblicità è interessante, non ci avevo mai pensato, ma in effetti molti slogan sono messaggio-centrici e pongono l'attenzione sul suono delle parole che li compongono...mi sfugge la storia del linguaggio infantile, ma vabbè.

Ad ogni modo, scrivere in funzione poetica è un pò un paradosso, visto che, data la sua natura fonica, tipicamente i componimenti poetici danno il meglio di sè quando sono letti ad alta voce, e allora forse capisco perchè spesso, a scuola, si fanno imparare a memoria le poesie per poi recitarle...

Cmq, resto dell'idea che definire "cantilena" cose come "e mentre guardo la tua pace, dorme \ lo spirto guerrier ch'entro mi rugge" sia una bestemmia :)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

prova a leggere Meno di Zero di Bret Easton Ellis, quella è pura minimal :D (e anche molto tossica...)

Lisa ha detto...

A proposito della definizione di Wikipedia: sono d'accordo, ma molta attenzione va posta al fatto che, soprattutto oggi, si tende a confondere la funzione poetica con la poesia tout-court.
La poesia, quella vera, è tale solo se raggiunge in sè un punto di equilibrio tra il "cosa" e il "come" è stato detto un alcunchè.
L'uno non è meno importante dell'altra. Mai.
O altrimenti finiamo per apparentare "abarabà cicì cocò tre civette sul comò" e "e il naufragar m'è dolce in questo mare"!
La poesia è musica, si, ma la sua musicalità è solo il mezzo, secondo me, con il quale il poeta raggiunge una parte profonda e nascosta del lettore e attraverso un'immagine o un concetto o un'idea, lo obbliga a... riflettere (dove "ri-flettere" vuole avere proprio il significato ottico, e anche latino, di "volgere indietro, rimandare l'immagine").
Insomma, per dirla corta, se leggo una poesia,questa deve sapermi dire qualcosa che mi tocchi dentro e rifletta qualcosa di me.
Ecco perchè nella definizione di Wikipedia mi ha un po' disturbato l'accostamento tra poesia e linguaggio infantile o della pubblicità.
O no?

Raibaz ha detto...

Non del tutto...io mi aspetto che mi sappia dire qualcosa che mi tocchi dentro tutto quello che leggo, quando leggo qualcosa di "alto", non solo la poesia...quello che mi aspetto dalla poesia in piu' rispetto alle altre forme di comunicazione, è che lo faccia usando principalmente la musica delle parole attirando la mia attenzione in questo senso...

Tornando a parlare in termini tecnici, forse la differenza tra linguaggio infantile e poesia (e in genere tra comunicazione fuffa e comunicazione "alta") sta nel fatto che, ad esempio, "ambarabà cicì cocò" è solo musica, senza contenuto, mentre la poesia che riesce a trasmettere qualcosa sull'autore (e di riflesso su chi legge) sconfina anche in altre funzioni comunicative...

La stessa pagina di Wikipedia, infatti, dice anche: Queste funzioni non compaiono quasi mai isolatamente, ma accade spesso che un messaggio sia contemporaneamente emotivo e conativo, oppure poetico ed emotivo.

L'accostamento quindi ci sta, sapendo che la differenza sta nel fatto che la poesia è una forma comunicativa sì centrata sul messaggio, ma comunque sicuramente più completa del linguaggio infantile, per come la vedo io...

(poi un giorno cmq quando ho tempo approfondirò il discorso di come anche la musica fine a sè stessa e senza contenuto possa toccare dentro, eh...)

P.s.: Bret Easton Ellis è in coda tra gli autori da leggere da mo...ma la coda è luuuuuuunga....