mercoledì 30 aprile 2008

Patterns

Mia mamma insegna storia.

Al liceo, ovviamente, andavo malissimo in storia e mi rifiutavo di studiarla perchè, a detta della prof, "mi edipizzavo", e me ne fottevo altamente di tutti quelli che mi dicevano che un'adeguata conoscenza della storia consente di comprendere meglio il presente.

All'università, poi, ho studiato da ingegneeeer, e mi hanno fatto una testa così con la storia che il vero strumento potente dell'ingegneeeer sono i modelli replicabili, quelle cose che noi nerd chiamiamo Design Patterns: soluzioni pronte all'uso per problemi noti e che si presentano spesso, per accelerare la progettazione di sistemi.

In pratica, quindi, ho imparato sviluppando software che la storia si ripete.

Oggi in una delle solite conversazioni di un certo spessore musicale con Naph ho avuto un'illuminazione mica da poco.

Come il lettore attento sicuramente saprà, sono fermamente convinto che il futuro prossimo della musica da club sia la virata verso lo stile houseggiante, per una serie di buoni motivi, anche antropologico-sociologico-filosofici che magari esplorerò in dettaglio un'altra volta (è un sacco di tempo che ho in mente un post luuuuungo che risponda in maniera definitiva alla domanda "cos'è house e cos'è techno"), ma in questa sede mi interessa solo il pattern storico della situazione musicale attuale, di cui la tendenza house è solo il punto d'arrivo.

Premessa: l'evoluzione musicale che esamino è legata solo al filone dominante, so benissimo che ogni dj ha il proprio personalissimo percorso evolutivo (e meno male), ma è comunque innegabile che si possa identificare per ogni momento storico uno zeitgeist che accomuna un po' tutte le direzioni prese, un paradigma culturale direbbe Kuhn.

(Minchia, se parlo difficile)

Un 3-4 anni fa, prima del megaboom minimale, tutti suonavano (suonavamo) electro: gente tipo Tiga, i Blackstrobe, Miss Kittin e The Hacker, Oxia, Kiko e i Tiefschwarz la facevano da padrone in maniera pesante e di fatto la stragrande maggioranza della gente suonava i loro dischi, o comunque roba su quello stile, fatta salva qualche eccezione avanguardista che passava inosservata o direttamente schifata...tanto per non fare nomi e per assumermi le mie responsabilità, ricordo chiaramente che all'uscita Alcachofa di Villalobos mi faceva cagare...poi ho capito :)

Ad ogni modo, Alcachofa, come i primi Run stop restore, non erano altro che la testa di ponte del nuovo paradigma, per cui però l'ascoltatore mainstream non era ancora pronto e ti guardava male se suonavi Dexter di Villalobos anzichè un synthone gracchiante di The Hacker.

I cambi di paradigma non si fanno in un giorno, per cui prima dell'effettivo boom minimale ci fu un altro miniboom, durato di fatto una sola stagione invernale, quella del 2004, in cui se stampavi un disco che non aveva "acid" nel titolo non eri nessuno: tanto per fare qualche nome, è stata la stagione dell'album degli Hardfloor, sovrani dell'acid, e dei gran botti per gente tipo Dj T, la stagione di Du what u du di Trentemoller e Gets Noch prima che le suonasse Albertino.

Passato il periodo di transizione, finalmente il nuovo boom, e via di Magda, lo zio Rici Otuin e compagnia cantante fino ad oggi, o fino all'anno scorso per stare larghi.

Le avanguardie neo-house ci sono già da un po', anche se molti le schifano perchè le ritengono troppo loffe o troppo gay...facciamo dei nomi, ancora: lo stesso Ricardo ha stampato un triplo ritenuto da molti troppo fricchettone, l'album di Loco Dice che ho recensito nel post precedente passa per essere troppo loffo, i set dei tre RPR passano per essere troppo gay.

A oggi, se vai in giro a dire che suoni minimale sei un vecchio rincoglionito (e fin qui ok), per essere fico devi dire che suoni techno e se vuoi essere veramente à la page devi dire che suoni Detroit techno, ma per quanto tempo ancora?

Voila il pattern è servito: finisce un paradigma (prima electro, ora minimale),
ne appare uno di transizione che rivisita suoni del passato (prima acid, ora Detroit), che poi finisce per evolversi nel paradigma successivo: la techno di Detroit, quella vera del trio di Belleville, quella dei puristi, in realtà nasce in seguito alla folgorazione di Atkins, May e Saunderson di fronte ai set di Frankie Knuckles e degli altri padrini dell'house, e il cerchio si chiude.

La distanza tra alcuni dischi delle 3 leggende (penso soprattutto a The Elevator, Kevin Saunderson, o a Carl Craig) e altri dischi dichiaratamente house (vogliamo dire Todd Terry? diciamo Todd Terry) è molto più breve di quanto si possa pensare, per cui la prossima tendenza musicale su cui si dirigerà l'ascoltatore di massa saranno i suoni housettoni, magari passando per le cose deep house che fanno un po' da anello di congiunzione, ma il punto di arrivo sarà sicuramente quello.

Aggiungi i clap della 909 a un disco electro e ne hai fatto uno acid, togligli il 303 e ne hai fatto uno minimal, aggiungi la melodia ai dischi minimali e diventi neo-Detroit (ma neanche troppo neo) , mettici un tocco leggermente female e ne hai fatto uno house (tutto questo mooooooolto per sommi capi, eh, sennò saremmo tutti qui a sfornare hit), ed ecco che la storia si ripete.

Vi invito a tornare su questo post tra un anno, e ne riparliamo :)

5 commenti:

Anonimo ha detto...

"in realtà nasce in seguito alla folgorazione di Atkins, May e Saunderson di fronte ai set di Frankie Knuckles e degli altri padrini dell'house, e il cerchio si chiude."

non è proprio così perchè i 3 iniziarono a fare musica ispirati soltanto dal synth pop europeo senza ben sapere cosa succedesse a Chicago. Fu solo Kevin ad andare a Chicago (e a rendersi conto della situazione) perchè sua madre stava lì.

Il resto del discorso lo condivido, anche se ora dubstep e grime rimescolano un pò le carte (almeno per la scena UK)

Raibaz ha detto...

Si l'ho un po' semplificata :)

Cmq grime e dubstep per quanto mi riguarda sono completamente fuori dal discorso, come potrebbero esserlo anche la scena dnb o quella trip hop (che infatti gli sono affini) per il semplice fatto che qui sul continente non se li incula nessuno...e non faccio fatica a capire perchè :D

Anonimo ha detto...

ne desumo che è inutile che ti chieda se il 23 vuoi venire a Firenze per Milanese e landstrumm...

ed in realtà questi 2 generi si possono vedere come una summa della musica che gira a Londra ovvero come una finestra di ableton con tutti i patterns attivi e filtrati :D

PS: domani vengo al tunnel ;)

Raibaz ha detto...

Paura ci vediamo stasera allora :)

Cmq no non me ne frega un cazzo di venire a sentire le cose da inglesi ciccioni pieni di birra e pastiglie :D

mario ha detto...

meglio gli inglesi ciccioni (che sn gli unici a tirar fuori rivoluzioni musicali dalla notte dei tempi) e nn gli americani ancora più ciccioni e pure froci