mercoledì 30 aprile 2008

Loco Dice - 7 Dunham Place

Loco Dice è un artista fondamentalmente incompreso e per molti versi sottovalutato.

Suona bislacco dire così di uno dei dj che attualmente vanno per la maggiore, ma è tutto assolutamente vero: sia come dj che come produttore viene valutato sia dalla massa che dagli addetti ai lavori usando criteri inappropriati.

Io l'ho sentito dal vivo qualche volta e ne ho seguito le produzioni con attenzione, per cui mi sono fatto un'idea completamente diversa da quella che va per la maggiore: il popolo bue lo considera un dj "che spacca di brutto", perchè è stato resident Circoloco, e quindi, soprattutto quando viene qui nello stivale, finisce che lo si fa suonare dalle 2 alle 4, in pieno peaktime, con il marruglia di turno che gli grida "ooooo bella zio devi spaccare!"; ma il suo stile non c'entra assolutamente nulla con tutto ciò, per cui l'ascoltatore attento che va a sentirlo in una serata del genere torna a casa pensando (a ragione) di aver sentito un set incoerente, pieno di hit e mixato a caso, mentre l'ascoltatore del popolo torna a casa contento perchè lo zio Dice ha spaccato di brutto.

In realtà Dice non c'entra niente col personaggio descritto sopra: il suo stile, estremamente personale e caratteristico è perfetto per situazioni da prima serata o, molto meglio, da mattina inoltrata (non a caso infatti ha iniziato a fare carriera al Circoloco, eh) per via della sua predilezione per suoni più morbidi, in grado di spaziare dalla deep house alla minimale più ipnotica, coinvolgendo comunque il pubblico in maniera esagerata non con bpm esagerati nè schiaffeggiandolo con piattini roteanti, ma con una gran classe: Loco Dice non è un dj che ti fomenta, è un dj che ti soddisfa.

Tanto per non fare esempi, l'anno scorso all'Awakenings Dice suonò tipo da mezzogiorno alle 14, in main stage, con davanti un prato enorme che andava riempiendosi di gente accorsa per i vari Magda & Richie, e senza la pressione di "bella zio devi spaccare", col sole alto in cielo, fece uno dei set migliori dell'intero festival, tranquillo ma coinvolgente, deep ma non troppo cupo, estremamente ricercato, senza hit; l'inverno scorso, invece, qui a Milano, purtroppo me lo sono perso ma mi hanno riferito fonti estremamente attendibili di un set di una banalità sconcertante condito da una tecnica improvvisata, probabilmente per via della pressione dei marriglia e dell'orario sbagliato.

Loco Dice produttore, poi, è ancora più schifato, se possibile, dagli ascoltatori attenti: "se vabbè graziarcazzo, i dischi glieli fa Martin Buttrich".

Ok, è vero, i dischi glieli fa Martin Buttrich, lo ammette lui stesso pubblicamente che i tasti li pigia Martin e lui si limita a dargli le idee.

Smaltita l'invidia perchè vorrei anch'io un Martin Buttrich personale che mi produca i dischi e mi faccia fare carriera come dj (tra l'altro, se c'è qualche bravo produttore che legge, non esitate a contattarmi! :)), basta sentire i dischi che Martin stampa a suo nome, o un suo live, per capire che l'impostazione è estremamente diversa, per cui l'impatto di Dice sulle tracce non è da poco, anzi: laddove i dischi di Buttrich da solo sono estremamente melodici e molto più solari, le tracce a cui partecipa Dice sono molto più dj-friendly, intenzionalmente ripetitive sia per una questione di mixabilità (esiste in italiano "mixabilità"?) che per affinità con lo stile di Dice stesso, ossessivo e ipnotico.

Personalmente, anche per affezionamento nei confronti dell'etichetta, suono ancora molto Harissa, il doppio di Loco Dice su Cadenza, che ha le stesse atmosfere della mega-hit su Minus, Seeing through shadows senza però essere così sputtanato, per cui attendevo con ansia già da qualche mese l'uscita del primo full album "7 Dunham place", pubblicato sulla quasi-neonata Desolat di Dice stesso.

La leggenda metropolitana sostiene che Dice e Martin si siano ritirati a New York per qualche mese ("7 Dunham Place" è l'indirizzo del loro studio improvvisato nella grande Mela) per catturare il "true spirit" house e siano tornati a casa con un album fatto e finito, uscito sia in quadruplo vinile che in cd: purtroppo, dato che il cd costava la metà esatta, ho comprato quest'ultimo, col risultato che il quadruplo non farà bella mostra di sè nel mio scaffalone dei dischi, ma 30 euro per un quadruplo mi sembrava veramente eccessivo.

Senza mezzi termini e digressioni, che già mi pare di aver divagato a sufficienza: questo è uno dei migliori album del 2008, non ce n'è.

Molte tracce compaiono già spesso nelle tracklist dei dj più ricercati, tipo Dixon che, intervistato da ResidentAdvisor ha dichiarato che le suona quasi tutte, e infatti il mood generale dell'album è, per certi versi, assimilabile proprio a quello della sua Innervisions: il "true house spirit" si fa sentire eccome, soprattutto in tracce come "la esquina", che coniuga alla perfezione il groove carico di bassi "alla Loco Dice" con un pianino oldschool assolutamente da spiaggia.

Probabilmente le tracce più dj-friendly sono "Consequently excentric and delicate" e "Pimp Jackson is talking now", entrambe con un bel bassone rotolone ripetuto all'ossesso, ma la prima delle due orientata alla completa ipnosi dell'ascoltatore con un looppino di synth che una volta entrato in testa sembra non volersene andare mai e la seconda che invece è la versione riuscita di cose tipo l'orribile Minus di Ambivalent, RUOK, con un vocal parlato che richiama le origini hiphoppeggianti di Dice ma col cassone imponente che sveglia il pubblico durante gli after quando ormai ha la mente completamente annebbiata e una roteazione di piattini che dopo averti svegliato ti shakera per bene.

Morale della favola: lo pensavo già da un po' di recente, ma dopo quest'album sfido chiunque a dirmi che Dice è scarso, sia come dj che come produttore...questa è veramente roba di altissima caratura.

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