venerdì 13 giugno 2008

Ennesima frustata di Google a Microsoft

Notizia bbòmba, l'annuncio da parte di Google della partnership con Yahoo che ha come scopo primario, ma non unico, la fornitura di contenuti pubblicitari tramite AdSense.

Motivi:
  • Anche se l'accordo è per una partnership non esclusiva, il fatto che Yahoo accetti di includere contenuto pubblicitario originato da una terza parte per affiancare il proprio sistema equivalente (un tal Panama) è un evidente riconoscimento della superiorità di AdSense come leader del settore della pubblicità online
  • In cambio dell'ammissione di inferiorità di Panama, Yahoo ci guadagna l'integrazione tra il suo messenger e Gtalk, che unita a quella già presente con MSN messenger apre la strada a un possibile client universale per l'instant messaging sviluppato in maniera decente e che non sia un progettino fatto in un pomeriggio da un paio di smanettoni come tutti i client universali attualmente esistenti
In realtà, però, la vera ragione per cui l'annuncio è così importante non può essere nessuna delle precedenti: guardiamo in faccia la realtà, Google non ha bisogno di mettere AdSense anche nelle pagine di Yahoo per farci dei soldi, ci guadagna già in maniera esagerata (ha il 90% del mercato della pubblicità online in Europa e in USA mostra AdSense, oltre che sulle proprie pagine, anche su quelle di AOL e Ask.com), per cui le impressions sulle pagine di Yahoo probabilmente non faranno fare un gran salto di qualità ai profitti già invidiabili della casa di Mountain View.

Cui prodest, allora?

La vera fatality dell'accordo è la clausola di rescissione dell'accordo, fissata attorno ai 250 milioni di dollari, che di fatto mette la parola 'fine' su ogni possibile mira espansionistica verso Yahoo rimasta da parte di Microsoft.

In pratica, quindi, chi viene veramente fustigato in tutto ciò non è la povera Yahoo che deve 'solo' subire l'umiliazione di riconoscere che il suo sistema di pubblicità è fuffa rispetto ad AdSense, ma è Microsoft che per l'ennesima volta deve ammettere la sconfitta nei confronti di Google.

Pare che ancora una volta, la filosofia del 'don't be evil' abbia avuto la meglio: invece che provare a cannibalizzare i concorrenti più piccoli comprandoli interamente, conviene integrarcisi rafforzando le reciproche debolezze.

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