domenica 19 febbraio 2012

John Talabot @ Classic, 18-02-2012

Ah sì, adesso sì che si ragiona.

Settimana scorsa ho fatto l'errore di tentare una sperimentazione coraggiosa, andando in posti nuovi e situazioni diverse dal solito, ed è finita male: ieri sera, invece, sono tornato alle sane abitudini ed è stato, ovviamente, come tornare a casa.

Non c'è veramente nessun'altra parola con cui si possa definire ciò che i ragazzi di Classic hanno creato il sabato al Tunnel: "casa" è quel posto in cui sai che troverai sempre degli amici e quel posto di cui sai che ti puoi sempre fidare praticamente per ogni cosa: tutti i dettagli, che magari da fuori sembrano piccole cose e banalità, sono gestiti e organizzati alla perfezione, e solo quando metti piede da qualche altra parte ti rendi conto del lavoro enorme che tutta l'organizzazione mette in ogni serata.

Sembra scontato pensare a una gestione degli ingressi e delle liste assolutamente smooth e senza intoppi, a una programmazione musicale di altissima qualità e in grado di alternare nomi "classici" a "nuove proposte" allettanti, a dei resident in grado di gestire perfettamente il set di apertura; sembra scontato pensare al clima perfetto che c'è dentro Classic, fino a quando ti guardi in giro e scopri che Classic è tutt'altro che scontato, che il livello di perfezione a cui sono arrivati Lele, Diego, Vladi, Gero e il resto dell'organizzazione è frutto di anni di lavoro, passione e professionalità ed è qualcosa di assolutamente unico, almeno per Milano.

Iersera, poi, ennesimo regalo al giovane Raibaz, che sperava di sentire John Talabot già da un po' e ha già iniziato a organizzarsi per andare a sentirlo al Sonar, visto che è suo fan sfegatato fin dai suoi primi remix dell'anno scorso e sta letteralmente consumando l'album, di cui si è parlato in maniera positivissima di recente.

Ordunque, parliamo della serata di ieri: mi rifiuto di commentare il set d'apertura, perchè va a finire che divento ripetitivo e tanto ormai è risaputo che val la pena entrare al Tunnel prima possibile per godersi interamente i set di uno dei migliori resident in circolazione, quello a cui ormai sento fare set d'apertura da quasi dieci anni e non ricordo di aver mai pensato "oggi non è in giornata": non so davvero più cosa dire sulle aperture di Lele Sacchi, per cui vi basti sapere che ieri ha "solo" fatto la solita apertura perfetta, che fatta da lui sembra sempre la cosa più facile del mondo.

John Talabot, invece, si presenta come l'ultimo dei nerd, in camicina e barbetta, pianta nei cdj le sue due chiavette usb, inforca le cuffie e senza alzare mai la testa dal mixer ci regala un set della madonna: nella recensione dell'album avevo scritto che di fronte a un dancefloor non avrebbe potuto indugiare troppo nelle morbidezze che popolano "ƒin", e infatti lui non ci pensa neanche per un attimo, inserendosi alla perfezione nel solco deeppeggiante con tocchi di oldschool tracciato da Lele e infilandoci i suoi caratteristici chord solarissimi, ed è subito estate.

Oriol fa una magia: tempo neanche un paio di dischi e non siamo più in uno stanzone buio sotto i binari della stazione centrale in una fredda serata invernale, ma siamo sulla spiaggia di Barcellona, al tramonto di una giornata estiva: se chiudi gli occhi pare quasi di sentirla, la sabbia tra le dita dei piedi, assieme a quella goduria e quel sorrisone che rendono gli openair estivi così diversi dalle serate nei club e così unici; unire questa goduria al clima familiare di un club come il Tunnel e di una serata come Classic è una miscela esplosiva, il prodotto è una serata praticamente perfetta.

Due ore di set passano in frettissima, tra chicche sconosciute e cose più famose tipo l'ultimo splendido Floating Points (che pare sarà nelle vicinanze a brevissimo, state tunati) o il classico "Son of raw" di Dennis Ferrer, guardi l'orologio la prima volta per vedere da quanto sta suonando il Talabotti e sono già tipo le quattro, ed è il momento del regalone finale, l'ultima mezz'ora in cui Oriol e Lele fanno un disco a testa e, com'era prevedibile, finisce a chi la spara più grossa: Lele sembra avere la meglio in questa pseudogara divertentissima piazzando un devastante "Deep inside" di Harddrive, ma Giòntalabot non si fa spaventare dal pezzo da novanta e chiude così, a luci accese:


Morale, nella gara che non è una gara tra i due dj a vincere siamo tutti noi, che ce la siamo goduta un sacco per tutta la sera.

Per l'ennesima volta, grazie Classic.

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