venerdì 23 maggio 2008

Steven Hall - Le memorie dello squalo

Era un po' che non parlavo di libri, più che altro perchè era un po' che non leggevo niente che mi piacesse abbastanza da farmi venir voglia di parlarne qui.

Dato che però ho appena finito uno dei libri migliori degli ultimi tempi, val la pena spenderci due parole:


First things first, stay calm: così inizia l'edizione originale...per prima cosa, che salta all'occhio è lo stile con cui scrive Steven Hall, alla prima esperienza "lunga"...così peculiare che val la pena copiare le prime righe della traduzione italiana:

Ero privo di conoscenza. Avevo smesso di respirare.
Non son bene da quanto tempo, ma i motori e le centraline che tengono in funzione la macchina umana a livello meccanico dovevano essere andati in blocco, reagendo all'immobilità con un arresto generale del sistema. Avaria del pilota automatico - passare al controllo manuale d'emergenza.
Fu così che ebbe inizio la mia vita, la mia seconda vita.
I miei occhi si spalancarono come O maiuscole, il collo e le spalle s'inarcarono in un abnorme conato d'inspirazione, una singola boccata da inghiottire il mondo. Litri di ossigeno secco e polvere del pavimento mi si conficcarono in gola sibilando in accessi di tosse aguzzi come lame. Mi strozzai e sputai tra rantoli e conati e colpi di tosse, tosse, tosse. Fili di muco mi scendevano dalle narici, la vista mi si liquefaceva in chiazze abbaglianti sulle guance.

Leggere ad alta voce per credere: il ragazzo qui scrive davvero bene, secondo me. Tra similitudini (quella degli occhi come O maiuscole mi fomenta veramente duro, soprattutto nell'ottica del futuro contenuto del resto del libro), iterazioni, sinestesie e un'alternanza tra periodi lunghi e brevi veramente ben studiata, per me qui c'è veramente da levarsi il cappello.

Stile a parte, poi, il contenuto è veramente phat: c'è un sacco di roba, tra idee originali e citazioni.

C'è il concetto molto duepuntozzèro di coscienza collettiva resa possibile dalla rete, ma reinterpretato in chiave Matrixeggiante, come pure molto Matrixeggiante è il trio dei personaggi principali - soprattutto gli equivalenti di Morpheus, con nave annessa e Trinity -, ci sono un sacco di cose che eccitano il lettore nerd tipo il riferimento al virus Melissa o la citazione abbastanza nascosta ma nemmeno troppo della guida galattica per gli autostoppisti, ma soprattutto c'è tantissima carne al fuoco per il comunicazionista che è in me.

La premessa fondamentale del libro, infatti, è che esista un intero ecosistema all'interno dello stream of consciousness dell'umanità, abitato sia da creature unicellulari - i memi (altra duepuntozzèrata) - che da esseri più evoluti, i pesci concettuali: il più feroce di questi, un Ludoviciano, è praticamente uno squalo che si nutre di pensieri, ricordi e coscienza delle persone, ed è sulle tracce del protagonista dopo avergli già mangiato tutta la mente una (o più?) volte.

Il protagonista, Eric Sanderson (che suona molto "signor Anderson"), è quindi in realtà due persone: il narratore della vicenda e il Primo Eric Sanderson, che si manifesta con le lettere che ha lasciato al suo successore durante il primo assedio del Ludoviciano e con le quali insegna a difendersi e indica la via verso la salvezza attraverso i non spazi, quei posti tipo i sotterranei, i parcheggi senza segnaletica o gli edifici abbandonati in cui la coscienza collettiva sembra non arrivare.

Proprio in uno di questi, poi, Sanderson incontrerà il suo agente Smith, una creatura al servizio dell'antagonista informatico completamente privata dei suoi tratti più umani (ha una borsa di pillole diverse, ognuna delle quali contiene un diverso del suo carattere) che però dice qualcosa tipo "io e lei siamo uguali, signor Sanderson"...il richiamo è più che evidente.

Quindi, Matrix è una delle due grandi fonti di ispirazione per il libro: l'altra, come evidenziato anche dal commento di Mark Haddon (quello del cane ucciso a mezzanotte) sulla copertina dell'edizione italiana, è Lo Squalo: la lunga scena del combattimento finale tra Neo, Morpheus e Trinity e il Ludoviciano, infatti, è la riproposizione pari pari della scena finale del primo squalo di Spielberg, con l'unica differenza del contesto in cui si svolge (spoiler sul finale: chi ha visto il film può arrivare a capire come finisca la scena, quindi).

Quindi: Matrix + Lo Squalo + tanta nerdiness + roba da comunicazionisti + un po' di misticismo simile a quello di Matrix stesso + uno stile di scrittura, lo ripeto, esagerato = lettura obbligata.

Siccome ho a cuore i miei lettori e non voglio che si affatichino, posto pure il link alla pagina del libro su ibs, và, così lo comprate subito e non ve lo dimenticate.

Edit: sul forum ufficiale del libro ho scoperto che esiste anche un sacco di materiale aggiuntivo con un po' di giochini da fare per procurarselo, in stile Lost Experience, Heroes 360 et similia...Hall ne parla così:
For each chapter in The Raw Shark Texts there is, or will be, an un-chapter, a negative. If you look carefully at the novel you might be able to figure out why these un-chapters called negatives.

Not all the negatives are as long as a full novel chapter - some are only a page, some are only a couple of lines. Some are much longer than any chapters in the novel. About a quarter of them are out there so far. (It’s an ongoing project set to run for a while yet) Not all of the negatives are online, some are, but they're hiding. Some are out there in the real world, waiting to be found.

Il sito ufficiale del libro, per chi l'avesse già letto e volesse cimentarsi.
(Tra l'altro il titolo originale è un evidente gioco di parole con riferimento ai test di Rorschach)

10 commenti:

Giuseppe Iacobaci ha detto...

Ehi, che entusiasmo! Splendida recensione, e hai colto un bel po' di riferimenti e citazioni (ma ce ne sono ancora... a proposito, chissà che mi dici del capitoletto finale -e del suo titolo...).
Unica nota triste, pur con tanti complimenti alla prosa dell'autore non ti sei soffermato a (ehm, ehm) pensare a qualcun altro... :-)))
complimenti per il blog!

Raibaz ha detto...

Hai ragione, sono clamorosamente colpevole :(

Ho letto l'aquarium fragment in inglese e, come già immaginavo leggendo la versione italiana, ho idea che tradurlo mantenendo riferimenti, giochi di parole e stile sia stato un bel casino, quindi in realtà i complimenti sono doverosi (e tanti) anche a te per l'eccellente traduzione :)

Raibaz ha detto...

Ah, siccome il libro l'ho prestato non ce l'ho sottomano per riguardare il capitolo finale, che se ho capito giusto guardando in rete dovrebbe essere uno dei frammenti "extra", presente solo nell'edizione italiana...giusto?

A parte questo però non mi ricordo mica di cosa parli nè che citazioni contenga...illuminami :)

Giuseppe Iacobaci ha detto...

Beh, è stato TUTTO un casino da tradurre... il revisore di mondadori mi ha chiesto come diavolo ho fatto con il pavimento a scacchiera dello squalo e con tutte le altre diavolerie grafico-testuali... :-)
ma sono segreti del mestiere (no, in effetti sono cose che vanno al di là dei doveri normali di un traduttore, ma vabbé! mi sono divertito troppo!)... peraltro sono riuscito a mettermi in contatto con lo zio Steven solo a lavoro ultimato, quindi lui non mi ha potuto aiutare (però è stato molto prodigo di complimenti)...
di citazioni il libro è stracolmo, stra-stracolmissimo...
L'aggiunta italiana? Che cosa ne sai di un'aggiunta italiana? ;-) Io non so nulla, non ho mai detto nulla, non ne posso parlare, l'ho promesso al caro Steven! Comunque, se c'è :-) non è nel finale... scherzi a parte, com'è trapelata la notizia di una modifica italiana al testo? Teoricamente saremmo solo in due (io e l'autore) a sapere se è successo qualcosa in tal senso... e io non ne ho parlato! Sono curioso di conoscere le tue fonti... ma sono sicuro che è stato Stevenaccio!

quanto al finale, non mi riferivo a delle parti online (peraltro, non le ho mai viste, sono curiosissimo), ma al titolo "Addio Signor Tegmark"... tu hai capito a chi si riferisce? :-) Io sì... ma non voglio dirtelo! Se scopri questa cosa probabilmente avrai una chiave di lettura tutta nuova... ma davvero non voglio dirti altro. Almeno per ora! :-)))
Se mi rispondi avvertimi nel mio blog così ti rispondo.

Anonimo ha detto...

Prof. Max Tegmark Dept. of Physics, MIT 70 Vassar St, Rm 37-626B Cambridge, MA 02139

Giuseppe Iacobaci ha detto...

ehee... fuochino... però la cosa davvero importante è capire perché Tegmark... ma potresti trovare qualche indizio più interessante in una libreria... uno scaffale... un volume... dentro al volume! :-)) fammi sapere.

Anonimo ha detto...

ci proverò. promesso.

Raibaz ha detto...

A detta di Steven stesso, sul forum ufficiale del libro, "For each chapter in The Raw Shark Texts there is, or will be, an un-chapter, a negative."

Tra i negative c'è tipo l'aquarium fragment che si scarica da rawsharktexts.com e, spulciando in rete e soprattutto nel forum, ho trovato questo.

Eva Signet è una tipa che è apparsa su myspace chiedendo aiuto a decrittare un testo che poi si è rivelato essere scritto da Eric Sanderson, e che sempre sul suo blog di myspace ha dichiarato che "Brazil gets Negative 8 and Italy gets Negative 28 (this one apparently untagged!)", per cui sono dell'idea che il negativo 28 sia nascosto all'interno della traduzione italiana, anche se Giuseppe non me lo vuole dire :)

(Per cui direi che si, è stato Steven a parlare :D)

Per quanto riguarda il signor Tegmark: Wikipedia mi ha suggerito che lui è uno degli inventori dell'esperimento mentale del quantum suicide, che in sostanza è l'esperimento del gatto di Schrodinger visto dal punto di vista del gatto.

Secondo Tegmark, in termini di complessità computazionale è più economico salvare le informazioni su un infinito range di possibilità piuttosto che ogni singola possibilità al suo interno, per cu sarebbe più conveniente per l'universo essere costituito da infiniti universi anzichè da uno solo.

Da quel poco che mi ricordo del finale del libro (purtroppo le persone a cui l'ho prestato non si applicano e quindi non me lo ridanno, maledizione), "Addio Signor Tegmark" si riferisce al fatto che alla fine Eric Sanderson trova uno degli infiniti universi possibili in cui finalmente può stare tranquillo con Clio e senza ludoviciano.

Onestamente però, devo dire che anche se non avevo colto il riferimento a Tegmark avevo colto (non per merito mio ma grazie a Google e al forum del libro, che però purtroppo è defunto da un po') quello all'esperimento del quantum suicide, per cui la chiave di lettura degli universi paralleli ce l'avevo già :)

L'unico tassello che mi manca, a sto punto, è il volume di cui parli...

Giuseppe Iacobaci ha detto...

Dunque hai la soluzione (o una delle infinite possibili) ma ti manca il passaggio che la suggerisce, o meglio l'indizio. Beh, quello è roba di poco conto, e posso dirtelo. All'interno di Thera a un certo punto c'è tra gli altri un volume che parla di una mitragliatrice quantica. Tutto qui. Quello, e il titolo "Goodbye Mr. Tegmark" mi hanno messo sulla buona strada (ho dovuto indagare anch'io, e più di tutti, cosa credi! Se non avessi capito tutto, come avrei potuto tradurre anche le cose che non si vedono "a occhio nudo"?)
E allora non sarà che la persona ritrovata negli scavi è proprio Eric Sanderson? O magari anche nessuno? Già, proprio come hai capito: quello, e anche no, almeno finché non apriamo la scatola... :-) (se ti sembra un caso o un errore che il grasso gattino si materializzi d'improvviso in una stanza chiusa... lo studio di Eric a Thera...)
Quanto al negativo 28 nel volume, non esiste... Steven, che imbroglione! D'altronde se esistesse sarebbe un positivo... quindi gli occorre non esistere... Mah. Oh, certo un Eric ne ha viste di tutti i colori e potrebbe credere a tutto, e io l'ho visto avere ben più motivi per aver fiducia nel dottor Fidorous. Se anche tu hai proprio tanta voglia di credere e galoppare con la fantasia puoi immaginarti di tutto, anche che, prima di gettarti giù dal 27, come un Mario Bros ti si apra un qualche squarcio narrativo, un quadro bonus tempestato di diamantini. :-) Chissà.

Raibaz ha detto...

Che poi, io non c'ero arrivato, me l'ha fatto notare Silvia, ma anche il fatto che Eric e Clio avessero due gattini e ne compaia solo uno è un indizio piuttosto evidente :)

Cmq mannaggiattè, cos'è sta storia di Mario e del quadro bonus? Mi metti le pulci nell'orecchio...una mezza idea ce l'ho (e confermerebbe le mie ipotesi), però boh...